catcarlo
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mercoledì 28 gennaio 2015
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the imitation game
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Il racconto della vita breve e sofferta di Alan Turing ha cominciato a diffondersi negli ultimi anni al difuori degli appassionati di storia della matematica (o, quantomeno, dei matematici). Grazie anche alle informazioni scaturite dalla caduta dei segreti di Stato su Ultra, è stato dato il giusto risalto al ruolo che il suo brillante intelletto ha giocato nella storia dell’umanità, indirizzandone il corso almeno un paio di volte (l’esito e la durata della Seconda Guerra Mondiale, le basi dell’informatizzazione), e, allo stesso tempo, è stato sottolineato il trattamento ricevuto per la sua omosessualità da quel Paese che pure tanto gli doveva (nel Regno Unito essere gay restò un reato fino alla seconda metà degli anni Sessanta).
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Il racconto della vita breve e sofferta di Alan Turing ha cominciato a diffondersi negli ultimi anni al difuori degli appassionati di storia della matematica (o, quantomeno, dei matematici). Grazie anche alle informazioni scaturite dalla caduta dei segreti di Stato su Ultra, è stato dato il giusto risalto al ruolo che il suo brillante intelletto ha giocato nella storia dell’umanità, indirizzandone il corso almeno un paio di volte (l’esito e la durata della Seconda Guerra Mondiale, le basi dell’informatizzazione), e, allo stesso tempo, è stato sottolineato il trattamento ricevuto per la sua omosessualità da quel Paese che pure tanto gli doveva (nel Regno Unito essere gay restò un reato fino alla seconda metà degli anni Sessanta). Alla parabola tragica della sua esistenza è ispirata la sceneggiatura che Graham Moore ha tratto da un libro di Andrew Hodges e che il norvegese Morten Tyldum ha messo per immagini: purtroppo il fatto che i due siano praticamente all’esordio (il regista è al suo primo film in inglese) finisce per farsi sentire, facendo sì che il risultato sia un solido racconto biografico che nel complesso non delude, ma che cade nella più classica trappola del genere, il desiderio di spiegare ogni cosa. Ne deriva un didascalismo che va a scapito di situazioni o scelte di realizzazione che sappiano sorprendere lo spettatore insaporendo la ricetta, tanto che è inevitabile pensare di trovarsi di fronte a un classico lavoro che aspira agli Oscar - molto inglese nella puntigliosa ricostruzione d’epoca, nonché nella scelta di ambientazioni e inquadrature - che finisce per basarsi più sull’ottima squadra di tecnici e sull’intensa partecipazione del cast che non sullo svolgersi della storia stessa. Sono tre i piani temporali che si incrociano, seppure con differente peso specifico. Il motore del tutto sta, infatti, nella difficile, testarda ma alla fine vincente decrittazione di Enigma, la macchina di cifratura tedesca all’apparenza invincibile: vicenda a cui si alternano spezzoni della vita del giovane Turing al college, dove si rivela la sua omosessualità, e l’indagine che, all’inizio degli anni Cinquanta, lo porterà al processo e alla condanna. Entrambe queste deviazioni dal tema principale hanno però come conseguenza dei cali di tensione, la prima in fondo superflua e la seconda che, spezzettata, finisce per sprecare la figura alla fine dubbiosa dell’ispettore Nock (Rory Kinnear): forse sarebbe stato meglio concentrarsi sul piccolo gruppo al lavoro su Enigma, in cui le idiosincrasie fra i personaggi di certo non mancano, lavorando a parte sull’inquietante conclusione della vita dello scienziato. Turing, scelto come capo della sua squadra da Churchill in persona, fa di