alex2044
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mercoledì 20 gennaio 2016
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il puzzle è riuscito : complimenti !
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Un bel film , un gran bel film ! Inizia a cento all'ora e finisce a duecento . Mai una tregua , un ripensamento un iterazione . Adam McKay ti invita sul suo treno ad alta velocita e senza sosta ti presenta la sua visione di questa storia che se non fosse accaduta veramente sembrerebbe inventata da uno sceneggiatore pazzo e visionario . Quella che avrebbe potuto , senza la mano ferma del regista , trasformarsi in un minestrone immangiabile, vista la complessità dell'argomento , diventa invece una fantamasmagorica e succulenta insalata russa fatta da un grandissimo chef . Insomma il puzzle che poteva sembrare di difficilissima soluzione ha , alla fine, tutti i suoi pezzi incastrati al posto giusto ed il risultato è anche visivamente eccellente .
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Un bel film , un gran bel film ! Inizia a cento all'ora e finisce a duecento . Mai una tregua , un ripensamento un iterazione . Adam McKay ti invita sul suo treno ad alta velocita e senza sosta ti presenta la sua visione di questa storia che se non fosse accaduta veramente sembrerebbe inventata da uno sceneggiatore pazzo e visionario . Quella che avrebbe potuto , senza la mano ferma del regista , trasformarsi in un minestrone immangiabile, vista la complessità dell'argomento , diventa invece una fantamasmagorica e succulenta insalata russa fatta da un grandissimo chef . Insomma il puzzle che poteva sembrare di difficilissima soluzione ha , alla fine, tutti i suoi pezzi incastrati al posto giusto ed il risultato è anche visivamente eccellente . Gli attori sono tutti bravissimi ed anche quelli fra loro più celebrati, Brad Pitt , Ryan Gosling e Christian Bale approfittano , della loro notevole capacità mimetica e interpretativa per rendersi quasi irriconoscibili , quasi a voler dimostrare di non voler prevaricare gli altri con loro celebrità . Ci fosse un Oscar cumulativo gli attori tutti di questo film lo vincerebbero a mani basse . Detto questo , se proprio vogliamo scegliere il più bravo dobbiamo ricordare l'interpretazione funambolica e strepitosa di Christian Bale : mitica , da scuola di cinema . Per concludere Adam McKay si dimostra un regista eccezionale , eclettico , curioso , divertente , qualche volta sopra le righe ma anche profondo ed impegnato insomma uno serio ma non serioso . Si può anche sorridere davanti a quella che per molti , troppi, è stata una vera e propria tragedia e , non solo economica , ma anche esistenziale . Ma sia chiaro che nel film la condanna per quelli che hanno provacato questo disastro morale e materiale è netta e difinitiva e senza sconti . Questo film è una festa per chi ama il cinema , speriamo che abbia un grande successo , se lo merita ampiamente .
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catcarlo
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mercoledì 20 gennaio 2016
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la grande scommessa
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Quali siano state le conseguenze della crisi finanziaria innescatasi nel 2008 non ci limitiamo a saperlo, ma ne sentiamo, chi più chi meno, ancora gli effetti: i motivi all’origine del crollo restano però per la maggior parte avvolti in una fitta nebbia creata spesso e volentieri dall’utilizzo di qualche involuta formula di comodo per celare le colpe di un capitalismo privo di freni. Proprio di fare chiarezza sulle responsabilità, specie se inconfessabili, si incarica il film di Adam McKay che, assieme a Charles Randolph, ne ha tratto la sceneggiatura da un libro di Michael Lewis raccontando di come le maggiori banche, d’affari e non, abbiano costruito l’abnorme bolla immobiliare facendo i soldi sul nulla di mutui concessi senza alcun controllo solo per alimentare i prodotto che li includevano.
