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joker 91
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domenica 4 gennaio 2015
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il male di vivere dei nostri tempi
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Fincher porta sullo schermo un dramma teso e ben confezionato sul tramma esistenziale dei nostri tempi dominati dai social network,dall'inutilità e dalla poca valorizzazzione che si fa del capitale umano. I personaggi della pellicola sono dei classici americani medi che si fanno da metafora per un messaggio di sfracello e macello sociale dei nostri tempi,l'ignoranza del personaggio di Affleck(timica di una certa tipologia di uomo del nostro tempo medio)la malattia del personaggio della Pike montata a non finire dai mass media e dal nostro tempo con quel leggero pizzico di pazzia che non guasta. Intorno a questi due personaggi osserviamo una società malata,disposta a vendersi per personaggi che diventano famosi anche solo un minuto dove l'apparenza la fa da padrone sull'essere.
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Fincher porta sullo schermo un dramma teso e ben confezionato sul tramma esistenziale dei nostri tempi dominati dai social network,dall'inutilità e dalla poca valorizzazzione che si fa del capitale umano. I personaggi della pellicola sono dei classici americani medi che si fanno da metafora per un messaggio di sfracello e macello sociale dei nostri tempi,l'ignoranza del personaggio di Affleck(timica di una certa tipologia di uomo del nostro tempo medio)la malattia del personaggio della Pike montata a non finire dai mass media e dal nostro tempo con quel leggero pizzico di pazzia che non guasta. Intorno a questi due personaggi osserviamo una società malata,disposta a vendersi per personaggi che diventano famosi anche solo un minuto dove l'apparenza la fa da padrone sull'essere... Una storia tesa e difficile da capire,Fincher riesce ad usare un caso di cronaca per fare una critica ai mass media-al loro modo di operare e di imbesuire una società intera. Un film profetico
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enzo70
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martedì 6 gennaio 2015
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le bugie dell'amore in crisi
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L’amore raccontato da Fincher in questo film è un sentimento molto pericoloso. La crisi di una coppia, Amy e Nick, infatti, si trasforma presto in un thriller mozzafiato in cui la presunzione di colpevolezza incombe sul marito, il solito bravo Ben Affleck, incastrato da un micidiale finto omicidio inscenato dalla moglie, Rosamund Pike. La storia viene esposta in maniera lineare, in modo che la lunghezza, forse eccessiva del film, non crei problemi allo spettatore. La trama del film appare, quindi, subito chiara, ma riesce a non essere mai banale, anche per la capacità di Fincher di innestare sempre al momento giusto l’ennesimo indizio, a favore o contro. Un film a parte, forse la migliore parte del film, è la descrizione della crisi di valori che deriva dalla recessione, il decadimento morale viene esposto attraverso i piccoli gesti quotidiani di un mondo alla deriva; l’ossessionante giustizialismo della televisione, i selfie condivisi in rete, senza tener conto dei danni umani che ne possono derivare, la mania ossessiva di dividere gli uomini in buoni o cattivi, lasciando la declinazione dei grigi ai pochi, tra cui la detective, che cercano la verità al di là delle apparenze.
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L’amore raccontato da Fincher in questo film è un sentimento molto pericoloso. La crisi di una coppia, Amy e Nick, infatti, si trasforma presto in un thriller mozzafiato in cui la presunzione di colpevolezza incombe sul marito, il solito bravo Ben Affleck, incastrato da un micidiale finto omicidio inscenato dalla moglie, Rosamund Pike. La storia viene esposta in maniera lineare, in modo che la lunghezza, forse eccessiva del film, non crei problemi allo spettatore. La trama del film appare, quindi, subito chiara, ma riesce a non essere mai banale, anche per la capacità di Fincher di innestare sempre al momento giusto l’ennesimo indizio, a favore o contro. Un film a parte, forse la migliore parte del film, è la descrizione della crisi di valori che deriva dalla recessione, il decadimento morale viene esposto attraverso i piccoli gesti quotidiani di un mondo alla deriva; l’ossessionante giustizialismo della televisione, i selfie condivisi in rete, senza tener conto dei danni umani che ne possono derivare, la mania ossessiva di dividere gli uomini in buoni o cattivi, lasciando la declinazione dei grigi ai pochi, tra cui la detective, che cercano la verità al di là delle apparenze. Troppo leziosa l’ultima parte del film, che fa perdere al film un po’ di vigore.
