Il prigioniero coreano |
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Un film di Kim Ki-Duk.
Con Ryoo Seung-Bum, Gwi-hwa Choi, Jo Jae-Ryong, Won-geun Lee.
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Titolo originale Geumul.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 114 min.
- Corea del sud 2016.
- Tucker Film
uscita giovedì 12 aprile 2018.
MYMONETRO
Il prigioniero coreano ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Senza scampo
di ZararFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar |
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mercoledì 2 maggio 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nam Chul-woo, un povero pescatore nord-coreano, passa casualmente il confine con la Corea del Sud a causa di un guasto della sua barchetta a motore, ed è catturato dalla polizia. Inizia una storia da incubo, che investe un uomo semplice, che ama senza complicazioni la sua famiglia, il suo lavoro e anche la sua patria, e che realizza prestissimo quanto sarà difficile sottrarsi ad un destino che mette in gioco tutta la sua vita, in una situazione che lo sovrasta totalmente e che quasi certamente lo stritolerà. I coreani del Sud mirano a condannarlo come spia, o a farne un convertito al capitalismo e allora le adorate moglie e figlia saranno perse per sempre o addirittura perseguitate. Nam Chul-woo non cede, resiste con tutte le sue forze e la sua dignità alle torture e alle umiliazioni così come alle lusinghe, vuole tornare a casa con la testa alta. Potrà tornare in patria, ma è lui il primo a sapere che non può aspettarsi niente di buono: anche qui sarà immediatamente sotto accusa, sospettato di essere stato liberato per aver fatto la spia. E dunque, in un processo esattamente speculare, subisce gli stessi interrogatori e le stesse sevizie, resistendo ancora una volta con tutte le sue forze, e – quel che è peggio – scoprendo la malafede e la corruzione di chi lo sta torturando senza ragione. Ne uscirà vivo, ma distrutto, incapace anche semplicemente di recuperare un rapporto con gli esseri che gli sono più cari. Un ultimo colpo porterà alla tragedia finale. Nella sua nitida durezza e semplicità, nel suo terribile schematismo, il film non ha ambizioni formali, propone apertamente una tesi, ma ci pone con forza di fronte ad una realtà spesso dimenticata e colpisce a fondo. In un momento in cui le due Coree tornano a parlarsi, ed è facile che la rimozione prevalga sulla memoria storica, vale la pena di soffermarsi a riflettere sulla storia che il regista Kim Ki- Duk propone. Tre stelle e mezzo.
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