writer58
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domenica 11 gennaio 2015
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le macchine di turing
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"Una macchina di Turing è una macchina ideale che manipola i dati contenuti su un nastro di lunghezza potenzialmente infinita, secondo un insieme prefissato di regole ben definite".
Wikipedia
La citazione tratta da Wikipedia sembra quasi una definizione del cinema, ne descrive le potenzialità virtualmente infinite a partire da un set di regole condivise. "The imitation game" è un bellissimo film, che genera partecipazione e coinvolgimento emotivo, con un cast di attori che pare rappresentare quanto di meglio hanno prodotto le fiction anglo-americane negli ultimi anni. Il Cumberbatch di "Sherlock", il Goode di "The Good Wife", l'Allen Leach di "Downtown Abbey" forniscono una prova recitativa eccellente che caratterizza efficacemente i personaggi e rende avvincente la materia trattata.
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"Una macchina di Turing è una macchina ideale che manipola i dati contenuti su un nastro di lunghezza potenzialmente infinita, secondo un insieme prefissato di regole ben definite".
Wikipedia
La citazione tratta da Wikipedia sembra quasi una definizione del cinema, ne descrive le potenzialità virtualmente infinite a partire da un set di regole condivise. "The imitation game" è un bellissimo film, che genera partecipazione e coinvolgimento emotivo, con un cast di attori che pare rappresentare quanto di meglio hanno prodotto le fiction anglo-americane negli ultimi anni. Il Cumberbatch di "Sherlock", il Goode di "The Good Wife", l'Allen Leach di "Downtown Abbey" forniscono una prova recitativa eccellente che caratterizza efficacemente i personaggi e rende avvincente la materia trattata. La vicenda si svolge su tre piani temporali distinti, anche se concatenati: la fine degli anni '20, quando Turing è un adolescente introverso che va al liceo, gli anni della seconda guerra mondiale e l'inizio degli anni '50, con Turing indagato per atti osceni. Nel '39, Turing viene contattato dai vertici dell'esercito inglese che riunisce un gruppo eterogeneo (formato da matematici, campione di scacchi, esperti di enigmistica, linguisti)per provare a decrittare un codice usato dai nazisti (Enigma) per eseguire le proprie operazioni belliche. Il compito è disperato: ogni mattina, a mezzogiorno, Enigma viene resettato, le possibili combinazioni ammontano a centinaia di milioni di miliardi. Ma il genio di Turing riuscirà a venire a capo della sfida...
Questo primo livello di racconto (gli sforzi del gruppo per decodificare Enigma) costituisce l'involucro esterno, l'aspetto fenomenico della narrazione. Sotto, come negli strati di una cipolla, troviamo altri elementi essenziali: la rappresentazione di una persona geniale a livello teorico-analitico, ma quasi inabile a comprendere e gestire i rapporti sociali; la necessità di dissimulare la propria omosessuallità nel contesto moralista e ipocrita della Gran Bretagna dell'epoca; il "gioco imitativo" come una metafora della vita intera di Turing e, per estensione, delle potenzialità rappresentative del cinema.
Emerge il ritratto di una società convenzionale e ipocrita, che, invece di onorare il genio di Turing (si stima che la decodificazione di Enigma abbia accorciato la seconda guerra mondiale di due anni e salvato la vita a circa 14 milioni di persone), lo condanna alla "castrazione chimica" per le sue tendenze omosessuali, salvo riabilitarlo pochi anni fa, a 50 anni dal suo suicidio.
Il film tratta questa materia in modo avvincente, mediante ottimi dialoghi e un'eccellente scansione dei tempi narrativi. La prova di Cumberbatch è magistrale, molto buona anche la performance della Knightley, che riesce a strappare per un breve periodo Turing dal suo autismo relazionale.
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flowerlike14
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sabato 3 gennaio 2015
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da vedere...assolutamente!
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E' sufficiente dire che è la prima volta che mi scendono le lacrime in un cinema ?
Non fatevi ingannare dalle recensioni, il cuore del film non è la decodifica di Enigma ma la diversità; che non è solo riferita all'omosessualità ma anche alle altre diversità comportamentali del protagonista o alla diversità di essere donna in un modo strutturato a misura di uomo.
Può una macchina pensare come un essere umano ? Ma cosa significa "come" quando ogni mente umana è diversa e pensa in modo diverso dalle altre ?
Spero che questo film contribuisca ad aprire le menti , perchè credo che questo ne sia l'intento oltre a rendere omaggio ad Alan Turing, solitario pioniere di un mondo futuro, il nostro.
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E' sufficiente dire che è la prima volta che mi scendono le lacrime in un cinema ?
