Hereafter è un film potente. Nel vero senso del termine. Porta con sé un interrogativo, forse l'unico, al quale nessuno può dare risposta, e accompagna gli occhi e il cuore dello spettatore in un viaggio silenzioso, alla lenta scoperta di tre vite parallele destinate ad incrociarsi. Clint Eastwood ci regala un'altra, l'ennesima, dimostrazione di quanto sia grande.
Il filo conduttore della pellicola è la morte, e il modo in cui la sua presenza abbia condizionato e condizioni la vita dei protagonisti.
George è un operaio con il dono di riuscire ad entrare in contatto con chi non c'è più; Marcus un bambino che ha perso il fratello e non riesce a dimenticarlo e quindi ad andare avanti; Marie una giornalista che è letteralmente morta per qualche minuto durante lo tsunami del 2004, ed ora convive con ciò che quell'esperienza le ha lasciato. Lo scorrere di queste tre vite accompagna lo spettatore fino al cuore di una pellicola che è piena di sentimenti, repressi o da reprimere, dolorosi o ingombranti. Troviamo un immenso Matt Damon, forse mai così bravo, a confrontarsi con la propria capacità di sensitivo, che suo fratello definisce "dono", ma che per lui altro non è che una condanna. Il macigno che lo ha reso una persona sola, senza amici, senza una donna, quasi in pace solo quando ascolta per radio la lettura del suo amato Dickens. Eastwood è immenso nel dipingere la solitudine di questo outsider, protagonista che non esce dagli schemi; così come è immenso nel raccontarci la storia del piccolo Marcus, il bambino che ha perso il fratello e convive con la voglia di ritrovarlo da una parte e il bisogno dell'amore di sua madre-eroinomane in cerca di redenzione- dall'altra. Solitudine anche qui, dunque, e ancora più grande, perchè nessuno-assistenti sociali, famiglie di affidamento- sembra rendersene realmente conto. Infine c'è la solitudine di Marie, la giornalista che dopo l'esperienza breve ma accecante di non-vita sacrifica tutto ciò che ha per approfondire ciò che le sembra di aver visto e cercare una parvenza di risposta alla grande domanda :cosa c'è dopo?
Eastwood non tenta di dare delle risposte, anche se disegna teorie. Ciò che gli sta maggiormente a cuore non è cosa ci sia dopo la morte, bensì durante la vita. Ogni personaggio di questo film ha un conto in sospeso, un conflitto da risolvere, un dolore interiore il cui mancato superamento rappresenta la fine del "vero" vivere. La morte delle ambizioni, delle utopie, del domani. La non realizzazione di sé. Ed è poesia la scena finale, e al tempo stesso spiegazione di ciò che il regista abbia cercato realmente di comunicare. Per andare avanti abbiamo bisogno di amore, tutti quanti. Può trattarsi dell'amore di una donna, di un fratello, di una madre. Della realizzazione di un obiettivo, qualcosa in cui credere davvero(il libro sull'aldilà che dà il titolo al film, nel caso di Marie). Ma senza quella spinta che deve nascere da dentro la nostra vita si spegne lentamente, proprio come nel caso di George che, non potendo convivere con il suo "dono", parte alla ricerca di se stesso.
Hereafter è profondo, malinconico, toccante. Al tempo stesso porta con sé un'ondata incredibile di speranza, amore e commozione. Ci obbliga a riflettere, ci lascia sorridere e ci fa piangere, mostrandoci quanto sconfinate siano la classe e la poesia del suo regista. Un uomo che, film dopo film, ci ricorda cosa sia realmente importante, cosa davvero in grado di emozionare, in un cinema che oggi lascia ben poco spazio al cuore e al cervello.
L'ennesimo capolavoro di Clint Eastwood, dunque. Qualcuno lo ha definito il <<più grande regista vivente>>. I rsiultati, da "Un mondo perfetto>> a <<Gli spietati>>, da <<I ponti di Madison County>> a <<Mystic River>>, da << Million dollar baby>> a <<Gran Torino>> a <<Cangeling>> ed <<Invictus>> , per non citarne molti altri, sono lì a parlare.
Quindi, resta solo una cosa da dire.
Grazie, Clint.
