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la nera
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sabato 1 agosto 2020
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abbastanza
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hulk1
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lunedì 26 agosto 2019
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moretti
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Nanni Moretti è da sempre un misto di rancore, reducismo, scarsa tecnica cinematografica, assolutamente irritante come attore, ha riempito un vuoto, ha una virtù ,ci azzecca a volte, non immaginavo che un papa potesse dare le domissioni.
La palombella rossa era in maniera sgangherata, come suo solito, spia di un malessere , certo andava spiegata ai fequentatori dei festival dell'unità la deriva del fu PCI, a chi pur non appartenendo alla religione falce e martello, ma di sinistra , tutto era tragicamente chiaro da anni.
Lui è sempre stato in qualche modo pedagogico, un popolo che non aveva dubbi, che ..il partito, il segretario...., che sembrava immune dalle nevrosi, dalle malinconie, dai lutti , aveva in Moretti lo sdoganatore del privato.
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Nanni Moretti è da sempre un misto di rancore, reducismo, scarsa tecnica cinematografica, assolutamente irritante come attore, ha riempito un vuoto, ha una virtù ,ci azzecca a volte, non immaginavo che un papa potesse dare le domissioni.
La palombella rossa era in maniera sgangherata, come suo solito, spia di un malessere , certo andava spiegata ai fequentatori dei festival dell'unità la deriva del fu PCI, a chi pur non appartenendo alla religione falce e martello, ma di sinistra , tutto era tragicamente chiaro da anni.
Lui è sempre stato in qualche modo pedagogico, un popolo che non aveva dubbi, che ..il partito, il segretario...., che sembrava immune dalle nevrosi, dalle malinconie, dai lutti , aveva in Moretti lo sdoganatore del privato.
Piace ai francesi, verrebbe voglia dire... tenetevelo .
Margherita Buy è parte integrante della banda Romanocentrica,da anni padrona della robaccia girata in Italia, era una giovane gnocca che interpretava se stessa, la sbullonata.
Con l'età è diventata insopportabile, ora è la musa di Moretti.
Il film, come buona parte della produzione del nostro ha ben poco di cinematografico, in fondo si tratta sempre del cinemino super8 di io sono un autarchico .
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sellerone
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martedì 18 settembre 2018
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percorso di vita
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E' il mio primo film di Moretti, toccante, recitato "recitando", sembra che gli attori di questo film abbiano seguito le istruzioni della regista della storia. Mi è piaciuto, è profondo e verosimile, guarda a quello che purtroppo tutti noi abbiamo affrontato o affronteremo, spero il più in la possibile. Il gruppo che si vede in questa storia è vario e ben caratterizzato, oltre alla protagonista e Moretti, la Madre e Turturro meritano una menzione speciale, proprio per quello che ho detto prima sulla recitazione.
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onufrio
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giovedì 23 novembre 2017
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nostra madre
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Margherita è una regista impegnata nelle riprese del suo nuovo film che tratta il tema della crisi economica, del perenne conflitto tra operai e proprietari; suo fratello, Giovanni, è un ingegnere dai toni pacati. Sorella e fratello si prendono cura della madre ricoverata in ospedale per i vari acciacchi dell'età, ma il peggioramento delle sue condizioni mette i due di fronte ad una triste verità: affrontare la morte della madre che da lì a poco sarà inevitabile. Ma intanto la vita va avanti, e Margherita deve proseguire col suo film, alle prese con un "divo" americano abbastanza complesso da giostrare e tra una scena e l'altra, Margherita ha costanti flash-back sulla madre.
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Margherita è una regista impegnata nelle riprese del suo nuovo film che tratta il tema della crisi economica, del perenne conflitto tra operai e proprietari; suo fratello, Giovanni, è un ingegnere dai toni pacati. Sorella e fratello si prendono cura della madre ricoverata in ospedale per i vari acciacchi dell'età, ma il peggioramento delle sue condizioni mette i due di fronte ad una triste verità: affrontare la morte della madre che da lì a poco sarà inevitabile. Ma intanto la vita va avanti, e Margherita deve proseguire col suo film, alle prese con un "divo" americano abbastanza complesso da giostrare e tra una scena e l'altra, Margherita ha costanti flash-back sulla madre. Opera complessa e profondo di Nanni Moretti.
