writer58
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domenica 17 maggio 2015
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once upon a time...
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La pellicola di Garrone è una festa per gli occhi e per la mente. Attinge a piene mani dalla tradizione fiabesca antica di Basile e ne propone una traduzione sfolgorante,fatta di paesaggi solenni e inquietanti, re e corti che convivono con la miseria della plebe, castelli merlati che svettano su pendii immemori del corso del tempo e un insieme di creature mitologiche -draghi, orchi, streghe, pulci giganti- che sembrano la materializzazione delle pulsioni e dei timori umani -desideri di possesso, di potenza, di maternità, paura della vecchiaia, della morte, della solitudine-.
Gli ambienti che ospitano le tre vicende -una regina sterile disposta a qualunque cosa pur di avere un figlio, un re ossessionato dal sesso che s'invaghisce di una megera di cui ascolta solo la voce, un sovrano che bandisce un concorso il cui vincitore sposerà sua figlia- sono straordinari e così evocativi che, durante la visione del film, ho pensato fossero effetti digitali prodotti al computer.
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La pellicola di Garrone è una festa per gli occhi e per la mente. Attinge a piene mani dalla tradizione fiabesca antica di Basile e ne propone una traduzione sfolgorante,fatta di paesaggi solenni e inquietanti, re e corti che convivono con la miseria della plebe, castelli merlati che svettano su pendii immemori del corso del tempo e un insieme di creature mitologiche -draghi, orchi, streghe, pulci giganti- che sembrano la materializzazione delle pulsioni e dei timori umani -desideri di possesso, di potenza, di maternità, paura della vecchiaia, della morte, della solitudine-.
Gli ambienti che ospitano le tre vicende -una regina sterile disposta a qualunque cosa pur di avere un figlio, un re ossessionato dal sesso che s'invaghisce di una megera di cui ascolta solo la voce, un sovrano che bandisce un concorso il cui vincitore sposerà sua figlia- sono straordinari e così evocativi che, durante la visione del film, ho pensato fossero effetti digitali prodotti al computer. Invece, il film è stato girato tra le gole dell'Alcantara (un torrente siciliano che scorre tra pareti alte levigate dall'acqua), il castello di Donnafugata in provincia di Ragusa, il bosco di Sasseto nell'alto Lazio, Castel del Monte e Gioia del Colle in Puglia.
Nel film di Garrone, al di là della maestosità degli esterni, non c'è nulla di etereo e di metafisico:le storie narrate - d'accordo con l'impianto della fiaba antica- sono carnali, crude, essenziali nell'esprimere le pulsioni che dominano gli umani, vita e morte si rincorrono, si sfiorano, si con/fondono, ci si innalza verso una condizione di privilegio o si perde repentinamente tutto. Non c'è traccia di intento moralizzatore- per fortuna-, ma nemmeno compiacenza nell'esporre i vizi dei deboli e dei potenti.
Anche l'introduzione di elementi "fantasy" appare ben integrata nell'opera del regista romano. La sequenza iniziale del re che s'immerge nell'acque del torrente con un'armatura da palombaro alla ricerca del drago marino appare non solo credibile, ma anche avvincente e bellissima. Cosi come diversi altri passaggi del film che non intendo spoilerare.
Il merito de "Il racconto dei racconti" consiste nell'aver integrato un'opera visivamente splendida (con un gusto pittorico e squisito dell'inquadratura) con una narrazione che recupera la dimensione allegorica dell'opera di Basile e propone uno scavo sulle dimensioni archetipiche della natura umana.
Un'operazione ardita, simile a quella di un funambolo che attraversi un precipizio camminando su una corda. Un'operazione, a mio giudizio, riuscita che rende Matteo Garrone uno degli autori italiani più dotati nel panorama attuale.
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jacopo giacomini
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venerdì 15 maggio 2015
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bellissimo
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Premetto che non sono un critico cinematografico, nè ho la presunzione di giudicare un opera d'arte come questa... mi rimetto a scrivere quello che penso e quello che mi è arrivato vedendo questo film...
Come prima cosa, un regista italiano che si spinge in un campo così delicato, secondo me, va premiato a prescindere... detto questo, il film è assolutamente riuscito. Non sembra, come dice il titolo, un racconto ma bensì una poesia sussurrata delicatamente... da godersi durante tutta la narrazione.
