toni mais
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martedì 30 luglio 2019
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l'arte può cambiare il mondo ?
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Nella Polonia de del 1948 , un artista , docente all'Accademia delle Belle Arti , non accetta di piegarsi alla radicalizzazione del comunismo ( realismo socialista tendente ad avvicinare le masse attraverso l'arte ) , fino a sacrificare tutto ciò che lo circonda , gli affetti più cari : la moglie, la figlia, l'allieva, se stesso. Morrà per sostenere il proprio manifesto : l'Unismo. Il suo sacrificio ( fosse stato solo il suo ) potrebbe apparire nobile anche se ostinato ma , in realtà, il suo pensiero è semplicemente non troppo dissimile da quello che lo annienterà . Strezminsky non pone in vendita le proprie opere, le dona al Museo , nel quale realizzerà il suo sogno utopico che è quello di conferire al luogo il ruolo di agente di cambiamento sociale e politico .
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Nella Polonia de del 1948 , un artista , docente all'Accademia delle Belle Arti , non accetta di piegarsi alla radicalizzazione del comunismo ( realismo socialista tendente ad avvicinare le masse attraverso l'arte ) , fino a sacrificare tutto ciò che lo circonda , gli affetti più cari : la moglie, la figlia, l'allieva, se stesso. Morrà per sostenere il proprio manifesto : l'Unismo. Il suo sacrificio ( fosse stato solo il suo ) potrebbe apparire nobile anche se ostinato ma , in realtà, il suo pensiero è semplicemente non troppo dissimile da quello che lo annienterà . Strezminsky non pone in vendita le proprie opere, le dona al Museo , nel quale realizzerà il suo sogno utopico che è quello di conferire al luogo il ruolo di agente di cambiamento sociale e politico . L'arte cambierà il mondo. Ora sappiamo fin troppo bene che l'arte è solo la rappresentazione della trasformazione senza esserne la causa , guai se lo fosse ! Plasmare il futuro ? Utopia appunto. Ma se il pensiero di Strezminsky non mi ha entuasiasmato, quello di Wajda mi ha entusiasmato ancora meno: non ha saputo rappresentare la miopia dell'artista appena inferiore a quella di chi lo ha perseguitato,
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giuseppe
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venerdì 26 luglio 2019
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un eccellente bioptic
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Un film che si basa sulla storia di un artista nella società polacca e nella transizione dalla fine della seconda guerra mondiale alla democrazia.
Ma quale democrazia?
Un regime occhiuto soffoca ogni legittima aspirazione artistica e
di libertà, in un socialismo reale interpretato dalla burocrazia meglio in Polonia che nella stessa madre patria. Persino la sua iscrizione alla associazione degli artisti gli viene negata, quando non si allinea.
Insomma il povero maestro, non può più dipingere, ne insegnare ad un gruppo di studenti che apprezzano la sua lezione.
Anticipatore dell'arte astratta ma con solide basi culturali, bellissima la spiegazione agli alunni di un quadro di Vincent Van Gogh, non può avere vita facile nel paese dove l'unico realismo possibile è quello socialista.
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Un film che si basa sulla storia di un artista nella società polacca e nella transizione dalla fine della seconda guerra mondiale alla democrazia.
Ma quale democrazia?
Un regime occhiuto soffoca ogni legittima aspirazione artistica e
di libertà, in un socialismo reale interpretato dalla burocrazia meglio in Polonia che nella stessa madre patria. Persino la sua iscrizione alla associazione degli artisti gli viene negata, quando non si allinea.
Insomma il povero maestro, non può più dipingere, ne insegnare ad un gruppo di studenti che apprezzano la sua lezione.
Anticipatore dell'arte astratta ma con solide basi culturali, bellissima la spiegazione agli alunni di un quadro di Vincent Van Gogh, non può avere vita facile nel paese dove l'unico realismo possibile è quello socialista.
Fotografia impeccabile e ambientazione disperata dalla miseria di un uomo di valore che per la fame si ammala di tubercolosi, rendono merito ad un grande regista di esprimere affetto, simpatia e malinconia per un artista che avrebbe meritato ben altro destino.
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vanessa zarastro
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venerdì 26 luglio 2019
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nostalgia dello spirito rivoluzionario
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Il film “Afterimage”, titolo internazionale, narra gli ultimi quattro anni della vita del pittore polacco Wladyslaw Strzeminski, una figura storica che aveva conosciuto Chagall, Malevic e Rodcenko. Siamo nel 1948 a Lodz, in Polonia. Varsavia è distrutta e Lodz funge da capitale de facto, buona parte degli apparati governativi e amministrativi nazionali avevano sede lì.
Strzeminski (magistralmente interpretato da Boguslaw Linda) aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale, dove aveva perso un braccio e una gamba. Aveva creduto nella rivoluzione e aveva abbracciato la filosofia dell’arte avanguardista. Inoltre aveva fondato il Museo dell’Arte Moderna a Lodz, dove aveva curato personalmente la sala del neo-plasticismo, che raccoglieva alcuni suoi quadri astratti e le sculture della moglie Katarzyna Kobra protagonista con lui di un irripetibile sodalizio artistico.
