beppe baiocchi
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venerdì 15 maggio 2015
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alain turning, genio o macchina?
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Siamo all'inizio della Seconda guerra mondiale, in Inghilterra. Alan Turning (Benedict Cumberbacht), genio matematico e crittografo, sostiene che sia possibile vincere il conflitto mondiale riuscendo a crittografare il complicatissimo codice con cui i nazisti si scambiano i messaggi chiamato "Enigma", creando una macchina "pensante", un calcolatore elettronico capace di decifrarlo. Per questo si propone al governo Britannico che lo ingaggia segretamente.
La cosa che subito risalta all'occhio di questo film è la "perfezione stilistica" della messa in scena che è ricca di dettagli e molto suggestiva, cosa davvero da tenere in conto considerato anche il budget piuttosto "limitato" (si parla comunque di 15 milioni di dollari).
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Siamo all'inizio della Seconda guerra mondiale, in Inghilterra. Alan Turning (Benedict Cumberbacht), genio matematico e crittografo, sostiene che sia possibile vincere il conflitto mondiale riuscendo a crittografare il complicatissimo codice con cui i nazisti si scambiano i messaggi chiamato "Enigma", creando una macchina "pensante", un calcolatore elettronico capace di decifrarlo. Per questo si propone al governo Britannico che lo ingaggia segretamente.
La cosa che subito risalta all'occhio di questo film è la "perfezione stilistica" della messa in scena che è ricca di dettagli e molto suggestiva, cosa davvero da tenere in conto considerato anche il budget piuttosto "limitato" (si parla comunque di 15 milioni di dollari).
Un altro plauso va fatto al regista, Morten Tyldum, danese, a me sconosciuto, che dirige con grande maestria e notevole raffinatezza,senza azzardare mai nelle inquadrature ma che mostra comunque un ottimo talento. Anche il ritmo è ottimo e, anche se non c'è mai vera azione (perchè la guerra, in questo film, è combattuta dietro una scrivania) non annoia mai. Pure i dialoghi sono notevoli,c'è stata una gran cura infatti anche nella sceneggiatura (che è una trasposizione di un libro biografico su Turning di Andrew Hodges). Gli attori, tutti molto inglesi, sono stati davvero bravi. Chiaramente primeggia Cumberbacht nel ruolo di questo protagonista freddo e geniale, ma anche gli altri si comportano molto bene, da Keira Knightley a Matthew Goode, a Mark Strong, a Charles Dance.
Un film che sembra davvero perfetto, ma che ha una forte problematica.La figura del protagonista. Alan Turning infatti sembra vivere fuori dal mondo, sembra parlare un linguaggio diverso dal nostro, sembra essere lui stesso una macchina. Questa sua fredezza e lontananza dalla realtà porta (forse) a non coinvolgerci davvero (emotivamente) nella sua storia (va detto comunque che qualche barlume di umanità gliela si concede, ma solo alla fine). E' questo il vero (e forse unico) difetto di The Imitation Game.
Tirando le somme, un film sicuramente da vedere, un reparto tecnico ottimo (mi sono dimenticato delle belle musiche di Desplat), una sceneggiatura bellissima, e una regia e un cast di attori di livello, che però (FORSE) a causa dell'alienazione del protagonista non saprà coinvolgere fino in fondo, come dovrebbe.
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cassiopea
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giovedì 15 gennaio 2015
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genialità e sospetto.
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Turing fu trattato dai più nel modo in cui generalmente la genialità viene affrontata: con indifferenza e sospetto. Poca riconoscenza ebbe all'epoca questo grande matematico, se non da parte di quei pochi che hanno imparato a conoscerlo ed apprezzarlo nella sua unicità. Un personaggio che ci viene raccontato poco a poco, grazie ai flashback sulla sua infanzia riusciamo a ricostruire alcuni tratti del suo carattere e il motivo di quel nome, Christopher. Ambienti e costumi credibili, recitazione convincente ed impeccabile in particolare per quanto riguarda il protagonista. Una pellicola che ricalca l'importanza della scoperta e del genio umano, e che fa tristemente riflettere su quanto una persona possa fare tantissimo per gli altri ottenendo in cambio nulla per se stesso.
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Turing fu trattato dai più nel modo in cui generalmente la genialità viene affrontata: con indifferenza e sospetto. Poca riconoscenza ebbe all'epoca questo grande matematico, se non da parte di quei pochi che hanno imparato a conoscerlo ed apprezzarlo nella sua unicità. Un personaggio che ci viene raccontato poco a poco, grazie ai flashback sulla sua infanzia riusciamo a ricostruire alcuni tratti del suo carattere e il motivo di quel nome, Christopher. Ambienti e costumi credibili, recitazione convincente ed impeccabile in particolare per quanto riguarda il protagonista. Una pellicola che ricalca l'importanza della scoperta e del genio umano, e che fa tristemente riflettere su quanto una persona possa fare tantissimo per gli altri ottenendo in cambio nulla per se stesso.
