gabrykeegan
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domenica 17 gennaio 2016
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ecco perché la nostra vita è cambiata
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La sceneggiatura è tratta dal libro "The Big Short: Inside the Doomsday Machine" scritto da Michael Lewis, già autore di un altro film prodotto e interpretato da Brad Pitt, "Moneyball - l'arte di vincere".
Ancora una volta sono dati e numeri a fare da padroni in una trama ben architettata dal regista Adam McCay, che con inquadrature frenetiche, spesso con la telecamera direttamente in spalla, dà allo spettatore quella sensazione tarantolata che prova chi lavora a Wall Street, tra azioni che salgono e scendono, soldi che aumentano e diminuiscono nel giro di un secondo e di menti e computer che girano sempre al massimo, mentre la vita delle persone in confronto scorre come in una bolla.
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La sceneggiatura è tratta dal libro "The Big Short: Inside the Doomsday Machine" scritto da Michael Lewis, già autore di un altro film prodotto e interpretato da Brad Pitt, "Moneyball - l'arte di vincere".
Ancora una volta sono dati e numeri a fare da padroni in una trama ben architettata dal regista Adam McCay, che con inquadrature frenetiche, spesso con la telecamera direttamente in spalla, dà allo spettatore quella sensazione tarantolata che prova chi lavora a Wall Street, tra azioni che salgono e scendono, soldi che aumentano e diminuiscono nel giro di un secondo e di menti e computer che girano sempre al massimo, mentre la vita delle persone in confronto scorre come in una bolla.
Proprio la bolla è quella che si viene a creare quando l'economia americana inizia ad accartocciarsi su se stessa e i protagonisti del film sono gli unici a non essere sorpresi di quello che succederà di lì a poco e coinvolgerà il mondo intero.
Sì, forse il linguaggio e i discorsi sono troppo tecnici per lo spettatore medio e anche per chi non ha una laurea in economia la maggior parte dei dialoghi sono incomprensibili.
Non bisogna preoccuparsi però, perché troverete improbabili donzelle vip o cuochi stellati che vi spiegheranno termini astrusi e alcune note "a piè di schermo" a esplicare in due righe qualche acronimo o parola che potrebbe tornarvi utile durante lo sviluppo della trama.
Le interpretazioni degli attori sono sublimi, e non poteva essere altrimenti dato il cast stellare con alcuni tra i migliori attori di Hollywood. Christian Bale (non a caso è candidato all'Oscar) e Steve Carell sono pazzeschi. Il primo con le sue espressioni stralunate, ma con la faccia di chi ha l'intelligenza giusta per prevedere il crollo totale. Il secondo si mette ancora una volta in gioco dal punto di vista drammatico e lascia definitivamente la maschera di comico per mettere quella di una persona determinata e diffidente, nonché l'unica con un briciolo di umanità.
Gli attori si destreggiano tra uffici e convention d'affari, con Gosling che ogni tanto sbroglia il bandolo della matassa narratrice e si rivolge direttamente allo spettatore. Non è il solo però a rompere la quarta parete, perché spesso veniamo informati dei pensieri di altri personaggi che parlano direttamente con noi oppure veniamo illuminati su qualche risvolto poco chiaro dal punto di vista tecnico.
È un'opera unica, probabilmente non ci si rende nemmeno conto della sua importanza finché non si riflette bene su ciò che si sta vedendo. Si entra nelle viscere di quel complicato sistema che ha mandato tutto al collasso e i cui danni sono ricaduti su di noi, che non capiamo un accidente di percentuali e tassi d'interesse, ma poi ci ritroviamo con tanti soldi in meno e senza lavoro.
È un inferno corrotto, fatto di poche persone che sanno benissimo come saltare da un albero all'altro in una jungla fatta di numeri e soldi virtuali e con giacca e cravatta decidono il destino del mondo pensando quasi sempre in maniera cinica ed egoistica.
