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martedì 24 settembre 2019
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il finale del film
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Per cortesia, come finisce l’avventura On the road di Ella e John?
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giovanni
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lunedì 23 settembre 2019
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eutanasia
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Sono d'accordo con le critiche positive (merita almeno 4 stelle), ma vorrei evidenziare un aspetto del film che, salvo poche timide eccezioni, è stato trascurato: l'eutanasia. La nostra società moderna, tecnologica e godereccia, sopporta male i vecchi non autosufficienti (John) o malati terminali o quasi (Ella). Ben venga l'eutanasia per chi la desidera per liberare se stesso dall'oppressione di vivere e gli altri dal fastidio mal sopportato o insopportabile. Libertà (personale, si intende) di vivere, ma anche di morire.
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fabio
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giovedì 25 aprile 2019
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protagonisti incantevoli
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i due attori protagonisti sono stati bravissimi john interpretazione da oscar!
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great steven
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venerdì 22 febbraio 2019
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un amore prezioso e idilliaco a 80 anni.
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ELLA & JOHN – THE LEISURE SEEKER (IT/FR, 2017) diretto da PAOLO VIRZì. Interpretato da HELEN MIRREN, DONALD SUTHERLAND, CHRISTIAN MCKAY, JANEL MALONEY, DANA IVEY, KIRSTY MITCHELL, JOSHUA MIKEL, JOSHUA HOOVER, ROBERT WALKER BRANCHAUD
The Leisure Seeker ("il ricercatore dello svago") è il nome del camper con cui i coniugi Ella e John Spencer andavano in vacanza coi figli Jane e Will negli anni 1970. Ora i due figli adulti e invadenti vorrebbero ricoverare il padre, ammalato di Alzheimer, in un ospizio e la madre, nella fase terminale di un tumore al pancreas, in ospedale, ma la coppia di anziani, pur di sfuggire a un infausto destino che li separerebbe per sempre, riagguantano il malconcio veicolo di quarant’anni prima e si mettono in viaggio dal Massachusetts al South Carolina, diretti alla casa di Ernest Hemingway a Key West.
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ELLA & JOHN – THE LEISURE SEEKER (IT/FR, 2017) diretto da PAOLO VIRZì. Interpretato da HELEN MIRREN, DONALD SUTHERLAND, CHRISTIAN MCKAY, JANEL MALONEY, DANA IVEY, KIRSTY MITCHELL, JOSHUA MIKEL, JOSHUA HOOVER, ROBERT WALKER BRANCHAUD
The Leisure Seeker ("il ricercatore dello svago") è il nome del camper con cui i coniugi Ella e John Spencer andavano in vacanza coi figli Jane e Will negli anni 1970. Ora i due figli adulti e invadenti vorrebbero ricoverare il padre, ammalato di Alzheimer, in un ospizio e la madre, nella fase terminale di un tumore al pancreas, in ospedale, ma la coppia di anziani, pur di sfuggire a un infausto destino che li separerebbe per sempre, riagguantano il malconcio veicolo di quarant’anni prima e si mettono in viaggio dal Massachusetts al South Carolina, diretti alla casa di Ernest Hemingway a Key West. John è forte a livello fisico ma smemorato e stranito a tal punto che, letteralmente, va e viene con la testa, mentre Ella è una forza della natura, dal corpo però fragile e acciaccato che le procura insistenti dolori. Durante il viaggio rivivranno momenti belli del passato e collezioneranno ricordi, incontri, campeggi, scenette divertenti e diapositive consunte dal tempo. Jane e Will non esitano a denunciarne la scomparsa alla polizia, ma ciò che ignorano è il patto silente ed implicito che i loro genitori hanno architettato: una fine programmata che si concretizzerà una volta raggiunta l’ultima meta del viaggio. Al suo primo film in inglese, Virzì riprende la metafora dello spostamento a bordo di un autoveicolo per raccontare una storia che approfondisce conoscenze, sensazioni, emotività e reciproche stime. Ma, diversamente da La pazza gioia, laddove si viaggiava fra due sconosciute che partono senza sapere nulla l’una dell’altra per poi adorarsi come le migliori sorelle, qui abbiamo a che fare con