| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico, |
| Produzione | Francia |
| Durata | 94 minuti |
| Regia di | Amélie Bonnin |
| Attori | Juliette Armanet, Tewfik Jallab, Bastien Bouillon, Dominique Blanc, François Rollin . |
| Distribuzione | Fandango |
| MYmonetro | 2,84 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 3 luglio 2025
Cécile, chef con aspirazioni stellate, torna al paese natale e rimette in discussione la sua vita.
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CONSIGLIATO SÌ
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Cécile, dopo il successo ottenuto in televisione grazie a un cooking show sta per aprire il proprio ristorante insieme al suo compagno. Scopre di essere incinta e, al contempo, si sente in dovere di tornare al paese natio perché il padre, anch'egli ristoratore, ha avuto un infarto.
Un film alla francese in cui canzoni e realtà riescono a convivere senza stridere.
Amélie Bonnin ha compiuto un'operazione che solitamente tende a, come si è soliti dire, mostrare la corda. Ha cioè espanso un suo cortometraggio che aveva avuto un buon riscontro. Ha però compreso che il ruolo principale non andava più assegnato ad un uomo bensì a una donna. Ecco allora che ci troviamo davanti alla quarantenne Cécile che nella prima scena scopre di essere incinta proprio mentre sta per aprire il proprio ristorante facendo un salto nell'alta ristorazione. Costretta dall'ennesimo problema cardiaco paterno ad andarlo a trovare, decide di non dire nulla della gravidanza al compagno con cui condivide anche il progetto del ristorante. È a partire da queste premesse che si sviluppa un'azione che vede al centro un posto di ristoro, gestito dai genitori e molto frequentato da camionisti, che è distante anni luce dall'idea di cucina che Cécile vuole proporre ma in cui fa anche la ricomparsa un vecchio amore dei tempi della scuola. Tutto questo accompagnato da canzoni famose adattate per l'occasione che vengono messe in bocca agli attori come fossimo in un non musical che ha però bisogno del canto. L'operazione viene condotta con una buona dose di autoironia che viene ad un certo punto decisamente esplicitata.
Sembra di tornare al clima del film di Alain Resnais "On connait la chanson" che nella versione italiana diventò Parole parole parole titolo di una canzone che, forse non a caso, viene citata qui. Tutto questo in uno di quei film che costituiscono una prerogativa del cinema francese. Saper cioè raccontare storie che potrebbero stare tranquillamente nella realtà grazie ai volti giusti unitamente a quel tanto di astrazione che permette di affrontare temi non proprio secondari. Qui Cécile deve decidere su una gravidanza che sente di non volere, lei e il padre si scontrano su due visioni opposte della ristorazione e per di più torna sulla scena un vecchio amore dell'adolescenza per cui la protagonista sente di provare ancora dei sentimenti che sembravano sopiti. Selezionato come film di apertura dell'edizione 2025 del Festival di Cannes si è rivelato come la giusta scelta di intrattenimento non avulso dalla realtà.
Musical tenero e (volutamente) maldestro, il corto Partir un jour (premiato col César) metteva in scena la crisi identitaria di un romanziere in rampa di lancio, che a un passo dalla paternità fa tappa in provincia, nei luoghi dell'adolescenza, tra vecchi amori e nuove remore. Amélie Bonnin tiene i suoi (bravi) attori ma inverte i ruoli: qui è un'affermata chef a visitare il viale dei ricordi, rispolverando [...] Vai alla recensione »
Scorci di quotidianità in forma di musical, o qualcosa del genere: l'approccio alla commedia di Amélie Bonnin sta tra il sentimentale e il realistico, tenendo insieme le intuizioni che avevano fatto apprezzare (e premiare ai Cèsar) nel 2021 l'omonimo cortometraggio da cui Partir un jour è ora tratto. Chiamato (inopportunamente!) ad aprire Cannes 78, questo suo primo lungometraggio è un'opera che lascia [...] Vai alla recensione »
Con la commedia musicale Partir un jour realizzata da Amélie Bonnin si è aperta ieri sera la 78° edizione del Festival di Cannes. Che il film di apertura debba essere necessariamente francese sembra diventato un must da molti anni, per la banale ragione che esce in contemporanea anche nelle sale francesi. E preferibilmente, se possibile, meglio ancora se è stato realizzato da una donna.
Partendo da un suo precedente "corto", l'esordiente regista a cui è stato dato, un po' avventatamente (ma a Cannes deve essere comunque, per regola, un film francese), l'onore di aprire il festival, sembra un "Emilia Perez dei fornelli", senza ovviamente tutta la complessità del film di Audiard e anche i paragoni con Jacques Demy si possono lasciar perdere.
Un'opera prima priva di interpreti noti scelta per inaugurare il più importunante festival del mondo è un avvitamento senza rete. È vero; sono lontani i tempi in cui la Croisette apriva con opere appariscenti e insipide, pur ricche di glamour, ma il coefficiente di difficoltà restava alto. Audacia premiata: "Partir un jour" di Amélie Bonnin sfrutta in modo personale e coinvolgente il topos del ritorno [...] Vai alla recensione »
Inizia non a caso in una cucina Partir un jour, film di Amélie Bonnin (che estende il suo omonimo corto del 2023, premiato ai César), prima regista donna ad aprire il Festival di Cannes (fuori concorso) con un'opera d'esordio. Capiremo strada facendo che è proprio amalgamando vari ingredienti, la commedia generazionale con il musical e il mélo esistenzialista, che la regista classe '85 "cucina" questo [...] Vai alla recensione »
On connaît la chanson. Viene immediato non tanto il confronto ma invece il lampo musical del gran film di Alain Resnais realizzato nel 1997. Non solo perché il brano di Mina Parole parole, che somiglia al titolo con cui quel film è stato distribuito in Italia (Parole parole parole...) è al centro di una scena in cui viene cantato da madre e figlia. Ma perché la musica anche qui diventa un gioco linguistico, [...] Vai alla recensione »
Cannes 2025 apre con l'inedita combo di un esordio al femminile. Opera prima e regista donna. Bene. Forse. A ben guardare, la scelta obbligata di Partir un jour, dettata non dalla ricerca di nuovi talenti e nemmeno da questioni di genere, ma da un regolamento che oramai indirizza verso produzioni casalinghe (il film d'apertura deve uscire prontamente nelle sale francesi, cosa non più tanto gradita [...] Vai alla recensione »