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gufetta76
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martedì 28 marzo 2017
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veramente bello
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La regia di Moretti è pulita e realistica. Pensavo di trovare un film lento invece i tempi sono sorprendentemente azzeccati. Non so se Moretti facendo impersonare a una donna il sè stesso abbia voluto esternalizzare il dolore però è tutto molto verosimile l'ospedale la sofferenza il vissuto,il ricordo. È bello che si sappia poco della malattia della madre, poiché ci si concentra maggiormente sulla persona di quello che è e di quello che è stata. Mi è piaciuto molto.
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movieseu
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mercoledì 18 gennaio 2017
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pessimo
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Definire pessimo un film bruttissimo significa rispettare
un lavoro fatto male.
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great steven
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venerdì 16 dicembre 2016
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per la 12° volta, moretti centra il bersaglio.
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MIA MADRE (IT/FR, 2015) diretto da NANNI MORETTI. Interpretato da MARGHERITA BUY, JOHN TURTURRO, GIULIA LAZZARINI, NANNI MORETTI, BEATRICE MANCINI, ENRICO IANNIELLO, PIETRO RAGUSA, TONY LAUDADIO, STEFANO ABBATI, ANNA BELATO, DAVIDE IACOPINI, RENATO SCARPA, LORENZO GIOIELLI
Margherita è una regista di successo che sta ambientando il suo ultimo film in una fabbrica occupata dagli operai che vorrebbero non essere licenziati in tronco nella loro interezza da un dirigente ostile e maldisposto verso il loro importante lavoro.
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MIA MADRE (IT/FR, 2015) diretto da NANNI MORETTI. Interpretato da MARGHERITA BUY, JOHN TURTURRO, GIULIA LAZZARINI, NANNI MORETTI, BEATRICE MANCINI, ENRICO IANNIELLO, PIETRO RAGUSA, TONY LAUDADIO, STEFANO ABBATI, ANNA BELATO, DAVIDE IACOPINI, RENATO SCARPA, LORENZO GIOIELLI
Margherita è una regista di successo che sta ambientando il suo ultimo film in una fabbrica occupata dagli operai che vorrebbero non essere licenziati in tronco nella loro interezza da un dirigente ostile e maldisposto verso il loro importante lavoro. La donna ha un fratello maggiore, Giovanni, ingegnere e uomo attento e premuroso, ed entrambi hanno una madre, Ada, ex professoressa di scuola superiore di latino, ricoverata in ospedale per uno scompenso cardiaco. Incline all'ansia e tormentata da numerose indecisioni e incertezze, Margherita non riesce a trovare pace dentro di sé: da una parte, si rimprovera di non riuscire ad accudire l'amatissima madre quanto vorrebbe e sente di non esserle abbastanza vicina a livello sentimentale, malgrado i suoi continui e ripetuti sforzi, e dall'altra il film sulla condizione operaia italiana girato nello stabilimento industriale non prosegue come lei vorrebbe, con la poca concentrazione dei collaboratori tecnici, le scarse idee e l'attore principale, l'americano Barry Huggins reclutato dagli Stati Uniti per interpretare il ruolo più importante, che si dimentica le battute. A ciò si aggiunge anche il compagno Vittorio, anch'egli attore, che decide di lasciarla dopo la loro storia d'amore perché è convinto che Margherita altro non faccia che diffondere preoccupazione e agitazione a tutte le persone che incontra, e pure i problemi adolescienziali e scolastici della figlia Livia, che a scuola va male in latino, proprio la materia che la nonna Ada insegnava prima di andare in pensione. Capendo che ormai per la madre ci sono poche speranze, Giovanni (che prima si prende un'aspettativa dal lavoro e poi addirittura si licenzia) e Margherita decidono, di comune accordo col personale medico, di portarla a casa, e di farla rientrare in ospedale esclusivamente per i controlli di routine. Poco dopo, Ada muore. Il giorno della sua dipartita vengono a trovare i suoi figli numerosi ex studenti della professoressa, i quali raccontano come Ada, per loro, non fosse solo una semplice insegnante, ma perfino un punto di riferimento anche affettivo e un autentico, sincero modello di vita. Il