writer58
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lunedì 29 gennaio 2018
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old route 1
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E' un buon film "Ella&John- The leisure seeker", ultima opera di Virzì. Procedo per punti per argomentare l'afferemazione.
1. Anche se la tematica non è nuova ed è stata più volte trattata, il viaggio che i protagonisti intraprendono sul loro camper, non ha il sapore del "già visto". Il film è percorso da un senso di leggerezza, da uno sguardo partecipe che rende coinvolgente la vicenda narrata.
2. Come anche in altri suoi film (per esempio, "la pazza gioia"), il regista riesce ad ibridare dramma e commedia in modo equilibrato o, per meglio dire, riesce a raccontare una storia drammatica (l'ultimo viaggio di una coppia ormai devastata dalla malattia fisica e dal declino mentale) con accenti divertenti e lievi.
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E' un buon film "Ella&John- The leisure seeker", ultima opera di Virzì. Procedo per punti per argomentare l'afferemazione.
1. Anche se la tematica non è nuova ed è stata più volte trattata, il viaggio che i protagonisti intraprendono sul loro camper, non ha il sapore del "già visto". Il film è percorso da un senso di leggerezza, da uno sguardo partecipe che rende coinvolgente la vicenda narrata.
2. Come anche in altri suoi film (per esempio, "la pazza gioia"), il regista riesce ad ibridare dramma e commedia in modo equilibrato o, per meglio dire, riesce a raccontare una storia drammatica (l'ultimo viaggio di una coppia ormai devastata dalla malattia fisica e dal declino mentale) con accenti divertenti e lievi.
3. Nei film "on the road", Virzì dà il meglio di sè, la sua vena picaresca viene esaltata dalle caratteristiche dell'ambiente che descrive. Prima la Toscana, adesso la costa atlantica degli Stati Uniti diventano uno scenario composito che rivela le caratteristiche dei personaggi nel loro rapportarsi con i luoghi, con le strade, con i paesaggi (anche interiori), con la memoria.
4. I due protagonisti sono magistrali. Sutherland interpreta in modo magnifico John, anziano professore con una demenza senile che si sta impadronendo di lui e che gli "brucia" i ricordi. Tranne quelli legati ad alcuni giganti della letteratura e all'insegnamento. La Mirren è eccellente nel ruolo di Ella, malata terminale di cancro, lucidamente consapevole che la sua vita è agli sgoccioli.
Il rapporto tra i due personaggi principali è molto tenero e divertente, si coglie la dimensione autentica dell'affetto che li lega e che viene declinato attraverso il desiderio di proteggere l'altro, la paura di restare da soli, alcune gelosie (in parte immotivate, in parte no, anche se riferite ad episodi di 40 anni prima). Il viaggio dei due coniugi attraverso la "old route 1", in direzione di Key West diventa un viaggio nella memoria, una memoria erosa dal passo del tempo e, insieme, una fuga da una quotidianità che si avvia verso un declino repentino, l'affermazione di una libertà insidiata dalla malattia e dalla vecchiaia.
Una piccola notazione critica: mi sono parsi un po' convenzionali i figli -soprattutto il maschio-, con la sua apprensione ostile. Lo scioglimento del film, anche se non incongruo, mi è parso un po' stereotipo e accentua le venature malinconiche di un'opera giocata per tre quarti sul registro della commedia-
In ogni caso, una buona prova che ho seguito con partecipazione emotiva e che ha stimolato la mia empatia verso la vicenda narrata, una sensazione simile a quella della strada che scorre sotto i pneumatici di un camper mentre viaggi insieme a una persona cara.
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evak.
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giovedì 18 gennaio 2018
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emozionante
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Ho sinceramente pianto. Ho sinceramente riso. Questo è Paolo Virzì. Capace di portare sul grande schermo sentimenti tanto umani, quanto forti. Tanto fragili, quanto sinceri. Sono loro, sono Ella e John.
Un film, un capolavoro dai colori umani, sfumature neanche tanto accennate, un risveglio senza fretta. Con il tempo che corre e che si misura con quello interiore. Una vita che vuole continuare. Senza urgenza, ma come un regalo per sè.
Pochi film hanno la capacità di farti provare emozioni così ancestrali e vive, tali da farti volere entrare in quello schermo, prendere per mano qualcuno, abbracciarlo, ascoltarlo, stringerlo forte.
