| Titolo originale | 28 Years Later |
| Anno | 2025 |
| Genere | Horror, Thriller, |
| Produzione | Gran Bretagna, USA |
| Durata | 115 minuti |
| Regia di | Danny Boyle |
| Attori | Jodie Comer, Aaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes, Cillian Murphy, Jack O'Connell (II) Erin Kellyman, Edvin Ryding, Emma Laird, Kim Allan, Christopher Fulford, Joe Blakemore, Gordon Alexander, Geoffrey Newland, Sandy Batchelor. |
| Uscita | mercoledì 18 giugno 2025 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Eagle Pictures |
| MYmonetro | 3,35 su 28 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 19 giugno 2025
Il regista premio Oscar Danny Boyle e lo sceneggiatore Alex Garland si riuniscono per raccontare una terrificante storia ambientata nel mondo di 28 Giorni dopo. In Italia al Box Office 28 anni dopo ha incassato 1,6 milioni di euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Sono passati quasi tre decenni da quando il virus della rabbia è fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche e ora, ancora in una quarantena forzata e brutale, alcuni sono riusciti a sopravvivere in mezzo agli infetti. Un gruppo di sopravvissuti vive su una piccola isola collegata alla terraferma da un'unica strada protetta anche dall'alta marea che la ricopre. Quando uno di questi lascia l'isola per una missione diretta nel profondo della terraferma, scoprirà segreti, meraviglie e orrori che hanno mutato non solo gli infetti ma anche gli altri sopravvissuti.
Siamo nel mondo creato nel 2002 da 28 giorni dopo in cui si riunisce l'affiatata coppia formata da Danny Boyle e Alex Garland, regista e sceneggiatore. 28 anni dopo è un film calato nella contemporaneità che utilizza un'estetica immersiva e molto coinvolgente.
28 anni dopo sorprende fin dalla sua prima inquadratura che, appunto, inquadra una puntata dei Teletubbies alla tv in cui gli strambi personaggi, che hanno fatto la storia della tv per i più piccoli e il cui grado di horror paradossale è stato sottolineato anche da Bret Easton Ellis, intrattengono un gruppo di ragazzini in una stanza. Ma, subito dopo, nella stanza accanto, i genitori vengono colpiti dagli infetti. Siamo nel mondo creato da 28 giorni dopo con il virus della rabbia fuggito da un laboratorio di armi biologiche che ha costretto la comunità internazionale a mettere la Gran Bretagna in quarantena. Tre decenni dopo una comunità di sopravvissuti si è asserragliata in un'isola, della grande isola, e vive come in un distopico passato ripiombato in uno stadio preindustriale.
Danny Boyle e Alex Garland tornano a dirigere e a scrivere una storia, la prima di una nuova trilogia, che ovviamente utilizza il genere horror come punto di vista politico sul mondo ormai pervaso da un'idea di nazionalismo che non ha risparmiato il Regno Unito. Ovviamente qui il riferimento è alla Brexit, con un ritorno al passato quasi ottocentesco anche nei ruoli di genere, che è chiaramente metaforizzata nella scelta dell'autoesilio nell'isola autonoma e staccata dal mondo grazie a un solo corridoio che, per una buona parte della giornata, è nascosto dall'alta marea. Una scelta che dà ancora più forza alla classica narrazione dei più tradizionali survival che hanno molto a che fare con la bizze della natura a partire da quella umana o sua derivata.
In questo contesto i realizzatori inseriscono il fondamentale personaggio del dodicenne Spike, interpretato da uno straordinario e sorprendente Alfie Williams, che, con il padre, è chiamato a superare la sua linea d'ombra (lui che è già più grande della sua età per via del rapporto con la mamma segnata da una malattia) con il suo primo viaggio iniziatico sulla terraferma per cercare 'cose' utili alla loro vita quotidiana sull'isola. Questo aspetto pratico non è ben approfondito nella sceneggiatura che manca dunque di una motivazione convincente sul perché i sopravvissuti rischino ciclicamente di rimanere infettati dagli zombie di vario grado - si va dai "lenti-bassi" ai velocissimi e potenti "alpha" - presenti sulla terraferma.