Un film profondo, a volte ironico, a volte erotico, a volte leggero che ti travolge di emozione e ti sconvolge per la sua crudezza e essenzialità.
Facile amare Basile per questi racconti geniali scritti più di 400 anni fà.
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Premetto che non sono un critico cinematografico, nè ho la presunzione di giudicare un opera d'arte come questa... mi rimetto a scrivere quello che penso e quello che mi è arrivato vedendo questo film...
Come prima cosa, un regista italiano che si spinge in un campo così delicato, secondo me, va premiato a prescindere... detto questo, il film è assolutamente riuscito. Non sembra, come dice il titolo, un racconto ma bensì una poesia sussurrata delicatamente... da godersi durante tutta la narrazione.
Un film profondo, a volte ironico, a volte erotico, a volte leggero che ti travolge di emozione e ti sconvolge per la sua crudezza e essenzialità.
Facile amare Basile per questi racconti geniali scritti più di 400 anni fà...
gli attori bravissimi, specie un Cassel autoironico nei panni di un Re libertino...
Fotografia e musiche perfette, sostenute da una scelta di luoghi tutti italiani meravigliosi...
Ottimo film, bravo Garrone... riprendiamoci il nostro spazio nel panorama mondiale, visto che come italiani abbiamo ancora tanto da dare al cinema internazionale...
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(di pietroabb)
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(di kimkiduk)
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(di johnny1988)
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(di silvano bersani)
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gianpaolo roselli
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venerdì 15 maggio 2015
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un fantasy colorato e multiforme del tutto nuovo
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Un fantasy originale.
Niente eroi o grandi gesta, ma solo l'umanità alle prese con le sue millenarie tragedie. I personaggi, molto diversi tra loro, sono infatti alle prese con limiti che da sempre appartengono agli uomini, limiti che l'uomo cerca puntualmente di superare. Il desiderio di avere un figlio nonostante l'infertilità, il sogno di un matrimonio che si scontra con le stravaganze di corte, il desiderio di bellezza, il potere, queste e altre tragedie rappresentate con immagini straordinarie, ricche di forme e colori forti e contrastanti. Forse per la prima volta nella storia del cinema esce un fantasy che si vede nella stessa maniera con cui si ascolterebbe un buon narratore attorno ad un falò, nel silenzio del bosco.
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Un fantasy originale.
Niente eroi o grandi gesta, ma solo l'umanità alle prese con le sue millenarie tragedie. I personaggi, molto diversi tra loro, sono infatti alle prese con limiti che da sempre appartengono agli uomini, limiti che l'uomo cerca puntualmente di superare. Il desiderio di avere un figlio nonostante l'infertilità, il sogno di un matrimonio che si scontra con le stravaganze di corte, il desiderio di bellezza, il potere, queste e altre tragedie rappresentate con immagini straordinarie, ricche di forme e colori forti e contrastanti. Forse per la prima volta nella storia del cinema esce un fantasy che si vede nella stessa maniera con cui si ascolterebbe un buon narratore attorno ad un falò, nel silenzio del bosco.
Una nota per tutte è l'immagine del castel del monte, nella sua meticolosa forma ottagonale, che si contrappone al deserto e all'infinito. complimenti a Garrone che ha portato nel cinema italiano un genere ad oggi niente affatto esplorato, conferendo ad esso una nota originalissima.
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[+] umanità???
(di pietroabb)
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maurizio meres
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sabato 16 maggio 2015
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la grande bellezza delle fiabe
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Film straordinario tratto da una raccolta del 1600 scritta da Giambattista Basile che furono nei secoli successivi grande fonte d'ispirazione ,in lingua Napoletana una serie di 50 fiabe , destinate ad pubblico adulto data la natura dei racconti e inizialmente al popolo alla gente comune,in un atmosfera surreale Garrone estrapola 3 storia in susseguirsi di libertà creativa nella più completa espressione artistica della sua mente senza pregiudizi entra in queste storie fantastiche così come anche lui le avrebbe scritte e di prepotenza entrate nella letteratura Italiana,le immagini diventano quadri viventi in un susseguirsi di ambientazioni immaginarie tra grottesco e surrealismo anche la musica in perfetta simbiosi con i dialoghi diventa fondamentale nelle scene entrando e uscendo nei tempi giusti,nel film l'amore visto come origine della vita in una trasformazione del corpo attraverso le metamorfosi scritte dal Basile delle opposte situazioni di vita dei personaggi.