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Il film “Afterimage”, titolo internazionale, narra gli ultimi quattro anni della vita del pittore polacco Wladyslaw Strzeminski, una figura storica che aveva conosciuto Chagall, Malevic e Rodcenko. Siamo nel 1948 a Lodz, in Polonia. Varsavia è distrutta e Lodz funge da capitale de facto, buona parte degli apparati governativi e amministrativi nazionali avevano sede lì.
Strzeminski (magistralmente interpretato da Boguslaw Linda) aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale, dove aveva perso un braccio e una gamba. Aveva creduto nella rivoluzione e aveva abbracciato la filosofia dell’arte avanguardista. Inoltre aveva fondato il Museo dell’Arte Moderna a Lodz, dove aveva curato personalmente la sala del neo-plasticismo, che raccoglieva alcuni suoi quadri astratti e le sculture della moglie Katarzyna Kobra protagonista con lui di un irripetibile sodalizio artistico.
Wladyslaw Strzeminski sarà vessato dal regime sovietico stalinista perché non intende aderire agli stereotipi del realismo socialista e abbracciare l’ideologia del ruolo politico dell’arte.
Strzeminski era anche un teorico d’arte e uno storico e le sue lezioni all’Accademia erano molto seguite. Un gruppo di giovani studenti lo seguirà anche nella sua caduta, mettendo insieme i suoi scritti per farne un libro e tenendo viva l’idea di rivoluzione e libertà. Nelle sue lezioni il pittore dissidente parla di forma, di percezione e soprattutto di immagini. Così sostiene: «L’immagine deve essere soprattutto quello che si assorbe, da questo e da quello. Quando noi guardiamo un oggetto, ci rimane il suo riflesso nell’occhio, quando smettiamo di guardarlo e spostiamo lo sguardo altrove, un’immagine residua dell’oggetto rimane nell’occhio, una traccia dell’oggetto con forma uguale, ma stranamente di colore opposto. Un’immagine residua [powidoki, che è, appunto il titolo originale], le immagini residue sono i colori dentro l’occhio che guarda un oggetto, perché noi vediamo solo quello di cui siamo veramente consapevoli».
Il film ha una bella fotografia e una musica inquietante che sottolinea le difficoltà sempre crescenti del pittore polacco. Anche se appena tratteggiate, intense sono le figure delle due donne che circondano Strzeminski: la figlia Nika (interpretata da Bronislawa Zamachowska) che si fa restare da un’amica delle scarpe nuove per non far preoccupare il padre e la sua allieva Hania (interpretata da Zofia Wichlacz) innamorata di lui fin dalla prima lezione di pittura en plein air. Due scene almeno sono degne di essere ricordate: quella con i fiori blu portati sulla tomba della moglie coperta di neve e quella finale dove lui cade nella vetrina tra i manichini.
Il regista, morto a 90 anni, con questo film confeziona un omaggio al pittore, un uomo integro e visionario, una figura di riferimento per il suo tempo nonché profetica per il successivo, che è stato annientato per non essersi piegato al realismo socialista.
Ma tale omaggio potrebbe essere considerato anche un testamento spirituale e sa un po’ di autobiografia. Il modo di filmare di Wajda è ben radicato nel cinema del Novecento (così come le opere di Strzeminski) e la trama del film è decisamente contro chi vuole piegare l’arte alla politica.
Presentato al 41mo Toronto International Film Festival del 2016, “Il ritratto negato” in Italia è uscito solo in questi giorni.
Il film è in linea con la ricerca del regista polacco che ama narrare per immagini la storia della sua nazione. Le emozioni sono descritte con un tono contenuto, grazie anche alla splendida recitazione di Boguslaw Linda.
Lodz è anche città del cinema polacco tanto da essere chiamata “HollyLodz”. Qui si trova la celebre Scuola Statale di Cinema, Televisione e Teatro, dove si sono formati registi e attori conosciuti in tutto il mondo, come Roman Polanski, Krzysztof Kieślowski, Krzysztof Zanussi o Jerzy Skolimowski.
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sabrina
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sabato 20 luglio 2019
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meraviglioso melanconico struggente
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Un film bellissimo. L'arte come libertà politica di pensiero e di religione
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fabiofeli
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giovedì 18 luglio 2019
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la spinta propulsiva esaurita
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Polonia 1948. Il buonumore di una classe di studenti che apprendono l’arte di dipingere a olio durante una lezione all’aria aperta contagia l’insegnante, il pittore 55enne Strzeminsky (Boguslaw Linda), il quale, nonostante le gravi menomazioni subite nella prima guerra mondiale quando era sui venti anni - mano sinistra e gamba destra amputate - e l’età non più verde, raggiunge il gruppo dei discenti lasciandosi rotolare lungo il pendio fiorito. I giovani lo adorano mentre spiega la fisiologia dell’occhio umano, una “educabile”camera oscura che permette di capire profondità e rilievo dall’accostamento di colori caldi a colori freddi; l’ultima arrivata alle lezioni è una bellissima ragazza che pende dalle labbra del professore, che spinge i giovani a cercare la loro maniera di vedere paesaggi, persone, oggetti in piena libertà.
