Il racconto dei racconti |
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Un film di Matteo Garrone.
Con Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees.
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Titolo originale Il racconto dei racconti - Tale of Tales.
Fantasy,
Ratings: Kids+13,
durata 125 min.
- Italia, Francia, Gran Bretagna 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 14 maggio 2015.
MYMONETRO
Il racconto dei racconti
valutazione media:
3,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un fantasy maturo, raffinato e personaledi jacopo b98Feedback: 37256 | altri commenti e recensioni di jacopo b98 |
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domenica 24 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tre storie, riguardanti tre monarchi di regni vicini. 1) la regina di Selvascura (Hayek) non può avere figli ma, su consiglio di uno stregone, resta incinta mangiando il cuore di un drago, che suo marito (Reilly) è morto per uccidere. Anni dopo il figlio (C. Lees) della regina, fa amicizia con il suo gemello, nato da un’altra donna coinvolta nell’incantesimo dello stregone. 2) Il re di Roccaforte (Cassell), donnaiolo irrefrenabile, si innamora di una fanciulla che sente cantare, ma che si scoprirà essere una vecchia donna (Carmichael). 3) Il re di Altomonte (Jones) nutre in segreto una pulce con il suo sangue fino a farla diventare enorme. Quando l’animale muore bandisce un torneo per far sposare sua figlia (Cave), a vincere sarà però un terribile orco (Delaunay). Toccherà alla povera ragazza liberarsi dalla prigionia della creatura e tornare dal padre. Lo cunto de li cunti è la più antica raccolta di fiabe del mondo (risale al ‘600) e fu scritta dal napoletano Giambattista Basile, di cui Garrone ha scelto di adattare (insieme ad altri 3 sceneggiatori) 3 novelle, sulle 50 dell’opera: La regina, Le due vecchie e La pulce. Girato il lingua inglese, con attori anglofoni, e un produttore di serie A come Jeremy Thomas (Oscar al miglior film per L’ultimo imperatore di Bertolucci), è l’opera più ambiziosa di Garrone, che ha potuto disporre fra l’altro di un budget più elevato del solito, poco meno di 15 milioni di dollari. In realtà è un’operazione piuttosto insolita: il fantasy non è proprio il genere più comune nel panorama cinematografico autoriale di cui Garrone è esponente. Ma proprio per questo la sua scelta, con tutte le sue conseguenze, appare ancora più coraggiosa. Perché Garrone accetta fino in fondo la sua scelta: fantasy dev’essere e fantasy sia insomma. E quindi non mancano orchi, draghi, maghe misteriose, fanciulle eteree, ecc. Ma allo stesso tempo il regista non ha voluto realizzare un’operazione commerciale, non si è inchinato al grande cinema spettacolare americano, anzi, come lui stesso ha detto: “Non siamo stati noi ad andare dagli americani, sono stati loro a venire da noi: non è il loro cinema, è il nostro cinema fatto con i loro mezzi”. E difatti il film è stato girato interamente tra centro e sud Italia. Garrone, con questo fantasy insolito e misterioso non si vuole fermare alla superficie ma, come sempre, vuole andare oltre, entrare nei suoi personaggi, guardare in loro, da fine psicologo quale si è rivelato essere in Gomorra e Reality. E pur con qualche fase poco risolta, l’operazione riesce: è un fantasy adulto, che va a fondo su temi importanti, fra tutti l’amore, vera e propria forza motrice del film e protagonista di tutte e tre le storie. Pieno di simbolismi astratti, ricco di sequenze di ammaliante fascino visivo (l’uccisione del drago marino, l’attacco del pipistrello gigante che poi si rivela essere una donna meravigliosa…), non privo di un sottile, grottesco umorismo, talvolta cattivello, Il racconto dei racconti è un’opera matura, complessa e completa. E poi merita attenzione se non altro per il coraggio profuso in un’operazione non facile e soprattutto dai frutti tutt’altro che scontati. Tutte le storie hanno i loro punti di forza e le loro debolezze: quella di Salma Hayek ci pare forse la meno conclusa, quella di Cassell forse, al netto, pare essere la migliore, seppur non raggiunga i picchi straordinari della terza novella, quella di Toby Jones, che vanta una prima parte letteralmente straordinaria e geniale, per lasciarsi poi andare a una seconda parte decisamente più fiacca e prolissa, che riguadagna solo nel finale. Comunque le invenzioni visive non si contano e tra i collaboratori tecnici non si possono non citare il cronenberghiano direttore della fotografia Peter Suschitzky e il musicista Alexandre Desplat. Corretti gli attori, ma mai memorabili, se si eccettua per lo straordinario Toby Jones. Effetti speciali convincenti. In concorso a Cannes 2015.
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