Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Paesi Bassi |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Sergei Loznitsa |
Attori | Aleksandr Aleksandrovitch Fedotov, Ivan Andreevitch Kalinnikow, Nikolai Krylenko, Sergey Viktorovitch Kupriyanov Viktor Alekseevitch Laritchev, Pjotr Semonovitch Ossadtchij, Vladimir Ivanovitch Otchkin, Leonid Konstantinovitch Ramzin, Ksenofont Vasiliyevitch Sitnin, Nikolay Frantsevitch Tcharnovskiy, Andrei Vyshinsky. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 8 settembre 2018
Un esempio unico di un documentario in cui si vedono 24 fotogrammi di bugie al secondo.
CONSIGLIATO SÌ
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Mosca, 1930. Sala delle colonne nella Casa dei sindacati. Un gruppo di economisti e di ingegneri di livello elevato è sotto processo con l'accusa di avere organizzato un colpo di stato contro il governo sovietico. Viene loro fatta confessare la collusione con forze straniere tra cui il ministro francese Poincaré. Le accuse sono però tutte false e gli accusati confessano crimini che non hanno mai commesso.
Process è un esempio unico di un documentario in cui si vedono 24 fotogrammi di bugie al secondo.
Così Loznitsa descrive il prodotto finale della sua ricerca su un processo farsa messo in scena da Stalin per tenere sotto pressione il popolo sovietico. I material, sonoro compreso, sono tutti originali. L'unica aggiunta è la descrizione della sorte di ogni singolo 'attore' dell'azione giudiziaria destinata a sorprendere lo spettatore. C'è però molto di più oltre al colpo di scena finale che colloca anche chi guarda oggi nella stessa situazione del popolo che affollava la sala o partecipava a manifestazioni contro gli "agenti dell'imperialismo". Ciò che si rivela infatti particolarmente interessante è l'uso 'politico' del cinema.
Le inquadrature sono attentamente studiate. La sala è strapiena di gente che viene ripresa e illuminata con fari che vengono percepiti, da alcuni, come disturbanti per la vista. Ci si rende cioè conto di come la narrazione sia stata attentamente preparata con una sceneggiatura sapiente che consentiva agli operatori e ai montatori (anche se qui è evidente che si è nuovamente intervenuti sull'editing con tagli) di fare in modo che la menzogna apparisse come verità.
Eravamo solo nel 1930 e con quel tipo di tecnologia, quindi, questo minuzioso lavoro di ricostruzione condotto da Loznitsa finisce (non tanto indirettamente) con l'ammonirci: cosa di ancor più mistificante è possibile realizzare oggi?