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Quali siano state le conseguenze della crisi finanziaria innescatasi nel 2008 non ci limitiamo a saperlo, ma ne sentiamo, chi più chi meno, ancora gli effetti: i motivi all’origine del crollo restano però per la maggior parte avvolti in una fitta nebbia creata spesso e volentieri dall’utilizzo di qualche involuta formula di comodo per celare le colpe di un capitalismo privo di freni. Proprio di fare chiarezza sulle responsabilità, specie se inconfessabili, si incarica il film di Adam McKay che, assieme a Charles Randolph, ne ha tratto la sceneggiatura da un libro di Michael Lewis raccontando di come le maggiori banche, d’affari e non, abbiano costruito l’abnorme bolla immobiliare facendo i soldi sul nulla di mutui concessi senza alcun controllo solo per alimentare i prodotto che li includevano. ‘La grande scommessa’ azzarda la scomoda incombenza di mettere chi guarda di fronte a una verità che dà fastidio e, per farlo, si sforza di portare alla luce del sole ciò che si nasconde dietro agli astrusi tecnicismi che gli apprendisti stregoni della finanza utilizzano per non far capire quel che stanno trafficando: impervia impresa affrontata tenendo altissimo il numero dei giri e giocando il registro della commedia, seppur acida, con una tale efficacia da riuscire a non annoiare in nemmeno per un minuto delle oltre due ore di durata. Il merito va innanzitutto a una scrittura serrata e a una serie di trovate che insaporiscono il piatto rendendolo estremamente gustoso: il racconto arguto fatto dalla voce sopra di Jared (Ryan Gosling), i personaggi che dialogano di tanto in tanto con lo spettatore, le excusationes non petitae dei ‘non è andata proprio così’ riguardo ai passaggi più romanzati, le figure reali ed esterne alla trama che chiariscono i concetti davvero ostici (la prima scelta era Scarlett Johanson, ma Margot Robbie immersa nella schiuma che spiega i CDO suggerisce l’inevitabile strizzata d’occhio a un altro film di cannibali come ‘The wolf of Wall Street’). Combinando le varie situazioni, l’opera viene ad avere un suo ben preciso ritmo interno, per il quale si dimostra fondamentale il brillante montaggio di Hank Corwin che aiuta non poco nell’intarsio dei tre o quattro filoni in cui si sviluppa la narrazione. Seguendo l’intuizione di Michael, un analista finanziario di un marginale fondo californiano (Christian Bale), alcuni suoi colleghi di piccolo o medio calibro decidono, senza essere in contatto gli uni con gli altri, che il castello di carte sta per crollare e vale la pena di scommetterci contro: paragonandoli all’ottusa avidità del sistema bancario, McKay riesce a far parteggiare per questi non-eroi per nulla specchiati prima di rimettere il tutto nella corretta prospettiva. Se il personaggio di Bale è al limite dell’autismo, tra matematica e batteria death metal, l’interesse di Jared è rivolto in esclusiva all’arricchimento laddove Charlie (John Magaro) e Jamie (Finn Wittrock) sono alla ricerca di un posto al sole: sul loro entusiasmo all’avverarsi delle previsioni getta acqua gelata Rickert (Brad Pitt) elencando le ripercussioni che devasteranno negli anni successivi l’economia reale dando in pratica il via al più cupo segmento finale. Se si considera che anche Mark (Steve Carell), la figura più tormentata e a suo modo idealistica, alla fine cede al guadagno, appare evidente che di buoni, in una vicenda simile, non ce ne sono (e neppure ce ne possono essere): del resto, se chi deve controllare è cieco (Standard & Poor’s rappresentata da Georgia Hale/Melissa Leo) o di facili costumi (la funzionaria della SEC), risulta fin troppo facile il compito di coloro che desiderano giocarebarando. Unito alle qualità prettamente cinematografiche, il sontuoso cast contribuisce a rendere appetibile la pellicola: al fianco dei nomi già citati – Gosling ha interrotto apposta il sabbatico mentre Pitt è tra i produttori – non vanno perlomeno dimenticati Marisa Tomei nei panni della moglie di Mark (molto bella l’idea del dialogo fuori fase tra i due) e Jeremy Strong in quella del suo esperto matematico. La brillantezza e i sorrisi, in prevalenza amari, non riescono peraltro a nascondere la profonda tristezza che il film sprigiona, accentuata dalla conclusiva consapevolezza che nessuno ha pagato davvero (a parte il contribuente) e, soprattutto, ben poco è cambiato: ripensare alla storia raccontata da McKay in giorni in cui a scricchiolare è il mercato petrolifero fa correre più di un brivido lungo la schiena.
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andreamontinaro
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martedì 19 gennaio 2016
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non solo un manuale di economia, anzi...
