ATTENZIONE: SPOILER VARI...
Lo dicevo io la volta scorsa per "Il Signor Diavolo": a volte Pupi sforna alcuni piccoli capolavori, altre volte si perde nel classico "bicchier d'acqua" (qua birra e alcolici vari) e finisce per perdere la strada maestra.
Questo film dal titolo ovviamente a tema "cattolico" ci rimanda, con la solita sentita e risentita voce stanca fuoricampo di un vecchio che rimebra "il bel tempo che fu", ad una storia forse "qualunque". Due ragazzini che vogliono conquistare il mondo, la bella fra i due che poi predilige il più fortunato, la stessa ragazza molto ambiziosa, ma al suo tempo complessata e irrisolta (c'entrerà la triste infanzia vissuta) e il solito girotondo di comprimari ai quali ci ha abituati Avati.
Bologna c'è, ma non è quella gioiosa e "grassa" che avremmo voluto vedere: è una Bologna politica, apatica, nervosa e sterile (come sterile diventerà la protagonista), la musica poi non convince e non rattrista, ma "annoia". Cammariere già di suo per me è inascoltabile: qua da il meglio (eufemismo!) di se per tentare di buttare tutto alle ortiche.
La stessa canzone di "successo" dei due è una lagna pallosa...altro che Sanrremo.
E stavolta le "retrospettive" hanno un gusto finto... tutti i vari flashback non mi riportano indietro di molti anni, ma mi fan pensare a rappresentazioni di teatrini parrocchiali.
Come da teatrino parrocchiale è la recitazione del Guenzi: non ho ben capito come lo abbia potuto scegliere Pupi per questo personaggio... forse perchè lo ha trovato piatto e monocorde come il protagonista del raccconto... può essere...
D'altronde già con Cremonini, ne "Il cuore grande delle ragazze", il nostro regista aveva fatto un mezzo passo falso (a mio parere): qua i passi sbagliati sono molti di più.
A cominciare dal Lopez utilizzato solo per un paio di scene: che spreco enorme.
E per continuare dal voler rispolverare "vecchie glorie" ormai inadatte al ruolo (in questo caso la Rome... come anche nel film con Cremonini).
Oppure con l'utilizzo del Lavia come protagonista: ormai il Gabriele è così immerso nelle sue rappresentazioni teatrali che più che in un film di Avati sembrava recitare una tragedia greca. Inadatto assolutamente per il ruolo a lui offerto (l'artista maledetto e di nessun successo), ma capace di grandissime interpretazioni...altrove.
Per finire a tutte le varie "location" che di Bologna, di com'era ai vecchi tempi, e di com'è adesso, non ci dicono proprio un bel nulla.
No, qua non siamo nei pressi di "Una festa di laurea", ma certo che qualcosina di più Avati avrebbe potuto permetterselo con i nuovi mezzi messi a disposizione del cinema attuale.
Resta il succo di una trama che fa acqua da tutte le parti, dove non si approfondisce nulla, ma dove trionfano solo fallimenti e disillusioni.
Alla fine qua nessuno vince: tutti perdono, di brutto.
E pure lo spettatore.
Mi dispiace: la volta scorsa ho goduto col "Diavolo" di Pupi.Stavolta per tagliare la noia a fette ho dovuto munirmi di motosega!
Last, but not least: qualcuno avvisi il signor Avati che quelle didascalie e i caratteri usati sono totalmente inadeguati.
Vuoi fare un film sulla "memoria" e poi ti riduci ad un inizio fatto tipo template di "imovie": un po' scarsino come impegno.
L'idea delle vecchie foto di repertorio, Mago Zurlì compreso, ci stava tutta, la realizzazione no.
Bene invece il tributo alla grandissima Mariele Ventre. Almeno quello azzeccatissimo...
[+] lascia un commento a lizzy »
[ - ] lascia un commento a lizzy »
|