tutto per rendersi insopportabile, tanto che pare difficile che basti una mela per ricomporre le fratture, in special modo quella con l’altra figura dominante Hugh (Matthew Goode): piccoli appunti a parte, la corsa contro il tempo sa appassionare, come pure coinvolgono le scelte terribili che il piccolo gruppo deve affrontare una volta risolto il ‘rebus’, a partire da quella che coinvolge il fratello di uno di loro, Peter (Matthew Beard). In tutto il processo, la squadra (e le idee) di Turing sono protetti dalla figura forse più intrigante dopo, ovviamente, il protagonista principale: quello Stewart Menzies (Mark Strong), capo del servizio segreto MI6,che, si dice, abbia ispirato M, il capo di James Bond. Mentre la guerra resta lontana - e non bastano ad avvicinarla gli inserti distribuiti qui e là – i personaggi si muovono sullo sfondo di un’Inghilterra inevitabilmente brumosa, con il sole che occhieggia quasi solo durante le corse di Turning attraverso la campagna (il matematico fu anche un buon fondista): fotografa il tutto in maniera sobria Oscar Faura, incluse le belle scenografie di Maria Djukovic che ricostruisce con cura i molti interni in cui si sviluppa la vicenda. Va infine giustamente sottolineata l’intensissima prova di Cumberbatch nel ruolo principale, tutta tesa a rendere la complessa personalità del matematico nonché la sua profonda sofferenza: l’attore ci riesce così bene da mettere un po’ in secondo piano tutti gli altri, a partire da una Keira Knightley un po’ meno ammiccante del solito nei panni della quasi altrettanto brillante, ma di certo emancipata Joan.
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mproc
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venerdì 30 gennaio 2015
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turing: il biopic che fa un po’ poc
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Liscio! L’occasione ghiotta, oltremodo invero assai, di alzare il velo su uno dei più spinosi retroscena della seconda guerra mondiale, del tipo sapere come la suddetta è andata “pe davero”, viene clamorosamente annacquata dal film del norvegese Morten Tyldum, che brucia il nome di Turing, degno di ben altro trattamento, alle presidenziadi come personaggio del ‘900 più imbarazzante per gli storici di razza (o razza di storici).
La gente di cinema, si sa, a volte la dice com’è, più spesso ci ricama sopra, ma ciò che adora fare “pe davero” è inventarsela da zero. Questione di dna: un affabulatore è un affabulatore, capace che ti racconta anche lo scontrino, perciò, anche quando ha il destro per dare un po’ di serietà a un momento troppo spesso monopolizzato dal vincitore strisciostellato (o solostellato, dipende), decide di infilarci il melò, di buttarla sul travaglio, di farci scappare a tutti i costi la liaison, che in questo caso è quella autoimprobabile tra il Turing (Benedict Cumberbatch) e la Clarke (Keira Knightley), e raccontare infine in forma d’aneddotica tutto quanto puzza di scienza, come se le idee fulminassero sulla via di Damasco i (rari) possessori di una testa grazie a improvvise illuminazioni o allucinazioni da fungo, piuttosto che dalla diuturna fatica del cercare prima, controllare dopo e ricominciare da capo, insomma.
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Liscio! L’occasione ghiotta, oltremodo invero assai, di alzare il velo su uno dei più spinosi retroscena della seconda guerra mondiale, del tipo sapere come la suddetta è andata “pe davero”, viene clamorosamente annacquata dal film del norvegese Morten Tyldum, che brucia il nome di Turing, degno di ben altro trattamento, alle presidenziadi come personaggio del ‘900 più imbarazzante per gli storici di razza (o razza di storici).