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Era compito arduo analizzare la crisi economica esplosa nel 2008 negli Stati Uniti. Ancora più arduo spiegare e far capire le varie sfumature della stessa e le 'macchiette' delle potenti banche americane sul mercato immobiliare a milioni di spettatori. Missione ben riuscita dal regista Adam McKay, che con ''La Grande Scommessa'' ha saputo rendere possibile 'l'impossibile'. Questo non è assolutamente il tipico film che colpisce per trama, fotografia o effetti speciali, anzi è tutt'altro. Lo considero un film per 'la società', La scelta di presentarlo quasi come un documentario, attraverso specifiche scelte e inquadrature è azzeccata, conferendogli quell'alone di vericidità che è fondamentale per un film del genere.
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Era compito arduo analizzare la crisi economica esplosa nel 2008 negli Stati Uniti. Ancora più arduo spiegare e far capire le varie sfumature della stessa e le 'macchiette' delle potenti banche americane sul mercato immobiliare a milioni di spettatori. Missione ben riuscita dal regista Adam McKay, che con ''La Grande Scommessa'' ha saputo rendere possibile 'l'impossibile'. Questo non è assolutamente il tipico film che colpisce per trama, fotografia o effetti speciali, anzi è tutt'altro. Lo considero un film per 'la società', La scelta di presentarlo quasi come un documentario, attraverso specifiche scelte e inquadrature è azzeccata, conferendogli quell'alone di vericidità che è fondamentale per un film del genere. A primo impatto il film sembra proibitivo e ristretto a una piccola cerchia di persone, ma quei termini tecnici del campo economico, quei concetti e i complessi movimenti bancari vengono successivamente spiegati come si spiegherebbe una lezione di scienze a dei bambini: parole semplici e 'illustrazioni'. Questa è stata una delle strategie vincenti del film, ma non l'unica. Non ci sono solo oggettività e numeri in questo film: certo, la crisi del mercato immobiliare è in primo piano e per la prima volta viene analizzata con la lente di ingrandimento (cosa che può rendere il film anche 'scomodo'?) , ma McKay ha voluto far vedere anche i danni, i risvolti e le conseguenze, non solo della crisi, che il mondo capitalistico ha su uomini che vivono per questo mondo. Qui c'è il distacco con quello che sarebbe stato un banale e noioso documentario. La 'scommessa' fa venire fuori il vero essere di questi uomini che vivono per i soldi, il cui motto è 'far soldi per far soldi'. La domanda vedendo il film sorge spontanea:'Ma dove sono questi soldi?'. Credo che il regista abbia avuto l'obiettivo di far rendere conto lo spettatore dell'astratezza del mondo finanziaro, un mondo virtuale nel quale non c'è moneta materiale, ci sono solo numeri su numeri e il capitalismo da valore a questi numeri. Questo film è la storia di uomini che vivono in alienazione controllando numeri, solo numeri, davanti a uno schermo, lasciando alle spalle emozioni, sentimenti, la stessa essenza della vita. Un grande cast, Christian Bale (straordinario), uno Steve Carell che non ti aspetti, Ryan Gosling e Brad Pitt, contribuiscono a rendere una perfetta idea di tutto ciò e di una società che sta diventando fin troppo 'virtuale'. ''State scommettendo contro i gli Stati Uniti d'America e i suoi cittadini. Non c'è niente da festeggiare'' - Questa la frase pronunciata da Ben Rickert (Brad Pitt), forse l'unico che può incarnare il simbolo del rifiuto del mondo capitalistico dove l'uomo, il cittadino passa in secondo piano rispetto al dio denaro. Film da vedere. Voto:8,5
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andrea giostra
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martedì 19 gennaio 2016
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brillante neo-realismo:grande brad pitt produttore
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La Grande Scommessa – The Big Short (2015) - recensione di Andrea Giostra
Cast di attori stellari: Brad Pitt, Christian Bale (candidato all'Oscar 2016 come miglior attore non protagonista), Ryan Gosling, Selena Gomez, Marisa Tommei, Steve Carrell, Melissa Leo, John Magaro, Max Greenfield, Jeremy Strong, Margot Robbie, Billy Magnussen, Rafe Spall, Hamish Linklater.