Un film affascinante, coinvolgente, commovente, ben fatto.
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vanessa zarastro
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lunedì 26 gennaio 2015
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50 anni per riabilitarlo
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Nell’Inghilterra in guerra si cercavano i più bravi crittografi con l’obiettivo di decifrare il codice Enigma, ideato dai Nazisti per comunicare le loro operazioni militari e modificato quotidianamente.
A questo compito viene chiamato Alan Turing – interpretato da un fantastico Benedict Cumberbatch - giovanissimo e geniale ricercatore matematico e crittoanalista dell’Università di Cambridge il quale viene affiancato da alcuni collaboratori tra cui il maestro di scacchi e campione nazionale Hugh Alexander (Matthew Goode) e il giovane Peter Hilton (Matthew Beard). Turing è un “diverso”. È certamente un genio matematico ma è, da un lato timido e impacciato, dall’altra arrogante e molto sicuro di sé; presenta, pertanto, grosse difficoltà relazionali sia con i superiori sia con i suoi collaboratori verso i quali manifesta un atteggiamento scorbutico e scostante.
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Nell’Inghilterra in guerra si cercavano i più bravi crittografi con l’obiettivo di decifrare il codice Enigma, ideato dai Nazisti per comunicare le loro operazioni militari e modificato quotidianamente.
A questo compito viene chiamato Alan Turing – interpretato da un fantastico Benedict Cumberbatch - giovanissimo e geniale ricercatore matematico e crittoanalista dell’Università di Cambridge il quale viene affiancato da alcuni collaboratori tra cui il maestro di scacchi e campione nazionale Hugh Alexander (Matthew Goode) e il giovane Peter Hilton (Matthew Beard). Turing è un “diverso”. È certamente un genio matematico ma è, da un lato timido e impacciato, dall’altra arrogante e molto sicuro di sé; presenta, pertanto, grosse difficoltà relazionali sia con i superiori sia con i suoi collaboratori verso i quali manifesta un atteggiamento scorbutico e scostante. Tutto ciò fino a quando entrerà nella sua vita una figura femminile Joan Clarke – una anche troppo bella Keira Knightley - da lui stesso selezionata con dei test, appassionata di logica matematica e velocissima (perfino più di lui!) nel risolvere problemi. Il film oscilla continuamente tra tre tempi narrativi: a Manchester nel 1952 Alan Turing – ormai da considerarsi pioniere dell’informatica ma arrestato con l’accusa di “atti osceni” - racconta con la voce fuori campo in una sorta di confessione a un poliziotto empatico tutta la storia tenuta nascosta perché il gruppo era costretto a lavorare sotto copertura. Quindi si passa a Bletchley Park, località a 75 km da Londra negli anni 1939/40 dove si svolgevano le ricerche per l’invenzione del “calcolatore digitale”, macchina capace di decrittare tutto compreso il codice Enigma. Il regista, come tutti i suoi collaboratori, non sono inglesi pertanto riescono a immettere nel film piccoli dettagli molto british: dalle piccole strade con i mattoncini rossi ai primi piani sui vestiti sulla giacca di tweed e camicia tartan di cotone.
Il terzo tempo narrativo risale all’adolescenza di Turing a Cambridge, preso in giro dai suoi compagni di classe per la sua diversità (guarda caso era anche ebreo…) e salvato da Christopher l’unico grande amico di Alan che muore giovanissimo. Proprio in quelle scene s’intravede un interesse eccessivo di Alan nei confronti dell’amico (ma non è così per tutti gli adolescenti maschi e femmine quando gli ormoni non si sono ancora stabilizzati?) e che sarà più chiaro nella sua stessa dichiarazione di omosessualità a uno dei collaboratori (che si rileverà spia sovietica) e alla stessa Joan Clarke con la quale si era fidanzato.
Sarà proprio la sua omosessualità a rovinarlo perché, incredibilmente, considerata illegale. Turing si troverà costretto a prendere dei farmaci per la “castrazione chimica” in alternativa alla prigione dove non avrebbe avuto modo di lavorare con le sue macchine intelligenti. La situazione per Alan diventerà intollerabile e, all’età di 41 anni, si toglierà la vita. Passerano più di 50 anni per la completa riabilitazione di Alan Turing.