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Ho sinceramente pianto. Ho sinceramente riso. Questo è Paolo Virzì. Capace di portare sul grande schermo sentimenti tanto umani, quanto forti. Tanto fragili, quanto sinceri. Sono loro, sono Ella e John.
Un film, un capolavoro dai colori umani, sfumature neanche tanto accennate, un risveglio senza fretta. Con il tempo che corre e che si misura con quello interiore. Una vita che vuole continuare. Senza urgenza, ma come un regalo per sè.
Pochi film hanno la capacità di farti provare emozioni così ancestrali e vive, tali da farti volere entrare in quello schermo, prendere per mano qualcuno, abbracciarlo, ascoltarlo, stringerlo forte. Qui accade.
C'è un riflesso di ognuno di noi in quest'opera. Perché la vita ci appartiene quanto l'amore, così come ci appartiene la fine.
Ella e John commuovono, fanno ridere (sempre quel sorriso amaro di cui è capace Paolo Virzì), ti portano con loro tra scenari meravigliosi, percorsi intimi, sorrisi e silenzi, facendoti sentire la vita. Con tutta la sua fugacità straordinaria. Fa tremare quell'amore intenso, a volte dimentico, ma che si rinnova sempre, accettandone i cambiamenti. Senza resa.
Commuove, senza alcun patetismo. Privo di tentennamenti, Paolo Virzì si conferma un regista che non racconta solo una storia. Lui ti ci butta dentro quella storia.
La sceneggiatura e la fotografia mai distratte.
La prova attoriale da Oscar. Ogni gesto, ogni parola, ogni respiro dei protagonisti sono un sussulto.
Sono dichiaratamente innamorata delle opere di Virzì.
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lorifu
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lunedì 22 gennaio 2018
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ella e john ma anche noi
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ELLA E JOHN - THE LEISURE SEEKER
Non si è smentito Paolo Virzì, e anche con il suo ultimo film, americano, Ella & John - The Leisure Seeker ha centrato il bersaglio. Qualcuno potrebbe obiettare che con la coppia Mirren Sutherland abbia giocato facile ed è senz’altro vero ma anche se la storia, piuttosto esile, si è retta quasi unicamente sulla magistrale interpretazione dei due attori è riuscito a farci ridere, piangere, perché ha raccontato la vita, anzi l’ultimo tratto di vita di una coppia americana che alle soglie degli ottant’anni, con un’aspettativa di vita pari a zero, decide di regalarsi un ultimo viaggio partendo col vecchio camper il “The Leisure Seeker” testimone di giorni migliori, soprattutto quelli legati ai ricordi delle vacanze con i loro figli.
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ELLA E JOHN - THE LEISURE SEEKER
Non si è smentito Paolo Virzì, e anche con il suo ultimo film, americano, Ella & John - The Leisure Seeker ha centrato il bersaglio. Qualcuno potrebbe obiettare che con la coppia Mirren Sutherland abbia giocato facile ed è senz’altro vero ma anche se la storia, piuttosto esile, si è retta quasi unicamente sulla magistrale interpretazione dei due attori è riuscito a farci ridere, piangere, perché ha raccontato la vita, anzi l’ultimo tratto di vita di una coppia americana che alle soglie degli ottant’anni, con un’aspettativa di vita pari a zero, decide di regalarsi un ultimo viaggio partendo col vecchio camper il “The Leisure Seeker” testimone di giorni migliori, soprattutto quelli legati ai ricordi delle vacanze con i loro figli.
Lui, vecchio professore colto e col pallino di Hemingway che cita in ogni occasione, davanti a camerieri spazientiti e disinteressati, è affetto d’Alzheimer ma ha ancora un fisico possente e una comunicativa accattivante, lei, nella fase avanzata di un tumore irreversibile è la sua stupefacente compagna, i cui guizzi di vita permettono a entrambi di intraprendere il viaggio programmato verso le key West, dove li aspetta la casa museo di Hemingway.
Un viaggio lungo la Old Route 1 che da Boston li vede macinare migliaia di miglia non senza incappare in ostacoli e disavventure, alcune esilaranti, sempre prontamente risolte dalla grintosa Ella, che nonostante la fragilità delle sue condizioni fisiche, cerca di proteggere il suo disarmante John dalle nebbie della mente. Il loro è un amore forte , consolidato in lunghi anni di convivenza e ancora oggi si amano teneramente attraverso dialogo e condivisione mai venuti meno. Il viaggio prosegue nonostante le intromissioni dei figli, stupiti e allarmati da quel “fuori programma.
