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Il test di Turing

Il cinema in movimento di Roy Menarini.
di Roy Menarini

In foto una scena del film.
Benedict Cumberbatch (Benedict Timothy Carlton Cumberbatch) (47 anni) 19 luglio 1976, Londra (Gran Bretagna) - Cancro. Interpreta Alan Turing nel film di Morten Tyldum The Imitation Game.

lunedì 5 gennaio 2015 - Approfondimenti

L'interesse suscitato da The Imitation Game non riguarda solamente i suoi meriti cinematografici o i probabili Oscar che riuscirà a ottenere, ma anche e soprattutto il personaggio al centro del racconto. Alan Turing è forse il grande scienziato meno conosciuto del Novecento, pur potendosi a buona ragione affermare che ha dato un contributo insostituibile alla vittoria contro i nazisti e "inventato" quel che noi oggi chiamiamo computer. Non esattamente meriti secondari, anzi forse un impatto sulla vita civile e sulla storia umana pari a quello di Einstein. Le ragioni per cui anche persone mediamente istruite ignorano Turing sono in parte dovute al segreto ben mantenuto sul suo ruolo nella Seconda Guerra mondiale, e in parte alle strane circonvoluzioni della fama scientifica, che premia taluni in modo esagerato e mette in ombra altri geniali inventori (Tesla, per esempio).
E qui entra in gioco il ruolo del cinema, in particolare del cinema contemporaneo. The Imitation Game interessa a questa rubrica perché conferma il ruolo della biografia cinematografica nella cultura di oggi e parla delle trasformazioni della forma-film nell'audiovisivo che viviamo quotidianamente. In una situazione di iper-informatività, e forse anche di crisi del sapere istituzionale (da una parte il canone scolastico va rivisto, dall'altra argina a fatica le forme orizzontali enciclopediche del web), il film biografico è ormai una sorta di presidio didattico, di ora di lezione spettacolare, di pedagogia per adulti in cerca di formazione perenne.
Intendiamoci, le biografie cinematografiche sono sempre esistite, ma il loro ruolo è spesso cambiato. Nel cinema muto servivano a collegare l'enciclopedia personale dello spettatore con la nobilitazione del cinema, nel classico americano a costringere nel modello hollywoodiano le vite dei grandi uomini e dei grandi artisti, nel postmoderno a cambiare la prospettiva storica e rileggere in chiave anticonformista i miti del passato (da Amadeus a Una notte al museo).
Oggi il film biografico consegue alla nuova fase del cinematografo, un mezzo che da avanguardia della tecnica si è trasformato in presidio nobile e istituzionalizzato delle immagini in movimento, oltre che (ancora) linguaggio di massa per pubblici trasversali e competenti. Il film biografico, indirizzato spesso a spettatori adulti tra l'età genitoriale e la terza età, offre come in The Imitation Game forme linguistiche spesso conservatrici e leggibili, senza investimenti particolari su stile, messa in scena, ricerca. D'altra parte, se è così semplice costruire racconti biografici per immagini, perché mai le nostre fiction Rai sono quasi sempre deludenti e provinciali, mentre quelle angloamericane raffinate e di pregio? Evidentemente, anche per costruire cinema biografico con formule di successo ci vogliono idee e qualità del lavoro.

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