La gente di cinema, si sa, a volte la dice com’è, più spesso ci ricama sopra, ma ciò che adora fare “pe davero” è inventarsela da zero. Questione di dna: un affabulatore è un affabulatore, capace che ti racconta anche lo scontrino, perciò, anche quando ha il destro per dare un po’ di serietà a un momento troppo spesso monopolizzato dal vincitore strisciostellato (o solostellato, dipende), decide di infilarci il melò, di buttarla sul travaglio, di farci scappare a tutti i costi la liaison, che in questo caso è quella autoimprobabile tra il Turing (Benedict Cumberbatch) e la Clarke (Keira Knightley), e raccontare infine in forma d’aneddotica tutto quanto puzza di scienza, come se le idee fulminassero sulla via di Damasco i (rari) possessori di una testa grazie a improvvise illuminazioni o allucinazioni da fungo, piuttosto che dalla diuturna fatica del cercare prima, controllare dopo e ricominciare da capo, insomma. L’idea poi che si possa restituire la veridicità storica immaginando che un professorino universitario abbia, tutto da solo, maturato la strategia dell’intelligence britannica per tutta la seconda guerra mondiale, è, insieme alla precedente, francamente un po’ troppo. Storie come questa voglio calvizie, non peluria, le devi raccontare facendo i salti mortali per non raccontarla, dirle senza annunciarle, illustrarle senza spiegarle, annoiare, quasi. L’unica interpretazione ammissibile è quella del metodo Stanislavskij vecchia maniera, in cui l’attore non è il personaggio, ma la persona stessa. Ciò che si vede invece nel film, purtroppo, è tutto l’opposto e cioè un’interpretazione fatta da interpreti. No! No! E ancora No! Va narrata, non raccontata.
A contrappeso, va detto che il film getta luce su un punto di vista poco noto e cioè sulla reale portata che hanno avuto i servizi segreti nella seconda guerra mondiale. Nel pozzo ce ne sarebbe per tutti, tipo l’armata fantasma del generale Patton che sviò i tedeschi sullo sbarco in Normandia o quello che è successo nel palazzo imperiale dopo la bomba di Nagasaki. Vero che Turing costruì un congegno per il calcolo automatico della posizione dei rotori di una macchina Enigma, anche se è falso che sia stato il primo: fu preceduto dal polacco Rejewski, che costruì una macchina analoga che decrittava una Enigma a tre rotori. Quando i tedeschi aggiunsero altri due rotori, la “bomba” polacca (questo il nome originale) venne abbandonata. Vero che la “bomba” di Turing poté risolvere il problema della decrittazione solo grazie al fatto, noto, che ogni messaggio tedesco iniziava con la parola “wetter” (tempo), altrimenti non ce l’avrebbe mai fatta. Vero che Turing fu accusato di omosessualità, vero che si suicidò a causa della castrazione chimica. Non è insomma in questo o quel dettaglio che la ricostruzione faccia acqua, ma nel modo in cui tali particolari sono stati messi in fila e collegati da nessi logico/narrativi.
Le Loro Eccellenze chiamate a dar fiato allo script (Matthew Goode, Charles Dance e tutti gli altri) ce la mettono tutta ma non chiudono il cerchio.
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kondor17
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domenica 21 febbraio 2016
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un gay in segreto nei servizi segreti
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Per chi come me non conosceva la storia di Alan Turing, questo film è un'autentica rivelazione. Non lo è Benedict Cumberbatch, che, se è vero che Redmain ha preso l'oscar per Hawking, qui ne meritava due. Ma si sa, gli Oscar sono una storia a parte e almeno è arrivato quello per l'ottima sceneggiatura.
La storia narra di un team di crittografi, assoldati dal MI6 per tentare di decriptare i messaggi in codice inviati da Enigma, la macchina del Führer che fece impazzire le intelligence di tutto il mondo durante la seconda guerra mondiale. Raccontata in rewind, partendo da un'accusa di omosessualità nel 51, Tyldum ci porta dentro le stanze oscure dei servizi segreti britannici, dove un team di giovani matematici, a cui si aggiunge in incognito Keyra Knightley (le donne erano rigorosamente escluse dall intelligence operativa), lavora ad un progetto tanto ambizioso quanto ambito.
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Per chi come me non conosceva la storia di Alan Turing, questo film è un'autentica rivelazione. Non lo è Benedict Cumberbatch, che, se è vero che Redmain ha preso l'oscar per Hawking, qui ne meritava due. Ma si sa, gli Oscar sono una storia a parte e almeno è arrivato quello per l'ottima sceneggiatura.
La storia narra di un team di crittografi, assoldati dal MI6 per tentare di decriptare i messaggi in codice inviati da Enigma, la macchina del Führer che fece impazzire le intelligence di tutto il mondo durante la seconda guerra mondiale. Raccontata in rewind, partendo da un'accusa di omosessualità nel 51, Tyldum ci porta dentro le stanze oscure dei servizi segreti britannici, dove un team di giovani matematici, a cui si aggiunge in incognito Keyra Knightley (le donne erano rigorosamente escluse dall intelligence operativa), lavora ad un progetto tanto ambizioso quanto ambito.