Per Ella e John sarà oltre che un gesto di libertà, un momento di riflessione e di rivelazioni che pur mettendo a dura prova il loro rapporto non lo mineranno nelle fondamenta, fino alla decisione finale.
Il mio giudizio è totalmente positivo. Mi piace il modo di far cinema di Virzì che ritengo uno dei registi più validi della nostra filmografia degli ultimi anni. Ho avuto modo di valutarne lo spessore ne: “La prima cosa bella”, “Il capitale umano”, “La pazza gioia”, tutti film italiani, in cui affrontava problematiche delicate e attuali. In questo film come negli altri suoi c’è la mano di Francesca Archibugi e Francesco Piccolo e si vede.
Il film “Ella e John “è un bel film su un tema scottante e scontato che è stato affrontato con misura senza mai scadere nel sentimentalismo. Assolutamente da vedere.
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kimkiduk
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domenica 21 gennaio 2018
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qualche peccatuccio ma ottimo
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Virzì sbaglia poche volte. Non sarà Bergman o Fellini o Kurosawa, ma sbaglia pochissimo. La trama del film è facile, ma può cadere nel melenso o nel patetico; Virzì si salva con la modestia e la scelta degli attori e la collaborazione di una produzione francese che si vede e si sente nello stile.
Il raffronto con Haneke, per la scelta dell'argomento "fine vita" è facile. Ella & John contrapposto a Amour perde e di parecchio, ma non ne determina il fallimento. Virzì fa di questo film la storia di un amore durato una vita, facendo si che il messaggio della morte non sia una liberazione ma una normale conclusione di un percorso.
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Virzì sbaglia poche volte. Non sarà Bergman o Fellini o Kurosawa, ma sbaglia pochissimo. La trama del film è facile, ma può cadere nel melenso o nel patetico; Virzì si salva con la modestia e la scelta degli attori e la collaborazione di una produzione francese che si vede e si sente nello stile.
Il raffronto con Haneke, per la scelta dell'argomento "fine vita" è facile. Ella & John contrapposto a Amour perde e di parecchio, ma non ne determina il fallimento. Virzì fa di questo film la storia di un amore durato una vita, facendo si che il messaggio della morte non sia una liberazione ma una normale conclusione di un percorso.
Credo che gli schiavi americani neri suonassero blues e jazz ai funerali, Virzì fa fare un viaggio ad una coppia che sta per finire la propria vita quasi come evidenziare la non drammatizzazione di un evento "naturale", come gli stessi schiavi americani. I messaggi trasversali della gelosia, del tradimento, dell'amore per i figli, del cambiamento della società e soprattutto dell'eutanasia, vengono affrontati non ai margini del racconto ma come fossero parte della vita come la morte stessa.
Virzì affronta spesso questo aspetto, come l'analisi del passato. Lo ha fatto anche in "la prima cosa bella" o in "la pazza gioia"; evidentemente il tema lo affascina.
Ci sono alcune pecche nel film, che è fatto di episodi, spesso non legati l'uno all'altro, ma raccontati in successione; proprio la fine di qualche episodio lascia a desiderare soprattutto nella scelta di alcuni personaggi che poco hanno a che fare con il racconto e che hanno anche poco interesse nella storia restando fini a se stessi se non del tutto inutili.
Tutto questo però viene salvato da due magistrali interpretazioni della Mirren, vera conduttrice della trama e di Sutherland semplicemente perfetto nella parte.
Sarebbe anche da evidenziare un decorso della malattia difficile e poco credibile sia per lei che per lui, ma Virzì anche questo lo mette ai margini, non è il tema cardine del film e quindi in fin dei conti quello che conta è altro e quello lo fa capire a mio parere.
Film da vedere, fa piangere e ridere e se ne esce molto pieni. Un bravo a Virzì.
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valterchiappa
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giovedì 18 gennaio 2018
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virzi', troppo facile
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Il cinema di Paolo Virzì è fatto di scrittura e di contesto. Storie emotivamente coinvolgenti e acute analisi delle società, personaggi scolpiti a tutto tondo, in stretta relazione con un affresco che è parte inscindibile dell’opera. Vuoi che sia la Livorno operaia o la Roma delle periferie, la Brianza del cinico affarismo o l’Italia dei call center.