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Film straordinario tratto da una raccolta del 1600 scritta da Giambattista Basile che furono nei secoli successivi grande fonte d'ispirazione ,in lingua Napoletana una serie di 50 fiabe , destinate ad pubblico adulto data la natura dei racconti e inizialmente al popolo alla gente comune,in un atmosfera surreale Garrone estrapola 3 storia in susseguirsi di libertà creativa nella più completa espressione artistica della sua mente senza pregiudizi entra in queste storie fantastiche così come anche lui le avrebbe scritte e di prepotenza entrate nella letteratura Italiana,le immagini diventano quadri viventi in un susseguirsi di ambientazioni immaginarie tra grottesco e surrealismo anche la musica in perfetta simbiosi con i dialoghi diventa fondamentale nelle scene entrando e uscendo nei tempi giusti,nel film l'amore visto come origine della vita in una trasformazione del corpo attraverso le metamorfosi scritte dal Basile delle opposte situazioni di vita dei personaggi.
Attori veramente bravi diretti magistralmente con un ottima fotografia cupa e molto tinteggiata così vuole l'ambientazione ,personaggi truccati perfettamente così come il copione esigeva goffi e a volte irreali"la bellezza è la bruttezza "
Garrone con questo suo ultimo lavoro diventa di diritto un regista a 360 gradi dove qualsiasi spunto di vita anche temporale arricchisce sempre di più la sua immaginazione che diventa reale attraverso le attualità del momento ,dove gli eventi si ripetono nel tempo con le stesse tematiche socioculturali .
Questi cambiamenti di genere sono segno di ricerca di approfondimento,di trovare nuove idee dal grande patrimonio letterario Italiano anche se a volte diventano di non facile comprensione e rischiano di creare discrepanze nel pubblico,ma rappresentano una grande maturità artistica.
Da vedere assolutamente per gli amanti del grande cinema .
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[+] ma l'hai lette le fiabe di basile?
(di pietroabb)
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pepito1948
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mercoledì 10 giugno 2015
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un'operazione non riuscita
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Non è immediatamente chiara l’operazione compiuta da Garrone nella rivisitazione cinematografica de Lu cunto de li cunti: leggendo il testo di Basile è forse possibile fare qualche raffronto utile con il film per trarne qualche elemento di giudizio in più.
Occorre premettere che in Basile è fondamentale il linguaggio, piuttosto rinnovato rispetto alla tradizione rinascimentale mitico-favolistica. Basile sembra riprendere omericamente la tradizione orale di racconti e fiabe (non ultima quella di Amore e Psiche) che poi faranno da punto di riferimento per i grandi favolisti successivi (da Perrault ai Grimm), ma li espone utilizzando in forma molto personale il dialetto napoletano di allora, la "lingua tosta", cioè quella della plebe, dura, aspra che riflette i malumori del popolo, le sue sofferenze, privazioni, differenze sociali; dialetto che sarà poi ammorbidito nell'Ottocento dalla musicalità e morbidezza del napoletano aulico della borghesia, tesa a neutralizzare lo spirito ribelle della plebe alla fine di un intenso periodo di conflitti sociali.
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Non è immediatamente chiara l’operazione compiuta da Garrone nella rivisitazione cinematografica de Lu cunto de li cunti: leggendo il testo di Basile è forse possibile fare qualche raffronto utile con il film per trarne qualche elemento di giudizio in più.
Occorre premettere che in Basile è fondamentale il linguaggio, piuttosto rinnovato rispetto alla tradizione rinascimentale mitico-favolistica. Basile sembra riprendere omericamente la tradizione orale di racconti e fiabe (non ultima quella di Amore e Psiche) che poi faranno da punto di riferimento per i grandi favolisti successivi (da Perrault ai Grimm), ma li espone utilizzando in forma molto personale il dialetto napoletano di allora, la "lingua tosta", cioè quella della plebe, dura, aspra che riflette i malumori del popolo, le sue sofferenze, privazioni, differenze sociali; dialetto che sarà poi ammorbidito nell'Ottocento dalla musicalità e morbidezza del napoletano aulico della borghesia, tesa a neutralizzare lo spirito ribelle della plebe alla fine di un intenso periodo di conflitti sociali.