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magnolia76
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venerdì 14 gennaio 2011
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grazie
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Grazie a te che con le tue parole sei riuscito a rendere perfettamente il senso del film...soprattutto quando scrivi "Eastwood è immenso nel dipingere la solitudine di questo outsider, protagonista che non esce dagli schemi; così come è immenso nel raccontarci la storia del piccolo Marcus, il bambino che ha perso il fratello e convive con la voglia di ritrovarlo da una parte e il bisogno dell'amore di sua madre-eroinomane in cerca di redenzione- dall'altra. Solitudine anche qui, dunque, e ancora più grande, perchè nessuno-assistenti sociali, famiglie di affidamento- sembra rendersene realmente conto."Tutte quelle inquadrature di George dal salotto mentre mangia in solitudine la pasta al sugo italiana.
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Grazie a te che con le tue parole sei riuscito a rendere perfettamente il senso del film...soprattutto quando scrivi "Eastwood è immenso nel dipingere la solitudine di questo outsider, protagonista che non esce dagli schemi; così come è immenso nel raccontarci la storia del piccolo Marcus, il bambino che ha perso il fratello e convive con la voglia di ritrovarlo da una parte e il bisogno dell'amore di sua madre-eroinomane in cerca di redenzione- dall'altra. Solitudine anche qui, dunque, e ancora più grande, perchè nessuno-assistenti sociali, famiglie di affidamento- sembra rendersene realmente conto."Tutte quelle inquadrature di George dal salotto mentre mangia in solitudine la pasta al sugo italiana...sono bellissime...forse bisogna avere 80 anni per rendersi conto che "per andare avanti abbiamo bisogno di amore, tutti quanti. Può trattarsi dell'amore di una donna, di un fratello, di una madre. Della realizzazione di un obiettivo, qualcosa in cui credere davvero(il libro sull'aldilà che dà il titolo al film, nel caso di Marie). Ma senza quella spinta che deve nascere da dentro la nostra vita si spegne lentamente..." o forse basta avere una grande sensibilità ed una grande capacità di vedere il mondo per quello che è...e vivere la vita giorno per giorno con immensa sorpresa.Buon 2011
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(di lucadagostino85)
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mazza65
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sabato 15 gennaio 2011
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i'ultimo saluto di clint ?
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Il film è meraviglioso, il filo conduttore è la vita e non la morte.C'è la solita incredibile capacità di Estwood di saper raccontare le relazioni e le emozioni delle persone in maniera spontanea, il suo modo mi ricorda molto i personaggi descritti da G. Simenon nei suoi romanzi. Come al solito il racconto vero del film è la parte più silenziosa, non i boati.E' rivoluzionario scegliere di prevedere una fine "quasi scontata" per tanti altri film, ma non per Estwood che riesce invece a dare un sapore di grande normalità, spontaneità e leggerezza, senza dover per forza stupire o sorprendere fino in fondo lo spettatore.A me, purtroppo, la conclusione mi è sembrata molto autobiografica, quasi fosse il suo ultimo saluto al pubblico.
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Il film è meraviglioso, il filo conduttore è la vita e non la morte.C'è la solita incredibile capacità di Estwood di saper raccontare le relazioni e le emozioni delle persone in maniera spontanea, il suo modo mi ricorda molto i personaggi descritti da G. Simenon nei suoi romanzi. Come al solito il racconto vero del film è la parte più silenziosa, non i boati.E' rivoluzionario scegliere di prevedere una fine "quasi scontata" per tanti altri film, ma non per Estwood che riesce invece a dare un sapore di grande normalità, spontaneità e leggerezza, senza dover per forza stupire o sorprendere fino in fondo lo spettatore.A me, purtroppo, la conclusione mi è sembrata molto autobiografica, quasi fosse il suo ultimo saluto al pubblico. Spero di no con tutto il cuore.
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19andrea19
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lunedì 24 gennaio 2011
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mmm..
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ma se non l'ha neanche scritto clint eastwood! l'ha solo diretto...clint eastwood fa cose ben migliori solitamente..
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bertrand 1
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venerdì 28 gennaio 2011
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torniamo dove eravamo quando siamo ?
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Ritengo il film molto normale, il tema dopo morte non è certo da trattare con lo spiritismo, molto banale, scusami ma non condivido tutto il tuo entusiasmo.
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(di lucadagostino85)
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weach
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mercoledì 30 marzo 2011
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un piacere di condivisione
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Sarebbe bello in questo giardino, il nostro forum, vista la specialità dell'argomento trattado in Hereafter che coinvolge le nostre sfere più intime,finalmente , ci liberassimo della nostra dimensione di separazione , per generare insieme un momento di condivisione, intenso, senza remore , un vero momento di di scambio di confronte.Sarebbe bello weach illuminati
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ambra nepi
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mercoledì 27 luglio 2011
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grazie
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grazie per la bellissima recensione. Il film di Clint Eastwood è un capolavoro assoluto. Pura poesia.
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