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Salma Hayek: "le favole sono le nostre speranze"

Intervista alle star de Il racconto dei racconti.
di Gabriele Niola

In foto Vincent Cassel, Salma Hayek e Matteo Garrone durante il photocall del film.
Salma Hayek (Salma Hayek-Jimenez) (57 anni) 2 settembre 1966, Coatzacoalcos (Messico) - Vergine. Interpreta Regina (La regina) nel film di Matteo Garrone Il racconto dei racconti - Tale of Tales.

giovedì 14 maggio 2015 - Incontri

Sono tutti qui a Cannes ma il film non l'hanno ancora visto. Salma Hayek, Toby Jones, John C. Reilly e Vincent Cassel hanno accompagnato Il racconto dei racconti - Tale of Tales per la prima proiezione nel concorso del Festival di Cannes e proprio in sala assieme al resto degli spettatori lo vedranno per la prima volta. Lo stesso i cinque protagonisti del film hanno molto da dire sul lavoro fatto con il cineasta italiano su un set strano per loro, stranieri abituati a grandi film in costume ma non girati nel nostro stile, e strano per la troupe italiana, abituata a lavorazione molto meno ambiziose.

È Salma Hayek a rompere il ghiaccio per spiegare come solitamente capiti che il regista ti chieda di portare qualcosa nel personaggio mentre Garrone sembra che le abbia preso qualcosa: "Io credo che Matteo abbia abbozzato i caratteri, poi ci abbia guardato e quindi deciso cosa prendere da ognuno per arricchirli. Non me la sento di prendermi il merito per quel che ho portato al personaggio perchè mi sembra sia stato lui a prendere tutto da me, a scegliere con attenzione e cura cosa dei miei molti contributi fosse funzionale".

Lei con la sua regina che darebbe tutto per avere un figlio e poi ne rimane troppo attaccata ("mi ci relaziono benissimo, sono così anche con i miei figli e tant'è che sono rimasta molto in contatto con gli attori che interpretano i gemelli") è il motore di uno dei tre racconti del film, lo stesso che ha portato John C. Reilly, nel film suo marito, nelle gole dell'Alcantara: "Che posto incredibile!" ha dichiarato l'attore, "non ci ero mai stato e sembrava così piccolo nella cartina". La scena in questione è quella della lotta sottomarina con il drago per la quale, ha detto Garrone: "John voleva proprio stare con lo scafandro e l'armatura dentro l'acqua, con tutte le correnti che ci sono".

Al contrario il personaggio di Cassel non viaggia molto ma forse era il più delicato di tutti, a detta del regista, per l'equilibrio che deve mantenere tra serio e faceto, senza scadere nella farsa: "eppure con Matteo non abbiamo mai parlato della storia" dice Cassel, "ma solo del personaggio e della sua fisicità". L'attore francese interpreta un re erotomane, circondato da donne e sempre desideroso di possederne al punto di innamorarsi di una di queste solo sentendone la voce: "prima abbiamo trovato la sua apparenza fisica e il modo di muoversi, poi il resto è venuto da sé".

"Lavorare in America è un sogno certo ma in Italia è un'altra cosa, io quando studiavo recitazione guardavo e amavo solo il cinema italiano!", è invece la versione di Toby Jones, navigatissimo attore britannico, specializzato in film in costume che mai aveva lavorato come con Garrone: "spesso in America ti sembra di non far parte dello show business ma del business show, invece qui sentivo il vero amore per il cinema. La principale difficoltà con Matteo era il linguaggio, alle volte mi mandava delle note che capivo a stento e dovevo interpretare il suo linguaggio del corpo. Poi magari apposta facevo l'opposto dell'indicazione che pensavo mi avesse dato ma vedevo che gli piaceva lo stesso e quasi cambiava la direzione che pensava di prendere. In questo senso ci siamo fidati l'uno dell'altro".

Ad ogni modo, nonostante non abbiano ancora visto il film, tutti gli attori si erano fatti un'idea molto precisa dei racconti di Basile (avendoli letti o meno), in base alla quale hanno accettato la parte.
Il più preparato era senza dubbio John C. Reilly: "Io sono dodici anni che sto appresso alle fiabe, perchè le mie figlie vanno in una scuola steineriana e lavorando con loro, dirigendo molte recite scolastiche, ho capito che effetto fanno su un bambino, come lavorino sulla loro percezione. A questo punto essere chiamato ad interpretarne una, in Italia, è stato un gioco del destino incredibile".
Il più serio Toby Jones: "io non credo che siano davvero fiabe, mi sembrano più racconti popolari per la brutalità che esprimono, anche perchè non hanno nemmeno il tipico arco narrativo della fiaba, sembrano non finire mai realmente. Raccontano più il caos emotivo del mondo".
La più appassionata Salma Hayek: "alla fine quel che da sempre percepiamo come favola sono le nostre speranze, ciò che proiettiamo in esse e nel loro simbolismo esasperato, così che possiamo relazionarci tutti con esse"
Il meno diplomatico, guarda caso, Vincent Cassel: "quel che mi piace delle favole è come prendono degli archetipi narrativi e li sviluppino a partire da una tradizione orale che poi si fa scritta. Lo stesso identico meccanismo che è alla base delle religioni, evolvere un racconto a partire dalle paure umane. Il bello di entrambe è che tutto in esse può essere interpretato a piacere".

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