Non fatevi ingannare dalle recensioni, il cuore del film non è la decodifica di Enigma ma la diversità; che non è solo riferita all'omosessualità ma anche alle altre diversità comportamentali del protagonista o alla diversità di essere donna in un modo strutturato a misura di uomo.
Può una macchina pensare come un essere umano ? Ma cosa significa "come" quando ogni mente umana è diversa e pensa in modo diverso dalle altre ?
Spero che questo film contribuisca ad aprire le menti , perchè credo che questo ne sia l'intento oltre a rendere omaggio ad Alan Turing, solitario pioniere di un mondo futuro, il nostro.
E infine Benedict Cumberbatch, il solo tra tanti ottimi attori con la sensibilità necessaria per dare vita a una persona geniale e dimenticata.
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[+] tra ricostruzione d'epoca e thriller, un bel film.
(di antonio montefalcone)
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zarar
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venerdì 2 gennaio 2015
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quello che non si può calcolare
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Visto nell’originale inglese. E’ un film interessante, teso, coinvolgente. Il filo rosso in primo piano è la corsa per la decrittazione del codice Enigma usato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, corsa contro il tempo vinta sul filo di lana da Alan Turing, giovane matematico geniale a capo di un gruppo di brillanti collaboratori. Ma il focus del film non è tanto questa scommessa, quanto la personalità ed il drammatico destino del protagonista. Turing vive un contrasto tra la totale sicurezza con cui affronta da vincente “tutto ciò che si può calcolare” e la sua incapacità penosa di comprendere e gestire altri codici apparentemente trasparenti per tutti meno che per lui: quelli che regolano tanta parte dei rapporti umani, che ti consentono di “leggere” sentimenti e comportamenti altrui e ti aiutano ad interagire armoniosamente con gli interlocutori e le circostanze, costituendo quella che si definisce intelligenza emotiva e sociale.
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Visto nell’originale inglese. E’ un film interessante, teso, coinvolgente. Il filo rosso in primo piano è la corsa per la decrittazione del codice Enigma usato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, corsa contro il tempo vinta sul filo di lana da Alan Turing, giovane matematico geniale a capo di un gruppo di brillanti collaboratori. Ma il focus del film non è tanto questa scommessa, quanto la personalità ed il drammatico destino del protagonista. Turing vive un contrasto tra la totale sicurezza con cui affronta da vincente “tutto ciò che si può calcolare” e la sua incapacità penosa di comprendere e gestire altri codici apparentemente trasparenti per tutti meno che per lui: quelli che regolano tanta parte dei rapporti umani, che ti consentono di “leggere” sentimenti e comportamenti altrui e ti aiutano ad interagire armoniosamente con gli interlocutori e le circostanze, costituendo quella che si definisce intelligenza emotiva e sociale. Alan non capisce gli altri e non ne è compreso. E a rendere più sofferto e insanabile questo contrasto contribuisce la difficile elaborazione di una omosessualità che non può – non che razionalmente gestire - neppure confessare in una società omofoba e persecutoria. Suscita invidia, ostilità, nel migliore dei casi tolleranza e commiserazione affettuosa. Un destino infelice vuole che chi riesce ad amarlo nonostante tutto, o muoia, come il compagno di collegio, o gli offra, come la sua amica e collaboratrice Joan, disposta ad accettarlo per quello che è, qualcosa che lui non si sente onestamente di accettare. Di più, nessuna paternità verrà riconosciuta nell’immediato alla sua scoperta e i suoi meriti non eviteranno un’ignobile condanna per omosessualità negli anni ’50. E disgraziatamente per lui, Alan non è la macchina che il suo “imitation game” può creare, un automa calcolatore; il suo spietato rigore matematico e la sua “innocente” inettitudine sociale non lo salvano da un senso morale innato, da una consapevolezza senza speranza, da un’immensa fragilità emotiva e dalla sofferenza della sua condizione, tutte drammaticamente e solo umane. B. Cumberbatch, che interpreta Alan, è capace di esprimere tutto questo e di più: è un Alan perfetto e da solo domina il film. Corretta, forse un po’ di maniera, la regia e la recitazione degli attori di contorno, così come l’ambientazione, tradizionalmente British (anche se il regista è norvegese e la produzione americana) e ricca in tonalità e sfumature: c’è thriller e dramma, c’è il patetico, ma anche ironia e leggerezza. Non tutto è perfetto. Si poteva fare a meno di molti flash back (ah, il fascino del non detto…lasciateci immaginare qualcosa…); alcuni passaggi sono francamente improbabili (la decisione di rivelare o non rivelare la scoperta nell’imminenza di un attacco presa dal gruppo? E guarda caso, proprio il fratello di un collaboratore sul convoglio incriminato? E ci voleva una svagata centralinista per far scoprire ad un genio che la ricorrenza di certi termini obbligati in un contesto prevedibile poteva essere importante?). Con tutto ciò il film resta veramente buono.