Ma è appunto fuori dalla loro zona di comfort, con una missione che ricorda il vagare dei due protagonisti - sempre padre e figlio - in "La strada" di Cormac McCarthy, che il mondo si apre con tutto il suo carico di insidie e di paure che vengono rese, dalla regia di Danny Boyle, ancora più drammatiche e coinvolgenti grazie a scelte estetiche dettate anche dalla forma delle riprese cinematografiche con l'utilizzo di decine di IPhone capaci di catturare quasi a 360 gradi le sequenze di azione e di combattimento contro gli infetti. Non si tratta solo di una resa realistica degli avvenimenti, perché le velocizzazioni di alcune scene non lo sono di certo, ma proprio di un'immersione dello spettatore all'interno dell'azione vicina all'immaginario prodotto dai videogames.
Ma l'aspetto più interessante del film è che questa messa in scena, ipertecnologica e visibilmente artefatta, utilizza anche degli aspetti, definiamoli così, analogici con l'introduzione, ad esempio, di immagini di archivio con l'Enrico V di Laurence Olivier in cui, in chiave nazionalistica, gli inglesi sconfiggono gli "orridi francesi", oppure con la registrazione della poesia di Rudyard Kipling "Boots" in cui ossessivamente viene ripetuta la parola del titolo, "stivali", in accordo con la cadenza dei soldati in marcia. Il risultato è, oltre che coinvolgente, proprio sconvolgente. I corsi e ricordi storici come un'eterno ritorno che va oltre la metafora politica.
28 anni dopo è però diverso dai tanti film sugli zombie perché decide di dedicare una parte molto ampia nella sua economia - scelta encomiabile perché estrema ma non priva di una certa debolezza - al secondo viaggio iniziatico del figlio con la madre malata alla ricerca disperata di una cura. Qui entra in scena il personaggio di Kelson, l'unico medico sopravvissuto, interpretato da Ralph Fiennes, che ha deciso di creare un luogo dedicato alla memoria dell'uomo e del suo essere 'umano', in un mondo che quell'umanità ovviamente non sa più cosa sia. Qui il film prende una piega cristologica virata molto sul new age che cerca di tenere insieme, un po' troppo ideologicamente, il memento mori e il memento amoris.
Quando nel 2002 28 giorni dopo aveva anticipato, con un inizio quasi identico, il fumetto di The Walking Dead, nessuno poteva immaginare quanto il genere zombie fosse destinato a tornare di moda. Il successivo 28 settimane dopo, dai toni più militari e politici, fu a sua volta avanti sui tempi e infatti non ottenne il successo sperato. La saga allora interrotta torna invece oggi, con una trilogia dove 28 anni dopo è solo il primo capitolo, cui seguirà 28 anni dopo: Il tempio delle ossa già annunciato per il gennaio 2026. La sceneggiatura di tutta la trilogia sarà firmata da Alex Garland, ma solo il primo capitolo sarà diretto da Danny Boyle, che dopo aver resuscitato la saga la passerà a Nia DaCosta. Nel cast si segnala il ritorno di Cillian Murphy, oggi una star grazie a Peaky Blinders e Oppenheimer, che qui avrà il ruolo di uno dei contagiati.
Non male ,un po' mistico. Trama abbastanza fiacca. Attendiamo il sequel 280 anni dopo...