una donna e un uomo sposati da un cinquantennio, i quali si accorgono, man mano che i loro ultimi giorni di vita si spendono in un’atmosfera placida e ovattata (malgrado la vivacità delle tappe), di essersi nascosti a lungo segreti scabrosi, relazioni amorose ignote, verità taciute e piccole bassezze infingarde, insieme però anche ad una porzione d’affetto molto più vasta di quanto essi stessi non la valutassero. Sutherland interpreta un professore di letteratura in pensione, assai celebre presso i suoi ex studenti, innamorato di Hemingway e Melville (la letteratura americana immortale è un punto cruciale su cui la pellicola ruota per esplicare il connubio fra lacrime e risate che si tramuta in un legame d’amore immensamente sfaccettato) e brillante insegnante. Ora, senza la moglie, nemmeno un pigiama riuscirebbe ad infilarsi. Mirren veste i panni di una consorte devota e loquace, che gradisce l’altrui compagnia per narrare le vicende personali, piena di premura verso il marito ed espansiva pressoché con chiunque ma pure ardita e minacciosa all’occorrenza (strepitosa, a tal proposito, la sequenza coi due rapinatori che poi rinunciano a rubar loro anello e portafoglio). Pieno di passaggi favolosi per quanto divertimento sanno innescare accanto a scene di commozione tangibile e palpabile, è un film composito ed omogeneo al tempo stesso, qualità rara per le commedie odierne, poiché per l’appunto è in grado di coniugare la tragedia alla comicità, evitando la retorica al pari della trappola del ricatto basato sullo sfruttamento di un’ipotetica miseria delle anime che si potrebbe ravvisare nei personaggi. Ma il regista mostra di amarli in modo eccezionale, e la gioia che traspare mentre li espone sul grande schermo è tanto meravigliosa che sembra di assistere alla rievocazione, in soli 112 minuti, di un’intera esistenza di coppia. In superficie come tutte le altre, analizzando più a fondo straordinaria. Virzì smentisce un’attesa, allarga fiducioso lo sguardo e centra il bersaglio deviando la traiettoria di un sentimento che, in assenza della sua mano pronta ed efficace, sarebbe apparso smanceroso: grazie inoltre alla perfetta alchimia Mirren-Sutherland, la storia si conferma verosimile, mai patetica, al limite del sublime, congegnata benissimo nel suo delizioso equilibrio fra pathos e ironia, dolcezza e amarezza. Fruttifero il disegno dei caratteri dei figli: la loro imperterrita convinzione che il padre e la madre non siano più capaci di badare a sé stessi costituisce la descrizione veritiera di un rapporto famigliare di ineccepibile attualità che riabilita gli anziani agli occhi dei loro impietosi quanto meschini detrattori. Sullo sfondo, un’America volta al cambiamento sociale e politico in cui Ella e John si muovono come pedine ignare, eppure in qualche maniera consapevoli che quella nazione non gli appartiene più (ambientazione nel periodo elettorale – agosto 2016 – che contrappose la candidatura presidenziale di Hillary Clinton a quella di Donald Trump). Tratto dal bestseller di Michael Zadoorian In viaggio contromano.
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marcobrenni
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domenica 27 gennaio 2019
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gli anziani sono ormai il futuro
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Ella & John è certamente un film valido sotto molti aspetti: tematico, stilistico e estetico.
-Tematico: l'Occidente è in forte denatalità, soprattutto in Europa ma anche altrove, quindi il tema dell'anzianità è attuale, anzi sembra ormai addirittura il futuro d'una civilità decadente. Non solo, ma si affronta pure il delicato ed urgente problema dell'eutanasia, qui praticata chiaramente fuori ogni regola.
-Stilistico: sebbene si tratti d'una problematica molto seria, il regista ha il pregio di affrontarla con elegante tocco d' ironica leggerezza, persino a tratti
cinica - un po' alla Woody Allen (humor nero).
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Ella & John è certamente un film valido sotto molti aspetti: tematico, stilistico e estetico.
-Tematico: l'Occidente è in forte denatalità, soprattutto in Europa ma anche altrove, quindi il tema dell'anzianità è attuale, anzi sembra ormai addirittura il futuro d'una civilità decadente. Non solo, ma si affronta pure il delicato ed urgente problema dell'eutanasia, qui praticata chiaramente fuori ogni regola.