A volte a tinte forti a volte delicate, il film parla del riscatto di una personalità dolce e sensibile, oltre che geniale, in un contesto che lo costringere sin da piccolo ad occultare e vergognarsi delle propria diversità. Attori musica ambientazione ritmo perfetti. Film da vedere e rivedere. Voto 9
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luigi chierico
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lunedì 22 febbraio 2016
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enigma
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Un film inglese,non per ricordare la difficoltà di re Giorgio VI a pronunciare ai suoi sudditi l’entrata in guerra nel settembre del 1939,vedi “Il discorso del re”,ma la vita di un suo suddito giovanissimo nato nel 1912,chiamato a studiare il modo di leggere i messaggi trasmessi dalla Germania col sistema denominato Enigma,dal nome della sua macchina.“L’universo è stato veramente concepito secondo leggi matematiche”(S.Dehaene-Il pallino della matematica)e quindi il compito è affidato al geniale matematico Alan Turing,a cui“piace risolvere i più difficili problemi al mondo”.Un film quindi storico e biografico al tempo stesso.Come sovente accade il regista deve badare a fare un buon film più che a rispettare la storia e la vita dei protagonisti.
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Un film inglese,non per ricordare la difficoltà di re Giorgio VI a pronunciare ai suoi sudditi l’entrata in guerra nel settembre del 1939,vedi “Il discorso del re”,ma la vita di un suo suddito giovanissimo nato nel 1912,chiamato a studiare il modo di leggere i messaggi trasmessi dalla Germania col sistema denominato Enigma,dal nome della sua macchina.“L’universo è stato veramente concepito secondo leggi matematiche”(S.Dehaene-Il pallino della matematica)e quindi il compito è affidato al geniale matematico Alan Turing,a cui“piace risolvere i più difficili problemi al mondo”.Un film quindi storico e biografico al tempo stesso.Come sovente accade il regista deve badare a fare un buon film più che a rispettare la storia e la vita dei protagonisti. A noi spettatori spetta guardare il film e commentarlo per quello che è e ci fa vedere ed ascoltare.Avvincente dall’inizio alla fine,ci fa muovere i primi passi verso quello che sarà il computer.Le tante parole crociate e la capacità di risolverle a mio avviso non hanno nulla a che fare con le capacità matematiche ed intuitive,in esse la soluzione sta nel fatto di sapere o non sapere quello che vien chiesto,non è una ricerca ma una scoperta della parola alla cui domanda non si è data risposta.Nel film si dà tanta importanza e saranno tanti giovani,fin troppo giovani,a formare la squadra a cui il governo di sua maestà, rappresentato dal primo ministro Churchill,affiderà il compito,ovvero l’impresa quasi impossibile di scoprire il linguaggio con cui la Germania invia i suoi messaggi con una probabilità di essere decifrati di 1 su 19 miliardi di miliardi di miliardi,sic! Insieme al matematico Alan Turin c’è Hugh Alexander,due volte campione di scacchi,colui che vince la partita scoprendo le mosse che l’avversario ha in mente di fare,Joan Clarke, la bella ed unica giovanissima presenza femminile,molto portata per la logica e la matematica.I tre principali artefici dei risultati conseguiti nella difficile,impossibile ricerca sono rispettivamente magnificamente interpretati da:Benedict Cumberbatch,Matthew Goode e da Keira Knightley.Una invidiabile squadra,unita e compatta nel difendere il proprio lavoro,le proprie ricerche,troppo avanzate per chi non può capirle.Ottima la ricostruzione storica dei personaggi,ambienti,costumi e delle strade di Londra ingombre di macerie.Sono tutti occupati a decifrare l’indecifrabile linguaggio di una macchina mortale,incapacità che porta l’Inghilterra a subire continui attacchi,sconfitte e morte.Quando tutti i tentativi sembrano non dare il risultato,durante una serata finalmente d’evasione,bella e in allegria col sorriso sul volto di tutti pronti a rinunciare,ecco che una banale chiacchierata svela l’imponderabile perché,come R.H.Hpcke nel suo libro,”Nulla succede per caso”, ovvero come scrive Denis Guedj nel libro “Il teorema del pappagallo:”Ogni volta che succede qualcosa è perché ci sono delle ragioni,ma non sempre quelle ragioni seguono la logica della ragione”.Una frase stigmatizza una serie di fatti e comportamenti svelati solo alla fine,peccato che il regista ha voluto anticipare la fine di un genio,raccontando anche della sua giovinezza per poter far dire anche a noi:”Vi sono persone che nessuno immagina che possano fare certe cose,e sono proprio quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”.Dire che una macchina non pensa come un essere umano non significa dire che non pensa,come gli uomini,pur avendo lo stesso cervello,pensano ed hanno tendenze diverse.
