Il racconto dei racconti |
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Un film di Matteo Garrone.
Con Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees.
continua»
Titolo originale Il racconto dei racconti - Tale of Tales.
Fantasy,
Ratings: Kids+13,
durata 125 min.
- Italia, Francia, Gran Bretagna 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 14 maggio 2015.
MYMONETRO
Il racconto dei racconti
valutazione media:
3,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Giambattista Basile e il suo registadi ZararFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar |
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domenica 17 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Inviterei chi va a vedere questo bel film a non sforzarsi di attribuirgli a tutti i costi frettolose etichette di genere. Quella di Garrone è un’operazione originale e tutta particolare, che gareggia, in un certo senso, con quella del favolista seicentesco Giambattista Basile da cui trae ispirazione. Ne ‘Lo cunto de li cunti’ Basile, che vive un’epoca di cambiamento e spericolato sperimentalismo, racconta favole crudeli (come sempre le favole) di amore e morte, vergini e orchi, re dissennati e principesse infelici, draghi malefici e fate benefiche, in cui un mondo tumultuoso sotterraneo di ossessioni e desideri, così diverso dalla nitida armonia rinascimentale, si scontra con una realtà che di razionale ha solo una legge mai smentita: quello che vuoi, lo avrai forse, ma a caro prezzo: per ogni vita, una morte, per ogni acquisto, una perdita, sul filo di un sottile equilibrio governato dalla fortuna. E lo racconta, lui uomo di cultura, con il dialetto napoletano, ricco, colorito, effervescente, esagerato, che enfatizza con la sua forte espressività contenuti eccentrici rispetto alla cultura ufficiale, a lungo rimossi. Il regista ha sentito il fascino e l’attualità di questa esplorazione sul crinale tra volontà e fortuna, ordine e disordine, bellezza e orrore, razionale e irrazionale, vi si è immedesimato totalmente e l’ha trasposta sullo schermo attraverso tre delle favole di Basile, quella di un figlio voluto a tutti i costi, quella di un impossibile ritorno di giovinezza, quella di un’ossessione/capriccio che rovina la vita tua e di chi ami. Nessuna operazione ‘scolastica’ (letture fuori campo, recupero artificioso del dialetto, impostazione a teatrino). Facendo suo il tema di fondo e lo sperimentalismo formale del suo ispiratore, Garrone ‘riscrive’ il racconto di Basile nel suo specifico linguaggio, e da maestro: dove Basile è sontuoso e pirotecnico con il linguaggio, il regista lo è con i costumi, con la scelta degli ambienti, con gli straordinari paesaggi reali, ma resi fantastici o onirici dalla macchina da presa, con la ricca e varia colonna sonora. L’approccio riflessivo o irrequieto di Basile diventa nel film l’inquadratura a camera fissa, quasi ieratica, alternata a quella insolita, movimentata nelle angolature e nei piani, invadente, suggestiva. Dove Basile crea straniamento nell’affiancare a colore popolare e iperbolica fantasia sapienti architetture narrative e metafore colte, Garrone propone gli inquieti vagabondaggi interiori ed esteriori dei personaggi sullo sfondo delle perfette geometrie di grandi ville e castelli italiani o di paesaggi fortemente radicati nel nostro immaginario culturale. Dove Basile mescola vari generi letterari per creare le sue favole, il regista liberamente cita dal cinema fantasy o horror o d’avventura mantenendo sempre la sua cifra, senza mai identificarsi in nessun genere preciso. Gli attori sono molto ben inseriti in questo disegno. Deliziosa Bebe Cave (Viola). Poco più che una comparsa, ma perfetto (perché il diavolo, ma anche il grande regista, si nasconde nei dettagli), il negromante della prima favola, come è perfetta la scena finale, che ricongiunge i protagonisti delle tre favole e offre la ‘morale’ complessiva del racconto nell’equilibrista sospeso nel vuoto a metà di una rigorosa geometria architettonica. Un film che per due ore, anche se non sei uno dei ‘peccerille’ a cui ‘Lo cunto’ si rivolgeva, ti tiene concentrato e teso, coinvolto e - perché no - incantato.
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Ultimi commenti e recensioni di Zarar:
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