"I piselli sono verdi e le carote arancioni. Il problema è che non si devono incontrare mai”
Paghereste 7 milioni di dollari una sceneggiatura? Questa domanda inquietante, specialmente in tempi di crisi, acquista una risposta positiva per i fratelli Weinstein che se la sono aggiudicata in asta, all’European Film Market, con un record assoluto. Super felice il trentaduenne ebreo Graham Moore. Con un budget totale di 15 milioni di dollari, The Imitation Game, è l’ennesimo pacchettino, gioiellino confezionato con cura dai fratelli più famosi di Hollywood, aiutati da Moore e girato a Londra.
La compassata pellicola, diretta da Morten Tyldum, è l'adattamento cinematografico della biografia Alan Turing: The Enigma, con protagonista l'ingessato Benedict Cumberbatch, nei panni del controverso matematico e crittoanalista.
Altra domanda dalle cento pistole o, se preferite, da un milione di dollari è: preferireste due anni di prigione o la castrazione chimica per il reato di atti osceni?
Diciamo che il film di interrogativi ne apre, anzi voragini. Veniamo alla trama.
Matematico, crittoanalista inglese, Alan Turing inventò, durante la Seconda guerra mondiale, una macchina soprannominata Christopher che diviene in realtà il primo il primo embrionale computer al mondo. Questo calcolatore servì per decriptare il Codice Enigma con il quale Hitler comunicava segretamente con gli alleati, salvando così 14 milioni di persone e anticipando di due anni la fine della guerra.
Turing, chiamato dai servizi segreti, mise insieme una squadra di scacchisti, linguisti, matematici, presso il Quartier generale di comunicazioni del Governo, nella sede di cifraggio e codici. E li ruppe l’Enigma.
“A volte sono le persone che nessuno immagina, che possono fare cose che nessuno può immaginare”. “Il mondo è un posto infinitamente migliore, perchè tu non sei normale”, gli dice un collega, ribadendo la forza della diversità.
I dialoghi, come quelli sopra citati, sono spesso sagaci, taglienti, affilati e, di conseguenza interessanti.
Il ritmo è buono.
La tensione pure. La storia, (sia come avventura di Turing) sia nel senso di Storia con la S maiuscola, stimola.
Un montaggio fluido, quasi ellittico, di William Goldenberg,raccorda tre spazi temporali ben precisi.
1927, gli studi di Turingalla Sherborne Schoolnel Dorset, scuola dove il 15enne si cimenta con crittografia e sessuologia. E’ uno studente schivo e impacciato, vittima di bullismo.
1939-1945 Buckinghamshire, in cui lavora con un’equipe alla ricerca e comprensione di Enigma.
Infine 1952, la narrazione durante l’interrogatorio di polizia e l’incriminazione per atti osceni.
La musica di Desplat è come sempre accattivante… Tutte queste splendide premesse eppure..
Il punto è che tutto è freddo, algido. La recitazione del protagonista, gli ambienti, la fotografia sembrano ibernati in freezer, non distinguendosi dai bastoncini Findus.
E quello stesso bambino, picchiato, vittima di bullismo, gay, a cui a scuola veniva detto: “Solo Turing, può scrivere messaggi in un linguaggio incomprensible”, non fa neppure pena e non stimola all’empatia. Così come il tema della diversità, non risulta veramente approfondito.
Cinque candidature ai Golden Globe (che traghettano verso gli Oscar), la vittoria al Festival di Toronto, 4 nomination al BIFA, forse tutte per le smorfie asimettriche dell’australopiteco cleptomane Keira Knightley, qui in versione attrice, seppur bellissima, non bastano a incoronare The Imitation Game come il capolavoro che tutte le premesse di cui sopra vorrebbero a TAVOLINO, imporci.
Scusate , ma troppo facile, seppur di Enigma si tratta!
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