Due giorni, una notte

Film intenso, duro, quasi violento nella sua denuncia di un sistema sociale che degrada gli uomini riducendo i loro rapporti a puri "cash nexus". I Dardenne ci costringono a riflettere su uno stato di cose intollerabile, su un mondo in cui persino le vittime si persuadono rassegnate che preferire un bonus per sè valga il sacrificio del lavoro degli altri, che tutto ciò sia "normale". Un mondo che vuole convincerci che chiedere aiuto a chi ti sta a fianco equivalga a piatire un'elemosina o a "rompere le palle", forse perché chi riceve una disperata richiesta di aiuto è costretto a rendersi conto di tutta la propria pochezza nel rifiutarlo. Quello dei Dardenne è un film "terapeutico", è uno schiaffo che ci ribadisce che il concetto di "solidarietà" vuol dire farsi forza unendosi, unendosi "solidamente", e non concedere pietà o carità. E' un attacco pesante come un macigno all'uso "pilatesco" di una finta democrazia che delega la scelta carognesca di liquidare un lavoratore ai suoi stessi compani di lavoro mettendoli di fronte al dilemma fra un osso da rosicchiare in meno o un'esistenza rovinata in tempi di crisi. Fra i colleghi di Sandra c'è chi fa la scelta giusta, quella della dignità, del rifiuto di abbassarsi al ruolo di carnefice del proprio simile, e chi invece per motivi reali o pretestuosi, se ne infischia. Il film si conclude con una vittoria reale, Sandra non mantiene il posto, no, ma messa anche lei di fronte all'infame scelta fra il suo posto e quello di un collega, rifiuta di giocare a quel gioco, riacquistando fierezza ed orgoglio in una lotta condotta "bene", una lotta vinta perchè ha insegnato a lei ed ai suoi colleghi più di quanto sia costata: uniti si può vincere.