film si chiude col ricordo doloroso e insieme potente che Margherita rievoca, quando chiedeva alla vecchia madre a cosa stesse pensando quando ancora viveva. Dodicesimo lungometraggio di Moretti, nel quale ancora una volta ritaglia per sé un ruolo secondario e affida ad un altro attore quello principale, e questa volta tocca a M. Buy che, dopo aver fatto la parte della moglie dello psicanalista Brezzi nel precedente Habemus Papam (2011), ora interpreta la sorella dell'attore-regista, una donna rosa dai dubbi, presa dai suoi contrastanti sentimenti e sempre in bilico fra la possibilità di concludere ogni cosa rilevante cui comincia ad operare e il terribile scivolone in cui può incorrere se si lascia sopraffare da depressione e disperazione. Un personaggio molto più completo, emozionante e intenso di quelli che la Buy ha interpretato negli ultimi anni, e anche più diverso, e ciò la fa in barba ai critici che sostengono che l'attrice stia interpretando da più di un ventennio sempre il medesimo personaggio: questa regista attaccata tanto al lavoro artistico quanto ai suoi amori più profondi (madre, figlia, fratello, ex marito) è un carattere originale e trascendente per il pathos che comunica agli spettatori e soprattutto per la veridicità disarmante e spiazzante di una condizione umana e affettiva che da sempre, anche e specialmente fuori dall'ambito cinematografico, porta gli individui (senza nessuna sorta di distinzione o discriminazione) ad affrontare una prova che spesso va al di là delle loro capacità di sopportazione emotive. Il tutto viene completato da un fantastico J. Turturro, bravissimo a recitare con la sua vera voce senza bisogno di ricorrere al doppiaggio, che provvede a dei sani e gustosi intermezzi comici, giocando anche con un autocompiacimento un po' fuori luogo a prendere in giro sé stesso con un interprete navigato e compassato, non privo di una feroce allegria contagiosa, che si vanta tanto di essere un fuoriclasse nella recitazione, ma poi le sue performances abituali dimostrano l'esatto opposto (esemplare, a tal proposito, lo sfogo rabbioso fra lui e la Buy mentre si cerca, con scarsi risultati, di girare la sequenza della mensa). Una G. Lazzarini tutt'altro che al tramonto, che sa invece reinventarsi interpretando una materna, coerente e intelligente ex insegnante liceale di latino che ama a tal punto i suoi discendenti da non chiedere loro nemmeno lo stretto indispensabile che le occorrerebbe per mantenere il più a lungo possibile una salute precaria che precipita di giorno in giorno. Un cast ben nutrito, fitto di comprimari e caratteristi utilizzati al meglio e valorizzati come si deve, fra cui spicca il barbuto Vittorio di E. Ianniello, il commissario Vincenzo Nappi della serie tv italiana ambientata in Alto Adige Un passo dal cielo. Scritto con Valia Santella e Francesco Piccolo. Distribuisce 01. Vincitore di due David di Donatello alla cerimonia del 2015: attrice protagonista (Buy), attrice non protagonista (Lazzarini). Rimane comunque, malgrado le tristi apparenze pessimistiche, una pellicola aperta alla speranza che non manca di costruire una sua apposita filosofia di vita sulla necessità di sperimentare il dolore e le relative vie d'uscita, non di fuga, per elaborarlo e superarlo, allo scopo di proseguire sul cammino della volontà e della forza.
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no_data
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giovedì 25 agosto 2016
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un film intenso ed essenziale
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A mio parere è un buon film, con interpreti bravi (segnatamente Buy e Lazzarini) e una storia che rende bene l'idea di come il trapasso di un parente stretto possa incidere sulla vita di ogni giorno dei congiunti, e forse anche in modo positivo (vedi il riavvicinamento dei fratelli e il possibile miglioramento del carattere della protagonista). Non mancano comunque riferimenti al presente e alla crisi economica (vedi il film che la protagonista sta girando) e alla situazione degli ospedali italiani, temi che aggiungono ulteriori spunti di riflessione, seppur trattati in seno alla vicenda principale. Per attenuare la tragicità del tema, poi, ci sono alcune scene buffe, ad esempio quella di Barry in auto, ma sinceramente non mi hanno fatto ridere.
