| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico |
| Regia di | Ridley Scott, Jonathan van Tulleken, Peter Craig |
| Attori | Wagner Moura, Amir Arison, Brian Tyree Henry, Marin Ireland, Ving Rhames Dustin Nguyen, Liz Caribel, Nesta Cooper, Will Pullen, Kieu Chinh, Kaci Walfall, Jared Johnston, Emma Lewis, Gillian Saker, Jeffrey Mowery, Holden Goodman, Daisy Galvis, Kate Mulgrew, Spenser Granese, Johnath Davis, Lyman Chen, Christopher Mann, Angelo Maldonado Jr., Chad Knorr, Jerry Lobrow, Jay R. Adams, Scot Teller, Kevin D. Benton, Paul Monte Jr., Shaun Rey, Matthew William Ellis, James Dormuth, Aidan Piket, Marc Schwarz, Idris Debrand. |
| MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 marzo 2025
Serie prodotta da Peter Craig, Ridley Scott e Brian Tyree Henry che ne è anche protagonista.
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CONSIGLIATO SÌ
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Ray e Manny, amici che hanno passato insieme anche un periodo in carcere, ora si arrabattano per le strade di Philadelphia fingendosi agenti DEA e saccheggiando le case e le "cucine" di esponenti minori del narcotraffico cittadino. Ma quando un terzo amico esce di galera e gli segnala un posto dove possono fare un colpo più grosso, i due non resistono e subito la situazione precipita. Si troveranno presto braccati da un misterioso gruppo criminale, dai veri agenti DEA, da una banda di biker e da sicari dei cartelli. Il tutto mentre cercano di affrontare i propri problemi personali: Ray ha un padre violento che sta per uscire di prigione e con il quale da anni tiene rapporti difficili; Manny riprende a fare uso di droga ma allo stesso tempo cerca redenzione e soprattutto vuole sposare la sua amata Sherry.
Dope Thief è una serie prodotta da Ridley Scott, un crime drama a costante accumulo di tensione, ma progressivamente meno credibile nelle esagerate forze schierate contro i protagonisti.
Ideatore e sceneggiatore di Dope Thief è Peter Craig, per cui la serie è una sorta di ritorno alle origini: aveva infatti debuttato come co-sceneggiatore di The Town, il crime di Ben Affleck ambientato a Boston, ma da allora era stato coinvolto in diversi franchise, come Hunger Games, The Batman e Top Gun: Maverick fino a Il gladiatore 2 con lo stesso Scott. Il suo ritorno alle atmosfere urbane passa per l'adattamento di un omonimo romanzo del 2009, ma tutti questi anni tra fantascienza, epica e supereroi, hanno purtroppo lasciato il segno e Dope Thief gli sfugge presto di mano in una spirale di situazioni sopra le righe.
Tra le più assurde c'è la collaborazione dei due protagonisti con una banda di assassini che ama truccarsi il volto come fossero dei mimi, guidati da una versione sovrappeso del Joker che cita filosofi assortiti in un mix di follia ipereccitata. Quando le cose si mettono male, questi si rivelano ancora più esaltati e ridono in faccia alla morte come dei nichilisti strafatti, a malapena sorpresi di non essere i soli ad aver letto qualche frase estrapolata da Sun Tzu. Se il tono fosse analogamente surreale e grottesco, non risulterebbero fuori luogo, ma Dope Thief non è una serie pulp, non vuole essere più di tanto spiazzante, vuole invece farci credere al tormento interiore dei suoi protagonisti, così parentesi come questa e più in generale l'accumularsi di sparatorie, ammazzamenti e forze ostili finisce per spostare il registro in una terra di nessuno, dove il dramma psicologico e il pulp si sfiorano senza però incontrarsi mai.
Il confronto con il primo episodio, diretto da Sir Ridley Scott, è piuttosto impietoso, perché se pur non mancano passaggi ironici e un po' sopra le righe, c'è un forte impianto stilistico ad ancorare la storia ai migliori amici Ray e Manny. Il montaggio incastra nel presente brevissimi flashback impressionisti in bianco e nero, che rappresentano l'eco psicologico del passato dei due, come questi ricordino più o meno improvvisamente un fatto, una persona, una sensazione. Una struttura che viene via via stravolta, fino a un intero episodio in cui Ray è febbricitante e questi flash del passato si popolano anche dei fantasmi del suo terribile presente. Dopodiché è come se si esaurissero, diventano pressoché assenti negli ultimi episodi, nonostante in realtà ci sia un motivo per cui Ray sarebbe portato più che mai a ricordare.
L'ottimo cast sarebbe perfettamente in grado di reggere un racconto più sottile e meno roboante - in particolare stupisce il protagonista Brian Tyree Henry per un ruolo molto più intenso di quelli cool e pacati in cui ci siamo abituati a vederlo da Atlanta. Ma la serie viene travolta dall'onda della crescente minaccia, che pretende una corsa finale senza più tempo per l'approfondimento psicologico. Dope Thief sceglie il consueto modello a base di frenetici ostacoli e colpi di scena, risultando così però in un titolo come tanti, con il pregio di buone sparatorie e il difetto di un potenziale drammatico sprecato.