Cosa rimane alla scrittura quando il contesto, non più noto, sparisce? È il problema che deve essersi posto Paolo Virzì sbarcando per la prima volta in America. La soluzione trovata: annullarlo. Il road movie è la più semplice per conciliare tutte le esigenze.
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Il cinema di Paolo Virzì è fatto di scrittura e di contesto. Storie emotivamente coinvolgenti e acute analisi delle società, personaggi scolpiti a tutto tondo, in stretta relazione con un affresco che è parte inscindibile dell’opera. Vuoi che sia la Livorno operaia o la Roma delle periferie, la Brianza del cinico affarismo o l’Italia dei call center.
Cosa rimane alla scrittura quando il contesto, non più noto, sparisce? È il problema che deve essersi posto Paolo Virzì sbarcando per la prima volta in America. La soluzione trovata: annullarlo. Il road movie è la più semplice per conciliare tutte le esigenze. Sullo sfondo la strada, il tipico non-luogo, in primo piano i sentimenti, l’elemento della poetica di Virzì che sopravvive quando il resto viene sfrondato; in più un genere sempre caro ai cinefili americani.
Due anziani decidono di partire per l’ultimo viaggio sul camper che li ha condotti nei loro giorni più lieti, “The leisure seeker” (“cercatore di svago”). Ella e John sono gravemente malati. Lui, brillante professore cultore di Hemingway, sta perdendo la memoria; lei, che regola la sua vita, ha un male che la consuma e le sottrae le energie. “The leisure seeker” li aiuterà ancora ad evadere, stavolta da un futuro oscuro, accompagnandoli in un viaggio che ripercorrerà le tappe della loro vita insieme.
Una trama semplice, un filo sottilissimo. Virzì si arma di una squadra eccezionale. Al suo fianco fidati sceneggiatori: lo scrittore Stephen Amidon, gancio per l’America, Francesco Piccolo (entrambi con lui in “Il capitale umano”) e Francesca Archibugi, che in “La pazza gioia” aveva dato la sua pennellata di sentimento. Ma soprattutto loro, i fantastici protagonisti, i premi Oscar Helen Mirren eDonald Sutherland.
Grazie a loro quell’esile filo non si spezza. Una trama che poteva facilmente evolvere verso il melenso rimane nei binari di una delicata tenerezza, grazie a felici invenzioni, come la proiezione di vecchie diapositive. Ma è principalmente l’eccezionale interpretazione delle due star a sostenere il film. La capacità di Sutherland di variare i registri, che rende estremamente naturale l’ondivagare della mente di John, la personalità con cui Mirren tratteggia la forza d’animo di Elle, sbalordiscono per l’irrisoria facilità con cui i due attori le maneggiano.
Eppure complessivamente il film sconta l’apparente intenzione di Virzì di semplificarsi la vita. Tutto è prevedibile in questa sua ultima fatica: il genere, come detto, la storia di facile presa, persino la colonna sonora, che ripropone classici scontati, da Carole King a Janis Joplin. E gli sceneggiatori, pur bravi, arrancano per riempire i 112 minuti della pellicola, inserendo episodi talora gratuiti o incappando, come nel finale, in qualche caduta nel patetico.
Entrare nello star system americano è un passo importante, non solo per Paolo Virzì, ma anche per il cinema italiano. Giusto dosare le scelte, ma forse bisognava osare di più. Senza uno schema, affidarsi alla forza della squadra alla fine non paga. Così è facile, troppo facile.
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gabriella
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martedì 27 febbraio 2018
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in senso contrario
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Fanno tenerezza Ella e John, una coppia di anziani coniugi debilitati , lei nel fisico a causa di una malattia allo stadio terminale, lui nella mente, con i segni evidenti di un alzhaimer, che decidono di rimettere in moto il loro vecchio camper, compagno di viaggio di anni felici ormai lontani, quando i figli erano piccoli e la vita sorrideva . Decidono di partire per un viaggio dal Massachusetts con destinazione Florida per vedere finalmente la casa di Hemingway di cui John, ex insegnante di letteratura, conserva ancora vivo nella memoria i suoi scritti e di cui è appassionato cultore. Non è facile per Ella dover condurre il marito per mano in questa impresa, gestire i suoi momenti di lucidità con quelli sempre più frequenti di estraniamento e smarrimento di lui, però lei ha un carattere positivo e paziente, ha il senso dell'umorismo e poi in fondo non hanno nulla da perdere, hanno la possibilità di stare insieme in alternativa a ricoveri ospedalieri che li avrebbero separati nell'ultimo percorso della loro vita.
