È morto Stewart Granger. Per favore, ditemi che ve lo ricordate bene, anche voi pischelletti.
Scaramouche, Il Prigioniero di Zenda, Le Miniere di Re Salomone, mi fermo qua e scusate se è poco. Un fisico importante e un po’ “datato”, come dire, alla Charlton Heston, alla Randolph Scott.
Impensabile rivederlo in vecchiaia in qualche guittata come si sono concessi altri suoi famosi coetanei dei quali taccio pietosamente i nomi.
Granger chiuse la carriera relativamente presto, e da protagonista. Uno degli ultimissimi suoi film era una delle primissime sceneggiature mie. Si chiamava “Requiem per un agente segreto” e magari è proprio quella che l'ha avvilito e convinto a pensionarsi, dio mi perdoni. All'epoca sono stato suo ospite a Ginevra per qualche giorno. Era un vero signore, parola fuori moda quanto la sua faccia.
Inesauribile e meraviglioso narratore di storie su Hollywood, che odiava visceralmente assieme al resto d'America, come può solo un britanno verace.
Ve ne rigiro una, di quelle storie, che purtroppo è mirabilmente in tema. Quando morì ancora giovane John Barrymore il grande, tutti i suoi amici si ritrovarono a ubriacarsi in uno di quei bar da irlandesi. Errol Flynn, Victor MacLaglen, Stewart Granger e chi si ricorda più chi altro. Al quinto o sesto giro di whisky qualcuno disse: “Ma porca puttana, stiamo salutando John e lui non viene alla festa?” Così salirono in auto e nel cuore della notte sfondarono la porta della “funeral house” dove John Barrymore giaceva nella bara, tutto bello preparato dall'imbalsamatore per il funerale Hollywoodiano dell'indomani, grottescamente imbellettato con ombretto e rossetto come in un romanzo di Evelyn Waugh.
Presero il cadavere dell'amico, rimontarono in auto e lo portarono a casa d'uno di loro. Lo misero seduto in una poltrona, con un bicchiere in mano. Gli si sedettero attorno e passarono il resto della notte a parlargli, a raccontare storiacce e a finire di ubriacarsi. La faccenda non arrivò mai ai giornali perché sarebbe stato uno scandalo troppo grave per troppe 'star', ma è una storia vera, o almeno così Stewart Granger me la raccontò, molto molto meglio di quanto abbia saputo fare io. Sono sicuro che ora gli piacerebbe moltissimo, se i suoi amici rifacessero per lui lo stesso party. Ma ormai quelli ancora vivi sono tutti a dieta. Altri tempi, altri fegati.