Titolo originale | The Peasants |
Anno | 2023 |
Genere | Animazione, Drammatico, Storico, |
Produzione | Polonia, Serbia, Lituania |
Durata | 114 minuti |
Al cinema | 2 sale cinematografiche |
Regia di | Dorota Kobiela, Hugh Welchman |
Attori | Kamila Urzedowska, Robert Gulaczyk, Miroslaw Baka, Sonia Mietielica, Ewa Kasprzyk Mateusz Rusin, Cezary Lukaszewicz, Andrzej Mastalerz, Andrzej Konopka, Sonia Bohosiewicz, Maciej Musial, Malgorzata Kozuchowska, Anna Grzeszczak, Lech Dyblik, Klara Bielawka, Mariusz Kiljan, Jaroslaw Gruda, Julia Wieniawa-Narkiewicz, Andrzej Luter, Marek Pys, Artem Manuilov, Hugh Welchman. |
Uscita | lunedì 2 dicembre 2024 |
Distribuzione | Wanted |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,88 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 novembre 2024
Adattamento dell'omonimo romanzo vincitore del Premio Nobel di Wladyslaw Reymont. La nostra Terra è 134° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 21,00 e registrato 825 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Jagna è una giovane ragazza di rara bellezza, che conduce una vita soddisfacente e privilegiata accanto alla madre. È anche un'artista, che si esprime attraverso i ritagli di carta. Le leggi del villaggio le impongono però di accasarsi, perciò, pur nutrendo una passione clandestina per Antek, Jagna è costretta ad accettare la proposta di matrimonio di suo padre, il vecchio Bolyna, primo e più ricco contadino del villaggio, rimasto vedovo da poco. Ma la gelosia di Antek, i pettegolezzi, le superstizioni dei paesani e la sete di possesso, che infiamma tutti quanti, nessuno escluso, si accaniscono su di lei.
Non è difficile immaginare perché, dopo l'esperienza di Loving Vincent, salutata con grandissimo favore dal pubblico, e specialmente in Polonia, i coniugi Welchman abbiano visto nell'opera "I contadini", del premio Nobel Wladyslaw Reymont, la materia giusta per rimettere in moto il loro rotoscopio.
L'affresco delle quattro stagioni, la vita di campagna, descritta con cura e autenticità negli interni domestici e negli esterni dei campi, la vividezza dei costumi e la straordinaria ricchezza antropologica delle tradizioni culturali del popolo, anche e specie là dove evocano o esorcizzano le ombre di una società, sembravano attendere soltanto di essere ravvivati dalla luce e dal movimento, in una parola dal mezzo del cinema.
La tecnica è la stessa del lungometraggio precedente, girato con gli attori e poi ridipinto fotogramma per fotogramma in post-produzione. Narrativamente, invece, il film è impostato come un melodramma senza tempo, radicato apparentemente tra la fine dell'Ottocento e il primo Novecento ma pensato chiaramente come un apologo universalmente valido.
La nostra terra è infatti il racconto di un eterno ritorno, ciclico come le stagioni che segnano i quattro volumi del romanzo e i capitoli del film. In gioco ci sono le forze più profonde che muovono le società degli uomini: l'erotismo, il conflitto tra l'aspirazione alla libertà e il bisogno di appartenere a una comunità, la necessità di identifificare un capro espiatorio, e soprattutto c'è lei, la terra, simbolo per eccellezza di un destino che dà e che toglie, vivifica e annienta, ricordando periodicamente all'uomo che non è misura delle cose, ma solo ospite di passaggio.
La scelta di mettere al centro del film la figura di Jagna, schiacciata nella sua volontà di autodeterminazione da un sistema patriarcarle che non lascia scampo (e che ha tra i più violenti sostenitori proprio le donne del villaggio) illumina il radicamento storico di una questione, quella femminile, che non smette di essere attuale, e permette un finale aperto all'interpretazione, reintegrando nel quadro lo spettatore, che fino ad allora aveva assistito passivamente al precipitare degli eventi.
Peccato che, di fronte alla forza e alla ricchezza delle immagini, all'eccezionale capacità di coinvolgimento delle sequenze di musica e di ballo, trasfigurate attraverso la lente della pittura polacca del realismo, la parola non sostenga il confronto: spogliato ragionevolmente del fine lavoro sui dialetti, di difficile trasposizione, il testo, almeno nella versione doppiata in italiano, appare ridotto oltre il limite, limitato a un audio commento senza sfumature recitative.
In un villaggio polacco di fine '800, la giovane Jagna (Kamila Urzedowska) è destinata a sottostare alle regole della comunità. Costretta a sposare l'anziano e ricco contadino Boryna, Jagna trova l'amore nel figlio maggiore di questi, Antek (Miroslaw Baka). Ma non sono gli unici a posare gli occhi sulla ragazza, che presto viene fatta oggetto di pettegolezzi, invidie e rovinose faide famigliari.
Dopo il successo di Loving Vincent (2017), l'esperimento cinematografico che dava vita ai quadri di Vincent van Gogh, la coppia Dorota Kobiela Welchman e Hugh Welchman torna a produrre un nuovo film di animazione, dal titolo italiano La nostra terra. L'ambizioso adattamento letterario è tratto dal romanzo-saga I contadini del Premio Nobel polacco (1924) Wladyslaw Reymont.
Pennellate en plein air disegnano Jagna, donna radiosa nel pieno della giovinezza che cammina in mezzo alla natura in una splendida giornata di sole. Di fiorente splendore, la ragazza verrà costretta a sposare un anziano ricco proprietario terriero. Un contratto ignobile al quale la giovane, oggetto di malelingue e di pressanti attenzioni, si ribellerà.
Sei anni dopo Loving Vincent (che animava il mondo di Van Gogh a partire dai suoi quadri riprodotti con animazione dipinta a mano), la coppia polacco-inglese DK Welchman (Dorota Kobiela) e Hugh Welchman ha realizzato nuovamente quella che ha definito «la folle, stupida, ridicola idea di dipingere un film». Il soggetto viene da uno dei classici della letteratura polacca, I contadini di Wladyslaw Reymont [...] Vai alla recensione »