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Rodolfo Valentino

Rodolfo Valentino (Rodolfo Alfonzo Raffaelo Pierre Filibert Guglielmi di Valentina d'Antonguolla) è un attore italiano, è nato il 6 maggio 1895 a Castellaneta (Italia) ed è morto il 23 agosto 1926 all'età di 31 anni a New York City, New York (USA).

Rudy, l'Adamo della Settima Arte

A cura di Fabio Secchi Frau

Rodolfo Valentino disse: «Le donne non sono innamorate di me, ma della mia immagine sullo schermo. Io sono soltanto la tela sulla quale le donne dipingono i loro sogni». E questa è la parola del primo sex symbol maschile del mondo del cinema. Il primo uomo, l'Adamo della settima arte che, durante l'era del Muto, ha dispiegato il suo fascino effeminato, fatto di capelli impomatati e occhi sottili e truccati, come ali al vento, diventando simbolo del tormento maschile e degli sguardi ardenti. Lo sguardo di Valentino, leggermente obliquo, da mascalzone, da chi ti sa prendere per i gomiti in malo modo e fissandoti ti spoglia, ti legge dentro, denuda i tuoi sentimenti, provocando paura, vergogna, imbarazzo, sgomento. Forse non fu mai un vero grande attore, ma sicuramente fu un grande interprete, forte della sua esperienza professionale che lo portò a percorrere il lungo e in largo la scala del successo cinematografico. Dalle movenze fisiche decise e precise, non è mai stato un cattivo integrale per il grande schermo, ma si è mosso con disinvoltura fra due archetipi, quello dell'eroe romantico e quello dell'avventuriero, proponendo modelli maschili che sono entrati nella leggenda. Abile nel raccontare l'amore, la passione, l'esotismo in quel cinema ancora senza parole, e anche se per molti e molte era considerato come un Dio, da contraltare, ebbe una vita di cartapesta che si bruciò velocemente... perché tutte le stelle che brillano con il doppio dell'intensità, si spengono prima.
Figlio di un veterinario italiano (che aveva dei trascorsi circensi) e di una dama di compagnia di una Marchesa, terzo di tre figli (Alberto e Maria furono i suoi fratelli), nacque in un piccolo paese del centro della provincia tarantina, Castellaneta. Dopo aver frequentato le elementari, nel 1904, proseguì il suo percorso scolastico prima a Taranto, dove si trasferì con l'intera famiglia, poi al Collegio Convitto per gli Organi dei Sanitari Italiani a Perugia, dopo la prematura morte del padre. Vi rimase per tre anni, con la fama del brutto anatroccolo del collegio, deriso per l'accentuata forma a punta delle sue orecchie. Indisciplinato, fu espulso dal collegio e nel 1909, tenta di entrare all'Accademia della Marina di Venezia, dove però fu scartato per problemi fisici e di vista. Decide di continuare gli studi e si diploma in Agraria a Genova, tornando poi alla città natale, dove però non trova nessuno stimolo, così parte alla volta di Parigi, dove studia danza e si dice abbia lavorato come escort (gigolò per omosessuali). Venuto poi in possesso dell'eredità paterna, una volta raggiunti i 18 anni, con 4.000 dollari in tasca parte per New York: colui che sarà conosciuto come "l'amante latino", viaggiava sul mercantile Cleveland, muovendo i primi passi per conquistare l'America.
Il 23 dicembre del 1913, arriva negli States, dove però rimane velocemente "al verde" ed è costretto a guadagnarsi da vivere come cameriere e giardiniere. Grazie all'amico Dominico Savino, entra a lavorare come ballerino nel Night Club Maxim, ricevendo cospicue manche dalle signore. Incappa, sentimentalmente, in una nota ballerina incipriata (e assai poco puritana) di nome Bonnie Glass, che si era appena sfidanzata dal suo ragazzo. Valentino e la Glass lavoreranno assieme come ballerini per 50 dollari alla settimana, ma quando poi la relazione terminò, anche la loro società fu sciolta e Rudy scelse come partner un'altra ballerina Joan Sawyer, con la quale lavorò per sei mesi. Trasferitosi a San Francisco, viene ingaggiato da una compagnia teatrale di operata, dove incontrò un amico che lo spinse a trasferirsi a Hollywood per fare fortuna.