Probabilmente è tutto costruito ad arte dagli sceneggiatori per rendere palese il fatto che dietro la patina di una rete apparentemente difficile da decifrare, c'è solo gente che vuole fregare chi non ha voglia di comprendere e inserirsi nel meccanismo corrotto.
Non c'è spazio per i sentimenti in questo film. L'ironia della costruzione cinematografica allieta gli occhi dei cinefili, ma è acida, lascia un amaro in bocca che ci riporta alla realtà in cui viviamo. Perché tutti gli altri film sono fatti per ridere, piangere, terrorizzarsi con storie inventate, storie umane reali o fantascientifiche, ma qui si fanno i conti - quelli veri - con ciò che ha determinato la nostra vita negli ultimi dieci anni, che la si comprenda o meno. Si tratta della pura e semplice verità: quel sistema è il vero governatore dell'umanità odierna.
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jackiechan90
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sabato 16 gennaio 2016
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tra michael moore e the wolf of wall street
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Il nuovo film di Adam McKay si preannuncia come la sorpresa degli Oscar 2016. Non solo perchè si discosta enormemente dagli altri film diretti dal regista (le numerose commedie con Will Ferrel) ma anche per lo stile con cui è diretto. uno stile che unisce documentario e finzione, quasi una srota di docufiction di due ore. Ma è soprattutto il tema scelto, la crisi economica dovuta alla bolla finanziaria del 2007-2008 (di cui tuttora si avvetono le conseguenze) è materia talmente recente e quasi sconosciut che ricorda, per alcuni versi, film come "Tutti gli uomini del presidente" e "I tre giorni del Condor". Fa parte di quella ristretta cerchia di film coraggiosi che hanno la capacità di raccontare temi scabrosi e inquietante con una capacità espositiva eccezzionale che rende cpomprensibili ai più termini astrusi come CDO, mutui subprime, ecc.
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Il nuovo film di Adam McKay si preannuncia come la sorpresa degli Oscar 2016. Non solo perchè si discosta enormemente dagli altri film diretti dal regista (le numerose commedie con Will Ferrel) ma anche per lo stile con cui è diretto. uno stile che unisce documentario e finzione, quasi una srota di docufiction di due ore. Ma è soprattutto il tema scelto, la crisi economica dovuta alla bolla finanziaria del 2007-2008 (di cui tuttora si avvetono le conseguenze) è materia talmente recente e quasi sconosciut che ricorda, per alcuni versi, film come "Tutti gli uomini del presidente" e "I tre giorni del Condor". Fa parte di quella ristretta cerchia di film coraggiosi che hanno la capacità di raccontare temi scabrosi e inquietante con una capacità espositiva eccezzionale che rende cpomprensibili ai più termini astrusi come CDO, mutui subprime, ecc.
Questo grazie a un Ryan Goslin in stato di grazia che si presta come voce narrante dialogando direttamente con il pubblico (tecnica alla "House of Cards", utile per creare empatia con lo spetattore) ed esempi lungimiranti che riguardano la vita di tutti i giorni esplicati da star che si prestan oa piacevoli camei-gag (certo che se avessi avuto Margot Robbie come insegnate di Economia dei Media forse non avrei dovuto darlo due volte). il tutto con un ritmo frenetico creato con un ampio uso di macchina mano che ricorda molto "The wolf of Wall Street" di Scorsese e fa sì che l'attenzione dello spettatore non si affievolisca mai. I personaggi, da Christian Bale a Brad Pitt (qui anche nelle vesti di produttore) fino a uno Steve Carrel che, a quanto pare, ci sta prendendo gusto a interpretare personaggi drammatici con una forte caratterizzazione, non sono iclassici eroi ma peronaggi comuni che hanno una grande intuizione e ne approfittano per arricchirsi. Dunque dei personaggi cinici ma che presentano diverse sfumature che li caratterizzano e li differenziano da quelli di pellicole precedent. Non sono i clasici Gordon Gekko, insomma.