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Fanno tenerezza Ella e John, una coppia di anziani coniugi debilitati , lei nel fisico a causa di una malattia allo stadio terminale, lui nella mente, con i segni evidenti di un alzhaimer, che decidono di rimettere in moto il loro vecchio camper, compagno di viaggio di anni felici ormai lontani, quando i figli erano piccoli e la vita sorrideva . Decidono di partire per un viaggio dal Massachusetts con destinazione Florida per vedere finalmente la casa di Hemingway di cui John, ex insegnante di letteratura, conserva ancora vivo nella memoria i suoi scritti e di cui è appassionato cultore. Non è facile per Ella dover condurre il marito per mano in questa impresa, gestire i suoi momenti di lucidità con quelli sempre più frequenti di estraniamento e smarrimento di lui, però lei ha un carattere positivo e paziente, ha il senso dell'umorismo e poi in fondo non hanno nulla da perdere, hanno la possibilità di stare insieme in alternativa a ricoveri ospedalieri che li avrebbero separati nell'ultimo percorso della loro vita. I figli, scoperta la bravata dei genitori, sono sorpresi e preoccupati, come è giusto che sia, ma nulla possono contro la decisione dei loro genitori, a parte qualche telefonata il più delle volte inutile e seccante.
Non c'è molto altro da dire sull'ultimo lavoro di Paolo Virzì, il film è abbastanza prevedibile negli sviluppi, ci si immagina come va a finire, il regista toscano si limita a disegnare il ritratto di un'età in cui si diventa invisibili, in cui si è gli unici testimoni del proprio vissuto, per questo il viaggio rappresenta l'unica occasione di riscatto, dove la lotta per l'esistenza trova uno scopo, un pò come Santiago, protagonista di "Il vecchio e il mare", i due protagonisti affrontantano il mare della vita, con le vele spiegate e rattoppate con sacchi di farina. " Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai"( Hemingway), ed è quello che faranno Ella e John, malgrado le avversità e il tempo che stringe.
La scelta di due attori di eccellente statura, quali Helen Mirren e Donald Sutherland, si rivela invece una sfida fin troppo facile, i due veterani si mettono agilmente alla guida dello sgangherato Leisure Seeker e lo conducono ovunque vogliano andare, decidono le fermate, ne stabiliscono l'andamento, cosicchè , anzichè conduttore, Virzì ne diventa il passeggero e ci si mette comodo. Forse la scenata di gelosia poteva anche essere risparmiata, appare forzata e tristemente kitsch.... non hanno abbastanza guai i due, che bisogno c'è di allungare il brodo ?
Un film che piacerà a un pubblico di mezza età , tropppo lontano per attirare un pubblico giovane, e troppo malinconico per un pubblico anziano che non avrà voglia di specchiarsi in un futuro alle porte, nel malinconico, agrodolce viale del tramonto.
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eugenio
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lunedì 7 maggio 2018
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on the road tra lucchesia e america
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Va tutto come deve andare in questo film di Paolo Virzì e questo non sempre è positivo.
Mi spiego meglio.
Sembra passato molto tempo dal commovente e ben riuscito, oltre che emozionante, La Pazza gioia in quei territori della Lucchesia cari al regista. Eppure non sono passati che due anni e Virzì insiste sul leit-motiv del viaggio come strumento di conoscenza e anche di rinascita (quale clichè), in territorio “ospite”, l’America (già analizzata “attraverso” lo sguardo disincantato di Corrado Fortuna nel lontano 2002), tentando la realizzazione di un epigono di quello che fu un successo italiano.
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Va tutto come deve andare in questo film di Paolo Virzì e questo non sempre è positivo.
Mi spiego meglio.
Sembra passato molto tempo dal commovente e ben riuscito, oltre che emozionante, La Pazza gioia in quei territori della Lucchesia cari al regista. Eppure non sono passati che due anni e Virzì insiste sul leit-motiv del viaggio come strumento di conoscenza e anche di rinascita (quale clichè), in territorio “ospite”, l’America (già analizzata “attraverso” lo sguardo disincantato di Corrado Fortuna nel lontano 2002), tentando la realizzazione di un epigono di quello che fu un successo italiano.