-Stilistico: sebbene si tratti d'una problematica molto seria, il regista ha il pregio di affrontarla con elegante tocco d' ironica leggerezza, persino a tratti
cinica - un po' alla Woody Allen (humor nero). Il racconto è chiaramente tragicomico, con due anziani ormai avviati sul "Sunset Boulevard", entrambi malati
gravi, ma che non si perdono d'animo affrontando la loro (ultima) avventura in Camper con baldanzoso spirito goliardico, e come meta, rendere visita (omaggio) all'ultima dimora di Hemingway a Key West - Florida, scrittore di cui l'anziano professore di lettere John sembra invaghito. L'espediente dell'improbabile ultima "fuga d'amore" è significativo, ma pure divertente laddove mette figli, parenti e amici in forte, a volte isterica agitazione. È chiaramente Ella, la lucidissima e brillante moglie ad aver architettato il piano con tanto di Exit finale, di cui però l'ignaro e quasi demente marito non nutre alcun sospetto. La narrazione intercala sapientemente episodi comici con momenti tragici, da cui però entrambi si riscattano con insospettato vitalismo. Solo verso la fine s'intuisce la vera intenzione del viaggio che è quello di farla finita in modo meno cruento possibile: Ella approfitta di una celata falla nel sistema di scappamento per riempire nottetempo il Camper di gas tossico, non dopo aver somministrato il sonnifero al povero e ignaro consorte. Virzì affronta pure con molta delicatezza il tema dell'erotismo (sesso) in tarda età, voglia che non scompare mai del tutto, ma che a tuttora è celato come tabù "sconveniente": uno degli ultimi rimasti in un oversexualized world.
- Estetico: L'ambientazione è molto solare, allegra, nonostante il tragico destino. Entrambi gli espertissimi attori sono formidabili (!) calati nel ruolo con rara maestria e delicatezza. Desta stupore come Virzì abbia saputo cogliere l'essenza dello spirito americano, a volte molto gioviale - "easy going", a volte rude e scontroso. C'è chi lo critica per aver usato tutti gli stereotipi per criticare gli USA, come il kitsch imperante persino a Key West (!), il Junk food, la
cialtrona campagna elettorale di Trump e persino la criminalità. A me non sembra, e comunque non sarei così severo nel giudizio. Ha piuttosto il merito di
aver saputo brillantemente calare il suo racconto in una realtà che non è affatto la sua propria.
> Insomma: dieci e lode!
Marco Brenni
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felicity
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lunedì 17 settembre 2018
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un po' pesantino, ma mirren sutherland eccezionali
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Già da sola l'idea di due anziani ultraottantenni o giù di lì, uno con l'alzheimer e l'altra malmessa, che scappano (dai figli) con il camper per un viaggio on the road, mette una infinita tristezza. Francamente poi non è una storia nuovissima, e - diciamocelo - non occorre essere dei fenomeni per capire come finisce...
Il film comunque procede lento e quello che vedi certo non ti mette di buon umore.
Altro che "scegliere di essere felici: cosa ho imparato dai superanziani" di John Leland.
Da vedere per l'interpretazione di Mirren e Sutherland.
Ma se tendete ad essere depressi, è molto meglio se guardate altro.
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fabio
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venerdì 17 agosto 2018
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virzì guarda ad hemingway ma da lontano
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C'è del buono in quest'opera che tuttavia non raggiunge l'equilibrio incantevole de "La pazza gioia".
La falsa riga Hemingway non viene fuori come meriterebbe. Rimane un film "on the road" come tanti ma con poco sguardo al paesaggio che viene attraversato (eccetto qualche inquadratura su dei ponti futuristici e una sosta in riva all'oceano). La tematica della vecchiaia, del rapporto con i figli e del fine vita viene trattata con delicatezza ed in questo Virzì fa centro dimostrando ancora una volta il suo sincero interesse per l'essere umano.
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rob8
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lunedì 23 luglio 2018
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un’opera più di testa che di cuore
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È un’impresa molto rischiosa misurarsi con il tema sempiterno dell’amore crepuscolare tra due anziani coniugi, qui oltretutto entrambi malati. E ancor più rischiosa è la scelta di ambientare la vicenda “on the road”, su un vecchio camper in viaggio dal Massachusetts a Key West.
Paolo Virzì ha corso questo rischio, affidandondosi a due attori di grande talento e grandissima esperienza, Helen Mirren e Donald Shuterland. E gli interpreti non hanno deluso, dando spessore ai propri personaggi. Ma nonostante l’impeccabile recitazione, il film non è riuscito a liberarsi degli ingombranti precedenti (mi viene in mente una pellicola del 1981, Sul lago dorato, dove Henry Fonda e Katherine Hepburn, ormai al tramonto delle loro carriere, danno vita ad un analogo e fin troppo costruito duetto); né ad affrancarsi dalla sostanziale claustrofobia della messa in scena delle situazioni più significative, quasi del tutto disimpegnate in interni, pur nella disposizione di grandi spazi paesaggistici.
