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Tutto in un giorno, una storia drammatica di solitudini a confronto, con una Penelope Cruz in stato di grazia

Juan Diego Botto debutta alla regia raccontando un intreccio di storie e un incrocio di disperate solitudini. Presentato a Venezia 79 (Orizzonti) e da giovedì 2 marzo al cinema.
di Claudia Catalli

martedì 6 settembre 2022 - Recensioni

Tre persone devono fronteggiare la realtà di uno sfratto e hanno 24 ore di tempo per capire come fare. C’è Rafa, un avvocato attivista diviso tra lavoro e la relazione di coppia. C’è Azucena, una madre disperata dall’idea di perdere la propria casa. Infine Teodora, una madre dimenticata che tenta di mettersi in contatto con suo figlio.

Juan Diego Botto debutta alla regia raccontando un intreccio di storie e un incrocio di disperate solitudini. Sceglie, in altre parole, di spostare la cinepresa verso i margini, come il titolo stesso preannuncia, verso tutte quelle persone non abbienti che lottano per sopravvivere.

Botto si schiera dalla parte degli ultimi e dei più fragili, firmando un film le cui istanze ricordano da vicino cineasti impegnati alla Ken Loach, capace di inchiodare alla sedia nell’attesa di capire quale piega prenderà questo thriller sociale che racconta, in realtà, ciò che accade ogni giorno. In Spagna, ma non solo.
 

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