
Il musicista prova a riannodare i fili della propria vita attraverso il suono. In anteprima alla Festa del Cinema di Roma e da giovedì 5 febbraio al cinema.
di Emanuele Sacchi
Ci sono artisti che attraversano la musica senza mai porsi al centro della scena: presenze silenziose, quasi volutamente periferiche, ma dall’impronta indelebile. Mauro Pagani è uno di questi: profilo basso e mille idee, una riserva inesauribile di spunti sonori, capace di attraversare le epoche e di legarle con il filo invisibile del talento e della curiosità.
Andando dove non so, documentario di Cristiana Mainardi, restituisce con misura e sensibilità la parabola di un musicista che ha fatto della discrezione una forma d’arte, accompagnando con la propria voce e i propri strumenti alcune delle pagine più alte della musica italiana. Andando dove non so è un titolo perfetto per definire la sua traiettoria: un viaggio continuo, aperto, senza coordinate fisse. Un ritratto in levare, non agiografico, elegante e discreto, come la sua musica. In un panorama dominato dall’urgenza dell’immagine, la figura di Mauro Pagani – e il modo in cui il documentario la racconta – è un antidoto prezioso.