Il documentario, racconta la transumanza attraverso la storia di una famiglia di allevatori, che vuole essere metafora del cammino di uomini e animali uniti verso un futuro ecologico. Il film è una riflessione sulla storia, sull'arte, sull'allevamento non industriale e sul rapporto dell'uomo con la natura. Recensione ❯
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La vita della giornalista Lyra McKee uccisa nel 2019 da un gruppo di repubblicani dissidenti irlandesi. Espandi ▽
L'intimo ritratto della vita e della morte della celebre giornalista nordirlandese e sostenitrice del movimento LBGTQ+ Lyra McKee, uccisa a colpi di arma da fuoco dai repubblicani dissidenti irlandesi, nell'aprile 2019, all'età di 29 anni. Recensione ❯
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La storia produttiva del film La porta del cielo e il suo restauro che gli dona nuova vita. Espandi ▽
Nel 1944, durante l'occupazione di Roma, viene girato il film di Vittorio De Sica La porta del cielo. Da quel momento inizia un viaggio che arriva fino a noi. Un viaggio fatto di difficoltà ma anche di speranza. Un viaggio che dura decine di anni, portandosi dietro ancora oggi tutta la profondità dei
personaggi. Il film, o almeno i negativi originali, composti di nitrato d'argento infiammabile, sono scomparsi, poi un positivo d'epoca viene ritrovato e da qui inizia il recupero di questo film con il suo restauro. È questo il meccanismo che ha innescato la volontà di raccontare la storia produttiva del film e il suo restauro che gli dona nuova vita. Il documentario, attraverso un narratore onnisciente seduto su un vecchio cinema di provincia, ci porta tra le vite delle persone che oggi lavorano al restauro del film. Quello che sembra un documento visivo perduto diventa portatore di una memoria universale. Si alternano studiosi di storia del cinema, archivisti, gli stessi restauratori e la testimonianza di Christian De Sica, che racconta cosa si narrava del film in famiglia. Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, alle prese con questo film che non volevano fare, ma che aprì le porte ad un altro viaggio fondamentale nella cinematografia italiana e mondiale, quelle del Neorealismo. Recensione ❯
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La vita di alcuni utenti dei Centri di Salute Mentale di Gorizia, Palmanova e Latisana. Espandi ▽
All'interno di un complesso mosaico di esperienze, il film documentario segue tre personaggi principali: Maciste Pericoli, un uomo che cerca una nuova abitazione dopo aver parzialmente bruciato la sua; Patrick Dorella (in arte Psaicopat), un giovane e talentuoso rapper che vuole vincere lo Sherwood Festival; Michela Varutti, un'operatrice di grande esperienza che accompagna gli utenti del CSM per una settimana di vacanza a Grado. Tutti loro devono affrontare la più grande sfida che la libertà offre loro: la possibilità di fallire. Il film si muove da una domanda. Cosa significano vittoria e sconfitta dal punto di vista di coloro che sono già stati dichiarati perdenti dalla società? Quando la razionalità viene meno, sopravvivono le emozioni. Recensione ❯
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Black Ice racconta la storia del razzismo nell'hockey attraverso le storie non raccontate dei giocatori di hockey neri, passati e presenti, in uno sport prevalentemente bianco. Recensione ❯
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La scalata al successo delle Celeb Five, raccontata con lo stile del mockumentary. Espandi ▽
Battute e improvvisazione sono al centro della scena quando le comiche del gruppo Celeb Five collaborano per scrivere uno speciale in questo falso documentario. Recensione ❯
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Un diario di guerra autentico, dall'anima amatoriale, di giornalisti impotenti di fronte all'annientamento della libertà. Documentario, Afghanistan2022. Durata 92 Minuti.