Una pellicola a tema "zombie" che riesce a intrattenere comunque dall'inizio alla fine, non l'ho trovato particolarmente noioso come film, anzi, diversi colpi di scena hanno tenuto l'attenzione alta e qualche momento di terrore c'è stato, ma questa pellicola, che esce fuori tempo massimo rispetto all'ultimo capitolo della saga, tenta di portare sullo schermo troppi [...] Vai alla recensione »
28 ANNI DOPO.Diciott?anni dopo si riprende la saga iniziata nel 2002 con 28 giorni dopo insieme ai creatori Danny Boyle e Alex Garland, ritornati rispettivamente alla regia e alla scrittura. Il film ? chiaramente il seguito dell?ancor sottovalutato 28 settimane dopo, ma per esigenze di messinscena e in parte di scrittura se ne distacca riuscendo ad essere se stante.
Adoro gli zombie, lenti, veloci, intelligenti o stupidi come banane e ho esultato all''uscita di 28 anni dopo. Mi sono anche preparato riguardando 28 giorni e 28 settimane. Poi sono andato al cinema ed ? iniziato 28 anni dopo. Ma vado con ordine. La trama sembra scritta con Chat GPT. Una serie di ovviet? zombesche talmente scontate e prevedibili che quella schifezza di Apocalisse Z sembra scritto [...] Vai alla recensione »
28 Anni Dopo non è un horror convenzionale né un semplice sequel: è un manifesto cinematografico sul trauma, la memoria, il sacrificio. Riesce, in un’epoca di sequel fotocopia e nostalgie stanche, a costruire un’opera originale, aspra, rischiosa, ma profondamente sentita. Con un finale che scuote e divide, lascia aperta la strada per un proseguimento che promette di [...] Vai alla recensione »
Ralph Finnies nuovo Marlon Brando, mi e' piaciuto molto come link! Condivido tutto quello che hai scritto. Bravo👍🏻
di 28 anni dopo mi ? piaciuto il finale: letteralmente gli ultimi cinque minuti di pura esaltazione violenta da fine anni '90, che mi hanno ricordato la sequenza di trainspotting di robert carlyle/ begbie che getta un boccale di birra al piano inferiore del pub scatenando una rissa, o quelle con tanti di anelli e tute da zingari di snatch..non nutrivo grandi aspettative per il sequel: 28 giorni dopo, [...] Vai alla recensione »
di 28 anni dopo mi è piaciuto il finale: letteralmente gli ultimi cinque minuti di pura esaltazione violenta da fine anni '90, che mi hanno ricordato la sequenza di trainspotting di robert carlyle/ begbie che getta un boccale di birra al piano inferiore del pub scatenando una rissa, o quelle con tanti di anelli e tute da zingari di snatch.
Due ore che sono volate,il migliore dei tre ,mi ha letteralmente incollato dal principio alla fine .Sceneggiatura notevole ,ottimi gli attori ovviamente Ralph un gradino sopra. Mi ha stupito in modo positivo.Quando esci soddisfatto dalla sala significa che il film ha superato le tue aspettative.
Un film che attendevo da tempo e si ? rivelato ci? che mi aspettavo.Un ???horror??? che finalmente mi piace un film che crea ansia e che ti riesce a far percepire tutto quanto.Una scena in particolare ha creato ?disturbo? per far capire esattamente cosa passava la mamma, creata appositamente per questo scopo.Un 5 stelle pi? che meritato
Erano anni forse non 28 ma parecchi che non si vedeva un horror anzi tout court un film ben fatto come questo, con una bella colonna sonora, straordinari effetti speciali, una convincente sceneggiatura, scritta dallo stesso autore di 28 giorni dopo, tutto condensato in una pellicola destinata a rimanere nella storia del cinema; un film adrenalico, avvincente, coinvolgente, terrorizzante, ansiogeno [...] Vai alla recensione »
È decisamente molto impegnativo riprendere le tematiche raccontate in "28 giorni dopo" e nel suo sequel "28 settimane dopo", in un periodo storico in cui "The Walking Dead" e "Last of Us" hanno dato nuova linfa al racconto di una società post apocalittica che tenta di sopravvivere ai suoi zombie. In "28 anni dopo", Danny Boyle e Alex Garland mettono pochi infetti e molta critica sociale.