Però guardando, Ella e John, (con sottotitolo The leisure seeker, il camper dei viaggi di vita dei protagonisti) ho avuto la sensazione di una produzione media americana con tanto di regista statunitense.
Che Donald Sutherland ed Helen Mirren, l’anziana coppia protagonista, si metta in viaggio, ad insaputa dei figli (abbastanza bamboccioni) di lei, per sfuggire a una imminente separazione (lui ha crisi di memoria molto forti), secondo uno stilema tipico dell’on the road , è cosa buona e giusta ma la scorrevolezza della trama si aggrappa a rigidità retoriche sull’importanza del viaggio come strumento di cambiamento di vita e mente.
Una vita che volge al termine, malinconia di un’esistenza felice ma oramai breve, con tutto ciò che questo comporta in termine di bilanci, paure, interrogativi. E insieme l’arte del narratore che si immedesima in quella del cineasta livornese nella sua capacità sempre presente, sempre accalorata nel parlare attraverso i suoi protagonisti, dosando quindi con dolcezza e sapienza commedia e dramma.
Ella e John è un film che però indugia. E troppo. Virzì è assai abile e capace di infondere al suo cinema il marchio della qualità facendoci innamorare dei suoi protagonisti, della loro innata forza emotiva, ma in questo contesto, all’atto di descrivere elementi delicati come la morte, la malattia, il rifugio da un mondo dei vivi a cui i due protagonisti vorrebbero ancora appartenere (vedi la dolcissima e elegiaca scena di sesso) il regista si blocca. E diviene meno viscerale.
Si rifà quindi a precise argomentazioni, lucide e ineccepibili, asciutte nella precisa collocazione del cinema americano, ma non riesce con due mostri sacri del cinema a creare quel sottile legame empatico della fine di un’era, la fine della vita, cogliendo assonanze di un tema vagamente alla Thelma e Luise senza rapina.
Non è mai troppotardi -citava un recente film con Jack Nicholson- per andare incontro al proprio destino. Virzì oltre l’emozione di una commedia on the road, ha però il pregio, nel suo controllato pudore, di sfruttare i suoi protagonisti come stilemi di un mondo che oggi sta morendo. Un mondo sempre più vecchio, che ha costruito con determinazione il suo castello, si è barricato dentro e ora si lascia andare. Chiude le porte suggellando con amour il suo congedo alla nuova generazione, chiedendo scusa a tutti e tutto comprendendo che il proprio tempo è oramai finito.
Con tanti saluti al fardello del passato.
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marcobrenni
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domenica 27 gennaio 2019
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gli anziani sono ormai il futuro
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Ella & John è certamente un film valido sotto molti aspetti: tematico, stilistico e estetico.
-Tematico: l'Occidente è in forte denatalità, soprattutto in Europa ma anche altrove, quindi il tema dell'anzianità è attuale, anzi sembra ormai addirittura il futuro d'una civilità decadente. Non solo, ma si affronta pure il delicato ed urgente problema dell'eutanasia, qui praticata chiaramente fuori ogni regola.
-Stilistico: sebbene si tratti d'una problematica molto seria, il regista ha il pregio di affrontarla con elegante tocco d' ironica leggerezza, persino a tratti
cinica - un po' alla Woody Allen (humor nero).
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Ella & John è certamente un film valido sotto molti aspetti: tematico, stilistico e estetico.
-Tematico: l'Occidente è in forte denatalità, soprattutto in Europa ma anche altrove, quindi il tema dell'anzianità è attuale, anzi sembra ormai addirittura il futuro d'una civilità decadente. Non solo, ma si affronta pure il delicato ed urgente problema dell'eutanasia, qui praticata chiaramente fuori ogni regola.
