Il prigioniero coreano

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Un film di Kim Ki-Duk. Con Ryoo Seung-Bum, Gwi-hwa Choi, Jo Jae-Ryong, Won-geun Lee.
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Titolo originale Geumul. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 114 min. - Corea del sud 2016. - Tucker Film uscita giovedì 12 aprile 2018. MYMONETRO Il prigioniero coreano * * * - - valutazione media: 3,48 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

UGUAGLIANZA DEGLI OPPOSTI Valutazione 4 stelle su cinque

di CamillaLavazza


Feedback: 809 | altri commenti e recensioni di CamillaLavazza
martedì 1 maggio 2018

Ne Il prigioniero coreano Kim Ki-Duk firma, oltre alla sceneggiatura e alla regia, anche la fotografia, come aveva già fatto in altre sue precedenti opere, rispetto alle quali si nota forse una dose inferiore di violenza fisica, compensata da un’estenuante e claustrofobica sensazione di impotenza.
L’impotenza dell’uomo comune che desidera solo vivere la sua vita, per quanto povera, che crede in quello che gli hanno insegnato, perché è tutto ciò che conosce, che spera solo di passare inosservato, perché sa che nulla di buono può venirgli dall’essere al centro dell’attenzione dei potenti.
Ma al centro dell’attenzione ci finisce, e noi siamo portati a chiederci se abbia il benché minimo senso dare tanta importanza ad un confine arbitrariamente posto in mezzo all’acqua, elemento fluido che scorre comunque da una parte all’altra (l’acqua e le barche, due temi ricorrenti nella filmografia di Kim Ki-duk) ed al fatto di oltrepassarlo senza alcuna intenzione, trascinati dalla corrente. Importanza che invece paiono attribuirgli i serissimi militari, carrieristi e corrotti da entrambi i lati, che lo interrogano, prima al Sud e poi al Nord, utilizzando i medesimi metodi, le medesime espressioni, tanto che lui stesso quasi ne sorriderebbe, se non fosse troppo sfinito e spaventato per concederselo.
Perfino i fotografi che devono immortalare la sua partenza dal Sud ed il suo ritorno al Nord, su opposte sponde, paiono identici.
Tanto diverse, eppure così uguali, queste due Coree sono uniformate anche dalla fotografia che rimane opaca e spenta anche quando si passa al Sud, regno  del consumismo; non è tutt’oro e nemmeno brilla.
L’impotenza è anche quella della giovane guardia che dovrebbe vegliare sul prigioniero ma che, ultimo anello nella gerarchia, non ha altra difesa che la parola di fronte alla violenza fisica.
Il protagonista appena catturato tiene tenacemente gli occhi chiusi, rifiutando di osservare e così, anche a noi, la macchina da presa inizialmente permette solo di intravedere qualche scorcio della città. L’immaginazione del prigioniero gli fa temere chissà quali meraviglie proibite, forse teme di perdere l’anima e di certo sa che, se tornerà a casa, verrà punito per aver guardato. Costretto con l’inganno ad aprire gli occhi, ciò che vede lo stupisce, sì, per un breve momento, ma, forse, non tanto quanto lui stesso si era aspettato, tanto più che ben presto si imbatte in situazioni di miseria (la prostituta) che convivono “liberamente” accanto all’opulenza delle vie centrali.
Uomo semplice ed integerrimo non cede alla facile violenza (più volte avrebbe l’occasione con la sua forza di uccidere i suoi aguzzini ma si limita a dar loro una lezione, dura ma non letale) e non considera nemmeno una tentazione la prospettiva di un’agiata vita al Sud. Tutto ciò che desidera è tutto ciò che ha importanza davvero nella vita: i suoi affetti.
Ma quello che ha passato inevitabilmente lo trasforma, non come temeva, per il solo fatto di aver osservato un universo “altro”, ma perché ha visto quanto i due mondi contrapposti si somiglino, quanto in fondo siano uguali. La sua impotenza nei confronti del potere si traduce letteralmente nell’impotenza fisica di amare la propria donna e procurare il sostentamento alla propria famiglia con il lavoro.
Più volte nel corso del film ed anche in ultimo egli grida, disperato: “Smettetela di prendermi in giro!”. Ecco, è questo il grido dell’uomo che si accorge che quando vogliono fargli credere che qualcosa, qualsiasi cosa, un confine, la patria, l’onore, il benessere materiale, la libertà, siano più importanti dei suoi affetti, lo stanno solo prendendo in giro.

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