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È un’impresa molto rischiosa misurarsi con il tema sempiterno dell’amore crepuscolare tra due anziani coniugi, qui oltretutto entrambi malati. E ancor più rischiosa è la scelta di ambientare la vicenda “on the road”, su un vecchio camper in viaggio dal Massachusetts a Key West.
Paolo Virzì ha corso questo rischio, affidandondosi a due attori di grande talento e grandissima esperienza, Helen Mirren e Donald Shuterland. E gli interpreti non hanno deluso, dando spessore ai propri personaggi. Ma nonostante l’impeccabile recitazione, il film non è riuscito a liberarsi degli ingombranti precedenti (mi viene in mente una pellicola del 1981, Sul lago dorato, dove Henry Fonda e Katherine Hepburn, ormai al tramonto delle loro carriere, danno vita ad un analogo e fin troppo costruito duetto); né ad affrancarsi dalla sostanziale claustrofobia della messa in scena delle situazioni più significative, quasi del tutto disimpegnate in interni, pur nella disposizione di grandi spazi paesaggistici.
Così, un viaggio di liberazione finisce per essere fin troppo controllato (quasi che Virzì temesse di ricalcare, non solo metaforicamente, le strade già tracciate) e la narrazione appare tendenzialmente ripetitiva. Ne deriva un’opera più di testa, che di cuore (cosa abbastanza inconsueta nella produzione del regista toscano) persino nell’evocazione nostalgica dei bei tempi andati, tra le diapositive di famiglia e le struggenti canzoni di Janis Joplin.
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[+] un opera più di cuore che di testa
(di marcobrenni)
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jackmalone
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domenica 10 giugno 2018
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una coppia perfetta
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Se una buona dose di tolleranza è utile in ogni rapporto di coppia quando si è giovani, diventa indispensabile nella vecchiaia per sopravvivere a situazioni devastanti: malattia, perdita di memoria e di autonomia, dipendenza dai figli o da estranei. Quando c'è la tolleranza si è in grado di sopportare quasi tutto: incontinenza, sbalzi di umore, persino un antico e ignorato tradimento con la consapevolezza di trovarsi in una fase della vita in cui niente può più cambiare, non si ha più niente da perdere, niente può farci più male di quello che già è stato fatto e allora ci si aggrappa a quel poco che crediamo sia rimasto; il desiderio di vedere un luogo tanto desiderato, di fuggire da cure e sofferenze inutili, di riprendere in mano il proprio destino, almeno un' ultima volta.
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Se una buona dose di tolleranza è utile in ogni rapporto di coppia quando si è giovani, diventa indispensabile nella vecchiaia per sopravvivere a situazioni devastanti: malattia, perdita di memoria e di autonomia, dipendenza dai figli o da estranei. Quando c'è la tolleranza si è in grado di sopportare quasi tutto: incontinenza, sbalzi di umore, persino un antico e ignorato tradimento con la consapevolezza di trovarsi in una fase della vita in cui niente può più cambiare, non si ha più niente da perdere, niente può farci più male di quello che già è stato fatto e allora ci si aggrappa a quel poco che crediamo sia rimasto; il desiderio di vedere un luogo tanto desiderato, di fuggire da cure e sofferenze inutili, di riprendere in mano il proprio destino, almeno un' ultima volta....sentirsi liberi di decidere anche come e dove morire. I futili, piccoli dissapori che qualchevolta hanno diviso si dileguano di fronte alle cose importanti che hanno unito: lui ha ancora una certa forza fisica ma non ricorda a momenti neanche il proprio nome, lei è in piena forma intellettuale,è lucida e propositiva ma sta per morire di cancro. Dovrebbero compensarsi a vicenda ma , siccome è la mente che controlla il corpo e non viceversa, è a lei che toccano gli slanci affettivi,il tentativo di trovare uno spiraglio nella mente offuscata del marito e la decisione più difficile e drammatica: un ultimo gesto di altruismo che solo le donne sono in grado di fare. L'apparente leggerezza del " leisure seeker" attraversa gli States in piena campagna elettorale per le ultime presidenziali come un presagio di un' ultima boccata d'aria e di un' ultima ventata di libertà che precedono scenari più bui regalandoci paesaggi bellissimi. La Mirren è sempre bravissima ma questa volta il film ruota intorno al personaggio interpretato in modo veramente magistrale da Donald Sutherland.
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simonedonati
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venerdì 1 giugno 2018
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amore senile
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Bellissimo film che affronta temi delicati ed insoliti
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