Nel 1914, Valentino debutta ufficialmente nel cinema con il film My Official Wife di James Young, seguito da una serie di film in cui appare come comparsa di secondo piano: The Quest of Life (1916), The Foolish Virgin (1916), Seventeen (1916), Patria (1917) e Alimony (19117), fra l'altro cambiando nome d'arte di pellicola in pellicola (Rudolph Valentine, Rodolph Valentino, Rudolfo Valentino, Rodolph Valentine, Rudolph Volantino, M. Rodolpho De Valentina e Rodolfo Di Valentini). Gli inizi, disgraziatamente non sono incoraggianti e il suo aspetto da straniero tenebroso è relegato a piccoli ruoli da gangster, da ballerino o da mascalzone che insidia illibate fanciulle, soprattutto per la regia di Paul Powell. Subito dopo la morte della madre (1918), conosce, durante una festa danzante organizzata da un suo amico, colei che sarà la sua prima moglie l'attrice Jean Acker. Si sposano il 5 novembre 1919 e sarà il matrimonio più breve della storia: solo 6 ore. Fu un gesto impulsivo. I due infatti si separarono immediatamente e posero ufficialmente fine al loro matrimonio con un divorzio, solo quattro anni dopo. Rimasero comunque ottimi amici.
Finalmente, inaspettato, il successo. Il regista omosessuale Rex Ingram lo sceglie per I quattro cavalieri dell'Apocalisse (1921). Valentino emerge fra gli altri protagonisti per la bellezza e il magnetismo che la sua figura sprigionava, mentre si lasciava andate in un tango scatenato. Esplose da un giorno all'altro fra le luci della ribalta come uno dei primi sex symbol maschili, confermando tale status in pellicole come Lo sceicco (1921) di George Melford, L'età di amare (1922) di Sam Wood e Sangue e arena (1922) di Fred Niblo. Da allora fu un susseguirsi di successi, dove il grande amatore affiorava alla luce del cinematografo come l'uomo focoso, latino, esotico: l'arabo, lo spagnolo, il gaucho, il russo, lo straniero rubacuori. Lo stesso creatore del mito, Rex Ingram, sorpreso di avere creato un mostro di fama, tentò di mettergli contro un altro attore, l'omosessuale (e suo amante) Ramòn Novarro, considerato l'Anti-Valentino, che però venne assassinato da altri due gay. E la stessa Hollywood lo contrappose al baffuto Douglas Fairbanks, il quale però non lasciò la stessa profonda traccia nella Storia.
Ma dietro tanti nemici, c'erano anche profonde amicizie. Prima fra tutte quella con Nita Naldi e poi con Gloria Swanson, con la quale divise il set de L'età di amare. Se lui era l'Adamo del cinema muto, la Swanson ne fu l'Eva, ed insieme regnarono su quell'epoca incontrastati. Immenso fu il rapporto affettuoso che l'attore ebbe con l'attrice lesbica Alla Nazimova, che spesso e molto volentieri amava averlo fra i piedi nelle sue ville di lusso e nelle feste sfarzose che organizzava nella sua tenuta: il "Giardino di Allah", nel Sunset Boulevard. La Nazimova adorava il look di Valentino, così stravagante in ogni manifestazione mondana: cappotti foderati di cincillà, eleganti smoking, capelli impomatati, stivali alti, ma soprattutto vezzosi bracciali alla schiava (di cui, dice la leggenda, non potesse fare a meno e senza quel gioiello, non appariva mai neppure al pubblico). E poi quella nomea da latin lover, quello sguardo magnetico che lo fece "iperdivo" di quel cinema agli albori.
