Il nemico - Un breviario partigiano

Film 2015 | Documentario, +13 80 min.

Titolo originaleIl nemico: Un breviario partigiano
Anno2015
GenereDocumentario,
ProduzioneItalia
Durata80 minuti
Regia diFederico Spinetti
AttoriMassimo Zamboni, Angela Baraldi, Giorgio Canali, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli Simone Filippi, Massimo Storchi, Caterina Zamboni, Daniela Algeri, Giovanni Lindo Ferretti, Erik Montanari, Emanuele Reverberi, Cristiano Roversi, Mirco Zanoni.
Uscitasabato 18 aprile 2015
TagDa vedere 2015
DistribuzioneLab 80 Film
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,55 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Federico Spinetti. Un film Da vedere 2015 con Massimo Zamboni, Angela Baraldi, Giorgio Canali, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli. Cast completo Titolo originale: Il nemico: Un breviario partigiano. Genere Documentario, - Italia, 2015, durata 80 minuti. Uscita cinema sabato 18 aprile 2015 distribuito da Lab 80 Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,55 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 9 novembre 2017

Un film musicale sulla Resistenza e le sue rappresentazioni. In Italia al Box Office Il nemico - Un breviario partigiano ha incassato 5,1 mila euro .

Consigliato sì!
3,55/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,10
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
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Critica
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Cinema
Biografia, Storia e vita di una comunità musicale strettamente legata ai cambiamenti politici degli ultimi 30 anni.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
Recensione di Raffaella Giancristofaro

Per il settantesimo anniversario della Liberazione il Comune di Gualtieri (Reggio Emilia) chiede un intervento sul tema a Massimo Zamboni, chitarrista e co-fondatore (con Giovanni Lindo Ferretti) dei CCCP. Partendo dal proprio passato familiare, il musicista viene a conoscenza di un episodio cruciale (che darà luogo anche al suo romanzo L'eco di uno sparo, appena uscito per Einaudi): il padre di sua madre era fascista e fu ucciso da un gruppo di partigiani nella campagna reggiana nel febbraio del '44. Ciò innesca in Zamboni un processo di discesa non solo in una "questione privata", ma in una riflessione più ampia. Ancora più rilevante perché a esporla alla macchina da presa è un appartenente a una delle formazioni più radicali della scena italiana («Reggio Emilia è la città più rossa di tutte, l'idea di non fare i conti con questo era impossibile», dice Zamboni parlando degli esordi). Va da sé che tale riflessione non può darsi senza inclusione e sforzo di comprensione delle ragioni dell'Altro.
Contemporaneamente Zamboni chiama a raccolta gli ex sodali del gruppo - nel tempo passati da CCCP, la cui esperienza finì nel '90, a C.S.I., a loro volta scioltisi nel 2001 -, invitandoli a lavorare su un brano sull'essenza del Nemico (e a riprendere il repertorio, con alla voce Angela Baraldi). All'interno del recuperato Teatro Sociale di Gualtieri si tengono quindi le prove, e per la prima volta nella storia del gruppo (che oggi si chiama Post C.S.I., come un periodo storico) c'è qualcuno che le filma con una steady cam: un occhio discreto che - oltre agli "ultimi entrati" Angela Baraldi e Simone Filippi - avvolge Zamboni, Giorgio Canali, Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli in un riconoscersi sotterraneo, indicibile, e ne coglie le tensioni nel processo di creazione (anche se le discussioni restano off the records).
Come scrive il teologo Enzo Bianchi (in Dono e perdono), «perdonare è prendere coscienza che è necessario rinnovare la comunicazione, la relazione con l'altro, per non negarlo, per non lasciarlo nella condizione di nemico». Il film di Spinetti è come se tenesse quest'assunto sottotraccia; rifiuta l'enfasi, pedina il dubbio, insegue la necessità autocritica di uno spirito intellettuale denso e pragmatico come Zamboni, mentre sul fondo si avverte il rumore sordo di un Paese che, come si ricorda citando lo storico Giovanni De Luna, ha rimosso il trauma della guerra fratricida. Mentre a 20 anni esatti dall'operazione "Materiale resistente", il film si tiene lontano dall'apologia del gruppo e scatena domande su canzone e politica («la causa non ha bisogno di definizione, anzi è bene che non ne abbia», dice sempre Zamboni), sterilità del manicheismo e responsabilità di comprendere, anche e soprattutto tramite la memoria familiare, un passato complesso.
Biografia, Storia e vita di una comunità musicale strettamente legata ai cambiamenti politici degli ultimi 30 anni si rincorrono così in un'alternanza bilanciata di performance, meditati monologhi in camera, ricostruzione di identità tramite archivi personali e istituzionali. Il paesaggio reggiano evoca, senza mai mostrarli, choc dimenticati ed esistenze sacrificate che chiedono di essere ricordate, capite, non strumentalizzate. Un uso parco dei live con la nuova formazione (nell'attesa di una colonna sonora ad hoc) dà respiro al duro percorso analitico di Zamboni. Intanto il film, simbolicamente e in forma di canzone, ha lasciato entrare in campo Il nemico. Un atto di apertura, un seme di senso che si spera germogli.

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