Un'incursione nel più importante quotidiano indipendente afgano. Espandi ▽
Come in un diario di guerra, con un’anima amatoriale e profondamente realistica, il documentario di Abbas Rezaie raccoglie testimonianze e parole dei giornalisti dell’Etilaat Roz durante l’ascesa repressiva del regime talebano. Il documentario, che prende il nome dal giornale al centro della vicenda, è girato da Abbas Rezaie, uno dei membri della redazione, e prodotto dal caporedattore Zaki Daryabi. Percorrendo i corridoi e le stanze della redazione, Rezaie raccoglie le testimonianze di diversi giornalisti. In questo clima di paura, Zaki Daryabi, a capo dell’Etilaat Roz, si ritrova a dover decidere del destino del suo giornale e anche di quello dei suoi collaboratori, come un capitano che guida la propria nave che sembra destinata a inabissarsi. Ciò che il documentario girato da Abbas Rezaie propone è una panoramica sulla situazione drammatica di un giornale e più in generale di un Paese che si ritrovano impotenti di fronte alla tirannia di un regime come quello talebano. A sopravvivere, nonostante l’incertezza, la repressione e un contesto in cui la libertà di stampa sta per essere annientata, è un’umanità autentica e mai retorica che il documentario ha la forza di far emergere dalla cenere. Recensione ❯
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La storia dell'artista Jesse Krimes, dagli anni trascorsi in prigione fino ai riconoscimenti del sistema dell'arte e al sostegno di altri artisti detenuti. Espandi ▽
Una storia di reclusione e libertà, di perdita e creazione. Mentre sta scontando una condanna di sei anni in una prigione federale, l'artista Jesse Krimes (Lancaster, Pennsylvania, 1983) crea opere d'arte monumentali, tra cui un sorprendente murale di 40 metri realizzato con lenzuola della prigione, gel per capelli e fogli di giornali. Il film racconta come, una volta rilasciato, Krimes abbia attirato l'attenzione del mondo dell'arte e come allo stesso tempo egli cerchi di adattarsi alla vita fuori dalla prigione. Facendo leva sulla propria identità di ex-carcerato e allo stesso tempo di artista riconosciuto - ha esposto nel 2015 al Palais de Tokyo di Parigi - Jesse decide di dedicarsi alle persone ancora in carcere fondando un'associazione di aiuto ad artisti condannati. Raccontando la sua personale storia, egli celebra il potere dell'arte di elevare lo spirito umano. Recensione ❯
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Il documentario racconta 4 generazioni, dedicate all'arte del cinema. Questa è una storia su un'azienda di famiglia, ma anche sul futuro del cinema. Espandi ▽
C'è stato un Laemmle nel mondo del cinema, da quando c'è stato un mondo del cinema. Il documentario racconta 4 generazioni, dedicate all'arte del cinema. Questa è una storia su un'azienda di famiglia, ma anche sul futuro del cinema. Recensione ❯
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Il primo lungometraggio di María Elorza, prendendo spunto nel titolo da una citazione di Virgilio, è strutturato attorno a quattro ritratti di donne e delle loro biblioteche. Espandi ▽
Il primo lungometraggio di María Elorza, prendendo spunto nel titolo da una citazione di Virgilio, è strutturato attorno a quattro ritratti di donne e delle loro biblioteche. La regista dà voce a persone e storie che spesso rimangono ai margini della letteratura e del cinema.
A los libros y a las mujeres canto combina interviste, materiale d'archivio, foto, dipinti, filmati amatoriali, canzoni ed estratti di film. Con questi materiali, Elorza intreccia un dialogo tra cinema e letteratura, e tra diverse generazioni di donne. Recensione ❯
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La lunga attesa di un gruppo che aspetta di venire accettati negli USA. Espandi ▽
Un gruppo di bambini e adolescenti, provenienti dal Messico e dall'America latina, attende nei centri di accoglienza di Tijuana una soluzione alla richiesta di asilo per entrare negli Stati Uniti. L'attesa è lunga e incerta. Recensione ❯
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Attraverso filmini di famiglia, Faustine ci racconta la storia di sua madre Valérie e della sua depressione. Espandi ▽
Rimontando i filmini di famiglia con cui il padre di Faustine immortalava i momenti più belli della loro vita familiare, la regista oggi ci racconta un'altra storia: il ritratto di sua madre Valérie e della sua depressione. Dopo aver avuto figli, Valérie ha lasciato il lavoro, e per lei è stato come perdere la propria identità. Recensione ❯
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L'epopea dei teatri viaggianti in Italia, dal primo dopoguerra fino all'avvento della televisione, con una incursione nel presente, viene raccontata dalla voce di chi quegli anni li ha vissuti: i Carrara. Rappresentano una delle ultime famiglie d'Arte ancora in attività, una dinastia teatrale che discende direttamente dalle antiche compagnie itineranti del cinquecento. La loro storia è quella di un teatro, quello popolare, che non c'è più e di un Paese, il nostro, che dal secondo dopo guerra alla metà degli anni '60 è cambiato radicalmente. In un viaggio picaresco dal sud al nord, partendo dalla Sicilia e arrivando in Veneto, nell'ultimo secolo i Carrara hanno attraversato tutto lo stivale portando il teatro laddove il teatro mai sarebbe stato. Recensione ❯
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