-Stilistico: sebbene si tratti d'una problematica molto seria, il regista ha il pregio di affrontarla con elegante tocco d' ironica leggerezza, persino a tratti
cinica - un po' alla Woody Allen (humor nero). Il racconto è chiaramente tragicomico, con due anziani ormai avviati sul "Sunset Boulevard", entrambi malati
gravi, ma che non si perdono d'animo affrontando la loro (ultima) avventura in Camper con baldanzoso spirito goliardico, e come meta, rendere visita (omaggio) all'ultima dimora di Hemingway a Key West - Florida, scrittore di cui l'anziano professore di lettere John sembra invaghito. L'espediente dell'improbabile ultima "fuga d'amore" è significativo, ma pure divertente laddove mette figli, parenti e amici in forte, a volte isterica agitazione. È chiaramente Ella, la lucidissima e brillante moglie ad aver architettato il piano con tanto di Exit finale, di cui però l'ignaro e quasi demente marito non nutre alcun sospetto. La narrazione intercala sapientemente episodi comici con momenti tragici, da cui però entrambi si riscattano con insospettato vitalismo. Solo verso la fine s'intuisce la vera intenzione del viaggio che è quello di farla finita in modo meno cruento possibile: Ella approfitta di una celata falla nel sistema di scappamento per riempire nottetempo il Camper di gas tossico, non dopo aver somministrato il sonnifero al povero e ignaro consorte. Virzì affronta pure con molta delicatezza il tema dell'erotismo (sesso) in tarda età, voglia che non scompare mai del tutto, ma che a tuttora è celato come tabù "sconveniente": uno degli ultimi rimasti in un oversexualized world.
- Estetico: L'ambientazione è molto solare, allegra, nonostante il tragico destino. Entrambi gli espertissimi attori sono formidabili (!) calati nel ruolo con rara maestria e delicatezza. Desta stupore come Virzì abbia saputo cogliere l'essenza dello spirito americano, a volte molto gioviale - "easy going", a volte rude e scontroso. C'è chi lo critica per aver usato tutti gli stereotipi per criticare gli USA, come il kitsch imperante persino a Key West (!), il Junk food, la
cialtrona campagna elettorale di Trump e persino la criminalità. A me non sembra, e comunque non sarei così severo nel giudizio. Ha piuttosto il merito di
aver saputo brillantemente calare il suo racconto in una realtà che non è affatto la sua propria.
> Insomma: dieci e lode!
Marco Brenni
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great steven
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venerdì 22 febbraio 2019
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un amore prezioso e idilliaco a 80 anni.
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ELLA & JOHN – THE LEISURE SEEKER (IT/FR, 2017) diretto da PAOLO VIRZì. Interpretato da HELEN MIRREN, DONALD SUTHERLAND, CHRISTIAN MCKAY, JANEL MALONEY, DANA IVEY, KIRSTY MITCHELL, JOSHUA MIKEL, JOSHUA HOOVER, ROBERT WALKER BRANCHAUD
The Leisure Seeker ("il ricercatore dello svago") è il nome del camper con cui i coniugi Ella e John Spencer andavano in vacanza coi figli Jane e Will negli anni 1970. Ora i due figli adulti e invadenti vorrebbero ricoverare il padre, ammalato di Alzheimer, in un ospizio e la madre, nella fase terminale di un tumore al pancreas, in ospedale, ma la coppia di anziani, pur di sfuggire a un infausto destino che li separerebbe per sempre, riagguantano il malconcio veicolo di quarant’anni prima e si mettono in viaggio dal Massachusetts al South Carolina, diretti alla casa di Ernest Hemingway a Key West.
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ELLA & JOHN – THE LEISURE SEEKER (IT/FR, 2017) diretto da PAOLO VIRZì. Interpretato da HELEN MIRREN, DONALD SUTHERLAND, CHRISTIAN MCKAY, JANEL MALONEY, DANA IVEY, KIRSTY MITCHELL, JOSHUA MIKEL, JOSHUA HOOVER, ROBERT WALKER BRANCHAUD
The Leisure Seeker ("il ricercatore dello svago") è il nome del camper con cui i coniugi Ella e John Spencer andavano in vacanza coi figli Jane e Will negli anni 1970. Ora i due figli adulti e invadenti vorrebbero ricoverare il padre, ammalato di Alzheimer, in un ospizio e la madre, nella fase terminale di un tumore al pancreas, in ospedale, ma la coppia di anziani, pur di sfuggire a un infausto destino che li separerebbe per sempre, riagguantano il malconcio veicolo di quarant’anni prima e si mettono in viaggio dal Massachusetts al South Carolina, diretti alla casa di Ernest Hemingway a Key West. John è forte a livello fisico ma smemorato e stranito a tal punto che, letteralmente, va e viene con la testa, mentre Ella è una forza della natura, dal corpo però fragile e acciaccato che le procura insistenti dolori. Durante il viaggio rivivranno momenti belli del passato e