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antonietta dambrosio
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sabato 31 gennaio 2015
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il lampo di luce tagliente di turing
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The imitation game - recensione
La grande forza di questo film è tutta nei dialoghi e nell'abilità interpretativa di Benedict Cumberbatch che si eleva al di là dello sguardo privo di slanci scenici di Morten Tyldum, la cui narrazione è affidata al gioco del flashback che dispone la storia su tre livelli temporali. Cumberbatch è volto, mente e cuore di Alan Turing, lo scienziato inglese precursore dell'informatica che con un'équipe composta da matematici, enigmisti e linguisti è riuscito a decifrare i messaggi criptati di Enigma, la macchina attraverso cui i nazisti durante la seconda guerra mondiale comunicavano le offensive ed ha anticipato la fine della Guerra di due anni. Attraverso l'interrogatorio di Alan Turing, arrestato per atti osceni nei primi anni '50 si srotola la storia e i suoi ricordi ci portano dietro le quinte della seconda guerra mondiale, tra un gruppo scelto dalla Marina militare inglese al fine di decifrare l'indecifrabile codice di Enigma.
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The imitation game - recensione
La grande forza di questo film è tutta nei dialoghi e nell'abilità interpretativa di Benedict Cumberbatch che si eleva al di là dello sguardo privo di slanci scenici di Morten Tyldum, la cui narrazione è affidata al gioco del flashback che dispone la storia su tre livelli temporali. Cumberbatch è volto, mente e cuore di Alan Turing, lo scienziato inglese precursore dell'informatica che con un'équipe composta da matematici, enigmisti e linguisti è riuscito a decifrare i messaggi criptati di Enigma, la macchina attraverso cui i nazisti durante la seconda guerra mondiale comunicavano le offensive ed ha anticipato la fine della Guerra di due anni. Attraverso l'interrogatorio di Alan Turing, arrestato per atti osceni nei primi anni '50 si srotola la storia e i suoi ricordi ci portano dietro le quinte della seconda guerra mondiale, tra un gruppo scelto dalla Marina militare inglese al fine di decifrare l'indecifrabile codice di Enigma. "Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare...", e Turing con la sua andatura incerta, guidato solo dalla logica dei numeri ed incapace di decifrare il senso delle parole e dei comportamenti, introverso e scontroso, procede in uno stato febbrile lottando contro il tempo alla progettazione di "Christopher", la macchina che sconfigge Enigma e porta il nome del suo amico d'infanzia verso il quale ha provato un sentimento intenso e la cui scomparsa prematura lo ha segnato in maniera indelebile. Turing è lampo di luce tagliente che lascia il resto del mondo nell'oscurità, ed il mondo gli restituisce il buio con violenza, servendosi della sua luce e lo relega nell'ombra per quel suo modo "strano" di essere bambino, adolescente, adulto. Il gioco imitativo è esattamente la macchina Christopher, che con una logica rigorosa traduce il pensiero umano racchiuso in un codice, è il gruppo di cervelloni costretti ad operare sotto copertura sacrificando anche scelte di ordine morale, è Joan (Keira Knightley) che collaborando con Turing alla progettazione di Christopher non corrisponde esattamente ai canoni della donna voluti dalla società inglese, è Turing stesso costretto a nascondere la sua identità sessuale ad un'ottusa Inghilterra che è stata capace di punirlo e condurlo al suicidio, riconoscendo il suo genio solo a distanza di cinquant'anni. È una storia da oscar quella del martirio di Alan Turing e Benedict Cumberbatch ne è degno interprete, mentre noi ne usciamo affascinati ed amareggiati.
Antonietta D'Ambrosio
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paranoidandroid
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sabato 3 gennaio 2015
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il classico "biopic" (?)
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Leggendo tra le recensioni online, la critica che viene mossa maggiormente a "The Imitation Game" è che si tratti di un film anonimo, il quale si limita a ripercorrere lo schema tradizionale del "biopic" , genere che ha avuto larga fortuna negli ultimi anni. E in parte è anche vero, a dirla tutta. Non ci sono "virtuosismi" registici , la sceneggiatura è debole in qualche punto e non manca un po' di retorica (seppur non eccessiva). Ma cosa ha allora questo film rispetto ad altre opere dello stesso filone? Beh, una storia fantastica, innanzitutto, e un protagonista straordinario, magistralmente interpretato da Benedict Cumberbatch (oscar prenotato?).
