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Rassegna stampa di Abel Ferrara

Abel Ferrara è un attore statunitense, regista, scrittore, sceneggiatore, musicista, è nato il 19 luglio 1951 a New York City, New York (USA). Abel Ferrara ha oggi 72 anni ed è del segno zodiacale Cancro.

DENNIS LIM
The New York Times

THE Feast of San Gennaro, the celebration of the Neapolitan saint that transforms Little Italy in Manhattan into a tourist-thronged street fair every September, has made a few memorable movie appearances over the years. It was the bustling backdrop to Martin Scorsese's “Mean Streets,” and the scene of a couple of violent crimes in Francis Ford Coppola's “Godfather” trilogy. This year another Italian-American filmmaker took his turn: Abel Ferrara, chronicler of the downtown underbelly and lately a resident of the neighborhood.
On the final night of the feast last month — also the final night of shooting for his documentary about the event and the personalities in its orbit — Mr. Ferrara was racing up and down Mulberry Street, weaving through the bemused crowds and past the sausage and zeppole stands, looking for things to shoot and people to talk to, and finding material everywhere he turned.
“I didn't want to shoot during the feast,” Mr. Ferrara said. “But it's when the talent comes out.” Sure enough, the actor Danny Aiello was signing head shots in the back of one restaurant. In front of another the former Hell's Angel and “Oz” star Chuck Zito was having dinner. In the restaurant La Mela the owner, Frankie Cee, who has appeared in a few of Mr. Ferrara's films, was hosting the doo-wop singer Dion and his wife, Susan.
Watching Mr. Ferrara at work — a blur of continuous motion but a lot more in control than he lets on — you can almost see what gives his films their hallucinatory ambience. His movies thrive on a kind of hypnotic chaos, and Mr. Ferrara seemed to be feeding off the din and disarray of San Gennaro, actively looking for digressions. He tried to get a deli owner to reveal who he was voting for in the presidential elections (while a policeman watched warily), stopped for a snack at a falafel restaurant and struck up a conversation with the waiter (“Anyone ever tell you you look like Christopher Walken?”), and bantered with a neighborhood old-timer who goes by Skinny Vinnie. (For reasons unknown the encounter left Mr. Ferrara in possession, briefly, of a pineapple.)

IRENE BIGNARDI
La Repubblica

Metà italiano, metà irlandese, Abel Ferrara è nato e cresciuto nel Bronx, nel quartiere di Fordham, fino a quando, a tredici anni, la sua famiglia si è trasferita a Peekskill, nella parte nord dello stato di New York. È qui che, negli anni della high school, ha cominciato a girare dei filmini, insieme all'amico Nicholas St. John, che diventerà poi lo sceneggiatore di molti suoi film.
Il suo primo film vero e proprio, del 1981, L'angelo della vendetta (in inglese Ms. 45, che si riferisce al calibro della pistola della protagonista), ruota intorno a una poveretta che viene violentata due volte nel giro di poche ore, uccide il secondo violentatore (il primo è lo stesso Ferrara) e deve trovare il modo di disfarsi del cadavere...