Ventitré anni dopo il primo film di Boyle, e una trentina dai fatti. Il mondo infettato dal virus della rabbia, metafora di una metafisica dell'aggressività umana, eterna e attuale, servita sul piatto del cinema action e survival, assedia l'isola dei sopravvissuti. La sceneggiatura di Garland (autore del profetico Civil War) riesce ancora a costruire una sorta di «meraviglia dell'orrore» tenendo il [...] Vai alla recensione »
A più di vent'anni da 28 giorni dopo le epidemie e le apocalissi al cinema sono roba vecchia. Danny Boyle e Alex Garland, autori di quel film, tornano insieme per ridare nuova vita a un genere sovraesposto e, come al solito, non fanno scelte ovvie. E parlano non solo di zombi (ok, tecnica mente "infetti") ma d'identità nazionale, della necessaria finzione nella costruzione di una mitologia nazionale, [...] Vai alla recensione »
A più di vent'anni di distanza dal primo film dedicato alla epidemia di rabbia che trasforma gli uomini in zombie, 28 giorni dopo, Danny Boyle e Alex Garland fanno nuovamente squadra per il terzo capitolo della trilogia (o forse il primo di una nuova) che non è solo uno zombie movie, ma si apre a un coming-of-age e sconfina in un horror (quasi) d'autore Sono trascorsi 28 anni dal giorno in cui un [...] Vai alla recensione »
Ventotto anni dopo l'epidemia di rabbia che ha infestato il Regno Unito, l'isola è abbandonata a sé stessa, popolata da moltitudini di infetti regrediti a uno stato ferocemente animalesco e da piccole comunità di sopravvissuti al virus, riorganizzatesi con rigorosi accorgimenti difensivi e regole corporative. Il resto del mondo ha infatti debellato l'infezione e scelto di dimenticare i britannici, [...] Vai alla recensione »
Danny Boyle alla regia e lo script è di Alex Garland, la coppia del prototipo (2002) che immaginava una epidemia di rabbia in Inghilterra, gli infetti mutati in zombie. Scopriamo che il resto del mondo s'è salvato mentre la Gran Bretagna è diventata terra di zombie. I pochi non contagiati se ne stanno asserragliati, senza corrente elettrica, su una piccola isola, ogni tanto attraversano il ponte che [...] Vai alla recensione »
Nel 2002, quando deflagrò davanti ai nostri occhi, 28 giorni dopo non solo di fatto rifondò lo zombie movie (anche se, lo sappiamo, quelli del film sono infetti, non zombie) e anticipò tante cose a venire, ma, insieme, si offrì come gesto di oltranzismo visivo, con la sua dirompente estetica digitale degli albori. Nel 2025, quindi 23 anni dopo (non 28, peccato.