Basile condisce la durezza del linguaggio con un' accentuata ricchezza di metafore, iperboli, improvvisazioni, grande libertà di espressione, a tratti volgarità (=espressività verbale fortemente popolare e ipercolorita) che innovano rispetto agli standard espressivi precedenti. E c'è sempre un misto spesso indistinguibile di verosimile ed inverosimile, realismo e fantasia, credenze e superstizioni, e non manca una costante leggera aura di ironia, anche nei momenti altamente drammatici. Difficile comprendere le involuzioni del linguaggio (ma aiuta molto l'intuito), tenuto anche conto della difficoltà di traduzione.
Il Pentamerone è un'opera destinata soprattutto ad essere letta e mimata a corte, dove recitazione, movimenti del corpo, tonalità della voce massimizzano l'efficacia della narrazione. Caratteristiche che non si conciliano perfettamente con il linguaggio delle immagini. Basti pensare alla descrizione minuziosa delle vecchie nella "Scorticata", perfettamente riuscita nella performance dialettale di Peppe Barra nei suoi spettacoli ma poco efficace nel racconto di Garrone. Insomma sembra un'opera da apprezzare leggendo il libro o a teatro, molto più che al cinema.
Tutto ciò per dire che nel Racconto dei racconti molto di quell'atmosfera si perde e le varianti (ovviamente necessarie) adottate dal regista non sono spesso felici. A parte l'errore di non rendere visibile, nell'oscurità delle immagini fumose, l'identità della donna in cui si trasforma il mostro nella caverna (fondamentale per dare un senso al racconto), nell'episodio dell'orco (in cui Garrone si sofferma eccessivamente sul rapporto affettivo tra re e pulce, laddove Basile sorvola concentrandosi sul rapporto tra principessa e orco), quest'ultimo da Basile non è del tutto disumanizzato: parla anziché grugnire e dichiara di volersi prendere cura della nuova sposa, il che dà un minimo di credibilità (volendo metaforizzare) al personaggio, mentre Garrone ne fa una bestia bruta che non rivela alcuna affettività (tranne l'attimo fuggente dell'abbraccio) e quindi senza sfaccettature. Ovvio il tentativo di dare un taglio "femminista" alla storia (anche per il modo completamente diverso in cui l'orco viene ucciso), mettendo in evidenza la forza e l'astuzia della principessa che diviene addirittura regina per il pentimento tardivo dello scellerato padre, così tradendo lo spirito e il pensiero (sicuramente maschilista) dei tempi e della società di allora e dei suoi chiaroscuri sociali (ben evidenti nei frequenti passaggi dal giorno alla notte e viceversa nelle storie di Basile).
Insomma sembra che l'operazione tentata da Garrone sia quella di cogliere spunti da un contesto narrativo lontano per rappresentare i vizi, i limiti, le pochezze (molto più delle virtù) di un'umanità che non è poi significativamente cambiata nel corso della storia, rinunciando a mantenere lo spirito e le peculiarità (così come l'ironia e una certa solarità) del racconto originale e accentuando i toni cupi e spesso mortiferi, che rivelano una certa indole dell’autore. Operazione legittima ma profondamente deludente.
Sul piano delle immagini, al di là dei paesaggi scelti con cura, la regia non brilla per originalità, ed il cast non offre una prova indimenticabile. Apprezzabili gli effetti speciali frutto di un artigianato che ritorna alle origini senza fare a meno della tecnologia moderna. Ma è un po’ poco.
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(di harroldthebarrel)
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alex2044
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sabato 16 maggio 2015
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matteo garrone , coraggioso e bravo !
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Coraggioso ! Garrone ha rischiato ed ha vinto la sua scommessa . Il film è visivamente eccezionale . I costumi , i trucchi , i personaggi , le ambientazioni , i paesaggi , tutto è studiato fin nei più piccoli particolari . L'animo umano è scandagliato in queste favole fin nel suo profoindo . L'amore per se stessi e per i figli, il rimpianto della giovinezza perduta , il rispetto della parola data fino alla volontà di trasformare la realtà sono i temi di cui trattano queste bellissime favole .L'inizio è un po' lento poi il film ti prende per mano ed entri in un mondo fantastico . A questo punto il viaggio all'interno del film è assolutamente piacevole e coinvolgente fino a dispiacerti quando arriva la fine e complici le meravigliose musiche di Desplat , un vero fuoriclasse , ti augureresti una quarta meravigliosa favola in più .