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La Grande Scommessa – The Big Short (2015) - recensione di Andrea Giostra
Cast di attori stellari: Brad Pitt, Christian Bale (candidato all'Oscar 2016 come miglior attore non protagonista), Ryan Gosling, Selena Gomez, Marisa Tommei, Steve Carrell, Melissa Leo, John Magaro, Max Greenfield, Jeremy Strong, Margot Robbie, Billy Magnussen, Rafe Spall, Hamish Linklater. Sceneggiatori fuoriclasse: Adam MeKay e Charles Randolph (candidati all'Oscar 2016 per la miglior sceneggiatura non originale). Regia maestrale e geniale: Adam McKay (candidato all'Oscar 2016 come miglior regista). Produzione (che ha ricevuto la candidatura all'Oscar 2016 come miglior montaggio) di una Grandissima Star hollywoodiana che i film li capisce bene e li sa fare meglio, sia come attore che come produttore: Brad Pitt.
Basterebbe solo questa breve introduzione e fare questi nomi, per “trascinare” gli spettatori come “automi” al Cinema per vedere questo Film capolavoro: “The Big Short”, candidato all'Oscar 2016 come miglior Film.
Ma la verità vera è che il Film, la cui sceneggiatura è tratta liberamente dall'omonimo libro di Michael Lewis, scrittore-economista statunitense che scrive per il New York Times, pubblicato in USA il 15 marzo 2010 da WW Norton & Company, che è rimasto nella lista dei Best Seller del New York Times per ben 28 settimane, e pubblicato in Italia con il titolo “The Big Short – Il grande scoperto”, è realismo puro e cinismo cristallino di un sistema economico mondiale che forse è arrivato al capolinea. Un sistema economico che domina il mondo intero, in mano a pochissimi stra-miliardari, e che al benessere del popolo e della gente comune, predilige la ricchezza senza condizioni prodotta con l'inganno di pochissimi multi-miliardari!
L'economista scozzese Angus Deaton, Premio Nobel per l'Economia per l'anno 2015, descrive questo stesso sistema, ma in modo completamente diverso, scientificamente validato e sociologicamente avvalorato, nel suo straordinario ed attuale saggio “La Grande Fuga. Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza”, edito in Italia nel 2015 dall'Editore “Il Mulino”.
Il Film di Brad Pitt racconta quello che è accaduto nei due-tre anni precedenti al 2008, quando come uno tsunami, lento ma inesorabile, l'Economia mondiale è stata rasa al suolo: come Pompei dalla straordinaria eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.; o come Noto Antica dal terribile terremoto del 1693!
Sulle grandi tragedie, come sempre nella storia dell'uomo di tutti i tempi e di tutti le latitudini, sono gli speculatori-iene, i ladri-squali, i banchieri-lupi, i broker-senz'anima-e-senza-pietà a prendere il sopravvento e ad avvantaggiarsi economicamente della catastrofe che si preannuncia alle porte e che solo loro (gli stra-miliardari), partendo dall'intuito, ma che poi viene avvalorato con l'ausilio di sistemi di controllo, programmi informatici di previsione e sofisticati sistemi di monitoraggio delle borse mondiali – ben descritte nel Film - possono prevedere con sufficiente anticipo quello che accadrà per fare profitti miliardari, arricchirsi spropositatamente, a danno della gente comune che si ritroverà – come di fatto si è ritrovata nel 2008-2009 – a perdere tutto e a diventare improvvisamente povera e disperata.
E' tutto questo che il Film di Brad Pitt, Adam MeKay e Charles Randolph racconta in modo magnifico, apparentemente distaccato, ma al contempo terribile, con una direzione narrativa geniale e da veri fuoriclasse quale quella del regista Adam McKay.
Come scrivono i critici professionisti: film imperdibile!
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rufus t. firefly
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lunedì 18 gennaio 2016
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evviva, si può ben dormire anche al cinema!!!
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Tutti gli analisti finanziari, gli agenti di borsa, trader ed affini che non avessero ancora capito cosa è successo nella crisi finanziaria del 2007-10 generata dal mercato immobiliare statunitense, possono tirare un sospiro di sollievo; l'uscita nelle sale di questo film brillante e dinamico, girato con il piglio del documentario gli chiarirà tutti i dubbi.
Peccato però che questo tormento di 2 ore, i dubbi li chiarirà solo a loro!