Un film insolito e innovativo che poteva essere giustamente prodotto solo dall'interesamento di una grande star capace di coglierne grande valore. Un film indipendente che risulta però mainstream grazie alla presenza di attori noti, capace di unire pop e cultura, la nicchia così come il grande pubblico. E quando questo accade vuol dire una sola cosa: siamo di fronte a un capolavoro.
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jackiechan90
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sabato 16 gennaio 2016
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tra michael moore e the wolf of wall street
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Il nuovo film di Adam McKay si preannuncia come la sorpresa degli Oscar 2016. Non solo perchè si discosta enormemente dagli altri film diretti dal regista (le numerose commedie con Will Ferrel) ma anche per lo stile con cui è diretto. uno stile che unisce documentario e finzione, quasi una srota di docufiction di due ore. Ma è soprattutto il tema scelto, la crisi economica dovuta alla bolla finanziaria del 2007-2008 (di cui tuttora si avvetono le conseguenze) è materia talmente recente e quasi sconosciut che ricorda, per alcuni versi, film come "Tutti gli uomini del presidente" e "I tre giorni del Condor". Fa parte di quella ristretta cerchia di film coraggiosi che hanno la capacità di raccontare temi scabrosi e inquietante con una capacità espositiva eccezzionale che rende cpomprensibili ai più termini astrusi come CDO, mutui subprime, ecc.
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Il nuovo film di Adam McKay si preannuncia come la sorpresa degli Oscar 2016. Non solo perchè si discosta enormemente dagli altri film diretti dal regista (le numerose commedie con Will Ferrel) ma anche per lo stile con cui è diretto. uno stile che unisce documentario e finzione, quasi una srota di docufiction di due ore. Ma è soprattutto il tema scelto, la crisi economica dovuta alla bolla finanziaria del 2007-2008 (di cui tuttora si avvetono le conseguenze) è materia talmente recente e quasi sconosciut che ricorda, per alcuni versi, film come "Tutti gli uomini del presidente" e "I tre giorni del Condor". Fa parte di quella ristretta cerchia di film coraggiosi che hanno la capacità di raccontare temi scabrosi e inquietante con una capacità espositiva eccezzionale che rende cpomprensibili ai più termini astrusi come CDO, mutui subprime, ecc.
Questo grazie a un Ryan Goslin in stato di grazia che si presta come voce narrante dialogando direttamente con il pubblico (tecnica alla "House of Cards", utile per creare empatia con lo spetattore) ed esempi lungimiranti che riguardano la vita di tutti i giorni esplicati da star che si prestan oa piacevoli camei-gag (certo che se avessi avuto Margot Robbie come insegnate di Economia dei Media forse non avrei dovuto darlo due volte). il tutto con un ritmo frenetico creato con un ampio uso di macchina mano che ricorda molto "The wolf of Wall Street" di Scorsese e fa sì che l'attenzione dello spettatore non si affievolisca mai. I personaggi, da Christian Bale a Brad Pitt (qui anche nelle vesti di produttore) fino a uno Steve Carrel che, a quanto pare, ci sta prendendo gusto a interpretare personaggi drammatici con una forte caratterizzazione, non sono iclassici eroi ma peronaggi comuni che hanno una grande intuizione e ne approfittano per arricchirsi. Dunque dei personaggi cinici ma che presentano diverse sfumature che li caratterizzano e li differenziano da quelli di pellicole precedent. Non sono i clasici Gordon Gekko, insomma.
Un film insolito e innovativo che poteva essere giustamente prodotto solo dall'interesamento di una grande star capace di coglierne grande valore. Un film indipendente che risulta però mainstream grazie alla presenza di attori noti, capace di unire pop e cultura, la nicchia così come il grande pubblico. E quando questo accade vuol dire una sola cosa: siamo di fronte a un capolavoro.
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elpiezo
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sabato 16 gennaio 2016
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avvincente ma complicato!!!!