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Coraggioso ! Garrone ha rischiato ed ha vinto la sua scommessa . Il film è visivamente eccezionale . I costumi , i trucchi , i personaggi , le ambientazioni , i paesaggi , tutto è studiato fin nei più piccoli particolari . L'animo umano è scandagliato in queste favole fin nel suo profoindo . L'amore per se stessi e per i figli, il rimpianto della giovinezza perduta , il rispetto della parola data fino alla volontà di trasformare la realtà sono i temi di cui trattano queste bellissime favole .L'inizio è un po' lento poi il film ti prende per mano ed entri in un mondo fantastico . A questo punto il viaggio all'interno del film è assolutamente piacevole e coinvolgente fino a dispiacerti quando arriva la fine e complici le meravigliose musiche di Desplat , un vero fuoriclasse , ti augureresti una quarta meravigliosa favola in più . Gli attori sono bravissimi . Con una menzione particolare per Salma Hayek , il suo sguardo ed il suo portamento sono veramente regali . Garrone ci ha dimostrato che i generi sono un falso problema . Un grande regista rimane un grande regista . Bravo !
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zarar
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domenica 17 maggio 2015
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giambattista basile e il suo regista
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Inviterei chi va a vedere questo bel film a non sforzarsi di attribuirgli a tutti i costi frettolose etichette di genere. Quella di Garrone è un’operazione originale e tutta particolare, che gareggia, in un certo senso, con quella del favolista seicentesco Giambattista Basile da cui trae ispirazione. Ne ‘Lo cunto de li cunti’ Basile, che vive un’epoca di cambiamento e spericolato sperimentalismo, racconta favole crudeli (come sempre le favole) di amore e morte, vergini e orchi, re dissennati e principesse infelici, draghi malefici e fate benefiche, in cui un mondo tumultuoso sotterraneo di ossessioni e desideri, così diverso dalla nitida armonia rinascimentale, si scontra con una realtà che di razionale ha solo una legge mai smentita: quello che vuoi, lo avrai forse, ma a caro prezzo: per ogni vita, una morte, per ogni acquisto, una perdita, sul filo di un sottile equilibrio governato dalla fortuna.
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Inviterei chi va a vedere questo bel film a non sforzarsi di attribuirgli a tutti i costi frettolose etichette di genere. Quella di Garrone è un’operazione originale e tutta particolare, che gareggia, in un certo senso, con quella del favolista seicentesco Giambattista Basile da cui trae ispirazione. Ne ‘Lo cunto de li cunti’ Basile, che vive un’epoca di cambiamento e spericolato sperimentalismo, racconta favole crudeli (come sempre le favole) di amore e morte, vergini e orchi, re dissennati e principesse infelici, draghi malefici e fate benefiche, in cui un mondo tumultuoso sotterraneo di ossessioni e desideri, così diverso dalla nitida armonia rinascimentale, si scontra con una realtà che di razionale ha solo una legge mai smentita: quello che vuoi, lo avrai forse, ma a caro prezzo: per ogni vita, una morte, per ogni acquisto, una perdita, sul filo di un sottile equilibrio governato dalla fortuna. E lo racconta, lui uomo di cultura, con il dialetto napoletano, ricco, colorito, effervescente, esagerato, che enfatizza con la sua forte espressività contenuti eccentrici rispetto alla cultura ufficiale, a lungo rimossi. Il regista ha sentito il fascino e l’attualità di questa esplorazione sul crinale tra volontà