Questa immane elucubrazione onanistico finanziaria è interessante solo a coloro che si occupano di questa incomprensibile materia fatta di subprime, credit default swap
Hedge fund, etc etc.
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Tutti gli analisti finanziari, gli agenti di borsa, trader ed affini che non avessero ancora capito cosa è successo nella crisi finanziaria del 2007-10 generata dal mercato immobiliare statunitense, possono tirare un sospiro di sollievo; l'uscita nelle sale di questo film brillante e dinamico, girato con il piglio del documentario gli chiarirà tutti i dubbi.
Peccato però che questo tormento di 2 ore, i dubbi li chiarirà solo a loro!
Questa immane elucubrazione onanistico finanziaria è interessante solo a coloro che si occupano di questa incomprensibile materia fatta di subprime, credit default swap
Hedge fund, etc etc.
Per tutti gli altri, sarà un soporifero momento che gli permetterà di valutare quanto accogliente e riposante è la poltrona della sala che li accoglie.
Evviva, si può ben dormire anche al cinema!!!
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lupusinfabula
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lunedì 18 gennaio 2016
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"in che mani siamo..."
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la realtà che il film riesce ad evidenziare con una doverosa chiarezza é il preoccupante livello di " professionalità " di questo mondo artificiale.
Purtroppo NON solo dei vari speculatori avidi, superficiali, irresponsabili e goderecci/gaudenti... ma anche e sopratutto di situazioni ancor più gravi.
Una consapevolezza che man mano che le varie "indagini" proseguono, si rafforza sempre più ...
Una totale mancanza, o addirittura collusione dei vari organi predisposti all' ormai solo "teorico" controllo dei macro meccanismi finanziari/sociali.
Da vedere.
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beppe baiocchi
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lunedì 18 gennaio 2016
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un semidocumentario sulla crisi
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Conosciamo AdamMcKay, il regista de "La Grande Scommessa". Adam McKay è noto ai più per essere il regista e sceneggiatore dei film demenziali con Will Ferrel, film quali Anchorman e Ricky Bobby. Nell'ultimo anno però la prova di maturità del regista americano, scrive a quattro mani la sceneggiatura del riuscito Ant-Man e dirige e scrive questa Grande Scommessa.
Si parla di banche, nello specifico della crisi finanziaria del 2007/2008 a causa del crollo delle azioni sui mutui americani (sulla quale era basato il sistema creditizio americano), creduti un investimento strasicuro e che invece sono risultati poco affidabili ed estremamente instabili poichè basati sui famosi "mutui subprime" ossia l'accesso a credito (con interessi maggiori) a soggetti ad alto rischio di insolvenza.
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Conosciamo AdamMcKay, il regista de "La Grande Scommessa". Adam McKay è noto ai più per essere il regista e sceneggiatore dei film demenziali con Will Ferrel, film quali Anchorman e Ricky Bobby. Nell'ultimo anno però la prova di maturità del regista americano, scrive a quattro mani la sceneggiatura del riuscito Ant-Man e dirige e scrive questa Grande Scommessa.
Si parla di banche, nello specifico della crisi finanziaria del 2007/2008 a causa del crollo delle azioni sui mutui americani (sulla quale era basato il sistema creditizio americano), creduti un investimento strasicuro e che invece sono risultati poco affidabili ed estremamente instabili poichè basati sui famosi "mutui subprime" ossia l'accesso a credito (con interessi maggiori) a soggetti ad alto rischio di insolvenza.
Ancora più nello specifico si racconta di tre gruppi di persone che "fiutata" la potenziale crisi di questo sistema decidono di investire denaro sul crollo di questo, scommettendo dunque contro il sistema finanziario americano. Mi ero dimenticato di dire che è una storia vera.
La cosa che colpisce subito lo spettatore è il ritmo è il tono con cui è raccontato il film. Che McKay venga dalla commedia è già stato detto, e infatti prende spunto dalla "sua" storia per proporci un film super ritmato, dove la quarta parete con lo spettatore è totalmente abbattuta. Dialoghi pungenti, situazioni comiche (nonostante il tono drammatico) sono il motore che regge il film. Obbiettivo del regista è quello di rendere fruibile al massimo allo spettatore medio il complesso mondo della finanza, con trovate simpatiche e intelligenti, e nello specifico le vicende e le situazioni causa del crollo dell'economia statunitense. Quindi bravo davvero a McKay, che nonostante il film risulti forse ancora troppo tecnico (perchè anche la finanza spiegata in modo semplice è materia complessa) è reso piuttosto bene e basta conoscere in maniera pregressa due tre cose per aver ben chiaro il film.