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claudiofedele93
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domenica 4 gennaio 2015
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la guerra attraverso gli occhi di turing
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The Imitation Game potrebbe essere di certo un degno protagonista della stagione dei premi Oscar del 2015, questa ipotesi si è presto trasformata in una certezza e ha sempre preso più consistenza con il passare dei giorni e dei mesi, già ancor prima che la pellicola del norvegese Morten Tyldum arrivasse ad essere distribuita nei cinema di tutto il mondo e che potesse essere gustata non solo dalla critica, ma anche dal pubblico. Aveva infatti affascinato e colpito i membri del Toronto International Film Festival ed aveva spalancato le porte trionfante a quel London Film Festival 2014, mettendo nero su bianco il proprio potenziale e conquistando in tal modo un biglietto di sola andata per la notte delle stelle, ove di certo non si farà superare facilmente dai prodotti in competizione e quest’anno, a dire il vero, ce ne sono parecchi interessanti e poche sono le vittorie scontate per le tante categorie.
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The Imitation Game potrebbe essere di certo un degno protagonista della stagione dei premi Oscar del 2015, questa ipotesi si è presto trasformata in una certezza e ha sempre preso più consistenza con il passare dei giorni e dei mesi, già ancor prima che la pellicola del norvegese Morten Tyldum arrivasse ad essere distribuita nei cinema di tutto il mondo e che potesse essere gustata non solo dalla critica, ma anche dal pubblico. Aveva infatti affascinato e colpito i membri del Toronto International Film Festival ed aveva spalancato le porte trionfante a quel London Film Festival 2014, mettendo nero su bianco il proprio potenziale e conquistando in tal modo un biglietto di sola andata per la notte delle stelle, ove di certo non si farà superare facilmente dai prodotti in competizione e quest’anno, a dire il vero, ce ne sono parecchi interessanti e poche sono le vittorie scontate per le tante categorie.
Tralasciando i vari discorsi legati ai riconoscimenti e alle tante corse sfrenate per gli Academy, Il Gioco dell’Imitazione si presenta ad un primo impatto ai nostri occhi come un biopic puro, ma che tuttavia al suo interno rivela poi un’anima inquieta capace di allontanarsi dai più classici lavori a stampo biografico che abbiamo avuto modo di assaporare nell’ultimo decennio, rivelando or dunque una non originalità che in alcuni frangenti, ad ogni modo, ne limita anche la qualità.
La storia del matematico Alan Turing, genio informatico del 1900, colui il quale, ancor prima che l'uomo ne prendesse coscienza e conoscenza, aveva già in grembo cullato l'idea di una macchina capace di interagire con noi umani, i computer di oggi, in modo diverso certo, ma capace di poterci accompagnare nella vita di tutti i giorni, sottolineandone e comprendendone immediatamente anche il pericolo e la responsabilità dell'uomo verso essa, viene qui elaborata richiamando alla nostra mente tanti piccoli dettagli estrapolati da molti altri lavori recenti. Prendiamo ad esempio atto che la pellicola si presenti puramente come un grande mosaico, un rebus elaborato, difficile inizialmente da decriptare ove si fa difficoltà a familiarizzare nell’immediato per via dei tanti flashback; ma al tempo stesso questi si dimostra curato e intelligentemente costruito affinché l’attenzione sia sempre alta, dove non vediamo mai un calo o un momento particolarmente tedioso; aggiungiamo poi a tutto ciò la volontà di voler inscenare una storia tutt’altro che lineare, ma comunque coerente con quanto narrato e di proporre di volta in volta ben tre di quelle che saranno le fasi principali della vita di Turing, vale a dire: la sua infanzia, il lavoro fatto sotto copertura durante la guerra e la sua vita dopo la guerra, negli anni ’50 quando fu accusato di atti osceni per via della sua omosessualità e costretto alla castrazione chimica.
