Forse Moretti ha voluto mettere, come si suol dire, troppa carne al fuoco. Di solito un fim lascia (almeno a me ) un'impressione ben precisa e netta e uno spunto di riflessione su un determinato argomento.
Qui i temi affrontati sono davvero molti e a volte abbozzati. Il personaggio di Margherita mi pare un po' sopra le righe e il suo disperato tentativo di far fronte a tutti gli impegni con le visite' alla madre alla madre risulta poco realistico.
Il suo modo di starle vicino è talmente goffo e impacciato da risultare inverosimile e non si capisce bene se tutto quello che fa nei suoi confronti sia dovuto più a un senso di dovere o di colpa ( vedi il flash back dell'episodio dell'auto) che al dolore per la sua perdita e al desiderio di starle accanto in modo autentico e profondo negli ultimi momenti della vita. Nel finale, quando gli ex allievi della madre descrivono la vecchia insegnante come una persona che ha saputo dare molto a livello umano Margherita prova quasi un senso di stupore, come non l'avesse mai conosciuta profondamenete senza apprezzarne quindi la vera natura.Se i rapporti interpersonali della Buy, che dovrebbe rappresentare l'alter ego di Moretti, sono veramente quelli descritti vi è quasi un distacco netto dalla realtà, un'incapacità di empatia e di consapevolezza con punte di vittimismo veramente irritanti.
Il personaggio di Moretti sembra il più equilibrato ; lo stare vicino costantemente alla madre lo aiuta ad accettare gradualmente il lutto anche se non si capisce il vero motivo della decisione di licenziarsi.
Chiunque abbia avuto dei parenti stretti spesso ricoverati in ospedale sa quanto sia difficile conciliare gli impegni di tutti i giorni con l'accudimento affettuoso e sereno , presi come si è dai mille pensieri delle cose da fare dopo e domani e organizzare dopodomani e così via. Dedicarsi totalmente a questo compito prendendo una lunga aspettativa è però insolito.
Tralasciando l'aspetto legato alla regia, i problemi sul set, le frasi assurde tipo " stare nel personaggio rimanendo se stessi, stargli accanto " e la recitazione di Turturro un po' troppo sopra le righe, il quadro familiare che ne deriva è desolante.
Margherita prima tenta di non capire le chiarissime parole del medico che annuncia una fine prossima poi affronta il tutto in modo isterico con sogni angoscianti causati da sensi di colpa e da paure più che dall'amore .
E' tutto un dire e non dire, fingere per non far soffrire gli altri e per non accettare la realtà.
La persona più sana della famiglia è la nipote che dà un senso agli ultimi giorni della nonna facendo tesoro del suo sapere e dando quindi valorealla sua esistenza e piange alla notizia della fine.
Anche l'ultimo messaggio della madre che Margherita sembra finalmente cogliere è ridotto ad una parola che allo spettatore attento vale quanto molti discorsi sul come decidere di affrontare la vita : " a cosa stai pensando mamma? A domani "
Forse in questo strano gioco di ruoli avrà capito che una figlia troppo occupata a pensare ai suoi problemi, al suo senso di abbandono, a un futuro difficile non avrebbe accettato lunghi discorsi che avrebbe sicuramente interrotto nel solito modo irritante ma un "a domani", povera figlia mia, qualche momento di riflessione forse te lo regalerà....
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