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Ambiziosa opera del regista McKay che narra la crisi del mercato immobiliare americano , una tragedia economica che ha causato la perdita della casa e del lavoro a milioni di cittadini tra il 2007 ed il 2010.
Una narrazione nevrotica e compulsiva, un nugolo di personaggi ambiziosi e sfacciati magistralmente interpretato da un cast di rilievo (Bale, Goslin, Pitt, Carell), una colonna sonora accattivante ad affiancare una telecamera costantemente agitata nel ripercorrere le tappe salienti del discusso regresso economico.
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Ambiziosa opera del regista McKay che narra la crisi del mercato immobiliare americano , una tragedia economica che ha causato la perdita della casa e del lavoro a milioni di cittadini tra il 2007 ed il 2010.
Una narrazione nevrotica e compulsiva, un nugolo di personaggi ambiziosi e sfacciati magistralmente interpretato da un cast di rilievo (Bale, Goslin, Pitt, Carell), una colonna sonora accattivante ad affiancare una telecamera costantemente agitata nel ripercorrere le tappe salienti del discusso regresso economico.
Punti di forza che esaltano una regia pulita il cui unico grave neo è quello di imporre al pubblico una moltitudine di nozioni tecniche il più delle volte incomprensibile ai non addetti ai lavori; una caterva di arcani tecnicismi che disperdono lo spettatore proiettandolo nei meandri di un intreccio complesso dal quale trapela il cinismo di alcuni personaggi pronti a ricavare milioni sulle spalle degli ignari cittadini americani.
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tumau
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sabato 16 gennaio 2016
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una scommessa, in parte, persa
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Una scommessa, il film, che dal punto di vista dell'incasso sicuramente sarà vinta, ma non dal punto di vista della denuncia di un sistema corrotto e predatorio che credo fosse negli obiettivi del regista. Un occasione mancata per illuminare la gente comune sul devasto creato dai sistemi finanziari che hanno portato alla crisi attuale mondiale. Un vero peccato che la regia abbia scelto la strada del ritmo forsennato ( cosa ormai, purtroppo, frequente ) rinunciando ad un minimo di spiegazioni dal punto di vista, appunto finanziario. Spiritosa l'idea di far spiegare da personaggi famosi estrapolati dal contesto di fiction (avrebbe meritato più ampio uso) certe alchimie truffaldine del mondo della finanza.
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Una scommessa, il film, che dal punto di vista dell'incasso sicuramente sarà vinta, ma non dal punto di vista della denuncia di un sistema corrotto e predatorio che credo fosse negli obiettivi del regista. Un occasione mancata per illuminare la gente comune sul devasto creato dai sistemi finanziari che hanno portato alla crisi attuale mondiale. Un vero peccato che la regia abbia scelto la strada del ritmo forsennato ( cosa ormai, purtroppo, frequente ) rinunciando ad un minimo di spiegazioni dal punto di vista, appunto finanziario. Spiritosa l'idea di far spiegare da personaggi famosi estrapolati dal contesto di fiction (avrebbe meritato più ampio uso) certe alchimie truffaldine del mondo della finanza. Insomma le idee c'erano tutte ma non credo che siano oltre una percentuale misurabile in pochi punti percentuali coloro che , avendo visto il film, abbiano capito di cosa si trattasse di cosa sia veramente successo e perché. Cds cdo swap termini buttati lì come le parolacce ed il sangue in un film di Tarantino non servono ad altro se non a suscitare una generica sensazione di estraneità, di esclusione e riprovazione, ma appunto generica senza cambiare nulla, direi anzi, creando condizioni affinché si riproduca. ( “è tutto un casino, non capisco niente per cui rinuncio” ) Un ritmo da film di azione che mescola accadimenti che avrebbero meritato una migliore spiegazione con inutili momenti di puro spettacolo ansiogeno ( S. Carrell sempre al telefono in modo compulsivo )oppure per strizzare l'occhio allo spettatore ( che dire dell'intervista alla spogliarellista ) . Ottima interpretazione di C. Bale cosi come quella di R Goslin, ma quello che manca è proprio un più serio approfondimento nel racconto e nell'analisi (anche io, che di finanza ho la passione, ho fatto fatica a governare quel turbinio di termini a raffica ), figuriamoci chi non ne è avvezzo. Ed allora perché perdere un occasione d'oro per spiegarlo ? Ma ben vengano film con cast che attraggono; film che denuncino l'ingordigia di chi ha come traguardo solo la ricchezza predatoria. Un ingordigia che possiede anche i “nostri “ protagonisti sia ben inteso.