Perché The Imitation Game è un prodotto che vuole essere tante cose, in primis parlare, spiegare e raccontare un retroscena magari poco conosciuto della seconda guerra mondiale senza appesantire troppo l’intrattenimento, puntando non tanto sul sentimentalismo, ma sulla figura del suo protagonista. Siamo di fronte ad un qualcosa che non toccherà mai, in tutta la sua durata, delle vette particolarmente alte, ma che riuscirà comunque a manifestare un certo disagio ed ingiustizia in modo costante, tanto che la sensazione, magari, una volta finito di guardarlo non sarà quella di appagamento come poteva, ad esempio, capitare con un altro biopic altrettanto interessante come il Discorso del Re, ove Re Giorgio VI arrivava in fine a parlare dinanzi ai suoi sudditi pur dicendo loro che sarebbero andati in guerra e dove dunque si assisteva ad un trionfo personale che coincideva con una dichiarazione di morte generale. Con Turing non ci sono trionfi veri e propri, né una voglia di riscatto, bensì una lenta discesa da parte di un genio verso quello che sarà una missione di cui non avrà ufficialmente alcun merito, assieme ad il suo team.
Per questo motivo la pellicola rimane scomoda e non del tutto appagante, perché al tavolo dei vincitori l’illustre informatico non metterà mai piede e l’essenza del tutto si rivelerà quasi un duello criptico a suon di enigmi, uno scontro mentale con una altissima posta in gioco che vedrà la macchina di Turing, Christopher, contro Enigma, mezzo elaborato dalle forze tedesche. Il merito di The Imitation Game è inoltre quello di voler trattare i fatti nella loro pura naturalezza e semplicità, senza scadere nel blando patriottismo, puntando sempre su un senso di colpa generale che si può respirare fin da subito, ma mai servito su una patina di superficialità e inscenando una faccia della guerra interessante non legata puramente agli attacchi in campo aperto, ma di quella combattuta dietro al sipario della tragedia, e al di là delle numerose strategie belliche forse è proprio nel dietro alle quinte che si prende coscienza del vero orrore, poiché lo stesso Alan capirà, una volta arrivato a decriptare la chiave per decifrare Enigma, che avere la soluzione dei tanti codici non vorrà dire a sua volta vincere a tavolino, un po’ come può accadere in una partita a scacchi quando una mossa dell’avversario intuita in anticipo non significa aver concluso la partita in toto.
In un gioco ove protagoniste sono le macchine, qui viste non come metafora del progresso dell’uomo capace di migliorare il nostro stile di vita, ma vere artefici di distruzione, trovano comunque spazio i sentimenti umani, guidati ivi dal terrore e dalla paura, ma ancor più dalla coscienza di saper di essere diversi. Altro punto cardine è infatti la natura sessuale di Turing, al tempo costretto a non rivelare di essere omosessuale a causa delle leggi del governo inglese, elemento qui preso in considerazione quel tanto che basta per aggiungere un qualche elemento in più alla storia, sottolineando come persino tra le fila del proprio paese non si fosse al sicuro e come la guerra, quella dei diritti della libertà delle persone, non fosse combattuta tra diversi popoli, ma tra uomini e donne appartenenti alla propria cultura.
Comprendendo il potenziale dell’opera, produzione e regista hanno cercato di richiamare a sé l’élite britannica per eccellenza per i tanti ruoli da interpretare e se The Imitation Game è in gran parte un film riuscito è grazie sopratutto al cast assortito e a Benedict Cumberbatch che ci regala quella che per molto tempo probabilmente rimarrà la sua interpretazione cinematografica più memorabile; il suo volto coglie e ripropone ogni espressione umana nei minimi particolari, uno specchio perfetto del nostro animo, anche se le analogie con il vecchio Sherlock Holmes si fanno sentire e si scorgono chiaramente, non solo nella costruzione del personaggio (un po’ arrogante, quasi mai particolarmente simpatico), ma anche per quel che si anima attorno ad esso, a cominciare, ad esempio, da una certa voglia di immedesimarsi in una figura che appare come un vero e proprio outsider del governo britannico. Esattamente come l'ispettore di Baker Street anche Turing è costretto a convivere con i demoni ed i limiti del suo genio, eppure ancora una volta sarà grazie a chi gli vive attorno che questi capirà la sua grande virtù, perché è nella sua "anormalità", nel suo essere "una anomalia" che sta il suo valore e dietro ai suoi modi ed alla sua freddezza il genio si rivela quello che è davvero: una grande anima capace di trovare il meccanismo per salvare milioni di vite, anche se dietro alle luci della ribalta, in uno scenario oscuro e con le mani sporche di sangue, pur sempre consapevole di ciò che fa, camminando in un sentiero costellato più da oneri che da onori.