e fortuna, ordine e disordine, bellezza e orrore, razionale e irrazionale, vi si è immedesimato totalmente e l’ha trasposta sullo schermo attraverso tre delle favole di Basile, quella di un figlio voluto a tutti i costi, quella di un impossibile ritorno di giovinezza, quella di un’ossessione/capriccio che rovina la vita tua e di chi ami. Nessuna operazione ‘scolastica’ (letture fuori campo, recupero artificioso del dialetto, impostazione a teatrino). Facendo suo il tema di fondo e lo sperimentalismo formale del suo ispiratore, Garrone ‘riscrive’ il racconto di Basile nel suo specifico linguaggio, e da maestro: dove Basile è sontuoso e pirotecnico con il linguaggio, il regista lo è con i costumi, con la scelta degli ambienti, con gli straordinari paesaggi reali, ma resi fantastici o onirici dalla macchina da presa, con la ricca e varia colonna sonora. L’approccio riflessivo o irrequieto di Basile diventa nel film l’inquadratura a camera fissa, quasi ieratica, alternata a quella insolita, movimentata nelle angolature e nei piani, invadente, suggestiva. Dove Basile crea straniamento nell’affiancare a colore popolare e iperbolica fantasia sapienti architetture narrative e metafore colte, Garrone propone gli inquieti vagabondaggi interiori ed esteriori dei personaggi sullo sfondo delle perfette geometrie di grandi ville e castelli italiani o di paesaggi fortemente radicati nel nostro immaginario culturale. Dove Basile mescola vari generi letterari per creare le sue favole, il regista liberamente cita dal cinema fantasy o horror o d’avventura mantenendo sempre la sua cifra, senza mai identificarsi in nessun genere preciso. Gli attori sono molto ben inseriti in questo disegno. Deliziosa Bebe Cave (Viola). Poco più che una comparsa, ma perfetto (perché il diavolo, ma anche il grande regista, si nasconde nei dettagli), il negromante della prima favola, come è perfetta la scena finale, che ricongiunge i protagonisti delle tre favole e offre la ‘morale’ complessiva del racconto nell’equilibrista sospeso nel vuoto a metà di una rigorosa geometria architettonica. Un film che per due ore, anche se non sei uno dei ‘peccerille’ a cui ‘Lo cunto’ si rivolgeva, ti tiene concentrato e teso, coinvolto e - perché no - incantato.
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ombri
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domenica 17 maggio 2015
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l'ossimoro degli ossimori
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Truculento e commovente. Volgare e poetico. Semplice e coltissimo. Antico ed assolutamente moderno. Il film di Garrone riunisce in sé in maniera straordinaria tutto e il contrario di tutto, dando vita ad un pastiche fiabesco che immerge lo spettatore nei meandri di un mondo fantastico dominato dalla fallibilità e dalle miserie umane, unica realtà davvero senza tempo. Una regina è disposta a tutto -veramente a tutto- pur di dare alla luce un figlio, e una volta cresciuto per preservarne il ruolo di re; un sovrano erotomane viene conquistato dalla voce leggiadra di colei che crede una fanciulla in fiore ma in realtà è una vecchia tanto sciatta e cadente quanto lussuriosa, che grazie ad un incantesimo riacquista giovinezza e bellezza scatenando analogo desiderio nella sorella, con conseguenze sanguinosamente grottesche; un re rivolge tutte le sue attenzioni ad una pulce che assume dimensioni gargantuesche anziché all'unica figlia, e alla morte dell'animale per paura della solitudine stabilisce che avrà diritto a sposare la principessa colui che saprà rispondere ad una domanda impossibile.