Noi umani siamo leggenda: questo sembra suggerire il nuovo bellissimo capitolo della saga-zombie di Danny Boyle (regista) e Alex Garland (sceneggiatore), responsabili del primo, seminale film del 2002, 28 giorni dopo. L'approccio di questo 28 anni dopo sembra infatti andare nella direzione del romanzo capolavoro di Richard Matheson nel quale, in un mondo dominato da vampiri che costituiscono una nuova [...] Vai alla recensione »
In un tempo imprecisato, un luogo molto preciso: le isole Britanniche vengono colpite da un'epidemia di rabbia che trasforma le persone in zombie. 28 anni dopo, solo un'isoletta collegata alla Gran Bretagna da un istmo è rimasta immune. Il resto d'Europa pattuglia le coste per evitare che l'epidemia si propaghi, mentre gli abitanti dell'isoletta, divenuti una comunità autonoma in stile Hobbit, ogni [...] Vai alla recensione »
Ventotto anni dopo aver inventato gli zombi aggressivi e veloci - nei classici film di George A. Romero dopo il morso fatale erano lenti e un po' tonti - Danny Boyle racconta l'evoluzione degli infetti. Dal virus della rabbia, sfuggito a un laboratorio britannico, nel film del 2002. Li vediamo dopo un po'. Prima siamo su una piccola isola di sopravvissuti, collegati alla terraferma da un lungo ponte [...] Vai alla recensione »
Noi lo avevamo già scritto ventritrè anni fa che l'idea di Alex Garland sviluppata da Danny Boyle in "28 giorni dopo" era totalmente derivativa e scopiazzata dalla saga di George Romero e che, perciò, non offriva nulla di originale. Il film di Boyle, comunque, ha avuto il merito di stuzzicare le nuovi generazioni che non hanno mai visto "La notte dei morti viventi", non hanno mai giocato a "Resident [...] Vai alla recensione »
Ventotto anni sono passati da quando un'epidemia di rabbia in grado di colpire l'organismo degli esseri umani ha sconvolto il pianeta facendo regredire le proprie vittime a esseri animaleschi assetati di sangue. Il mondo ha reagito e ha ritrovato la sicurezza a caro prezzo. Il Regno Unito è infatti in quarantena, una terra di nessuno abbandonata a sé stessa, una prigione a cielo aperto le cui coste [...] Vai alla recensione »
I film di Danny Boyle ruotano praticamente sempre attorno a un piacere sadico esercitato dal suo autore/regista/sceneggiatore sui protagonisti maschili. Prendete The millionaire, 127 ore, Yesterday o a suo modo Millions. In mezzo a un contesto generale videoludico e iperspettacolarizzato, c'è sempre questo tentativo furiosamente realistico ed esasperato di sottoporre un uomo improvvisamente fragile [...] Vai alla recensione »
Nel 2002 Danny Boyle diresse "28 giorni dopo", nel teatro apocalittico di una Londra disabitata, dopo una pandemia di rabbia scatenata nel tentativo di liberare degli scimpanzé da un laboratorio, dove erano usati come cavie. Cinque anni dopo i giorni diventarono settimane. A dirigerlo c'era Juan Carlos Fresnadillo. II periodo è quello della quarantena imposta, mentre nel frattempo il peggio sembra [...] Vai alla recensione »
28 anni dopo, ovvero 28 anni da quando il Regno Unito è stato invaso da un'epidemia di rabbia che colpisce gli umani. Sono dei contaminati ma sembrano zombie. Solo che corrono. Sono invece passati 23 anni nel mondo reale da quando il film 28 giorni dopo ha contaminato il resto del cinema di zombie, non solo riportandolo in auge ma reinventando gli zombie che corrono, nuovo standard in materia a cui [...] Vai alla recensione »
Arriva l'estate, tornano gli zombie. Sono fenomeni ciclici, il caldo sfinisce, l'aggressività si impenna. E dal fatidico 1968, l'anno in cui Romero diresse il glorioso "La notte dei morti viventi", poche metafore si sono rivelate più elastiche, dunque fruttuose. Gli zombie sono anonimi, riciclabili, macellabili, soprattutto variabili più o meno all'infinito.
