Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Annarita Zambrano |
Attori | Eliana Miglio, Antonio Zavatteri, Rolando Ravello, Andrea Sartoretti, Simone Pezzotti Leonardo Giuliani (II), Daniela Marra, Margherita Morellini, Elia Nuzzolo, Ludovica Rubino, Luca Varone. |
Uscita | giovedì 24 agosto 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Fandango |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,34 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 23 agosto 2023
Rossosperanza è nera come le nostre anime e rossa come il sangue che ha lavato i nostri peccati. In Italia al Box Office Rossosperanza ha incassato 22,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Italia, 1990. C'è una tigre che si aggira libera. Stacco. Una strada buia. Quattro ragazzi fanno l'autostop. Salgono in macchina ma si avverte un'atmosfera sinistra. Vengono così fatti scendere con forza dal proprietario. Loro sono Zena, Marzia, Alfonso e Adriano. Sono tutti figli di alcune famiglie benestanti e in vista presso l'alta società. Il padre di Zena, per esempio, è il medico del Santo Padre. I loro genitori li hanno mandati in un istituto prestigioso e costosissimo, Villa Bianca, a causa del loro comportamento e vogliono che diventano 'normali'- Ma anche lì, sul posto, prevale il loro malessere e la loro inquietudine. E nascondono le pulsioni più nascoste. Tra l'amore e la morte.
C'è un disco rosso che gira. Può andare avanti e indietro. Come Rossosperanza, diviso tra il prima e il dopo, il passato e il presente, la natura sociale e quella invece più libera dove la violenza è faticosamente trattenuta prima di esplodere negli interni di Villa Bianca e delle abitazioni, nel disagio dell'alta borghesia, nei party sfarzosi ed esibizionisti dove sono invitati personaggi in vista e monsignori.
C'è un disco rosso che gira. Avanti e indietro. C'è lo scarto tra il presente e l'immaginazione: un vaso che si rompe, un motoscafo che esplode. Zena in primo piano con le cuffie di un walkman. Sullo sfondo i riflessi rossi di un anomalo, seducente e travolgente teen horror. Si pensa d'impulso a Twilight anche se Rossosperanza in realtà è viscerale e impulsivo, sanguigno e passionale e attraversa il genere come sfondo per arrivare prima di tutto ai personaggi che non cercano la luce dall'oscurità come Bella ed Edward ma invece sono spinti, anzi attratti, dalle tenebre come rifugio da un mondo dorato, scintillante, edonista che invece rappresenta l'inferno. I quattro protagonisti sono come apparizioni. Compaiono e spariscono in dissolvenza.
Zambrano punta a un horror malato sul desiderio, con i fasci rossi/mélo della fotografia di Laurent Brunet che potrebbero arrivare dallo strepitoso Dracula di Bram Stoker, forse il vero aggancio temporale visto che il film di Coppola è stato realizzato nl 1992. Rossosperanza è un film sul corpo, sulla sessualità, forse anche un fantasy intimo sui superpoteri in un Italia che, nella sua sfacciata corruzione dove i segni del male si moltiplicano attraverso i personaggi interpretati da Andrea Sartoretti e nella presunzione che 'tutto era concesso', pensava di non averne bisogno. Ma è anche un film che racconta l'Italia di quegli anni.
Zambrano sceglie un'altra direzione rispetto alle cicatrici degli anni di piombo in Dopo la guerra, il suo primo lungometraggio, e sceglie una strada più onirica e grottesca. Non ci sono le deformazioni politiche di Petri di Todo modo, ma si aggirano i fantasmi della Chiesa, di Craxi, di Berlusconi. E l'impossibilità di essere normale, così cercata invece da Tommaso, il fratello balbuziente di Zena che fa di tutto per farsi accettare dai suoi coetanei e subisce una mortificazione in una delle scene più forti del film (quella di un tesoro nascosto in una baia) diventa invece il vero grido di libertà, tra tigri liberate, rifiuto di comportamenti guidati dall'esterno (il fallimento dell'esercizio sul trattenere il controllo all'insulto). Come una ninna nanna terrificante. "Lullaby" dei The Cure diventa l'unica poesia di Zena e gli altri.
Il cinema di Zambrano si toglie di dosso le scorie e le paure del suo film d'esordio. Con Rossosperanza si vola per davvero.
Attori inguardabili, storia inconsistente. Insomma, soldi buttati. Chi di My Movie ha messo le stellette o è parente o dormiva.