collezioneranno ricordi, incontri, campeggi, scenette divertenti e diapositive consunte dal tempo. Jane e Will non esitano a denunciarne la scomparsa alla polizia, ma ciò che ignorano è il patto silente ed implicito che i loro genitori hanno architettato: una fine programmata che si concretizzerà una volta raggiunta l’ultima meta del viaggio. Al suo primo film in inglese, Virzì riprende la metafora dello spostamento a bordo di un autoveicolo per raccontare una storia che approfondisce conoscenze, sensazioni, emotività e reciproche stime. Ma, diversamente da La pazza gioia, laddove si viaggiava fra due sconosciute che partono senza sapere nulla l’una dell’altra per poi adorarsi come le migliori sorelle, qui abbiamo a che fare con una donna e un uomo sposati da un cinquantennio, i quali si accorgono, man mano che i loro ultimi giorni di vita si spendono in un’atmosfera placida e ovattata (malgrado la vivacità delle tappe), di essersi nascosti a lungo segreti scabrosi, relazioni amorose ignote, verità taciute e piccole bassezze infingarde, insieme però anche ad una porzione d’affetto molto più vasta di quanto essi stessi non la valutassero. Sutherland interpreta un professore di letteratura in pensione, assai celebre presso i suoi ex studenti, innamorato di Hemingway e Melville (la letteratura americana immortale è un punto cruciale su cui la pellicola ruota per esplicare il connubio fra lacrime e risate che si tramuta in un legame d’amore immensamente sfaccettato) e brillante insegnante. Ora, senza la moglie, nemmeno un pigiama riuscirebbe ad infilarsi. Mirren veste i panni di una consorte devota e loquace, che gradisce l’altrui compagnia per narrare le vicende personali, piena di premura verso il marito ed espansiva pressoché con chiunque ma pure ardita e minacciosa all’occorrenza (strepitosa, a tal proposito, la sequenza coi due rapinatori che poi rinunciano a rubar loro anello e portafoglio). Pieno di passaggi favolosi per quanto divertimento sanno innescare accanto a scene di commozione tangibile e palpabile, è un film composito ed omogeneo al tempo stesso, qualità rara per le commedie odierne, poiché per l’appunto è in grado di coniugare la tragedia alla comicità, evitando la retorica al pari della trappola del ricatto basato sullo sfruttamento di un’ipotetica miseria delle anime che si potrebbe ravvisare nei personaggi. Ma il regista mostra di amarli in modo eccezionale, e la gioia che traspare mentre li espone sul grande schermo è tanto meravigliosa che sembra di assistere alla rievocazione, in soli 112 minuti, di un’intera esistenza di coppia. In superficie come tutte le altre, analizzando più a fondo straordinaria. Virzì smentisce un’attesa, allarga fiducioso lo sguardo e centra il bersaglio deviando la traiettoria di un sentimento che, in assenza della sua mano pronta ed efficace, sarebbe apparso smanceroso: grazie inoltre alla perfetta alchimia Mirren-Sutherland, la storia si conferma verosimile, mai patetica, al limite del sublime, congegnata benissimo nel suo delizioso equilibrio fra pathos e ironia, dolcezza e amarezza. Fruttifero il disegno dei caratteri dei figli: la loro imperterrita convinzione che il padre e la madre non siano più capaci di badare a sé stessi costituisce la descrizione veritiera di un rapporto famigliare di ineccepibile attualità che riabilita gli anziani agli occhi dei loro impietosi quanto meschini detrattori. Sullo sfondo, un’America volta al cambiamento sociale e politico in cui Ella e John si muovono come pedine ignare, eppure in qualche maniera consapevoli che quella nazione non gli appartiene più (ambientazione nel periodo elettorale – agosto 2016 – che contrappose la candidatura presidenziale di Hillary Clinton a quella di Donald Trump). Tratto dal bestseller di Michael Zadoorian In viaggio contromano.
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fabio
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venerdì 17 agosto 2018
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virzì guarda ad hemingway ma da lontano
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C'è del buono in quest'opera che tuttavia non raggiunge l'equilibrio incantevole de "La pazza gioia".
La falsa riga Hemingway non viene fuori come meriterebbe. Rimane un film "on the road" come tanti ma con poco sguardo al paesaggio che viene attraversato (eccetto qualche inquadratura su dei ponti futuristici e una sosta in riva all'oceano). La tematica della vecchiaia, del rapporto con i figli e del fine vita viene trattata con delicatezza ed in questo Virzì fa centro dimostrando ancora una volta il suo sincero interesse per l'essere umano.
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