La vita invisibile di Euridice Gusmao |
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Un film di Karim Aïnouz.
Con Carol Duarte, Júlia Stockler, Gregório Duvivier, Barbara Santos.
continua»
Titolo originale A Vida Invisível.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 139 min.
- Brasile 2019.
- Officine Ubu
uscita giovedì 12 settembre 2019.
MYMONETRO
La vita invisibile di Euridice Gusmao
valutazione media:
3,91
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Due sorelle e la forza dell'amore
di Paola Zonca La Repubblica
In riva all'oceano due ragazze siedono una accanto all'altra senza guardarsi. Poi, in una foresta tropicale lussureggiante, attraversata da cascate di acqua cristallina, si perdono, si inseguono, si chiamano a gran voce, ma non riescono a trovarsi. Le prime sequenze del film La vita invisibile di Euridice Gusmao del regista brasiliano Karim Ainouz sono profetiche e si fanno metafora dell'appassionante storia: quella di due sorelle legate a doppio filo, e ciononostante separate dal destino (e soprattutto dalla grettezza degli uomini) in una Rio de Janeiro negli anni '50 dove le donne sono soltanto l'ombra di padri e mariti. Non potrebbero essere più diverse. Euridice, splendido sorriso, corpo slanciato anche se dalle movenze un po' goffe e impacciate, ha talento per il pianoforte e sogna soltanto di essere ammessa al Conservatorio di Vienna. Guida, maggiore di due anni, è meno bella, bassina, ma sprizza vitalità e sensualità, morde il freno, insegue a tutti i costi il grande amore e vuole staccarsi dal contesto famigliare conservatore e bigotto. La sua scelta di fuggire col marinaio greco Iorgos, per poi tornare in patria incinta e abbandonata, fa da trigger al dramma: il papà non la riconosce più come figlia, la caccia di casa e le fa credere che l'amatissima sorella si sia trasferita in Europa. Vivranno lontane e infelici: la prima rinuncerà alla musica per diventare moglie di un uomo ricco ma senza qualità, nonché madre amorevole, adeguandosi a quanto la società vuole per lei; l'altra si dedicherà al figlioletto "bastardo" e troverà la protezione dell'ex prostituta Filomena nei miseri bassifondi della città. Sino al ricongiungimento tardivo delle loro anime, se non nella realtà. Tratto dal romanzo di Martha Batalha, caso letterario in patria paragonabile al nostro L'amica geniale, il lavoro vincitore della sezione "Un Certain Regard" allo scorso Cannes, nelle sale da giovedì, ripercorre le strade del melodramma alla Douglas Kirk, attualizzandone però lo stile grazie a una capacità introspettiva potente, alla caratterizzazione dei personaggi, all'estetica raffinata, satura di colori e suoni. Se Ainouz non ha paura di spingere sul pedale della commozione e del sentimentalismo, la scelta di ricostruire la vicenda attraverso le lettere che Guida scrive ad Euridice, intercettate dal padre e mai recapitate alla destinataria, gli consente di mantenere la giusta distanza e di non cadere mai negli zuccherosi toni da telenovela. E in più la trama mélo è lo spunto per una critica sociale: dell'epoca, come si deduce dalla violenza delle scene di sesso matrimoniale, allora molto diffusa, e anche del presente del Paese con riferimenti non espliciti, ma intuibili, a Bolsonaro, che ha riaffermato i valori di una cultura tradizionale e maschilista. Due ore e venti che scorrono veloci e coinvolgenti, facendo scattare l'identificazione con le due giovani, i lori dolori, le loro continue frustrazioni, la mai perduta speranza di riincontrarsi. Un film diverso dai precedenti del cineasta, ad esempio il crudo Madame Sata (2002) e l'enigmatico Praia do Futuro (2014, entrambi sul tema dell'omosessualità. Qui tutto risulta naturale, spontaneo, sincero, soprattutto in virtù delle credibili interpretazioni di Carol Duarte-Euridice e Julia Stockler-Guida. E al cameo dell'attrice ormai novantenne Fernanda Montenegro (l'insegnante di Central do Brasil).
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