Il nulla, nessuna storia, nessun approfondimento psicologico, nessuna vera visione (alla Climax o Neon Demon per intenderci): solo un quadro già pronto all'inizio (poveri ragazzi ricchi resi amorali dal vuoto di famiglie aride da macchietta), reiterato con scene pulp per riempire il vuoto e preteso simbolismo (la tigre selvaggia liberata che giustizia i farisei).
Un disco che gira sul piatto può sempre essere scratchato, per vezzo estetico, per struttura evocativa di ciò che si sta suonando, o per mera ricerca del punto esatto da cui partire, o magari ri-partire. Rossosperanza principia su un disco rosso sangue che gira, e contiene la prima informazione saliente del film, vale a dire la sua collocazione temporale.
Sullo sfondo dell'Italia degli anni Novanta, cinque rampolli dell'alta borghesia, affetti da gravi problemi (ma i parenti preferiscono l'eufemismo "situazioni delicate"), sono stati collocati in una lussuosa casa famiglia gestita da operatori untuosi e servili. Tutti i ricoverati - l'afasico e il balbuziente, la ninfomane, la frigida e il trans - risultano vittime di traumi verificatisi entro le mura [...] Vai alla recensione »
C'è il fantasma di Marco Bellocchio nell'Italia del 1990 di Annarita Zambrano e del suo Rossosperanza: un fantasma evocato e replicato in modo automatico, maldestro; un convitato nemmeno troppo di pietra che condiziona i toni pesantemente grotteschi del film, il senso di mistero e del ridicolo che aleggia su tutto e non porta a nulla. È bellocchiano (da Nel nome del padre) l'istituto correzionale [...] Vai alla recensione »
"La violenza era come un cancro nelle nostre viscere privilegiate, si nutriva del potere dei nostri padri divorando la nazione. Ora tutto sembra più comico che tragico. Rossosperanza è nera come le nostre anime e rossa come il sangue che ha lavato i nostri peccati" (Annarita Zambrano). Esiste nel mondo del cinema una diceria (o, se si vuole, addirittura una "legge") per cui il secondo film nella carriera [...] Vai alla recensione »
Una casa di cura per ragazzi problematici ospita quattro adolescenti di famiglie bene. La gelida Zena e la viziosa Marzia, compagne di stanza diaboliche, confessano le loro inquietudini. Cast di volti noti e nuovi: Ludovica Rubino e Margherita Morellini superano brillantemente la prova interpretando personaggi complessi e credibili. La trama è avvincente, mai banale: la tensione cresce progressivamente [...] Vai alla recensione »
Sei anni dopo il ritratto di famiglia con brigatista Dopo la guerra, Annarita Zambrano si ripresenta con un film che usa il cinema di Bellocchio come un abbecedario, una lingua madre di cui tenta di ripetere i temi e le figure: un'alunna dedita che riconosce le forme e le angosce proposte dal maestro e prova a farle proprie, adeguandole ad anagrafica e stato sociale.
Nei cinema italiani il 24 agosto 2023 per una distribuzione Fandango, prodotto da Mad Entertainment con Rai Cinema, in coproduzione con Ts Productions e in associazione con Minerva Pictures, Rossosperanza è il secondo film da regista per Annarita Zambrano. Il primo si chiamava Dopo la guerra ed è passato per Cannes, sezione Un Certain Regard. Stavolta si guarda altrove, in Svizzera, al Locarno Film [...] Vai alla recensione »
Il clamoroso giro di basso di Lullaby è l'incipit di un racconto irriverente e scorretto ambientato nel 1990. Quattro ragazzi problematici, tutti figli di una upperclass nobiliare, vengono rinchiusi in un'esclusiva clinica per la riabilitazione, Villa Bianca, per imparare ad essere "normali". Sono degli emarginati, una vergogna per un Ancien Régime che nella sua decadenza è cieco dell'orrore in cui [...] Vai alla recensione »
Nessuna intenzione narrativa ma un susseguirsi di quadri che, come in un puzzle, mettono insieme una storia che mischia fantasia e realtà sullo sfondo di una società perbenista e benestante, fotografata all'inizio degli anni Novanta. Un film, Rossosperanza di Annarita Zambrano, che risponde a varie chiavi di lettura: da quella sociale della gioventù inquieta e perduta a quella di denuncia di famiglie [...] Vai alla recensione »