Ralph De Palma - L'uomo più veloce del mondo

"Questa è la storia di un uomo che veniva dall'Italia e fece grande l'America e lo sport". A dirlo è il sindaco di Biccari, il paesino pugliese in cui Raffaele De Palma è cresciuto fino ai dieci anni, quando con il padre e i tre fratellini è emigrato negli Stati Uniti lasciando in Italia la madre molto amata. Ralph De Palma sarebbe diventato "l'uomo più veloce del mondo", riuscendo a vincere la 500 Miglia di Indianapolis nel 1915. E diventando un eroe per quegli italiani d'America che agli inizi del secolo scorso erano vittime del pregiudizio e della discriminazione e relegati al fondo della scala sociale. Ralph De Palma - L'uomo più veloce del mondo ricostruisce la storia del suo protagonista dall'infanzia, mescolando fotografie e filmati d'archivio a rivisitazioni contemporanee dei luoghi simbolo della vita di De Palma - da Biccari a Ellis Island e Little Italy, dal circuito di Indianapolis a Daytona Beach - a ricostruzioni fictional e interviste a testimoni della vicenda umana e agonistica di un campione dell'automobilismo mondiale: a cominciare dallo scrittore Maurizio De Tullio, dal cui saggio "Ralph De Palma - Storia dell'uomo più veloce del mondo che veniva da Foggia" è liberamente tratto il documentario scritto e diretto da Antonio Silvestre.

Un documentario che inizia con un ricordo di Enzo Ferrari, entrato nel mondo dell'automobilismo perché ispirato proprio da De Palma, e con la dedica "a tutti quelli che lasciano la loro terra per inseguire un sogno". È evidente il trasporto sincero che Silvestre ha verso il suo protagonista, ma anche verso un universo leggendario come quello dell'automobilismo dei primi del '900, e verso l'avventura dell'emigrazione da quel Sud da cui ci si allontanava con dolore per sfuggire ai Borboni, il brigantaggio, il colera e la miseria.

Silvestre ha anche l'intuizione di raccontare la storia di De Palma citando come perno un episodio chiave: non la vittoria del 1915, ma il momento in cui, sullo stesso circuito di Indianapolis, tre anni prima De Palma aveva spinto a mano la sua automobile al traguardo dopo la rottura del motore. Un momento che aveva testimoniato non solo la natura irriducibile dell'uomo ma anche la tenacia e il coraggio degli italiani in America. È in quel momento che De Palma è entrato nella leggenda e nel cuore del pubblico. "La gente che viene da dove vengo io non si arrende mai", dirà infatti lo stesso De Palma, diventato poi un modello per gli immigrati e per tutti gli amanti dello sport e delle grandi storie di carattere. Il tallone d'Achille del documentario sono il tono eccessivamente agiografico e una certa retorica nei testi. Se la mano di scrittura, probabilmente trascinata dall'orgoglio per il personaggio che andava a raccontare, fosse stata più leggera e meno enfatica il documentario ne avrebbe giovato. Resta comunque una preziosa testimonianza di questa storia misconosciuta, soprattutto dalle nuove generazioni, che meritava invece di essere portata all'attenzione del pubblico: la storia di un fiore all'occhiello dello sport italiano, seppure trapiantato in terra d'America. 