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tubaz
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sabato 3 gennaio 2015
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da non perdere
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Trovo questo film imperdibile. La storia di Alan Turing è per molte persone sconosciuta. Nel mio caso invece sapevo di chi si sarebbe parlato, cosa fece e come tragicamente concluse la sua esistenza. È un viaggio nel nostro recente passato, è una riflessione su come avrebbe potuto essere diverso il nostro destino se il conflitto bellico fosse finito in altro modo, è una profonda riflessione su quanta cattiveria pervade l'umanità quando si ha a che fare con il "diverso", dal bullismo al rifiuto fino alla persecuzione. Da informatico, non posso che essere ammirato da un vero precursore dei tempi moderni. Belle scenografie, ottimi attori, bravissimo Benedict Cumberbatch.
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Trovo questo film imperdibile. La storia di Alan Turing è per molte persone sconosciuta. Nel mio caso invece sapevo di chi si sarebbe parlato, cosa fece e come tragicamente concluse la sua esistenza. È un viaggio nel nostro recente passato, è una riflessione su come avrebbe potuto essere diverso il nostro destino se il conflitto bellico fosse finito in altro modo, è una profonda riflessione su quanta cattiveria pervade l'umanità quando si ha a che fare con il "diverso", dal bullismo al rifiuto fino alla persecuzione. Da informatico, non posso che essere ammirato da un vero precursore dei tempi moderni. Belle scenografie, ottimi attori, bravissimo Benedict Cumberbatch. Un film senza spargimento di sangue gratuito o linguaggio volgare, piacevole e sopratutto molto interessante. Eravamo in 10 (nessun cinefilo) ed è oiaciuto molto a tutti.
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jacopo b98
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domenica 11 gennaio 2015
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un cumberbatch eccezionale so
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Durante la Seconda Guerra Mondiale il matematico Alan Turing (Cumberbatch) divenne capo di un team segreto che aveva lo scopo di decifrare ENIGMA, il complicatissimo codice crittato con cui i tedeschi comunicavano via radio. Per farlo approntò una macchina che è stata il primo prototipo di quello che ora chiamiamo computer. Decifrando ENIGMA Turing ha abbreviato la Guerra di oltre due anni e evitato la morte di circa 14 milioni di persone. Nel 1951 Turing venne arrestato a Londra per sospettata omosessualità. Egli confessò senza problemi il suo reato (in Inghilterra all’epoca l’omosessualità era illegale). Venne condannato ad alcuni anni di cura ormonale, una castrazione chimica.
