Anno | 2017 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Pierfrancesco Campanella |
Attori | Ermanno Ribaudo, Orio Caldiron, Chiara Campanella, Matteo Campanella, Mario D'Imperio Lorenzo De Luca, Piera Degli Esposti, Andrea Falconi, Maria Rita Hottò, Francesco Mariottini, Fabio Melelli, Emanuele Pecoraro, Michele Placido, Fabrizio Rampelli (II), Carla Solaro, Marco Werba. |
Uscita | giovedì 30 novembre 2017 |
Distribuzione | Cinedea srl |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,07 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 29 novembre 2017
Marco Ferreri è stato uno dei grandi maestri del cinema italiano: dissacrante e anticonformista, sempre in bilico tra l'ironico e il grottesco più estremo.
CONSIGLIATO SÌ
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Un poliziotto privato si trova ad affrontare un enigma irrisolto: chi ha ucciso Marco Ferreri, e perché? La sua indagine passa attraverso la visione degli spezzoni di molti film diretti da Ferreri, ma anche di alcune interviste ad esperti del settore: critici cinematografici e d'arte contemporanea, storici del cinema e operatori culturali, più due attori che hanno lavorato con il regista irriverente, Michele Placido e Piera Degli Esposti.
Pierfrancesco Campanella, che ha ideato, realizzato e diretto I Love... Marco Ferreri, struttura il suo docufilm come un thriller culturale e lo chiude con la dichiarazione d'amore del titolo.
Lungo la via si assicura di inserire anche pareri meno lusinghieri su un autore di non facile decodificazione, compreso un "avvocato del diavolo" che sostiene la tesi secondo cui Ferreri è stato sopravvalutato. Il cinema di Ferreri è senza tempo o irrimediabilmente datato? È un autore "da ricordare come vivo", come afferma Piera degli Esposti, o da seppellire in un museo?
La scelta di non far parlare l'autore stesso, che appare solo in una brevissima intervista a docufilm quasi terminato, è pericolosa non solo perché Ferreri era molto bravo a raccontarsi da solo, ma soprattutto perché credeva che il suo cinema non legittimasse una sola chiave di lettura. E probabilmente avrebbe liquidato le interpretazioni dotte che gli esperti ne fanno in questo docufilm come eccessivamente analitiche e cerebrali. In effetti parlano meglio per lui le immagini tratte dai suoi film, qui dispensate con generosità, da cui emergono i molti temi trattati dagli esperti: dalla deformazione grottesca di una società che Ferreri sapeva di non poter cambiare alla superiorità femminile (in barba a chi definiva il regista un misogino), dall'ossessione per il cibo (e per l'essere divorati, oltre che divorare) a quella per gli animali e il mare "madre".
Anche lo stile di Ferreri, che alla parola "stile" sarebbe rabbrividito, fatto di fantasmi e metafore, di specchi e di visioni, a comporre quella "ontologia allucinatoria" di cui parlava Pier Paolo Pasolini (uno dei pochi ad averlo fotografato, da artista ad artista), è più immediatamente comprensibile attraverso le immagini che attraverso le disamine verbali. Anche perché Ferreri, da "disobbediente nato", come lo definisce Piera Degli Esposti (sempre da artista ad artista) si è divertito ad essere tutto e il contrario di tutto, irriducibile a una sola spiegazione.
I Love... Marco Ferreri resta comunque una testimonianza utile a ricordare un autore che "oggi non starebbe in silenzio", e su cui invece il silenzio è calato, forse proprio a causa della sua fastidiosa abitudine a colpire nel segno, creando in noi il disagio di vederci scoperti.