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Truculento e commovente. Volgare e poetico. Semplice e coltissimo. Antico ed assolutamente moderno. Il film di Garrone riunisce in sé in maniera straordinaria tutto e il contrario di tutto, dando vita ad un pastiche fiabesco che immerge lo spettatore nei meandri di un mondo fantastico dominato dalla fallibilità e dalle miserie umane, unica realtà davvero senza tempo. Una regina è disposta a tutto -veramente a tutto- pur di dare alla luce un figlio, e una volta cresciuto per preservarne il ruolo di re; un sovrano erotomane viene conquistato dalla voce leggiadra di colei che crede una fanciulla in fiore ma in realtà è una vecchia tanto sciatta e cadente quanto lussuriosa, che grazie ad un incantesimo riacquista giovinezza e bellezza scatenando analogo desiderio nella sorella, con conseguenze sanguinosamente grottesche; un re rivolge tutte le sue attenzioni ad una pulce che assume dimensioni gargantuesche anziché all'unica figlia, e alla morte dell'animale per paura della solitudine stabilisce che avrà diritto a sposare la principessa colui che saprà rispondere ad una domanda impossibile....ma, imprevedibilmente, un orco ci riesce e pretende il premio promesso... E poi draghi marini, cuori pulsanti, animali ammaestrati, artisti circensi, cavi tesi sul vuoto...e ancora il bianco della purezza, il rosso dei sentimenti più violenti, il nero dei presagi più oscuri. Infine, attori impeccabili (a mio parere uno su tutti: lo straordinario John C.Reilly che in poche scene e ancor meno parole definisce a tutto tondo il soggetto a lui assegnato, qui un re coraggioso e devoto-forse unico personaggio pienamente positivo di tutto il film), fotografia straordinaria, costumi sontuosi, ambientazioni mozzafiato. E -grazie alla visionarietà eccezionalmente moderna del Basile- la riproposizione in chiave antica di questioni sociali e morali di assoluta contemporaneità: la maternità negata, il mito della bellezza e della giovinezza, la ricerca spasmodica del soddisfacimento dei propri istinti...ma più di ogni altra cosa l'amore, nei suoi aspetti più estremi e nefasti: l'amore violento, l'amore mal riposto, l'amore bestiale, l'amore puramente carnale, l'amore non corrisposto, l'amore che porta ad estreme conseguenze. Pur di fronte ad un vero e assoluto capolavoro, buona parte del pubblico rimarrà tuttavia insoddisfatta: si tratterà di quelli che si aspettano un fantasy stile Signore degli Anelli, con battaglie epiche e personaggi dagli elevati valori morali, e che invece vedranno sullo schermo una sequenza ininterrotta di umane meschinità; ma anche di quelli che sperano nella fiaba tenera e consolatoria, all'insegna del "e vissero felici e contenti", e che faticheranno a digerire l'assenza di un vero lieto fine. Per tutti gli altri ci sarà la pura fascinazione di assistere a scene dalla straordinaria potenza evocativa, costantemente in bilico tra la meraviglia e la repulsione, in un equilibrio estremamente labile che un singolo passo falso avrebbe potuto distruggere...ma tanto Garrone quanto i suoi saltimbanchi portano a termine la prova con la sicurezza dell'artista di razza.
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parieaa
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domenica 24 maggio 2015
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esperimento mezzo riuscito
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Visti i bassissimi canoni a cui il cinema italiano ambiva in questi ultimi anni, con veramente pochissimi acuti (da poter contare sulle dite di una mano tanto per intenderci), questo nuovo film di Matteo Garrone non può che essere accolto a braccia aperte e con la speranza che i vecchi fasti possano finalmente tornare (anche se è ancora presto per dirlo). Sicuramente è qualcosa di completamente diverso dal solito e da quello a cui si è abituati in generale in questo periodo, soprattutto per il grande pubblico che accorre in massa al cinema solo per vedere mezze boiate o boiate totali (non dimentichiamo che in testa al box office di quest'anno c'è il fantasmagorico 50 sfumature di grigio.
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Visti i bassissimi canoni a cui il cinema italiano ambiva in questi ultimi anni, con veramente pochissimi acuti (da poter contare sulle dite di una mano tanto per intenderci), questo nuovo film di Matteo Garrone non può che essere accolto a braccia aperte e con la speranza che i vecchi fasti possano finalmente tornare (anche se è ancora presto per dirlo). Sicuramente è qualcosa di completamente diverso dal solito e da quello a cui si è abituati in generale in questo periodo, soprattutto per il grande pubblico che accorre in massa al cinema solo per vedere mezze boiate o boiate totali (non dimentichiamo che in testa al box office di quest'anno c'è il fantasmagorico 50 sfumature di grigio....che tristezza infinita), ma in totale si può dire