Natasha Rambova fu invece molto più di un'amicizia, la incontrò sul set de Camille, quando lei era all'apice del successo, sia come attrice che come pittrice e stilista. Ambiziosissima, si indignava enormemente con produttori e registi quando aveva l'impressione che le doti del marito non fossero sfruttate al meglio. Più che una fidanzata, un'agente! Così decisero di sposarsi il 17 marzo 1923, ma otto giorni dopo il matrimonio, Valentino fu arrestato con l'accusa di bigamia. Ufficializzato il divorzio con la Acker, i due poterono finalmente considerarsi marito e moglie. La carriera di Valentino continuò con Monsieur Beaucaire (1924) di Sidney Olcott e A Sainted Devil (1924) di Joseph Henabery. Disgraziatamente, per incomprensioni artistiche, ruppe il contratto con la Paramount, venendo così ingaggiato dalla United Artist che però vietò, per contratto, l'intervento della Rambova sulle scelte artistiche del marito, provocando il divorzio il 19 gennaio 1926. Ma sembra che, come nel primo caro, le motivazioni della separazione fossero particolarmente influenzate dalla scarsa propensione di Rudy ad assolvere i suoi "doveri coniugali".
Nel 1923, Valentino si improvvisa cantante (registra due canzoni per la Brunswick Records) e scrittore (è autore della raccolta di poesie "Day Dreams" che vendette un centinaio di migliaio di copie). Dopo aver intrecciato una relazione con l'attrice Pola Negri, divide il set di Aquila nera (1925) di Clarence Brown e Il figlio dello sceicco (1926) di George Fitzmaurice con Vilma Banky. È il ruolo di una vita. Ahmed, figlio dello sceicco, che si invaghisce della danzatrice Yasmina, fra tradimenti e vendette, e corona il suo amore rovente con violenza lo fa diventare famoso a livello mondiale. La sua stella però non è destinata a brillare a lungo. Si spegne all'età di 31 anni, al Polyclinic Hospital di New York, dove era stato ricoverato per un malore dovuto a un'ulcera gastrica di cui soffriva, nonché di un'infiammazione all'appendice. Muore così di peritonite... e muore con lui l'epoca del muto. Perché, curiosamente, la sua nascita (1895) coincide proprio con la nascita del cinema e la sua morte (1926) corrisponde all'avvento del sonoro.
Si chiude l'Età d'Oro delle divinità di celluloide che ancora non sanno parlare. Il cinema è improvvisamente diventato troppo piccolo per la grandezza delle star che ha creato, ma si porta con sé gli spettatori. Quando Valentino muore due donne tentarono il suicidio fuori dalla clinica in cui l'attore era appena spirato, mentre una londinese si avvelenò davanti alla sua foto con dedica, similmente fece un fattorino degli ascensori dell'Hotel Ritz di Parigi, che fu trovato stecchito su un letto tappezzato di foto del divo. A dare l'estremo saluto al grande Rudy, si presenterà alla Campbell Funeral Home una folla di oltre centomila persone (che non si lasciarono scappare scazzottate e liti) e, fra i privilegiati che dovevano rendere omaggio all'attore ci fu la disperata Jean Acker, la quale non sapeva ancora che Valentino aveva disposto per la sua parte di eredità la somma unica di un dollaro! Fra scene di isteria e fanatismo, le sue spoglie furono sepolte nella Corte degli Apostoli, al Memorial Park Cemetery di Los Angeles. A Taranto, sorge il Museo "Rodolfo Valentino" a lui dedicato, mentre una parte dell'Irving Boulverda di Hollywood è stata nominata Rudolph Valentino Street nel 1978. Per molti anni, all'anniversario della sua morte, una misteriosa donna in nero ha lasciato dei fuori sulla sua tomba. Non si scoprirà mai la sua identità...
Ha iniziato come emigrato, come extracomunitario, nel Nuovo Mondo. È entrato nel mondo del cinema da una piccola porta secondaria e ha atteso che la settima arte gli desse visibilità. Qualitativamente considerato un attore sciatto, sarà sempre osannato per l'icona che è diventato. Per essersi buttato nel cinema, verso di noi, in maniera così istintiva da diventare il simbolo dell'apogeo dello Star System. Una vita in cui mito e realtà si sono fusi, una vita fra moglie e amanti, una vita che è racchiusa in un mondo fatto a forma di immensa sala cinematografica, all'interno della quale noi, comuni mortali, guardiamo da lontano il Re, con consolazione e rispetto.

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