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tumau
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sabato 16 gennaio 2016
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una scommessa, in parte, persa
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Una scommessa, il film, che dal punto di vista dell'incasso sicuramente sarà vinta, ma non dal punto di vista della denuncia di un sistema corrotto e predatorio che credo fosse negli obiettivi del regista. Un occasione mancata per illuminare la gente comune sul devasto creato dai sistemi finanziari che hanno portato alla crisi attuale mondiale. Un vero peccato che la regia abbia scelto la strada del ritmo forsennato ( cosa ormai, purtroppo, frequente ) rinunciando ad un minimo di spiegazioni dal punto di vista, appunto finanziario. Spiritosa l'idea di far spiegare da personaggi famosi estrapolati dal contesto di fiction (avrebbe meritato più ampio uso) certe alchimie truffaldine del mondo della finanza.
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Una scommessa, il film, che dal punto di vista dell'incasso sicuramente sarà vinta, ma non dal punto di vista della denuncia di un sistema corrotto e predatorio che credo fosse negli obiettivi del regista. Un occasione mancata per illuminare la gente comune sul devasto creato dai sistemi finanziari che hanno portato alla crisi attuale mondiale. Un vero peccato che la regia abbia scelto la strada del ritmo forsennato ( cosa ormai, purtroppo, frequente ) rinunciando ad un minimo di spiegazioni dal punto di vista, appunto finanziario. Spiritosa l'idea di far spiegare da personaggi famosi estrapolati dal contesto di fiction (avrebbe meritato più ampio uso) certe alchimie truffaldine del mondo della finanza. Insomma le idee c'erano tutte ma non credo che siano oltre una percentuale misurabile in pochi punti percentuali coloro che , avendo visto il film, abbiano capito di cosa si trattasse di cosa sia veramente successo e perché. Cds cdo swap termini buttati lì come le parolacce ed il sangue in un film di Tarantino non servono ad altro se non a suscitare una generica sensazione di estraneità, di esclusione e riprovazione, ma appunto generica senza cambiare nulla, direi anzi, creando condizioni affinché si riproduca. ( “è tutto un casino, non capisco niente per cui rinuncio” ) Un ritmo da film di azione che mescola accadimenti che avrebbero meritato una migliore spiegazione con inutili momenti di puro spettacolo ansiogeno ( S. Carrell sempre al telefono in modo compulsivo )oppure per strizzare l'occhio allo spettatore ( che dire dell'intervista alla spogliarellista ) . Ottima interpretazione di C. Bale cosi come quella di R Goslin, ma quello che manca è proprio un più serio approfondimento nel racconto e nell'analisi (anche io, che di finanza ho la passione, ho fatto fatica a governare quel turbinio di termini a raffica ), figuriamoci chi non ne è avvezzo. Ed allora perché perdere un occasione d'oro per spiegarlo ? Ma ben vengano film con cast che attraggono; film che denuncino l'ingordigia di chi ha come traguardo solo la ricchezza predatoria. Un ingordigia che possiede anche i “nostri “ protagonisti sia ben inteso.