Un cast di livello, sia per gli attori primari che per i comprimari (tra i più noti Christian Bale, Ryan Gosling, Brad Pitt e Steve Carrell) che recitano bene, ma che forse a causa di un numero troppo elevato di protagonisti e di uno scarso minutaggio per ognuno non vengono mai trattati fino in fondo (forse solo il personaggio di Steve Carrell), nonostante siano ben caratterizzati.
A mio avviso però la pecca principale di questo film è la trama, perchè è poco intrigante (forse perchè sappiamo tutti come andrà a finire) e si cerca più di capire cosa è accaduto al sistema finanziario amercano che alla storia dei protagonisti. Risultando quasi un documentario (nonostante non abbia per nulla i toni di un documentario) che un film in se per se.
Interessante invece la visione della finanza che esce forte dal film, una visione super pessimista, dove finanzia e schifezza sono praticamente viste alla stessa maniera.
In conclusione un film super godibile, che aihme poteva avere una storia più avvincente e più coinvolgente (mi ripeto col dire che non è che il film non sia coinvolgente, ma che la storia dei protagonisti non prende molto), e che colpisce tanto per il talento (fino ad oggi sottovalutato) del suo regista.
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filippo catani
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lunedì 18 gennaio 2016
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scommettere contro il mercato
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Tre anni prima dello scoppio della bolla immobiliare che sconvolse gli USA e il mondo nel 2008, un'analista decide di mettere in piedi una serie di scommesse al ribasso e il suo esempio sarà seguito da pochissimi altri trader.
Davvero un bellissimo film ben scritto e interpretato. Sicuramente il regista McKay si rivolge a un pubblico che si sappia un attimo orientare nella storia finanziaria degli ultimi anni. Se vogliamo però lui si rivolge provocatoriamente soprattutto a chi è lontano dal mondo della finanza per smascherare le terribili nefandezze che vengono commesse. Geniali sono a questo proposito tre spiegazioni tratte dalla vita di tutti i giorni per spiegare in parole povere le assurdità della finanza.
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Tre anni prima dello scoppio della bolla immobiliare che sconvolse gli USA e il mondo nel 2008, un'analista decide di mettere in piedi una serie di scommesse al ribasso e il suo esempio sarà seguito da pochissimi altri trader.
Davvero un bellissimo film ben scritto e interpretato. Sicuramente il regista McKay si rivolge a un pubblico che si sappia un attimo orientare nella storia finanziaria degli ultimi anni. Se vogliamo però lui si rivolge provocatoriamente soprattutto a chi è lontano dal mondo della finanza per smascherare le terribili nefandezze che vengono commesse. Geniali sono a questo proposito tre spiegazioni tratte dalla vita di tutti i giorni per spiegare in parole povere le assurdità della finanza. Per il resto assisstiamo a una parabola che solo ora ci appare assolutamente ben descritta fatta di prestiti dati a chiunque senza controlli (mutui addirittura intestati ai cani) in un momento in cui il mercato sembrava inarrestabile. Allo stesso tempo chi ci scommise contro fece ovviamente un sacco di soldi ma allo stesso tempo era ben conscio che un crollo avrebbe portato a una crisi mondiale terribile. Il problema vero o se vogliamo la beffa delle beffe è che purtroppo poco o nulla è cambiato. Carrell è assolutamente il mattatore di un film dove ci si aspetterebbe di trovarlo come un pesce fuor d'acqua mentre gli altri si trovano più o meno a loro agio con un'altra grande interpretazione che è quella di Bale. Uscito a mani vuote dai Golden Globes speriamo possa avere qualcosa dagli Oscar.
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ten. aldo raine
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lunedì 18 gennaio 2016
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linguaggio troppo tecnico
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Le recensioni devono aiutare un possibile spettatore a scegliere un film da guardare. Io, quindi, a questo film non voglio dare più di due stelle.
