Il racconto dei racconti |
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Un film di Matteo Garrone.
Con Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees.
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Titolo originale Il racconto dei racconti - Tale of Tales.
Fantasy,
Ratings: Kids+13,
durata 125 min.
- Italia, Francia, Gran Bretagna 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 14 maggio 2015.
MYMONETRO
Il racconto dei racconti
valutazione media:
3,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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C'ERA UNA VOLTAdi ROBERT EROICAFeedback: 9266 | altri commenti e recensioni di ROBERT EROICA |
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domenica 17 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una regina che mangia il cuore di un drago marino per avere un figlio; due gemelli separati da diversi rapporti di potere ma amici per la pelle; un sovrano capriccioso e donnaiolo che viene gabbato da una vecchia laida e poverissima; un re più attento ad allevare pulci che a comprendere le ragioni dell’unica figlia, che poveretta, andrà in sposa ad un terribile orco… Queste sono, per brevi accenni, le storie racchiuse ne “Il racconto dei racconti” ultima fatica di Matteo Garrone, che vanta un cast internazionale (da Cassel alla Hayek, da John C. Reilly a Stacy Martin) e concorre per il massimo premio al Festival di Cannes. Tratto da uno dei grandi novellieri del Seicento, il lavoro di Garrone, dopo “Gomorra” e “Reality” non tradisce le attese e continua il percorso verso una via italiana all’avanguardia. Ed è paradossale dire questo di fronte ad un film che è al contempo colto e popolare, ma anche, e questa è la sua maggior peculiarità, imperscrutabile negli sviluppi, imprevedibile nei contesti e, per molti versi, mai visto. In cosa si discosta quindi “Il racconto dei racconti” da ogni altro fantasy ? Come sempre in Garrone, la carta vincente è l’acclimatamento della macchina da presa, l’abitare il territorio per scoprirne il lato oscuro (sia esso il sottobosco criminale di Gomorra, ma anche la “Casa del Grande Fratello” vale a dire la mente paranoica di un aspirante concorrente); Garrone esplora i territori della fiaba e anziché giocare alla citazione e al riconoscimento, ribalta lo stereotipo trasformandolo in dimensione aliena, da cui solo una verità può arrivare. Ed è una verità che ci riguarda, che fa paura e che non pertiene al fantastico, ma alla vita terrena di ognuno di noi: non per niente, a scatenare tutte le azioni sono i sentimenti, buoni o cattivi, ma sono sempre quelli governano il mondo. Garrone vorrebbe stupire ad ogni scena e spesso ci riesce. E si concede anche di perdere qualche carta per la strada (come il ragno gigante che diventa fanciulla e rimane sepolta nella terra) e di inserire nel finale Massimo Ceccherini sul carro dei buffoni. Curiosa la colonna sonora che sembra rielaborare quella de “Il mulino delle donne di pietra” di Giorgio Ferroni, classico dell’horror all’italiana del 1960.
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