Un peccato, ad ogni modo, però notare come le tante attenzioni sul protagonista non siano state riservate ai comprimari, nemmeno più di tanto a Joan Clarke, interpretata da Keira Knightley, che ha tuttavia un ruolo importante, non tanto ai fini della storia puramente legata al conflitto, quanto piuttosto a quelli legati strettamente al suo approccio umano con Turing, poiché esattamente come Martin Freeman nel ruolo di John Watson sarà lei a fare di Alan una persona umanamente migliore facendo cambiare radicalmente idea a coloro che purtroppo lo vedono solo come una macchina cinica e fredda nelle membra di un essere umano.
The Imitation Game è un film che fa luce su alcune vicende ancor oggi poco note ai più legate alla Seconda Guerra Mondiale, ma non è solo una biografia, è anche una denuncia, un atto di responsabilità ed un'ammissione di colpa; un film che vuole dimostrare i limiti di un paese che proprio nel momento in cui aveva trovato il modo di mettere a tacere una guerra, muovendo un duro scacco alla Germania, non aveva ancora trovato la maturità di accettare la diversità umana, e sta proprio nell'essere diverso che Turing/Cumberbatch convince e fa venire meno, il più delle volte, alcune insipide lacune della pellicola, che ad onor del merito non scade mai troppo nel banale o nello scontato, sebbene si conceda di tanto in tanto qualche riserva sopratutto nel finale. E’ un lavoro, oltre che bello, giusto, non solo nei confronti della Storia, ma anche perché capita nel momento opportuno ad un anno di distanza dalla grazia postuma che la regina Elisabetta ha elargito a quest’uomo, ed anche perché questo è il momento di Cumberbatch, la massima espressione del cinema di sua maestà, ormai icona e sinonimo di qualità assoluta, l'astro più brillante e lucente della nuova generazione di talenti purosangue inglesi, tanto bravo da dare di un geniale matematico non un ritratto retorico o quello di un martire incompreso, ma sentito e emozionate, privo di un qualunque sentimentalismo gratuito, ma genuino. In altre parole quello di un semplice uomo pieno di paure, ma al contempo carico di responsabilità, dalla personalità complessa, fragile e solo, mai veramente a suo agio e mai accettato dalla società, ma sicuro e coscienzioso delle proprie azioni e delle proprie virtù. Una partita a scacchi e codici tra macchine ed orrori, una pellicola che scava in un passato scomodo, nella vita di uno dei padri dell’informatica e dei computer rivelando piccoli, ma importanti retroscena.
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fra_by
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mercoledì 21 gennaio 2015
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cumberbatch da oscar.
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Un film all'inglese ma non auto celebrativo o eccessivamente patriottico. La storia vera e toccante del matematico Turing, che lotta contro i pregiudizi per dimostrare le sue enormi capacità; storia di una personalità che, grazie alla matematica, è riuscita a vincere una guerra. Cumberbatch nei panni di Alan, decisamente a fuoco: perfetto interprete di personaggi simil Sherlock, geni incompresi, talvolta presuntuosi e arroganti ma con capacità di ragionamento al di fuori della norma. In sostanza, Cumberbatch meritevole di Oscar. In conclusione, film assolutamente avvincente, mai lento o statico, che fa capire come la matematica sia qualcosa di molto astratto e apparentemente inutile, ma che in realtà può dare contributi notevoli se "maneggiata" dalle giuste menti.
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simosera92
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domenica 4 gennaio 2015
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turing ci porta oltre la sua macchina
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Film che va oltre la storia di Enigma, ma affronta come la sua macchina più cose contemporaneamente, tra guerra, morte e vita.
Un film che sconvolge che emoziona e meraviglia, un film dove la riflessione e la curiosità sono il punto forte.
Ottimi i flashback che spiegano la vita del protagonista, una vita "anormale" in cui molti ci si possono ritrovare più normalmente di quello che si pensa.
E' un film diverso, senza genere, senza tempo, una pellicola che lascia il segno e che merita di essere attentamente e "apertamente" guardata in tutti i suoi aspetti.
Impeccabile interpretazione di tutto il cast, il protagonista vola agli oscar.
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alex2044
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domenica 4 gennaio 2015
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genio e riconoscenza non sempre vanno d'accordo
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Prima di tutto che bella storia che storia interessante . Poi il film ,un bel film probabilmente molto bello . Gli attori sono bravi ,il protagonista bravissimo . Gli ambienti ricostruiti in modo impeccabile , la ricostruzione storica anche . La regia è corretta forse senza lampi ma la forza del film , lo ribadisco è la storia .Forse enigma poteva essere battuto solo dai servizi segreti inglesi e fra le righe si riconosce la lungimiranza geniale di Churchil. Scoprire poi che la civile e pragmatica Inghilterra aveva nel dopoguerra leggi incivili ci fa pensare che questa scalcagnata società negli ultimi anni qualche passo in avanti l'ha fatto .