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Durante la Seconda Guerra Mondiale il matematico Alan Turing (Cumberbatch) divenne capo di un team segreto che aveva lo scopo di decifrare ENIGMA, il complicatissimo codice crittato con cui i tedeschi comunicavano via radio. Per farlo approntò una macchina che è stata il primo prototipo di quello che ora chiamiamo computer. Decifrando ENIGMA Turing ha abbreviato la Guerra di oltre due anni e evitato la morte di circa 14 milioni di persone. Nel 1951 Turing venne arrestato a Londra per sospettata omosessualità. Egli confessò senza problemi il suo reato (in Inghilterra all’epoca l’omosessualità era illegale). Venne condannato ad alcuni anni di cura ormonale, una castrazione chimica. Nel 1954 si suicidò. Sceneggiato da Graham Moore a partire dal romanzo biografico di Andrew Hodges, è il primo film in lingua inglese del norvegese Morten Tyldum. È un classico dramma biografico inglese: regia da manuale, temi importanti, attori impeccabili, cast tecnico eccelso, dialoghi intensi, ecc. Insomma, un po’ come qualche anno fa c’era stato Il discorso del re su Giorgio VI, questo 2015 si apre con The Imitation Game, riguardante la vita del noto matematico inglese. La storia di Turing un film lo meritava, ed era da anni che se ne parlava: il film di Tyldum riesce a rendere giustizia alla storia (e c’è davvero da rendere giustizia: le scritte finali, che narrano la fine di Turing e il destino di 49000 omosessuali inglesi fanno riflettere), dosando bene i vari ingredienti e andando a creare un film intenso, mai noioso, ben scritto e diretto impeccabilmente. Certo, non ci sono invenzioni magistrali e manca il guizzo del capolavoro, ma si tratta comunque di un dramma corretto e superiore alla media. E soprattutto c’è Benedict Cumberbatch, che nel ruolo di Turing è davvero magistrale! Il suo volto sofferente, il suo tormento psicologico, la sua impressionante prova fisica sono davvero ammirevoli, e sarebbe bello che gli Oscar non si dimenticassero questo sopraffino attore inglese che si sta scoprendo sempre più bravo e istrionico. E quello di Turing potrebbe davvero essere il ruolo di una vita! Impeccabili anche i vari comprimari, come il cast tecnico (musica: Alexandre Desplat; fotografia: Oscar Faura). Insomma, un buon inizio cinematografico per questo 2014!
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mati :d
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giovedì 15 gennaio 2015
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alan turing
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Diversità, omofobia, genialità, amore, coraggio, sacrificio...questi e tanti altri temi emergono con una forza dirompente dal film The imitation game. Sarebbe troppo riduttivo definire il film come la storia di Alan Turing, genio inglese della matematica e padre dell'intelligenza artificiale, il quale durante la Seconda Guerra mondiale, assieme ad un team scelto riuscì a decodificare la macchina tedesca Enigma. Indubbiamente tutto ciò non è poco, per di più se si pensa che grazie a questi eroi la Guerra potè concludersi in un tempo più breve e vennero salvate milioni di persone. Ma questo è solo un pretesto per aprire, anzi spalancare una finestra nella società umana, non solo quella inglese, ma quella di ogni Paese e ogni tempo.
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Diversità, omofobia, genialità, amore, coraggio, sacrificio...questi e tanti altri temi emergono con una forza dirompente dal film The imitation game. Sarebbe troppo riduttivo definire il film come la storia di Alan Turing, genio inglese della matematica e padre dell'intelligenza artificiale, il quale durante la Seconda Guerra mondiale, assieme ad un team scelto riuscì a decodificare la macchina tedesca Enigma. Indubbiamente tutto ciò non è poco, per di più se si pensa che grazie a questi eroi la Guerra potè concludersi in un tempo più breve e vennero salvate milioni di persone. Ma questo è solo un pretesto per aprire, anzi spalancare una finestra nella società umana, non solo quella inglese, ma quella di ogni Paese e ogni tempo. Alan ci viene mostrato come un uomo dalla mente eccelsa, in grado di 'pensare' come una macchina, il linguaggio che egli usa e conosce è quello tecnico, matematico, freddo e rigoroso, e l'unico codice che gli è impossibile decifrare è il comportamento umano. Non riesce a comprendere come funzionino i rapporti umani e non ha idea di che cosa significhi scherzare; ha conosciuto però l'amore, da ragazzo, ma un amore omosessuale che sarà costretto a nascondere ad una società che non lo avrebbe capito. Sarà aiutato da una donna, anche lei alle prese con i pregiudizi e le discriminazioni presenti in un ambiente prettamente maschile e maschilista. Questi due personaggi riusciranno a trovare un punto di contatto, la loro mente, grazie alla quale potranno aiutarsi reciprocamente per sopravvivere in un mondo che non era ancora pronto per loro, e che forse, per certi aspetti, non lo sarebbe nemmeno oggi. Due personalità quindi slegate da ogni vincolo di quella 'normalità' che gli uomini impongono senza motivo a se stessi e agli altri, la 'normalità' degli ignoranti e degli stolti. Proprio questa voglia assurda di 'normalità' ha negato ad Alan il diritto di vivere la sua vita da eroe, come avrebbe meritato, e lo ha invece condannato a causa della sua omosessualità. E come se non bastasse, anche dopo la sua morte ci si è quasi dimenticati di lui, voltando le spalle ad un genio, ma soprattutto ad un uomo che aveva fatto del bene.
