
Un'allegoria dell'intera famiglia umana e della nostra deriva collettiva verso l'apatia. Da giovedì 3 luglio al cinema.
di Simone Granata
Dal 3 luglio con I Wonder Pictures sarà al cinema The End (2024) di Joshua Oppenheimer, al suo primo lungometraggio di finzione, dopo il sorprendente e notevole dittico documentario - L'atto di uccidere (2012) e The Look of Silence (2014) - sul genocidio in Indonesia.
Qui il regista cinquantenne pluripremiato Oppenheimer si cimenta in un'opera ambiziosa e originale, che mescola generi e registri, ambientata in un futuro post-apocalittico non troppo lontano, dopo che una catastrofe ambientale ha devastato l'umanità e reso invivibile la superficie terrestre. La storia si svolge interamente in un bunker sotterraneo, ricavato in una miniera di sale, dove una ricca famiglia vive isolata da decenni, composta da Padre (Michael Shannon), Madre (Tilda Swinton), Figlio (George MacKay), in compagnia dell'Amica della Madre (Bronagh Gallagher), di un Maggiordomo (Tim McInnerny) e di un Dottore (Lennie James). La loro routine quotidiana e l'apparente tranquillità familiare, costruita sulla rimozione della realtà, vengono però intaccate dall'arrivo inatteso di una Ragazza (Moses Ingram) sopravvissuta nel mondo esterno, la quale metterà pian piano in crisi le dinamiche e le narrazioni sui cui si fonda la loro esistenza.
I personaggi di The End si scopriranno prigionieri delle loro stesse bugie, e immersi in un'angosciante solitudine, diventando per Oppenheimer un'allegoria dell'intera famiglia umana e della nostra deriva collettiva verso l'apatia.