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A mio parere è un buon film, con interpreti bravi (segnatamente Buy e Lazzarini) e una storia che rende bene l'idea di come il trapasso di un parente stretto possa incidere sulla vita di ogni giorno dei congiunti, e forse anche in modo positivo (vedi il riavvicinamento dei fratelli e il possibile miglioramento del carattere della protagonista). Non mancano comunque riferimenti al presente e alla crisi economica (vedi il film che la protagonista sta girando) e alla situazione degli ospedali italiani, temi che aggiungono ulteriori spunti di riflessione, seppur trattati in seno alla vicenda principale. Per attenuare la tragicità del tema, poi, ci sono alcune scene buffe, ad esempio quella di Barry in auto, ma sinceramente non mi hanno fatto ridere. Rimane senza dubbio un film intenso e secco, che non indulge a sentimentalismi e manierismi, e il tema, anche se non originale, rimane attuale (vedi il dibattito sull'eutanasia) e raffigurato in modo sincero e sentito.
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aristoteles
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martedì 3 maggio 2016
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la famiglia
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Complessivamente mi è sembrato un buon film.
La sceneggiatura non raggiunge vette epiche ed alcuni ruoli o personaggi non sono molto convincenti (mi riferisco a Turturro e alla Buy "Regista).
Tuttavia metre scorreva la pellicola,grazie anche a un ritmo che soffre in lentezza ma allo stesso tempo lascia spazio a riflessioni,ho riconosciuto in più di un'occasione i legami profondi che fanno parte anche della mia famiglia.
Con molta delicatezza ho pensato al rapporto con mia madre ed il resto della famiglia ed ,in parte,mi sono sentito coinvolto ed emozionato.
Se questo era lo scopo del buon Moretti allora ,almeno per quanto mi riguarda ,ha fatto centro.
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Complessivamente mi è sembrato un buon film.
La sceneggiatura non raggiunge vette epiche ed alcuni ruoli o personaggi non sono molto convincenti (mi riferisco a Turturro e alla Buy "Regista).
Tuttavia metre scorreva la pellicola,grazie anche a un ritmo che soffre in lentezza ma allo stesso tempo lascia spazio a riflessioni,ho riconosciuto in più di un'occasione i legami profondi che fanno parte anche della mia famiglia.
Con molta delicatezza ho pensato al rapporto con mia madre ed il resto della famiglia ed ,in parte,mi sono sentito coinvolto ed emozionato.
Se questo era lo scopo del buon Moretti allora ,almeno per quanto mi riguarda ,ha fatto centro.
Storia e personaggi,ripeto,poteva struttutarli meglio,ed anche la sua perfomance come attore risulta troppo "statica".
Convincente invece la Lazzarini.
Non mi sembra il fallimento descritto da molti e neppure il capolavoro osannato da altri.
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stefano bruzzone
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giovedì 21 aprile 2016
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la morte....del cinema
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La critica lo ha osannato, il pubblico forse meno. Il sospetto che i critici debbano sempre e cmq premiare chi, come il bravo Moretti, fa film d'autore anche se molti sono boiate atomiche, va oltre il semplice sospetto e questo caso ne è la prova. 4 stelle dai critici per un'opera che potrebbe vincere l'oscar del nulla cosmico. Sceneggiatura inesistente, personaggi appena abbozzati, quello interpretato da Moretti addirittura è un fantasma perfettamente inutile ai fini della storia.La Buy inizia con un'espressione e finisce sempre con la medesima. Lento, prevedibile, banale e con dialoghi da fiction stile Gli occhi del cuore (Vedi Boris). Nemmeno l'ingombrante Turturro riesce a risollevare le sorti di un film noioso sino allo sfinimento.
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La critica lo ha osannato, il pubblico forse meno. Il sospetto che i critici debbano sempre e cmq premiare chi, come il bravo Moretti, fa film d'autore anche se molti sono boiate atomiche, va oltre il semplice sospetto e questo caso ne è la prova. 4 stelle dai critici per un'opera che potrebbe vincere l'oscar del nulla cosmico. Sceneggiatura inesistente, personaggi appena abbozzati, quello interpretato da Moretti addirittura è un fantasma perfettamente inutile ai fini della storia.La Buy inizia con un'espressione e finisce sempre con la medesima. Lento, prevedibile, banale e con dialoghi da fiction stile Gli occhi del cuore (Vedi Boris). Nemmeno l'ingombrante Turturro riesce a risollevare le sorti di un film noioso sino allo sfinimento. Caro Moretti siamo lontani anni luce da Il Caimano o Habemus Papam.
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