Ben venga quindi questo film che lo ricorda e lo esalta per il suo enorme valore e l'immenso sacrificio che ha dovuto compiere, grazie ad un bravissimo Benedict Cumberbatch che ha saputo trasmetterci tutta la sua forza.
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lorenzo grigio
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domenica 18 gennaio 2015
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tanto rumore per nulla
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Si è parlato troppo di un film che non è abbastanza. "The imitation game" tratta con i toni leggeri di una commedia, quella che dovrebbe essere una tragedia.
Troppo spazio viene dato alla vita di Turing. Ormai, parlare di omosessualità in un film è diventato tanto ovvio quanto mettere il formaggio sugli spaghetti al sugo. è come se i produttori di tutto il mondo abbiano conservato nei cassetti tutte le storie omosessuali per anni e abbiano deciso di tirarle fuori tutte insieme. tuttavia, si sa che troppo formaggio rischia di coprire il sapore della pasta. così sembra avvenire in questo film.
Poco spazio, invece, ha l'importanza che la macchina di Turing ha avuto.
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Si è parlato troppo di un film che non è abbastanza. "The imitation game" tratta con i toni leggeri di una commedia, quella che dovrebbe essere una tragedia.
Troppo spazio viene dato alla vita di Turing. Ormai, parlare di omosessualità in un film è diventato tanto ovvio quanto mettere il formaggio sugli spaghetti al sugo. è come se i produttori di tutto il mondo abbiano conservato nei cassetti tutte le storie omosessuali per anni e abbiano deciso di tirarle fuori tutte insieme. tuttavia, si sa che troppo formaggio rischia di coprire il sapore della pasta. così sembra avvenire in questo film.
Poco spazio, invece, ha l'importanza che la macchina di Turing ha avuto. un sottotitolo ci informa che la scoperta di Turing ha salvato milioni di vite, ma sarebbe stato bello "approfondire" come un gruppo di pochi uomini e una donna ha deciso di salvare alcuni soldati piuttosto che altri. nel film si parla di statistica. sarebbe stato bello vedere qualche persona salvata. forse, si sarebbe dato maggiore importanza al genio di Turing, meno alle sue preferenze sessuali.
non male Benedict Cumberbatch, ma non da Oscar !
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(di paolorol)
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maurizio meres
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lunedì 19 gennaio 2015
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la tormentata vita di un genio
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Raccontare la vita di un genio non è mai facile in quanto la loro mente non può condividere e capire o se vogliamo giustificare l'ignoranza le incomprensioni e le banalità altrui, il genio si sente e forse è nella sua mente "Dio"inteso come creatore ,è un mondo tutto loro dove non esistono tabù mentali politico religiosi.
Film perfetto regia molto attenta alle sfumature nei dialoghi e soprattutto sguardi intensi con delle inquadrature superlative, ambientazione realistica con colori cupi che rispecchiano l'epoca ,sceneggiatura vera dove il racconto si basa sulla vita tormentata di Turing,vissuto in quel periodo dove la natura umana era ancora nel medioevo.