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Prima di tutto che bella storia che storia interessante . Poi il film ,un bel film probabilmente molto bello . Gli attori sono bravi ,il protagonista bravissimo . Gli ambienti ricostruiti in modo impeccabile , la ricostruzione storica anche . La regia è corretta forse senza lampi ma la forza del film , lo ribadisco è la storia .Forse enigma poteva essere battuto solo dai servizi segreti inglesi e fra le righe si riconosce la lungimiranza geniale di Churchil. Scoprire poi che la civile e pragmatica Inghilterra aveva nel dopoguerra leggi incivili ci fa pensare che questa scalcagnata società negli ultimi anni qualche passo in avanti l'ha fatto . Il finale è molto toccante e ti prende al cuore . Un film da vedere e da maneggiare con cura .
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lucrezia bordi
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mercoledì 7 gennaio 2015
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alan turing, tra genio e realtà
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1939, Bletchley Park, Inghilterra. Alan Turing (Benedict Cumberbatch) professore di Cambridge nonché noto matematico, sostiene un colloquio con il comandante Alastair Denniston (Charles Dence), in cerca delle menti britanniche più geniali ed in grado di poter decrittare la famigerata macchina dei codici militari tedeschi : Enigma. Turing viene reclutato insieme ad altri brillanti uomini, ma subito si distacca dal gruppo mostrando un lato di sé che lo farà catalogare come diverso. Tuttavia, nonostante i suoi metodi alternativi, egli ha tutte le carte in regola per poter volgere al meglio la mansione assegnatagli e darà del filo da torcere a coloro che non credono in lui.
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1939, Bletchley Park, Inghilterra. Alan Turing (Benedict Cumberbatch) professore di Cambridge nonché noto matematico, sostiene un colloquio con il comandante Alastair Denniston (Charles Dence), in cerca delle menti britanniche più geniali ed in grado di poter decrittare la famigerata macchina dei codici militari tedeschi : Enigma. Turing viene reclutato insieme ad altri brillanti uomini, ma subito si distacca dal gruppo mostrando un lato di sé che lo farà catalogare come diverso. Tuttavia, nonostante i suoi metodi alternativi, egli ha tutte le carte in regola per poter volgere al meglio la mansione assegnatagli e darà del filo da torcere a coloro che non credono in lui.
Affascinante e tratto da una storia vera, The Imitation Game, è azzeccato in ogni dettaglio. Partendo dal cast, spiccano alcuni tra i più brillanti nomi del cinema, passando poi al montaggio (curato da William Goldenberg , vincitore dell’Oscar con ARGO), i costumi (di Sammy Sheldon Differ de Il Gladiatore) e le magnifiche musiche (grazie ad uno dei compositori cinematografici più richiesti oggi : Alexandre Desplat, il quale ha già collaborato in film del calibro de Il Discorso del Re, Philomena e Moonrise Kingdom). Sullo sfondo di una Londra in fermento per la guerra e che minuto dopo minuto viene decimata, si materializzano i personaggi del film del norvegese Morten Tyldum, muovendosi in uno schema che trova equilibrio tra amore, dolore, rivalsa e trionfo. Dalla stazione di Kings Cross sino a toccare alcuni tra i posti più suggestivi dell’Inghilterra, il regista ripercorre fedelmente la vita di Alan Turing, partendo dalla sua adolescenza. Grazie ad ampi e numerosi flashback, lo spettatore è in grado di comprendere appieno il carattere dell’uomo e partecipare alla sua crescita esteriore ed interiore, da quando ancora era uno studente collegiale fino alla sua creazione di “Christopher” una macchina in grado di decifrare codici nazisti. Turing trova inizialmente ostili i collaboratori con i quali dovrà decodificare i messaggi cifrati provenienti dalla Germania e cerca sempre più di allontanarsi da loro, ma grazie ad una new entry del gruppo, la giovane ed intelligente Joan Clarke (Keira Knightley - Pirati dei Caribi), egli capirà che deve farsi accettare da tutti e che l’unione fa la forza. Si ritrova dunque in squadra con uomini attenti e talentuosi tra cui Hugh Alexander (Matthew Goode - A Single Man), campione nazionale di scacchi, John Cairncross (Allen Leech – Downtown Abbey), misterioso scozzese anch’egli matematico, e Peter Hilton (Matthew Beard– An Education), giovane laureato ad Oxford. I cinque lavorano incessantemente ogni mese 24 ore su 24 e devono riuscire a tradurre almeno uno dei milioni di codici che intercetta l’Inghilterra. Allo scoccare della mezzanotte, il lavoro di ogni giorno va perduto poiché le stazioni radio tedesche modificano nuovamente le impostazioni base. Quando tutto appare perduto e non sembrano esserci miglioramenti, Turing capisce, con l’aiuto di un’amica di Joan, che molte frasi vengono ripetute in ogni messaggio. Alan crede che “Heil Hitler” possa essere una di queste e non sbaglia. Enigma adesso può essere decifrata, l’Inghilterra può intercettare le prossime mosse dell’esercito e vincere la guerra.