Durante gli opprimenti mesi del lockdown, 28 giorni dopo era sembrato la profezia inascoltata che aveva ridotto Trainspotting a pura ricreazione adolescenziale. 28 anni dopo, 23 anni dopo, non è più fantascienza distopica ma precisa metafora di una Gran Bretagna sempre più isolata anche politicamente, oltre che eticamente e umanamente. Un po' racconto di formazione, un po' viaggio dell'eroe, un po' [...] Vai alla recensione »
"Non c'è congedo dalla guerra". Uno dei versi della poesia di Rudyard Kipling (Boots) declamata a voce dall'attore americano Taylor Holmes in una registrazione del 1915 risuona, potente, nel nuovo film di Danny Boyle, "28 anni dopo", sequel diretto di "28 giorni dopo" del 2002 (il secondo capitolo della trilogia "28 settimane dopo" del 2007 sembra, invece, non avere particolari punti di contatto con [...] Vai alla recensione »
Ha ragione Danny Boyle, il regista inglese, oggi 68enne, che fu rivelato da Trainspotting: il suo nuovo 28 anni dopo è un horror post-apocalittico che in realtà parla, neanche troppo sotto metafora, della Brexit e delle sue conseguenze sull'esistenza del Regno Unito. Il film, terzo della serie e secondo diretto da Boyle, è destinato a dare avvio a una nuova trilogia, infatti, è già stato girato 28 [...] Vai alla recensione »
Danny Boyle e i suoi collaboratori forse non sono ferratissimi in matematica, sono passati 23 anni dal primo film della serie e 18 dal secondo, quindi, 28 anni dopo suona bene come titolo ma non è esatto. Non sarà esatto, ma risulta piuttosto efficace e perfettamente in grado di rievocare la serie. Nata in un laboratorio dove gli scienziati avevano creato una variante del virus della rabbia, iniettandolo [...] Vai alla recensione »
Quando 28 giorni dopo uscì al cinema nel 2002 divenne subito un piccolo cult. Girato con un budget abbastanza esiguo di circa 8 milioni di dollari, completamente in digitale, rinvigorì il genere degli zombie movie - anche se tecnicamente si tratta di infetti e non di morti - presentando creature rapide, agili e letali. A rivederlo oggi è invecchiato forse meno bene di quanto ci si ricordi, ma l'accoppiata [...] Vai alla recensione »
La maggiore difficoltà nel realizzare un'opera horror pre o post apocalittica oggi sta tutta nel concepire lo scarto tra distopia e realtà. Spaventare o angosciare diviene impresa oltremodo ardua se si guarda a ciò che succede nel mondo, con orrori talmente vicini e reali che nessuna opera di fiction non potrà mai eguagliare. Guerre, stragi e massacri quotidiani hanno assuefatto l'opinione pubblica, [...] Vai alla recensione »
Ce lo ha confermato lo stesso Danny Boyle anche a Roma, con 28 giorni dopo inizia una nuova trilogia, nella quale dovrebbe tornare Cillian Murphy, protagonista del film originario del 2002 e qui produttore esecutivo. Di un film che, dopo il 28 settimane dopo di Juan Carlos Fresnadillo, pone nuove premesse e presenta nuovi personaggi. Su tutti Aaron Taylor-Johnson, Alfie Williams, Jodie Comer, Jack [...] Vai alla recensione »
Memento mori. Per continuare a sopravvivere nella terra desolata, non è l'amore che devi cercare, bensì la morte, così da guardarla dritta negli occhi e allontanarla ancora. Lo sanno bene i protagonisti di 28 anni dopo, sequel diretto del cult 28 giorni dopo, che - a distanza di ventitré anni - riunisce i due autori principali del franchise: Danny Boyle e Alex Garland.
Ci sono i Teletubbies. Non letteralmente - e però sì, letteralmente. In 28 anni dopo di Danny Boyle, le immagini scorrono a raffica: volti, rituali, guerre, addestramenti, bambini e pupazzi grotteschi (i Teletubbies appunto) in un montaggio frenetico che sembra prodotto da una mente febbrile che ripassi compulsivamente il proprio inconscio mediatico, come a dire: questo eravamo.
Civil War. Warfare - Tempo di guerra. Men. E, adesso, 28 anni dopo. Lo sguardo di Alex Garland sul presente è lucido quanto preoccupato, come lucida e dritta al punto è la messa in scena di un orizzonte che giorno dopo giorno appare sempre più oscuro, ferino, orrorifico. Se film come Ex Machina, Annientamento e Non lasciarmi (e Dredd - Il giudice dell'apocalisse) scandagliano un futuro non così distante, [...] Vai alla recensione »