Anno | 2021 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia, Finlandia, Israele, Germania |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Avi Mograbi |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 3 dicembre 2021
Il regista riflette sulle strategie militari necessarie all'occupazione di un territorio straniero.
CONSIGLIATO SÌ
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Cinquantaquattro anni. Tanti sono quelli trascorsi da quando l'esercito israeliano ha occupato i territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Sono "i primi", perché dal 1967, e ancora oggi, è estremamente difficile leggere il contesto e capire se la presa, reale e psicologica, si allenterà o meno. In una trattazione articolata, punteggiata dalle testimonianze dei protagonisti dell'occupazione, l'ultimo documentario di Avi Mograbi individua tre fasi storiche distinte e si presenta immediatamente come ricapitolazione di un conflitto tra i più complessi. Durante i "primi passi" (1967-1987) la strategia di Israele si è concentrata sul limitare il rientro degli abitanti locali nelle loro case e proprietà, così come sull'incentivare le confische dei terreni ad opera dei coloni, l'arrogarsi il potere di stabilire le leggi e soprattutto reprimere ogni resistenza da parte degli occupati, anche incoraggiando la delazione. Nella seconda fase (1987-2000), rappresentata come la "perdita del controllo", si è assistito, dopo il divide et impera, all'inasprimento della violenza, all'imposizione intenzionale di un caos e di misure punitive estese alla collettività in conseguenza di trasgressioni individuali, alla Prima Intifada, rivolta civile disarmata, la frustrazione per la mancata applicazione degli accordi di Oslo e una Seconda Intifada, più sanguinosa. La terza fase, dal 2000 a oggi, per Mograbi sarebbe quella della "totale perdita di controllo", in cui il maggiore sforzo militare è nell'impedire gli spostamenti dei locali, creare zone cuscinetto con il pretesto della sicurezza generale, imporre restrizioni sempre più pesanti, processi sempre più sommari e violazioni della libertà individuale decise senza un criterio, fino all'escalation marziale senza regole d'ingaggio e a un parziale ritiro.
Avi Mograbi (Tel Aviv, 1956), filmmaker selezionato dai principali festival internazionali, da oltre due decenni riflette con taglio peculiare e forte partecipazione personale sulle contraddizioni laceranti della questione israelo-palestinese.
Da Per uno solo dei miei occhi (2005), fuori concorso a Cannes e distribuito nelle sale italiane, a Z32, in Orizzonti a Venezia nel 2008, da Nichnasti pa'am lagan (alla Festa di Roma, CineMaxxi, nel 2012 a Bein Gedroht (Between Fences) al Forum di Berlino nel 2016. Quest'ultimo The First 54 Years è un film ibrido, risultato di un denso amalgama di tre fonti: la prima è costituita dalle testimonianze dei militari israeliani membri dell'associazione "Breaking the Silence". In un Paese in cui il servizio militare è obbligatorio, diverse generazioni sono state coinvolte nelle operazioni di occupazione. Scopo dell'associazione è esplicitare pubblicamente le finalità dell'insediamento e le tecniche utilizzate. E gli ex militari, tutti uomini, a volto scoperto (eccetto uno, occultato da un passamontagna ricostruito in post-produzione) ricordano dettagli delle procedure da seguire: irruzioni notturne, posti di blocco, interrogatori, fermi, controlli di documenti e via dicendo.
Il secondo elemento drammaturgico è costituito dagli interventi in cui l'istrionico regista riprende se stesso, sguardo in macchina, in un ambiente privato, e ragiona sulle dinamiche psicologiche e politiche dell'occupazione, nel tentativo di sciogliere didatticamente ma anche con empatia quello che viene invece esposto freddamente dal terzo attore in scena: ovvero la voce off femminile che ripercorre le principali tappe storiche di uno snodo cruciale della geopolitica, e che si sovrappone a rare immagini d'archivio in pellicola e video. Opera che cerca di dare un ordine logico razionale, in forma di manuale tecnico-strategico, a un contesto specifico, ma che potrebbe anche estendersi ad altri, è puntellata di piccoli dettagli e momenti che riemergono mentre gli ex soldati rievocano le operazioni durante la leva: sono i pochi spazi di emotività e di cortocircuito paradossale concessi all'interno di una trattazione fitta di dati e testimonianze. Ciò avviene grazie anche alle immagini, verosimilmente finora riservate, provenienti da memorie private di microcamere o smartphone di soldati, saggiamente lasciate dal regista prive di commento sonoro: la paura negli occhi di alcuni bambini a dire l'insensatezza dei rastrellamenti, la chiave conservata dal soldato costretto a un esproprio, un manganello tenuto come macabro souvenir, la telefonata attraverso il confronto con la donna amata ci si rende conto dell'atrocità di sparare sui civili. Creazione concettuale e indagine storica imponente, che richiede un livello di attenzione e interesse pari alle sue ambizioni.
Cinquantaquattro anni. Tanti sono quelli trascorsi da quando l’esercito israeliano ha occupato i territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Sono “i primi”, perché dal 1967, e ancora oggi, è estremamente difficile leggere il contesto e capire se la presa, reale e psicologica, si allenterà o meno. In una trattazione articolata, punteggiata dalle testimonianze dei protagonisti dell’occupazione, l’ultimo documentario di Avi Mograbi individua tre fasi storiche distinte e si presenta immediatamente come ricapitolazione di un conflitto tra i più complessi.
Avi Mograbi, filmmaker selezionato dai principali festival internazionali, da oltre due decenni riflette con taglio peculiare e forte partecipazione personale sulle contraddizioni laceranti della questione israelo-palestinese.
Con quest’opera cerca di dare un ordine logico razionale, in forma di manuale tecnico-strategico, a un contesto specifico, ma che potrebbe anche estendersi ad altri. Creazione concettuale e indagine storica imponente, che richiede un livello di attenzione e interesse pari alle sue ambizioni.
L'occupazione e la dominazione di un popolo diventano, nella struttura che Avi Mograbi ha impresso al suo film, un leggibile manuale teorico-pratico che guida l'occupante, attraverso il rispetto di precise e spietate regole, a sempre meglio amministrare e dosare il proprio potere nei confronti del dominato, per perpetuarne la sottomissione per appagare a qualsiasi costo un antico desiderio di terra. [...] Vai alla recensione »
Un prezioso ed emozionante documentario è quello scritto e diretto da Avi Mograbi, presentato nella storica sezione "Forum" del Festival berlinese, quella che per tradizione ospita i film più innovativi e sperimentali. La pellicola di quasi due ore racconta gli ormai 54 anni di occupazione israeliana dei territori palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, un dramma storico che ha sparso [...] Vai alla recensione »