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L’abbacinante forza visiva colpisce e trafigge lo spettatore nella sala buia per la ricchezza delle immagini e contemporaneamente per il loro rigore, questo vale già allo splendore del film ed al costo del biglietto anzi lo supera di gran lunga soprattutto il mercoledì che poi il mercoledì il cinema ha i prezzi ridotti ed invito tutti ad andarci, sei Euro è il costo di uno Spritz e se ne esce sicuramente migliori. Sarebbe giusto fare soprattutto il mercoledì di fronte a certi film delle offerte volontarie all’uscita della sala per la promozione del cinema.
Che Garrone abbia messo in moto un meccanismo di reminiscenza su delle fiabe italiane del 600 e le abbia riportate alle luce come si fa con un tesoro nascosto, in questo caso un oscuro tesoro della letteratura italiana è un altro merito indiscusso e anche questo varrebbe da sé un qualche premio.
Il racconto che poi sono tre racconti da tre diverse fiabe del Pentamerone di Giambattista Basile ( dieci novelle per cinque giornate) e che sono nel finale sembra risolti in una unica scena che raccoglie e risolve tutti gli intrecci e i personaggi come in un unico imbuto, come tutte le fiabe si presta ad una interpretazione morale. Ci sono diverse tematiche e piccole grandi verità ed illuminazioni che si stagliano dai vari racconti/episodi: C’è l’ossessione femminile per la bellezza nel racconto delle due vecchie, esemplificativo il richiamo, non so quanto voluto, all’attualità della moderna chirurgia estetica ed al desiderio di bellezza che è usata dalla donna come moneta di scambio per l’amore ed il potere, spesso con risultati disastrosi (vedi la scena orrorifica della vecchia scorticata), c’è il desiderio di predominanza maschile ed in particolare paterna camuffata da amore filiale nel racconto della pulce e la stessa dinamica che si svolge al femminile nel racconto della regina, il compendio generale dei tre racconti estrapolati, la morale della morale è la tematica dell’amore come possesso, il tutto in una ambientazione fantastica per quello che non è un vero fantasy, ma quasi un apologo morale, pieno di barocchismi con scenografie e passaggi fra il truce , l’orrido ed il sublime e/o patetico.
Che poi come un film come questo a Cannes, nuovo ed innovativo nella forma e nei contenuti, come anche gli altri italiani in gara non abbia preso nemmeno un premio è un po’ un mistero, anzi forse non lo è, forse il celeberrimo sciovinismo francese? Bè comunque gli vogliamo bene ai francesi, del resto il cinema lo hanno inventato loro.
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