La vita invisibile di Euridice Gusmao

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Così sognavano le ragazze nel Brasile Anni 50

di Emiliano Morreale La Repubblica

Il melodramma è, insieme all'horror, il genere che nei decenni ha retto meglio al passare del tempo, tra film d'autore e non, permettendo con più facilità di altri un uso politico, un discorso sulla società, sui corpi, sui sessi. La sua epoca d'oro, a Hollywood come in Italia e in America Latina, sono stati gli anni 50. Lo hanno capito in tanti, ispirandosi a quell'epoca: da Fassbinder a Todd Haynes a Karim Ainouz, che con questo film ha vinto la sezione Un Certain Regard a Cannes l'anno scorso. Euridice e Guida sono due giovani sorelle, assai legate, nella Rio de Janeiro appunto dei primi 50. Il padre è un panettiere immigrato dal Portogallo, conservatore e rigido; la madre è completamente succube dell'uomo. Le due ragazze sono assai diverse: determinata la prima, con l'ambizione di una carriera da pianista, inquieta la seconda, pronta a fuggire di casa con un marinaio. Quando si presenta a casa incinta, il padre la caccia via, e nasconde il suo ritorno a Euridice. Per anni le due si cercheranno invano, inconsapevoli di vivere nella stessa città. Film di donne sofferenti, insomma, e soprattutto schiacciate da un momento di evoluzione dei costumi che per loro si trasforma in dramma: già proiettate nel decennio successivo, Euridice e Guida sono arrivate "troppo presto". Dieci anni dopo, la loro storia sarebbe stata una commedia: invece, è appunto un mélo. Il regista però, anche se ha una certa eleganza nella messa in scena da fotografia è di Hélène Louvart, collaboratrice tra l'altro di Alice Rohrwacher) non insiste troppo sui risvolti sociali, e nemmeno sul versante rétro: citazioni, costumi, musiche. La differenza con molti film ambientati nel 900 è proprio questa: sembra che gli interessino davvero la storia e i personaggi, tratti con qualche libertà da un fortunato romanzo, Euridice Gusmao che sognava la rivoluzione di Martha Batalha (Feltrinelli), che con qualche forzatura si potrebbe definire un'Amica geniale carioca. Ainouz conosce il melodramma, ma anche le telenovelas, e riesce a rendere il rapporto impossibile tra le sorelle, e una dolorosa solidarietà femminile che attraversa i decenni, con tutti i topoi del caso (lettere, sfioramenti, agnizioni, soprusi). Mentre alcune improvvise crudezze, specie nel rapporto coi maschi, fanno intravedere una violenza sotterranea e continua.
Da La Repubblica , 12 settembre 2019


di Emiliano Morreale, 12 settembre 2019

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