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simone pennisi
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venerdì 15 gennaio 2016
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la grande scommessa.. persa
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Film interessante ma destinato a pochi. Con ‘La grande scommessa’ Adam McKay si lancia per la prima volta nel mondo del dramma economico, conservando comunque residui visibili della sua tendenza comica. McKay si distacca da tutti i film di ambientazione WallStreettiana affrontando qui gli aspetti più fortemente tecnici borsistici. A cui i vari Scorsese e Stone avevano non ingenuamente preferito rispettivamente gli eccessi di jordan Belfort e l'avidità di Gordon Gekko. La sceneggiatura ricca di termini astrusi e finanziari potrebbe essere sicuramente elogiata per l’analisi minuziosa e realistica delle cause del crollo del mercato immobiliare americano del 2008, ma mantiene elevata l'attenzione solo di un certo tipo di spettatore, abolendo quasi totalmente a priori la possibilità per altri destinatari non esperti di comprendere il film e vanificandone quasi totalmente la visione.
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Film interessante ma destinato a pochi. Con ‘La grande scommessa’ Adam McKay si lancia per la prima volta nel mondo del dramma economico, conservando comunque residui visibili della sua tendenza comica. McKay si distacca da tutti i film di ambientazione WallStreettiana affrontando qui gli aspetti più fortemente tecnici borsistici. A cui i vari Scorsese e Stone avevano non ingenuamente preferito rispettivamente gli eccessi di jordan Belfort e l'avidità di Gordon Gekko. La sceneggiatura ricca di termini astrusi e finanziari potrebbe essere sicuramente elogiata per l’analisi minuziosa e realistica delle cause del crollo del mercato immobiliare americano del 2008, ma mantiene elevata l'attenzione solo di un certo tipo di spettatore, abolendo quasi totalmente a priori la possibilità per altri destinatari non esperti di comprendere il film e vanificandone quasi totalmente la visione. Il ritmo è comunque quasi sempre elevato, alimentato anche da un montaggio frenetico. Molto interessanti le interpretazioni dei 6 trader borderline, un po dei 'freaks economici', che riescono ad anticipare il crollo del mercato, in particolare Steve Carell e Christian Bale entrambi a buon diritto candidati ai Golden Globe.
Nel finale Adam McKay si riprende confermando un esplicita denuncia ad un sistema bancario fraudolento che alla fine penalizza il povero cittadino comune, e mostrandoci il tormento dei sei broker, si ricchi.. ma a quale prezzo. Complessivamente buon prodotto, consigliato a chi ne capisce.
“Non capite niente ugualmente? be’, nessun problema, è quello che vogliono anche le banche: non farvi capire”.
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alnick
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venerdì 15 gennaio 2016
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una grande scommessa vinta...
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Come la bolla edilizia, oscurata al mondo in modo fraudolento dalle banche americane, portò ad un disastro finanziario che ancora oggi continuiamo a pagare. Raccontata attraverso le vicende di diversi esperti del ramo che riuscirono a prevederla. Affidandosi ad un cast straordinario che recita costantemente sopra le righe (ad eccezione di un pacato Pitt, qui anche produttore) McKay realizza un film spiazzante, a tratti geniale, costantemente sull'orlo di una crisi di nervi. Un'opera visionaria, molto parlata, che alterna la commedia al dramma sociale, riuscendo in una "grande scommessa": appassionare lo spettatore ad un mondo indigesto ai più, e ai più particolarmente lontano. Da vedere e far vedere.
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lilyt
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giovedì 14 gennaio 2016
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mi aspettavo di più
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La storia c'é, gli attori anche e concordo con chi afferma che per capire il motivo per cui siamo in crisi bisogna guardare questo film l'unico grande problema é che dal mio punto di vista per uno spettatore ignorante in economia il tutto può risultare un tantino dispersivo. Chi non ha familiarità con i termini tecnici farà fatica a capire ogni passaggio. Nella mi sala molti spettatori si sono addormentati. Ben fatto, e le scene che sfiorano il trash divertono. Io personalmente però non lo rivedrei.
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lilyt
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