Benedict Cumberbatch, lo Sherlock dell’omonima serie (grazie alla quale ha ricevuto la nomination ai Golden Globe), incarna perfettamente il genio di Turing, ricordando in senso lato lo Sheldon Cooper di The Big Bang Theory. Mostra tutta la sua bravura e la sua versatilità del coprire il ruolo di un uomo lunatico e dalle mille sfaccettature. Un uomo che, ebreo ed omosessuale non dichiarato, all’interno di una società con regole severe si trovò sempre al di fuori di un sistema così ben definito. L’illegalità e la pericolosità del suo essere, lo hanno portato dall’essere vittima di bullismo in giovane età sino poi all’essere obbligato alla cosiddetta “castrazione artificiale” (metodo imposto dalla legge che prevedeva terapie ormonali per “modificare” gli impulsi sessuali). "Penso che Benedict abbia quel giusto mix di sensibilità e di forza; non molti possono impersonare un genio e farlo diventare credibile. Trasmette così tanto della sua vita interiore al punto da pensare veramente che Benedict diventi Alan Turing e che quest'uomo sia in grado di partorire grandi idee". Sostiene infatti il regista Tyldum. Nonostante i drammi della sua vita, il dolore e l’incomprensione di una mente così brillante e rara, Turing non solo dovrebbe essere considerato un eroe di guerra ma anche un valido antenato. E’ grazie a lui, infatti, se oggi possiamo utilizzare il computer (primitivamente chiamata “La Macchina di Turing”).
Di film come The Imitation Game ne esistono pochi, ancora meno sono quelli che arrivano così diretti allo spettatore. Film con ritmo incalzante e che non stancano, nemmeno per un attimo. Concludendo, sono certa che per i più sarà impossibile non restare incantanti da una pellicola simile e di fronte ad un’interpretazione, più unica che rara, di un Cumberbatch degno di Oscar.
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jaylee
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mercoledì 7 gennaio 2015
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l’enigma più irrisolvibile di tutti i tempi
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"Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare..." è senza dubbio la frase cult del film anche per il futuro (viene ripetuta per ben 3 volte), e ovviamente mai frase è più appropriata per il protagonista storico del film, ovvero il matematico britannico Alan Turing, genio matematico, crittografo, precursore del computer moderno, omossessuale, perseguitato ed infine suicida per questo motivo, nonostante gli enormi meriti in tempo di guerra.
La storia di Turingviene qui raccontata in un interessante ibrido tra biopic e thriller cerebrale con la risoluzione del celebre caso Enigma, ovvero la macchina che crittografava i messaggi dell’esercito nazista e che viene decodificata grazie alla macchina inventata dallo stesso Turing, (nel film da lui chiamata “Christopher” – si tratta tuttavia di una “Licenza poetica” mai realmente esistita).
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"Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare..." è senza dubbio la frase cult del film anche per il futuro (viene ripetuta per ben 3 volte), e ovviamente mai frase è più appropriata per il protagonista storico del film, ovvero il matematico britannico Alan Turing, genio matematico, crittografo, precursore del computer moderno, omossessuale, perseguitato ed infine suicida per questo motivo, nonostante gli enormi meriti in tempo di guerra.
La storia di Turingviene qui raccontata in un interessante ibrido tra biopic e thriller cerebrale con la risoluzione del celebre caso Enigma, ovvero la macchina che crittografava i messaggi dell’esercito nazista e che viene decodificata grazie alla macchina inventata dallo stesso Turing, (nel film da lui chiamata “Christopher” – si tratta tuttavia di una “Licenza poetica” mai realmente esistita). A questa vengono aggiunti, due periodi della vita di Turing, l’infanzia da emarginato in una Public School inglese, e la persecuzione finale per la sua omosessualità.