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Polonia 1948. Il buonumore di una classe di studenti che apprendono l’arte di dipingere a olio durante una lezione all’aria aperta contagia l’insegnante, il pittore 55enne Strzeminsky (Boguslaw Linda), il quale, nonostante le gravi menomazioni subite nella prima guerra mondiale quando era sui venti anni - mano sinistra e gamba destra amputate - e l’età non più verde, raggiunge il gruppo dei discenti lasciandosi rotolare lungo il pendio fiorito. I giovani lo adorano mentre spiega la fisiologia dell’occhio umano, una “educabile”camera oscura che permette di capire profondità e rilievo dall’accostamento di colori caldi a colori freddi; l’ultima arrivata alle lezioni è una bellissima ragazza che pende dalle labbra del professore, che spinge i giovani a cercare la loro maniera di vedere paesaggi, persone, oggetti in piena libertà. Più che prevedibile che nella neonata Repubblica Popolare l’artista si scontrerà con il neoministro delle belle arti deciso ad imporre il realismo sovietico: il pittore subirà le peggiori conseguenze della ribellione al diktat su se stesso e sulla figlia che è poco più che una bambina …
Il pittore è realmente esistito e Wajda si specchia in questa storia come pittore e come artista di cinematografia, a lungo oppositore del regime polacco. Già nel 1952 i polacchi che rivendicavano una repubblica democratica avevano visto nascere la Repubblica Popolare di Polonia, subordinata all’URSS come gli altri stati dell’Est Europeo. Nei paesi occidentali europei i Partiti Comunisti, quello italiano incluso, non avevano ancora compreso nel secondo dopoguerra ed affermato chiaramente che la “spinta propulsiva della rivoluzione di ottobre” della quale parlò Enrico Berlinguer a più riprese dal 1969 in poi si era esaurita ed arrestata ben prima. Nell’Uomo di marmo del 1976 Wajda racconta la storia di uno stakanovista, e in Katyn del 2007 scava in tempi ancora più lontani, nella guerra mondiale: ha ancora sassi nelle scarpe che vuole togliere su una pagina controversa di storia; a lungo si era affermato che la strage di più di 20.000 ufficiali polacchi (tra questi lo stesso padre del regista) è stata opera dei nazisti, ma poi documenti degli archivi russi sui quali è stato tolto il segreto dopo il 1989 hanno rivelato le responsabilità dell’Armata Rossa; Katyn fu presentato nel 2008 al Torino Film Festival, ma in Italia fu distribuito in pochissime copie e raggiunse pochi spettatori nelle sale cinematografiche. Anche in questa ultima opera, Il ritratto negato (2016), presentato a Toronto al TIFF, il modo di filmare di Wajda, alle soglie dei 90 anni, è ancora ben radicato nel buon cinema del novecento e la trama prende di mira chi vuole piegare l’arte alla politica ; a nostro giudizio avrebbe raggiunto una riuscita ancora migliore se fosse stato girato con qualche spunto melodrammatico in meno, anche se le emozioni sono descritte con un tono contenuto. In questo senso la pellicola è comunque da consigliare anche se non attinge ai livelli, ad esempio, di quell’autentico capolavoro in bianco e nero che è Cold War del connazionale Pawlikowski, premiato di recente a Cannes.
Valutazione ***
FabioFeli
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lbavassano
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domenica 14 luglio 2019
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un film straordinario
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Il testamento spirituale di Andrzej Wajda è un terribile atto d'accusa nei confronti della storia e delle falsificazioni ideologiche, dell'ipocrisia e dell'opportunismo troppo umani, ma anche un atto di fede nell'arte, ancor più nei Maestri, portatori di quella scintilla di speranza, anche nei periodi più tetri, che può divenire una fiaccola quando trova, e non può non trovare, se i maestri sono autenticamente tali, testimoni e discepoli. Un atto d'amore infine, verso il cinema, a partire da quel cappottino rosso che non può non ricordarcene un altro, altre vittime. Soprattutto, però, è un film molto bello, da tutti i punti di vista, interpreti, sceneggiatura, fotografia, colonna sonora, un film straordinario.
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Il testamento spirituale di Andrzej Wajda è un terribile atto d'accusa nei confronti della storia e delle falsificazioni ideologiche, dell'ipocrisia e dell'opportunismo troppo umani, ma anche un atto di fede nell'arte, ancor più nei Maestri, portatori di quella scintilla di speranza, anche nei periodi più tetri, che può divenire una fiaccola quando trova, e non può non trovare, se i maestri sono autenticamente tali, testimoni e discepoli. Un atto d'amore infine, verso il cinema, a partire da quel cappottino rosso che non può non ricordarcene un altro, altre vittime. Soprattutto, però, è un film molto bello, da tutti i punti di vista, interpreti, sceneggiatura, fotografia, colonna sonora, un film straordinario.
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