Anno | 2021 |
Genere | Sentimentale |
Produzione | Francia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Claire Simon |
Attori | Swann Arlaud, Emmanuelle Devos, Christophe Paou, Philippe Minyana . |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 3,50 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 3 aprile 2022
Un uomo sa di dover chiudere la passionale relazione con una donna di trent'anni più grande.
CONSIGLIATO SÌ
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Il 2 dicembre del 1982, a Neauphle-le-Château, la giornalista Michèle Manceaux inizia a registrare una lunga intervista con Yann Andréa, partner della scrittrice e regista Marguerite Duras. È Andréa stesso a volere l'incontro, attraverso il quale lui per primo è chiamato a elaborare l'impatto di una relazione dai risvolti complessi. Molto più giovane della donna, gay dichiarato, e profondo ammiratore della Duras artista, Andréa si apre all'auto-analisi sotto la guida morbida di Manceaux, in una stanza riempita dalla presenza invisibile della grande scrittrice.
Il nuovo film di Claire Simon ha al centro il linguaggio, come è inevitabile per del materiale in cui si racconta un amore fervido con un'artista della parola, autrice della sceneggiatura di Hiroshima, mon amour; materiale che da una conversazione si tramuterà in intervista registrata, e da lì poi in libri e romanzi, per arrivare (non per la prima volta, visto che la relazione è al centro di Cet amour-là del 2001) fino al cinema.
L'afflato letterario è dunque inestricabile da una storia iconica ma dalle molte zone d'ombra, la cui definizione rimarrà un futile esercizio e per questo ancora più affascinante. Di Simon sorprende la delicatezza della messa in scena, quel senso di intimità immediata che non solo rende una semplice conversazione a due voci cinematograficamente interessante, ma la trasforma in un gioco sensoriale che invita allo studio dei volti, alla raccolta delle informazioni sonore tutt'attorno ai protagonisti (il lavoro sul sound design è straordinario, e uno dei fattori che più evoca la "presenza" di Duras nella casa), e all'attenzione su come cambia la temperatura del colore man mano che passano le ore.
L'elemento teatrale è preponderante, a partire dalla didascalia che annuncia i personaggi sulla scena, ma Simon lo arricchisce di inserti evocativi, spezzoni di film di Duras e materiali di repertorio che aggiungono poesia e al tempo stesso contesto a questa figura di partner soverchiante al punto di sfiorare l'abuso. Andréa e Manceaux duellano sulle definizioni, su quanto sottomissione sia accettazione, e su quanto a fondo si possa andare nell'espressione di sé.
Teatro ma anche, quindi, sublime psicanalisi, radicata nell'autenticità dell'intervista registrata ma poi libera di trasformarsi ancora grazie ai due attori. Swann Arlaud, interprete capace di apportare sempre qualcosa di unico a ogni suo ruolo, raggiunge probabilmente il livello più alto in carriera. Dall'altro lato del registratore, Emmanuelle Devos non solo non si fa appiattire su una dimensione di ricevente, ma spezza brillantemente le strutture dialettiche difensive di Andréa così come fa con il film stesso, che in un piccolo, strepitoso intermezzo tra un giorno e l'altro la segue fino a casa e si intrufola nella sua vita.
"Disfarti per crearti" è il desiderio di Duras nei confronti di Andréa, uomo che si offre in sacrificio all'arte e alla donna insieme, lasciandosi modellare in un gioco di sguardi che ricreano le identità. Un esercizio torbido, di un romanticismo inquietante e superbamente evocativo, del quale Claire Simon fa grande cinema rendendoci tutti partecipi e complici.
Il 2 dicembre del 1982, a Neauphle-le-Château, la giornalista Michèle Manceaux inizia a registrare una lunga intervista con Yann Andréa, partner della scrittrice e regista Marguerite Duras. È Andréa stesso a volere l’incontro, attraverso il quale lui per primo è chiamato a elaborare l’impatto di una relazione dai risvolti complessi. Molto più giovane della donna, gay dichiarato, e profondo ammiratore della Duras artista, Andréa si apre all’auto-analisi sotto la guida morbida di Manceaux, in una stanza riempita dalla presenza invisibile della grande scrittrice.
La rievocazione dell’amore sui generis tra la regista e scrittrice Marguerite Duras e Yann Andréa, viene affrontata ponendo al centro la forza espressiva del linguaggio, imprescindibile, in realtà, da un personaggio come Marguerite Duras.
Di Claire Simon sorprende la delicatezza della messa in scena, quel senso di intimità immediata che non solo rende una semplice conversazione a due voci cinematograficamente interessante, ma la trasforma in un gioco sensoriale che invita allo studio dei volti, alla raccolta delle informazioni sonore tutt’attorno ai protagonisti e all’attenzione su come cambia la temperatura del colore man mano che passano le ore.
Marguerite Duras è quella che Jung chiamerebbe una "esteriorizzazione catalitica" per tutta la durata di Vous ne désirez que moi di Claire Simon, esperimento di finzione a firma della documentarista, basato sulle lunghe chiacchierate tra la giornalista Michèle Manceaux e Yann Andréa, interviste registrate su nastro nell'ottobre 1982, in cui l'allora compagno di Duras cerca di sviscerare la relazione [...] Vai alla recensione »
«La scrittura è l'ignoto. Prima di scrivere non si sa niente di ciò che si sta per scrivere e in piena lucidità», affermava Marguerite Duras. Crediamo che la si possa applicare anche alla Settima Arte sia perché anche al Cinema parte tutto dalla scrittura, ancor più nel caso di Vous ne desirez que moi, dove alla base dello script c'è un libro ("Je voudrais parler de Duras" di Yann Andrèa ) e rispetto [...] Vai alla recensione »
Nel 1982, la giornalista Michèle Manceaux registrò una serie di colloqui con il vicino di casa, l'allora trentenne Yann Andréa che all'epoca partner dell'ultrasessantenne e già mitologica Marguerite Duras. Una relazione considerata scandalosa da più parti, in primis a causa del divario anagrafico ma anche per il carattere dominante della scrittrice e l'omosessualità dell'uomo.