EDOARDO BRUNO

Si e detto che il 'nero' trasforma il 'vedere' in 'sentire', pone l'oggetto tra il tangibile e il pensiero, nascondendo l'evidenza e, al tempo stesso, esaltandola in un immaginario che non ha più la consistenza ontologica dell'oggetto percepito né quella della sua assenza. Abel Ferrara in Bad Liutenant si muove su questo binario espressivo, coglie cioè del reale la parte oscura, e trasferisce il suo mondo morale, in una dimensione che affonda nel nero le sue esaltazioni anche mistiche, sino a raggiungere, in una vertigine ossessiva, quello che si potrebbe chiamare una sorta di materialismo religioso. Con un nero che ricorda i neri Capricci di Goya o i sacchi bruciati di Burri, sottolinea la sua concezione negativa dell'esistenza. In questa epochè esistenziale vissuta come esperienza estrema, in questo universo dove tutto e soffocato e tutto si immerge in un vortice di sensazioni, l'unica luce e l'allucinazione della droga o la rabbia dolorosa di una masturbazione esibita avanti a due ragazze. La solitudine diviene indice di un vuoto, visione negata dove il nero assorbe i colori, dove le insegne notturne, il blu delle auto della polizia, o le cupe luci delle discoteche riflettono ontologicamente questa inquietudine e la rendono fisica. Anche in Snake Eyes il nero costituisce la 'verità velata' questo bisogno doloroso di umiliarsi, di ferirsi, di farsi male anche fisicamente, perdendosi in un vortice di simulazioni/verità, viaggio iniziatico nel corpo stesso degli attori, visto come un sottosuolo da percorrere e portato alla ribalta attraverso un disegno di finzione, che è poi la messa in scena di un testo intitolato La madre degli Specchi. Nel buio del set si rivelano angosce e violenze, spinte sino al parossismo come se tutto fosse casuale, come se questo scatenamento portato alle estreme conseguenze rivelasse un estemporaneo, anche se vero e totale, denudamento morale. La perdita dei freni inibitori durante la 'messa in scena, spinta oltre ogni limite, porta i personaggi ad una sorta di processo liberatorio, nella totale perdita di controllo, mentre in realtà l'autore del testo aveva già tutto predisposto, negando quindi all'azione ogni funzione veramente liberatoria. In questo intreccio di situazioni previste, in questa assoluta 'finzione' del vero, in questa falsa terapia del profondo, dove però la presenza di Madonna, corpo reale umiliato e offeso, si pone come materiale scatenante che agisce sull'uomo, sui suoi sensi e sulla sua ragione in maniera totale, si colgono appieno le problematiche del 'sentire' nel rapporto tra finzione e realtà, tra l'esperienza ermeneutica e l'esperienza della trascendenza.

PRESSBOOK

Nato nel Bronx nel 1952, Abel Ferrara ha iniziato a filmare in Super8 quando era adolescente, girando per le vie di New York, soprattutto nei quartieri malfamati. Il debutto sul grande schermo è avvenuto nel 1979 con The Driller Killer. In questo film Ferrara è anche il protagonista, un giovane pittore di New York che diventa pazzo e violento. Nel 1981, Ferrara ha creato il personaggio di una giovane non vedente vittima di uno stupro che decide di vendicarsi dei suoi aggressori, nel film L’angelo della vendetta. In China Girl (1987) Ferrara racconta la storia di un amore impossibile ambientato sullo sfondo di conflitti etnici tra diverse gang di Manhattan. Nel corso degli anni, Abel Ferrara si è imposto come regista puramente americano di film d’autore, con una visione pessimistica del suo paese. Alla fine degli anni 80, Ferrara ha diretto diversi episodi di Miami Vice, oltre a due film per la televisione, Il Gladiatore e Crime Story-le strade della violenza. Nel 1990 è balzato alla fama internazionale con il thriller sanguinario King of New York, interpretato in maniera magistrale da Christopher Walken nei panni di un signore della droga. Il Cattivo tenente, con Harvey Keitel nei panni di un poliziotto corrotto in cerca di redenzione, Ultracorpi-L’invasione Continua (remake del film di fantascienza L’invasione degli Ultracorpi) e Occhi di serpente, nel quale Madonna interpreta una star del cinema che lotta con il suo tirannico regista, sono stati realizzati subito dopo. I film di Ferrara, fuori fase e profondamente strani, ci hanno mostrato un mondo brutale e apparentemente senza speranze. Nel 1995, The Addiction, un film in bianco e nero sui vampiri interpretato da Christopher Walken, Lili Taylor e Annabella Sciorra, ha vinto il primo premio al Sundance Film Festival. L’anno successivo, Fratelli, sempre con Christopher Walken, Chris Penn, Isabella Rossellini, Vincent Gallo e Benicio Del Toro ha portato il pubblico nel mondo violento ed oppressivo di una famiglia mafiosa. L’intenso film corale è stato seguito nel 1997 da The Blackout, con Claudia Schiffer, Beatrice Dalle e Matthew Modine, una storia d’amore tra un attore e due donne tra sesso, droga e fiume di alcol. Nel 1998, Ferrara è tornato a dirigere Christopher Walken in New Rose Hotel, un thriller psicologico interpretato anche da Asia Argento e Willem Dafoe. Nel 2001, Il nostro Natale, raccontava un Natale trascorso con gli immigrati che trafficano droga. Anche per Mary Abel Ferrara ha messo insieme una volta ancora un cast stellare, restando fedele ai temi che hanno caratterizzato la sua storia.

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