che non è affatto malvagio, e che sinceramente mi aspettavo di peggio. La scelta di rappresentare il lavoro di un artista praticamente sconosciuto e vissuto nel 1600 è alquanto ardita e temeraria, ma effettivamente è stata intelligente e utile a far conoscere Basile e dargli almeno un po' più di fama, visto che perfino i Grimm lo avevano preso come "musa" (e dal quale hanno saccheggiato a mani basse molte idee a quanto pare e per loro stessa ammissione). L'opera compiuta soffre però di un'eccessiva durata con occasionale noia (almeno 20-25' minuti di troppo), di un doppiaggio non all'altezza (cosa ridicola visto che comunque è una produzione italiana) ed effetti speciali scadenti (ma questa è la cosa meno grave). I temi trattati sono molto vasti, complessi e addirittura moderni (si parla addirittura di chirugia plastica\estetica!): si va da ciò che l'ossessione e il desiderio spingono a fare l'essere umano e quanto in basso può cadere per essi, all'invidia e alll'arroganza e quanto queste possono essere dannose, alle menzogne e alle loro proverbiali gambe corte, alla superbia e all'illusione di vivere in un mondo fittizio e solo sognato e tanto altro ancora, con molte morali da trarre. Il cast è abbastanza performante, ad eccezione forse di Cassel (che però era quello doppiato di gran lunga peggio), e soprattutto i gemelli-drago, la Hayek e Jones in grado tutti e quattro di personificare bene i vizi e le virtù dei rispettivi personaggi. La colonna sonora è molto bella, variata e usata saggiamente e mai a sproposito, cosa molto positiva. Le Scenografie-location sono semplicemente mozzafiato e da sole varrebbero la visione del film (quanti tesori ha questo Paese che non si conoscono e che non si valorizzano a sufficienza...). I costumi sono estremamente ben curati, ricchi e diversi l'un l'altro e da storia a storia, anche se forse un po' troppo barocchi. La fotografia è a volte suggestiva e a volte troppo neutra e se vogliamo troppo poco "magica". Alla fine c'è un però: personalmente non ho visto quasi nulla dello stile di Garrone, se non in poche sequenze, cosa che in un film d'autore è perlomeno strana. Inoltre non ho apprezzato la non chiusura del film, che definire aperta è un eufenismo. Quindi tutto sommato risulta un film godibile, con un po' di sequenze noiosette, ma tutto sommato apprezzabile. Continuasse così il cinema italiano sarebbe fantastico. P.S. : ma il vecchio-mago-indovino inquietante è davvero lo iettatore di canale 5?
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bomber89
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sabato 24 ottobre 2015
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il racconto fiabesco di vizi e debolezze umane
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Il racconto dei racconti è un fantasy-fiabesco di Matteo Garrone, la cui fonte di ispirazione è un’opera scritta da Gianbattista Basile nel 1600. Il film è il racconto di tante vicende con personaggi diversi, ambientate in un passato antico fatto di castelli, re, principesse, draghi, orchi e tante altre creature fantastiche. Ogni storia è un affresco, pieno di metafore, del genere umano nelle sue più diffuse e ricorrenti debolezze: una regina bramosa di un figlio che non può avere disposta a tutto pur di poterlo creare, un re che mette in piedi una prova-imbroglio pur di non dare in sposa a nessuno la sua unica figlia, due vecchie desiderose di una giovinezza perduta che ingannano un altro re erotomane accecato dalla lussuria.
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Il racconto dei racconti è un fantasy-fiabesco di Matteo Garrone, la cui fonte di ispirazione è un’opera scritta da Gianbattista Basile nel 1600. Il film è il racconto di tante vicende con personaggi diversi, ambientate in un passato antico fatto di castelli, re, principesse, draghi, orchi e tante altre creature fantastiche. Ogni storia è un affresco, pieno di metafore, del genere umano nelle sue più diffuse e ricorrenti debolezze: una regina bramosa di un figlio che non può avere disposta a tutto pur di poterlo creare, un re che mette in piedi una prova-imbroglio pur di non dare in sposa a nessuno la sua unica figlia, due vecchie desiderose di una giovinezza perduta che ingannano un altro re erotomane accecato dalla lussuria. L’inganno è un tema ricorrente, è infatti riproposto in più di una di queste vicende; l’inganno messo in piedi con precisa oculatezza ma che è sempre tenuto in piedi a fatica, ha una base debole ed è destinato a cadere, a rompersi. Non ci sono eroi né grandi gesta e questo rende il racconto diverso dalle solite fiabe ma probabilmente per questa sua peculiarità il film ha qualche parte un po’ troppo “fiacca” e dispersiva; ci si sarebbe inoltre aspettati un confluire delle storie narrate più deciso, più netto, che avrebbe certamente dato una diversa grandezza all’intera opera.
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