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Di Garrone vorremmo ricordare uno dei primi lungometraggi. Quell'Imbalsamatore che percorreva, con alcuni decenni di anticipo, la strada di Sorrentino nell'Amico di Famiglia. Il ragazzo prometteva bene, ma poi si è perso, sviato forse, e un po' viziato e sopravvalutato dai famigerati credit tax di cui l'ultimo film fa vanto nei credits. Perchè se il Nostro non fosse così polittically correct, e non fosse così accarezzato nel verso del pelo dalla critica militante, non si capisce dove avrebbe triovato i soldi per mettere in scena un film così ambizioso.
Il film non è brutto, non ho detto questo: gli ingredienti ci sono tutti. Un cast di bei nomi (anche se il dubbio che Vincent Cassel non se lo fuma più nessuno e Salma Hayek, dopo la Taymore non riesca più a uscire dal labirinto del personaggio torbido e ombroso che si è creata, questo dubbio, insomma, lo avremmo anche). C'è una bella scenografia, forse un tantino ovvia, tanto che a volte sembra di stare dentro ad un documentario del Touring Club. C'è una bel commento musicale, che alla fine però rimane un po' ipnotico nella sua ossessiva ripetitività. Bei costumi, saccheggiati dai magazzini di qualche sartoria teatrale (per favore non ditemi che tutti quei velluti un po' sgualciti sono costumi originali). Ci sono effetti speciali carini, anche se i draghi e le pulci sembrano avanzate dalla trasposizione di qualche racconto di Michael Ende. Insomma c'è tutto per mettere in scena la mitologia etnica-nazional-popolare tanto gradita agli ambienti della critica militante.
Ecco, se qualcosa non va, se proprio vogliamo trovare il pelo nell'uovo, qualcosa che manca ci sarebbe.
Manca il film. C'è la pedissequa compilazione di una sceneggiatura svagata e ragionieristica. E quindi non c'è la magia, non c'è la narrazione, non c'è quasi nulla dietro ad una così forzata messa in scena.
Non voglio cimentare oltre la mia povera prosa per dimostrare la mancanza di anima di questa opera. A chi crede nel genere, e forse potrei mettermici anch'io, consiglio un ottimo antidoto. Andate a rivedervi il Pasolini delle Mille e una notte. A parte qualche ovvia insistenza su qualche pube maschile, ma accidenti: lì si che c'era la magia della fiaba, lì si che si sentiva il rumore del sangue pulsare nelle vene. Ma non tutti siamo Pasolini.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