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Leggendo tra le recensioni online, la critica che viene mossa maggiormente a "The Imitation Game" è che si tratti di un film anonimo, il quale si limita a ripercorrere lo schema tradizionale del "biopic" , genere che ha avuto larga fortuna negli ultimi anni. E in parte è anche vero, a dirla tutta. Non ci sono "virtuosismi" registici , la sceneggiatura è debole in qualche punto e non manca un po' di retorica (seppur non eccessiva). Ma cosa ha allora questo film rispetto ad altre opere dello stesso filone? Beh, una storia fantastica, innanzitutto, e un protagonista straordinario, magistralmente interpretato da Benedict Cumberbatch (oscar prenotato?). Questi due elementi danno una forte carica emotiva al tutto e a fine visione non si può non rimanere copliti e riflettere sulla vicenda narrata.
Dite che questo non basti a farne un ottimo lungometraggio?
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dinoroar
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lunedì 12 gennaio 2015
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"semplicemente" bello
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Semplicemente bello. Storia sconosciuta ai più "grazie" all'ottusità e alla ferocia degli uomini. Attori adatti al ruolo con nota di eccellenza al protagonista che, con poche parole e molti sguardi, narra il suo genio ed il suo disagio. Forse un po' debole la figura di "Lei", la meno convincente. Nessuna retorica su guerra e patriottismo; trappola nella quale sarebbe facile cadere. Consigliato.
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donato prencipe
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martedì 13 gennaio 2015
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un eroe dimenticato
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Sullo sfondo della seconda guerra mondiale viene raccontata la storia di Alan Turing, un matematico e crittografo britannico, precursore dell'intelligenza artificiale, reclutato dal governo britannico, grazie alle sue doti, per decifrare i messaggi criptati dei tedeschi. Un personaggio molto introverso, dotato di una grande intelligenza abbinata ad una profonda sensibilità, che lo vedevano emergere dalla massa e venir tacciato come un “diverso”, costretto, suo malgrado, a mantenere assoluto riserbo sia sul lavoro che svolgeva che sulla sua omosessualità ritenuta “illegale” in quel periodo. A vestire i suoi panni c'ha pensato Benedict Cumberbatch (Sherlock), l'attore britannico mostra tutta la sua bravura nel recitare un ruolo drammatico non certo facile, riuscendo ad immedesimarsi con maestria nello sconfinato e indecifrato mondo di Alan Turing, facendoci scoprire l'importanza di un grande uomo, capace di cambiare il corso della storia e fornirci al tempo stesso i mezzi per un futuro migliore.
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Sullo sfondo della seconda guerra mondiale viene raccontata la storia di Alan Turing, un matematico e crittografo britannico, precursore dell'intelligenza artificiale, reclutato dal governo britannico, grazie alle sue doti, per decifrare i messaggi criptati dei tedeschi. Un personaggio molto introverso, dotato di una grande intelligenza abbinata ad una profonda sensibilità, che lo vedevano emergere dalla massa e venir tacciato come un “diverso”, costretto, suo malgrado, a mantenere assoluto riserbo sia sul lavoro che svolgeva che sulla sua omosessualità ritenuta “illegale” in quel periodo. A vestire i suoi panni c'ha pensato Benedict Cumberbatch (Sherlock), l'attore britannico mostra tutta la sua bravura nel recitare un ruolo drammatico non certo facile, riuscendo ad immedesimarsi con maestria nello sconfinato e indecifrato mondo di Alan Turing, facendoci scoprire l'importanza di un grande uomo, capace di cambiare il corso della storia e fornirci al tempo stesso i mezzi per un futuro migliore. Cumberbatch riesce a trasmetterci tutto il disagio che il suo personaggio nutriva nei confronti del mondo esterno sin dall'adolescenza, quel mondo esterno che lo bistrattava con violenza solo perchè incapace di comprendere un genio assoluto. Nel cast a far compagnia all'attore londinese, oltre a Matthew Goode (Match point) c'è Keira Knightley (Pirati dei Caraibi) che svolge il ruolo di una brillante ragazza, Joan Clarke, la quale cercherà di farsi accettare in un covo di uomini, come donna con assoluta intelligenza capace di svolgere mansioni solitamente affidate a persone di sesso maschile. Joan sarà l'unica in grado di capire Turing, creando con lui un rapporto molto intimo oltre che professionale, riuscendo anche a fargli comprendere l'importanza di andare in contro al prossimo per instaurare un rapporto di fiducia. La pellicola è diretta dal regista norvegese Morten Tyldum (Headhunters), il quale si serve della biografia su Alan Turing scritta da Andrew Hodges, per realizzare il suo primo lungometraggio in lingua inglese. Il film merita di essere visto e nonostante alcune volte si ha l'impressione di essere di fronte al John Nash di “A beautiful mind”, ci racconta con molta cura la storia di una persona in grado di diventare eroe e al tempo stesso un problema per la società, solo perchè non mostrava la solita e bieca conformità a cui dobbiamo, tutt'oggi, chinarci per essere accettati e riconosciuti come “normali”. Tra la vasta scala di film che nel corso degli anni hanno voluto raccontare vicende ed episodi legati alla seconda guerra mondiale, “The imitation game” , si può annoverare, di certo, tra i migliori, diventando forse l'unica vera e giusta riconoscenza ad un uomo al quale gli è stato sottratto il piacere di vivere da persona considerevole ed apprezzabile.