Nel durante, però emerge tutta la connotazione del grande matematico come personaggio complesso, enigmatico ed indecifrabile a sua volta (anche nella freddezza di alcune scelte apparentemente disumane) come il codice che si era prefissato di risolvere: di fatto il titolo, fa riferimento sia all’Imitazione della macchina tedesca da parte di quella britannica, ma anche a quello di una vita “normale” da parte di un omosessuale in un tempo dove questa era legalmente perseguita e condannata. In un tentativo di nascondere le proprie tendenze, Turing nasconde il proprio lato emotivo fino a somigliare lui stesso ad una macchina. Saranno i compagni di lavoro di Turing, tra cui Joan Clarke (con cui si fidanzerà, solo formalmente) e Hugh Alexander a farlo uscire dal guscio del suo isolamento sociale, proteggerlo dalle ingerenze dei militari e realizzare la macchina che da solo non avrebbe potuto completare. Spassosissima la scena in cui, su suggerimento della stessa Joan, prova ad ingraziarsi i compagni in modo goffo (con una mela ed una barzelletta), ma adorabile.
Per alcuni versi, The Imitation Game, non potrà non ricordare A Beautiful Mind, e in particolar modo in una scena (in un bar mentre i colleghi tentano di decodificare il comportamento delle ragazze per abbordarle… evidentemente si tratta di un’esperienza illuminante per la maggior parte degli uomini) che sarà la chiave dell’intuizione definitiva.
Davvero un ottimo esordio in lingua inglese per il regista scandinavo Morten Tyldum che coglie benissimo la cifra stilistica del film , imbevuta della Gran Bretagna colori seppia degli anni della II Guerra Mondiale e sfrutta ottimamente la grande vena dei protagonisti, Keira Kightley, Matthew Goode, Mark Strong ed ovviamente Benedict Cumberbatch, in stato di grazia, attore versatile dalle fattezze appropriatamente enigmatiche ed aliene, che ne fanno un Jeremy Irons in versione aggiornata. Ci azzardiamo a dire che se la gioca con Jake Gyllenhaal di NightCrawler per l’Oscar 2014 alla miglior interpretazione maschile.
Pellicola che si presta dunque a molti piani di lettura e tutti di grande profondità: Tyldum decide di narrare le complessità dell’animo in un raffinato gioco di specchi e rimandi, con una sintesi davvero ammirabile e senza mai cedere al facile melodramma. In fin dei conti quale enigma è più irrisolvibile che quello che ci pone la nostra umanità? (www.versionekowalski.it)
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filippo catani
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lunedì 12 gennaio 2015
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storia di un genio
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Il film narra le vicende di Alan Turing un brillante matematico e crittografo arruolato dai servizi segreti inglesi durante la II Guerra Mondiale per cercare di decriptare il codice segreto attraverso il quale passavano i messaggi dell'Asse e che si suicidò dopo aver subito la castrazione chimica per "curare" l'omosessualità.
Un film intenso e commovente interpretato alla perfezione da Cumberbatch. Una storia che ci racconta di un genio schivo ed introverso che fu determinante nel salvare milioni di vite umane accorciando sensibilmente la durata del conflitto mondiale. Un uomo che si troverà alle prese con lo stilare un terribile calcolo matematico per determinare quali operazioni militari naziste si potevano evitare e quali no per non fare scoprire la decriptazione di enigma.
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Il film narra le vicende di Alan Turing un brillante matematico e crittografo arruolato dai servizi segreti inglesi durante la II Guerra Mondiale per cercare di decriptare il codice segreto attraverso il quale passavano i messaggi dell'Asse e che si suicidò dopo aver subito la castrazione chimica per "curare" l'omosessualità.
Un film intenso e commovente interpretato alla perfezione da Cumberbatch. Una storia che ci racconta di un genio schivo ed introverso che fu determinante nel salvare milioni di vite umane accorciando sensibilmente la durata del conflitto mondiale. Un uomo che si troverà alle prese con lo stilare un terribile calcolo matematico per determinare quali operazioni militari naziste si potevano evitare e quali no per non fare scoprire la decriptazione di enigma. Turing fu un personaggio straordinario e un antesignano dell'informatica e delle teorie sull'intelligenza artificiale. Ben ha fatto Tyldum a rendergli omaggio con questa pellicola la cui uscita precede di poco quella su un altro matematico straordinario qule Hawking. L'altro merito del regista è quello di aver puntato molto sull'amicizia tra Turing e la Clarke interpretata nel film dalla delicata Knightley. Un uomo solo e intelligentissimo che coltivava per lei un sentimento di profonda amicizia e stima. Davvero terribile è pensare a quale finale abbia riservato il destino a Turing umiliato pubblicamente e costretto a scegliere la castrazione chimica per evitare il carcere a causa della sua omosessualità. Un destino atroce e beffardo per chi aveva salvato milioni di vite tra cui anche quelle degli ottusi che lo inquisirono e lo condannarono. Un film meraviglioso e commovente.
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