Kagemusha, l'ombra del guerriero |
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Un film di Akira Kurosawa.
Con Tatsuya Nakadai, Tsutomu Yamazaki, Kenichi Hagiwara, Takashi Shimura.
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Titolo originale Kagemusha.
Drammatico,
durata 159 min.
- Giappone 1980.
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Una tragica riflessione sul ruolo dell'attore
di jacopo b98Feedback: 37261 | altri commenti e recensioni di jacopo b98 |
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domenica 31 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel giappone feudale, il daymio Shingen Takeda muore durante l’assedio a un castello nemico. Per impedire che i nemici, venuti a sapere della sua morte, approfittino del momento di debolezza del Clan Takeda, gli alti dignitari e in particolare il fratello (Yamazaki) di Shingen decidono di utilizzare un kagemusha: un sosia, un’ombra simile a Shingen in tutto e per tutto, che lo sostituisca temporaneamente (quella del kagemusha era una tecnica realmente usata all’epoca). Un ladro (Nakadai) scampato alla crocifissione prenderà dunque il ruolo di Shingen e riuscirà a divenirgli così uguale da ingannare amici e nemici. E quando verrà scoperto, nemmeno alla fine, riuscirà ad abbandonare un ruolo a cui si è adattato troppo bene. Scritto dal regista con Masato Ide, è uno dei più grandi capolavori del “tardo Kurosawa”. Il regista riflette qui sul ruolo dell’attore, che di fatto il kegemusha, interprete superlativo, deve assumere. Il protagonista diviene paradigma di un’epoca e di un personaggio a suo modo unico: un attore che interpreta divinamente un personaggio di cui è innamorato, a tal punto da perdere sé stesso in Shingen (il ladro alla fine è snaturato di per sé, al punto da diventare lui stesso il vero re defunto), e da non esserne distinguibile. Amara parabola sull’identificazione, sui caduchi affetti che essa porta e porta via, sul rapporto tra generazioni (l’ignorante ladro è comunque un vecchio saggio che ripudia la guerra, sarà il giovane figlio del vero Shingen ad autodistruggere il clan Takeda, mandandolo a morte sul campo di battaglia, in nome del proprio orgoglio personale), e sull’illusione dell’identificazione assoluta (cosa che gli uomini non capiscono: è il cavallo di Shingen a riconoscere nel kagemusha un impostore). Ma oltre alla sua ricchezza tematica Kagemusha è anche l’assoluta celebrazione del cinema giapponese storico di Kurosawa: il lavoro visivo è incredibile; il regista lavora sulla composizione cromatica dell’immagine (fotografia di Takao Saitō), sull’armonia delle inquadrature (che molto deve, nelle scene statiche, al teatro Nō), sul binomio musica-immagine (superba la colonna sonora di Shinichiro Ikebe). E le scene di battaglia sono tra le più belle mai realizzate: grandi quadri in movimento, in cui ogni fotogramma pare una tela dipinta. Memorabili almeno il campo di battaglia finale e l’assalto notturno alle truppe di Shingen-Kagemusha. Un capolavoro da non perdere, summa del cinema di Kurosawa. Per lo meno gli appassionati lo devono vedere.
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