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risottino
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mercoledì 14 gennaio 2015
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un giusto riconoscimento
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Un giusto e meritato riconoscimento, anche se tardivo, all'ingegnosità umana donata senza distinzione di razza, colore o preferenze sessuali. Un film fatto davvero come si deve e che tratta in modo elegante una storia intrigante ed un argomento attuale. Una bella lezione di vita a chi ancora, purtroppo, ritiene di appartenere ad una razza superiore ad altre.
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storie di cinema
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mercoledì 21 gennaio 2015
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prevedibile, scritturato a pennello per hollywood
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La vita di una mente eccezionale non è mai semplice. Ce lo dice la storia, e il cinema, in più occasioni, ce lo ha ribadito. Alan Turing, genio, matematico, crittografo, viene ingaggiato dal governo inglese – Winston Churchill lo porrà a capo di una squadra di esperti - per decifrare i messaggi nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
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La vita di una mente eccezionale non è mai semplice. Ce lo dice la storia, e il cinema, in più occasioni, ce lo ha ribadito. Alan Turing, genio, matematico, crittografo, viene ingaggiato dal governo inglese – Winston Churchill lo porrà a capo di una squadra di esperti - per decifrare i messaggi nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Per farlo Turing metterà a disposizione tutte le sue facoltà, ritrovandosi poi vittima dello stesso paese che aveva contribuito a salvare dalla guerra e dalla furia hitleriana. The Imitation Game è un film lineare, fedele alla storia, abbastanza efficace nell’evidenziare le difficoltà comunicativa e caratteriale di Turing, la sua determinazione, la sua diversità. Turing, infatti, è diverso nel genio, e, per il governo di Sua Maestà, è diverso in quanto omosessuale. Tuttavia, se si esce dalla sfera privata, quella insomma più enigmatica e misteriosa, il film perde tono e potenza. La guerra, che si intravede qua e là alternando colori vividi al bianco e nero d'immagini di repertorio, fa da sfondo alle vicende, e il racconto del suo decorso, sommario e distaccato, non ha sufficiente carattere per imprimere la giusta atmosfera e l'adeguata grandezza. Si ha quasi la sensazione che le sorte di una delle guerre più brutali di tutti i tempi si decida sulle scrivanie di qualche ufficio segreto. Manca senz'altro nella sceneggiatura uno scatto di originalità che riesca a caratterizzare il lavoro di Turing non solo come un qualcosa intrappolato all'interno di una battaglia con se stesso e con i suoi spettri, ma come bene dell' intera umanità. Tanto che The Imitation Game, nei passaggi cruciali, sembra addirittura troppo prevedibile, regolare, scritturato a pennello per quella Hollywood degli Oscar così catturata dal dolore e dal tormento di questi uomini straordinari, le intimità dei quali, inevitabilmente, vanno a congiungersi e confondersi col destino della grande storia. Non è un caso se Benedict Cumberbatch viene già da tempo incluso tra le probabili nomination. The imitation Game è un film che rende omaggio in maniera sincera e appassionata ad una mente straordinaria, ad un uomo eccelso che forse pochi conoscono così a fondo. Un uomo solo e incompreso. Un uomo che per tutta la vita ha cercato di imitare e decifrare i meccanismi dell'intelligenza umana. Un uomo incapace di vincere il gioco crudele e affascinante dell'esistenza.
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dave69
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sabato 24 gennaio 2015
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film riuscito
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Sembra piuttosto evidente come questo riuscito film di Morten Tyldum si regga principalmente su due cardini fondamentali: l'ottima interpretazione di Benedict Cumberbatch, davvero bravissimo nel far emergere il carettere eccentrico e scostante del protagonista, ed un'abile sceneggiatura che riesce a coinvolgere sul piano emotivo lo spettatore senza cadere nella trappola della facile retorica sentimentale e patriottica. Non sono meriti da poco, dato l'argomento trattato. Finale molto amaro. Consigliato a tutti.
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