Match Point |
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Un film di Woody Allen.
Con Jonathan Rhys Meyers, Scarlett Johansson, Brian Cox, Emily Mortimer, Matthew Goode.
continua»
Drammatico,
durata 124 min.
- USA, Gran Bretagna 2005.
uscita venerdì 13 gennaio 2006.
MYMONETRO
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Sulle ali del destino
di Marco Padula (scrittore)Feedback: 1705 | altri commenti e recensioni di Marco Padula (scrittore) |
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domenica 18 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ricordiamo la differenza tra GENOTIPO e FENOTIPO, appresa nei banchi di scuola? Il primo è costituito dall'insieme dei caratteri genetici ed ereditari di un individuo,mentre il secondo è dato dal complesso delle caratteristiche morfologiche,derivanti dall'interazione del suo patrimonio ereditario con i fattori ambientali. Ma questi due elementi,seppur in gran parte determinanti,sono sufficienti a delineare il "destino" di una persona? A tale domanda risponde in maniera esaustiva Woody Allen in questo stupendo film. Il regista qui ci presenta una sua idea di universo, come risultante da un coacervo di eventi casuali, incontrollabili e spesso indipendenti dalla volontà umana. La fortuna è una Dea bendata che si diverte a dispensare i suoi ciechi favori solo a coloro che decide di aiutare. La fortuna intesa come un insieme casuale di eventi favorevoli determinanti nello stabilire se un uomo nella vita dev'essere un "vincente" o un "perdente". La fortuna raffigurata dall'immagine metaforica di una pallina da tennis o di un anello che, a seconda del lato in cui cadono(se al di là della rete o al di qua della ringhiera)stabiliscono se ce la farai o non ce la farai. La fortuna ridotta a frutto di una inquietante variabile prodotta dal movimento nello spazio di un oggetto inanimato. Un mondo in cui gli eventi accadono in maniera indipendente dalla nostra volontà e dalla nostra capacità di controllarli. Un mondo in cui lo stesso Dio è il Grande Assente, come se Egli, dall'alto del suo trono, si limitasse a guardare con distacco e indifferenza le azioni degli uomini. Un mondo in cui sono demolite le basi dell'idea di una morale legata ai concetti di pena e di castigo. Allen ci racconta come un uomo,"perseguitato" da una fortuna sfacciata,possa riuscire a commettere ogni sorta di efferato abominio(tradire la moglie,uccidere tre persone),restando impunito ed al di sopra di ogni sospetto. Ma, attenzione,non ci inganni questa visione,che non è affatto "conciliante" nei confronti della vita. Il punto di vista di Allen non è ottimista,anzi esso risulta permeato da un pessimismo esasperato. Woody sembra volerci dire che anche l'uomo più fortunato del pianeta,non è scontato che,a cagione della "buona sorte",sia felice,specie se costretto a convivere coi rimorsi della coscienza e con i fantasmi di coloro ai quali ha tolto la vita per uscire indenne da situazioni compromettenti. Ecco la esemplare lezione di Allen: la fortuna non coincide con la felicità. Al "fortunato" protagonista,a questo algido, ipocrita e ambizioso maestrino di tennis,non manca nulla: una moglie bella,un suocero ricco e generoso, una casa faraonica, auto di lusso e autista,inserimento nella borghesia finanziaria della City....Ma alla "fortuna" di quest'uomo,che ha abusato della sua buona stella,fanno da contrappasso una tristezza ed una disperazione,che sono rese con efficacia icastica dal volto corrucciato dell'ottimo Jonathan Rhys-Meyers. Un uomo che ha capito(troppo tradi)di aver oltrepassato il punto di non ritorno, di essere andato egli stesso(come la pallina e l'anello)al di là del confine,al di là della linea di demarcazione tra ciò che è bene e ciò che male,tra il giusto e l'ingiusto,tra il lecito e l'illecito. Un uomo che, malgrado tutte le sue fortune,non sarà mai veramente felice e non sarà mai sereno,in quanto il giudice Supremo più temibile ed implacabile, alla cui sentenza non potrà sfuggire, non è Dio e nemmeno un Magistrato, bensì la propria Coscienza.
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