Il linguaggio usato è decisamente troppo tecnico e rischia di rovinare tutto l'impegno del regista e la bravura degli attori. Se non siete abituati a linguaggi forbiti e se non masticate granchè di economia non vi consiglio il film in questione, potreste rimanere molto delusi.
In breve, il film racconta del crollo dell'economia americana avvenuto nel 2008. Tre anni prima dello scoppio del mercato immobiliare, un gruppo di americani esperti di finanza si accorgono, a differenza di banchieri e governo, dell'imminente crisi globale e decidono di "rischiare" coraggiosi investimenti.
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Le recensioni devono aiutare un possibile spettatore a scegliere un film da guardare. Io, quindi, a questo film non voglio dare più di due stelle.
Il linguaggio usato è decisamente troppo tecnico e rischia di rovinare tutto l'impegno del regista e la bravura degli attori. Se non siete abituati a linguaggi forbiti e se non masticate granchè di economia non vi consiglio il film in questione, potreste rimanere molto delusi.
In breve, il film racconta del crollo dell'economia americana avvenuto nel 2008. Tre anni prima dello scoppio del mercato immobiliare, un gruppo di americani esperti di finanza si accorgono, a differenza di banchieri e governo, dell'imminente crisi globale e decidono di "rischiare" coraggiosi investimenti.
I lati positivi del film di McKay sono le performances degli attori (Bale e Carell su tutti), le musiche divertenti e tutto sommato la sceneggiatura molto brillante.
Nonostante il regista sia molto bravo a ritrarre gli avvenimenti della storia con la cinepresa in continuo movimento, il film non decolla, il ritmo di narrazione è lento, e il rischio di rimanere annoiati e confusi tra dialoghi logorroici e termini come CDO, AAA e BBB, è molto alto. Io ho visto il film al cinema e non vi dico i commenti negativi che ho sentito al termine dello spettacolo.
L'idea di base era tutt'altro che cattiva a mio parere, si doveva però fare molto meglio.
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dhany coraucci
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lunedì 18 gennaio 2016
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la scommessa vincente della creatività
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A proposito di scommesse... io su questo film non avrei fatto alcuna puntata perché i temi economici, soprattutto se trattati con cognizione di causa, di solito li trovo piuttosto noiosi. A farmi desistere dal giocare, poi, un certo taglio documentaristico che sapevo essere stato impresso alla pellicola: per fortuna che il gioco d'azzardo non è tra le mie passioni perché mi sarei sbagliata alla grande! Il film, infatti, è bellissimo e vale qualsiasi scommessa. Raccontato con un linguaggio creativo, sorprendente, incalzante ha il pregio di condurci per mano (anche e soprattutto chi, come me, non è propriamente ferrata in materia) dentro a un labirinto nel quale, nostro malgrado, siamo costretti a vagare: la crisi economica.
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A proposito di scommesse... io su questo film non avrei fatto alcuna puntata perché i temi economici, soprattutto se trattati con cognizione di causa, di solito li trovo piuttosto noiosi. A farmi desistere dal giocare, poi, un certo taglio documentaristico che sapevo essere stato impresso alla pellicola: per fortuna che il gioco d'azzardo non è tra le mie passioni perché mi sarei sbagliata alla grande! Il film, infatti, è bellissimo e vale qualsiasi scommessa. Raccontato con un linguaggio creativo, sorprendente, incalzante ha il pregio di condurci per mano (anche e soprattutto chi, come me, non è propriamente ferrata in materia) dentro a un labirinto nel quale, nostro malgrado, siamo costretti a vagare: la crisi economica. Nello specifico, quella americana del 2008. Speculazioni, frodi, guadagni illeciti e, sempre, l'impunibilità dei colpevoli. Il cast è magnifico e di altissimo livello e davvero non saprei scegliere chi, tra gli eccellenti attori, mi è piaciuto di più. Senza dubbio Christian Bale nel ruolo di investitore schizzato e schizoide che carpisce per primo i sotterranei, melmosi, inarrestabili movimenti di una macchina i cui ingranaggi sono irrimediabilmente guasti mentre si spara nelle orecchie i Metallica, sarà difficile da dimenticare; ma potrei dire la stessa cosa per il breve e pur tuttavia intenso intervento di Brad Pitt (anche produttore del film) a cui spetta di svelarci la verità vera (e triste) del nostro tempo che divora i pesci piccoli e mai quelli grandi.
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