L'interpretazione di Benedict Cumberbatch nel ruolo di Turing è qualcosa di eccezionale ,si è calato nel personaggio studiandolo sicuramente nei più piccoli particolari caratteriali,ritengo che sia stata una delle più grandi interpretazioni degli ultimi anni,bravissimi tutti gli altri diretti da un regista con aperture mentali senza influenze di nessun genere e che sicuramente darà molto al cinema .
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Raccontare la vita di un genio non è mai facile in quanto la loro mente non può condividere e capire o se vogliamo giustificare l'ignoranza le incomprensioni e le banalità altrui, il genio si sente e forse è nella sua mente "Dio"inteso come creatore ,è un mondo tutto loro dove non esistono tabù mentali politico religiosi.
Film perfetto regia molto attenta alle sfumature nei dialoghi e soprattutto sguardi intensi con delle inquadrature superlative, ambientazione realistica con colori cupi che rispecchiano l'epoca ,sceneggiatura vera dove il racconto si basa sulla vita tormentata di Turing,vissuto in quel periodo dove la natura umana era ancora nel medioevo.
L'interpretazione di Benedict Cumberbatch nel ruolo di Turing è qualcosa di eccezionale ,si è calato nel personaggio studiandolo sicuramente nei più piccoli particolari caratteriali,ritengo che sia stata una delle più grandi interpretazioni degli ultimi anni,bravissimi tutti gli altri diretti da un regista con aperture mentali senza influenze di nessun genere e che sicuramente darà molto al cinema .
Questo film va visto perché oltre ad essere bellissimo fa rivivere un periodo storico da dove è iniziato un processo di evoluzione chiamato Informatica.
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giordano stefani
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lunedì 2 febbraio 2015
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la società, un rompicapo irrisolvibile
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Un Cumberbatch perfettamente a suo agio nella parte, a metà tra il suo Sherlock televisivo e lo Sheldon di The Big Bang Theory (ma infinitamente più drammatico) ci porta a conoscere la vita, ai più sconosciuta, di Alan Turing, matematico inglese che durante la seconda guerra mondiale riuscì a decifrare il codice nazista Enigma, contribuendo in maniera decisiva alla fine di essa.
Parallelamente a ciò che accade nella Storia con la S maiuscola si sviluppa infatti anche la tormentata storia del protagonista, che grazie anche a flashback e prolessi, mostra quante difficoltà un “diverso” (genio, omosessuale e con difficoltà relazionali) si trovi ad affrontare nella società civile contemporanea (applicabile all’Inghilterra della anni ’40 e ’50 come ad ogni altro luogo e periodo storico), e ce ne fa cogliere l’insensata irrazionalità di regole, costumi e consuetudini, portando ad una riflessione finale su quanto coloro che la salvino e la migliorino ne rimangano poi spesso vittime.
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Un Cumberbatch perfettamente a suo agio nella parte, a metà tra il suo Sherlock televisivo e lo Sheldon di The Big Bang Theory (ma infinitamente più drammatico) ci porta a conoscere la vita, ai più sconosciuta, di Alan Turing, matematico inglese che durante la seconda guerra mondiale riuscì a decifrare il codice nazista Enigma, contribuendo in maniera decisiva alla fine di essa.
Parallelamente a ciò che accade nella Storia con la S maiuscola si sviluppa infatti anche la tormentata storia del protagonista, che grazie anche a flashback e prolessi, mostra quante difficoltà un “diverso” (genio, omosessuale e con difficoltà relazionali) si trovi ad affrontare nella società civile contemporanea (applicabile all’Inghilterra della anni ’40 e ’50 come ad ogni altro luogo e periodo storico), e ce ne fa cogliere l’insensata irrazionalità di regole, costumi e consuetudini, portando ad una riflessione finale su quanto coloro che la salvino e la migliorino ne rimangano poi spesso vittime.
La regia e la sceneggiatura sono molto europee e lontane dallo stile celebrativo e dalla gloriosa epica americana; qui la guerra fa da sfondo alla narrazione ed è vista per la maggior parte come un gioco più difficile degli altri, una grande somma di dati sulla quale costruire un’asettica (seppur dolorosa) statistica.
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