The Imitation Game |
||||||||||||||
Un film di Morten Tyldum.
Con Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear.
continua»
Titolo originale The Imitation Game.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 113 min.
- Gran Bretagna, USA 2014.
- Videa
uscita giovedì 1 gennaio 2015.
MYMONETRO
The Imitation Game
valutazione media:
3,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
The imitation gamedi catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
mercoledì 28 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il racconto della vita breve e sofferta di Alan Turing ha cominciato a diffondersi negli ultimi anni al difuori degli appassionati di storia della matematica (o, quantomeno, dei matematici). Grazie anche alle informazioni scaturite dalla caduta dei segreti di Stato su Ultra, è stato dato il giusto risalto al ruolo che il suo brillante intelletto ha giocato nella storia dell’umanità, indirizzandone il corso almeno un paio di volte (l’esito e la durata della Seconda Guerra Mondiale, le basi dell’informatizzazione), e, allo stesso tempo, è stato sottolineato il trattamento ricevuto per la sua omosessualità da quel Paese che pure tanto gli doveva (nel Regno Unito essere gay restò un reato fino alla seconda metà degli anni Sessanta). Alla parabola tragica della sua esistenza è ispirata la sceneggiatura che Graham Moore ha tratto da un libro di Andrew Hodges e che il norvegese Morten Tyldum ha messo per immagini: purtroppo il fatto che i due siano praticamente all’esordio (il regista è al suo primo film in inglese) finisce per farsi sentire, facendo sì che il risultato sia un solido racconto biografico che nel complesso non delude, ma che cade nella più classica trappola del genere, il desiderio di spiegare ogni cosa. Ne deriva un didascalismo che va a scapito di situazioni o scelte di realizzazione che sappiano sorprendere lo spettatore insaporendo la ricetta, tanto che è inevitabile pensare di trovarsi di fronte a un classico lavoro che aspira agli Oscar - molto inglese nella puntigliosa ricostruzione d’epoca, nonché nella scelta di ambientazioni e inquadrature - che finisce per basarsi più sull’ottima squadra di tecnici e sull’intensa partecipazione del cast che non sullo svolgersi della storia stessa. Sono tre i piani temporali che si incrociano, seppure con differente peso specifico. Il motore del tutto sta, infatti, nella difficile, testarda ma alla fine vincente decrittazione di Enigma, la macchina di cifratura tedesca all’apparenza invincibile: vicenda a cui si alternano spezzoni della vita del giovane Turing al college, dove si rivela la sua omosessualità, e l’indagine che, all’inizio degli anni Cinquanta, lo porterà al processo e alla condanna. Entrambe queste deviazioni dal tema principale hanno però come conseguenza dei cali di tensione, la prima in fondo superflua e la seconda che, spezzettata, finisce per sprecare la figura alla fine dubbiosa dell’ispettore Nock (Rory Kinnear): forse sarebbe stato meglio concentrarsi sul piccolo gruppo al lavoro su Enigma, in cui le idiosincrasie fra i personaggi di certo non mancano, lavorando a parte sull’inquietante conclusione della vita dello scienziato. Turing, scelto come capo della sua squadra da Churchill in persona, fa di tutto per rendersi insopportabile, tanto che pare difficile che basti una mela per ricomporre le fratture, in special modo quella con l’altra figura dominante Hugh (Matthew Goode): piccoli appunti a parte, la corsa contro il tempo sa appassionare, come pure coinvolgono le scelte terribili che il piccolo gruppo deve affrontare una volta risolto il ‘rebus’, a partire da quella che coinvolge il fratello di uno di loro, Peter (Matthew Beard). In tutto il processo, la squadra (e le idee) di Turing sono protetti dalla figura forse più intrigante dopo, ovviamente, il protagonista principale: quello Stewart Menzies (Mark Strong), capo del servizio segreto MI6,che, si dice, abbia ispirato M, il capo di James Bond. Mentre la guerra resta lontana - e non bastano ad avvicinarla gli inserti distribuiti qui e là – i personaggi si muovono sullo sfondo di un’Inghilterra inevitabilmente brumosa, con il sole che occhieggia quasi solo durante le corse di Turning attraverso la campagna (il matematico fu anche un buon fondista): fotografa il tutto in maniera sobria Oscar Faura, incluse le belle scenografie di Maria Djukovic che ricostruisce con cura i molti interni in cui si sviluppa la vicenda. Va infine giustamente sottolineata l’intensissima prova di Cumberbatch nel ruolo principale, tutta tesa a rendere la complessa personalità del matematico nonché la sua profonda sofferenza: l’attore ci riesce così bene da mettere un po’ in secondo piano tutti gli altri, a partire da una Keira Knightley un po’ meno ammiccante del solito nei panni della quasi altrettanto brillante, ma di certo emancipata Joan.
[+] lascia un commento a catcarlo »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di catcarlo:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||