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catcarlo
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mercoledì 21 gennaio 2015
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l'amore bugiardo
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Seguendo la sceneggiatura che Gillian Finch ha tratto da un suo romanzo, Fincher dimostra ancora una volta di saperci fare in materia di thriller e, anche se la claustrofobica angoscia di 'Seven' rimane lontana, dirige un ottimo film che coinvolge lungo le sue due ore e un quarto di durata malgrado la storia sia all'apparenza esile assai. La buona riuscita è dovuta con ogni probabilità al fatto che il racconto vada ben al dilà di uno svolgimento noir: dopo la trasferta in terra svedese di 'Uomini che odiano le donne', il regista torna a concentrarsi sulle magagne della società di casa sua, dove l'ipocrisia la fa da padrona a partire da un'istituzione familiare ormai in crisi.
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Seguendo la sceneggiatura che Gillian Finch ha tratto da un suo romanzo, Fincher dimostra ancora una volta di saperci fare in materia di thriller e, anche se la claustrofobica angoscia di 'Seven' rimane lontana, dirige un ottimo film che coinvolge lungo le sue due ore e un quarto di durata malgrado la storia sia all'apparenza esile assai. La buona riuscita è dovuta con ogni probabilità al fatto che il racconto vada ben al dilà di uno svolgimento noir: dopo la trasferta in terra svedese di 'Uomini che odiano le donne', il regista torna a concentrarsi sulle magagne della società di casa sua, dove l'ipocrisia la fa da padrona a partire da un'istituzione familiare ormai in crisi. L'incontro con Amy (Rosamund Pike), bella figlia della upper class di New York, sembra a Nick (Ben Affleck) l'inizio di un sogno d'amore forse inatteso, ma che, comunque, lo coinvolge totalmente: dopo il matrimonio e lo spostamento nel Missouri di cui lui è originario, il bel quadretto va però in frantumi a causa di una convivenza sempre più difficile e litigiosa finchè un bel giorno Amy scompare. Il primo indiziato finisce per essere ovviamente Nick: accusato dal diario lasciato dalla donna, che ne rivela il tradimento, si ritrova contro gli indizi e le circostanze finendo dritto nel mirino dei media a caccia di sensazioni forti, tanto che dalla sua parte restano solo la sorella Margo (Carrie Coon) e i dubbi dell'ispettore Boney (Kim Dickens) che segue il caso (anche la giustizia statunitense non ci fa una gran figura, tra indagini frettolose e conflitti di competenza). Proprio quando tutto sembra indicare una direzione, la storia però si sdoppia iniziando a indagare la personalità di Amy, che si rivela ben diversa da quella che si è mostrata fino a quel punto. Comincia così una serie di colpi di scena che arrivano a coinvolgere anche una vecchia fiamma di lei (Neil Patrick Harris) e che non si possono raccontare: in ogni caso, tutti conducono a un certo qual riavvicinamento tra i due sposi fino a un'ultima inquadratura che si rispecchia nella prima e regala un gelido brivido di inquietudine. La parte conclusiva vede il meccanismo del thriller perdere qualcosa rispetto al tono serrato mantenuto fino ad allora, ma serve a regista e sceneggiatrice per sottolineare come si possa restare prigionieri dell'ipocrisia di cui sopra fino ad arrivare ad accettare una situazione che, vista dal di fuori, parrebbe impossibile. Fincher mette in scena questo racconto ricco di doppifondi cercando di spiazzare lo spettatore anche dal punto di vista narrativo: ai tanti momenti che, ovviamente, rispettano i canoni del genere se ne alternano altri in cui vengono inseriti indovinati tocchi di grottesco e humour nero in cui si distingue il ricco avvocato Tanner Bolt (Tyler Perry), personaggio fenomenale già dal nome. Si tratta di un'alternanza di situazioni che viene in qualche modo sottolineata - e forse amplificata - dalla bella colonna sonora firmata da Trent Reznor e Atticus Ross, ma non si tratta di certo dell'unico aspetto non scontato. in una storia ai limiti del teatrale che si concentra su pochi personaggi, ci sono improvvise aperture verso l'esterno che si rivelano fondamentali per lo sviluppo della narrazione, a conferma di un regista che cerca sempre di sorprendere lavorando molto sulla simulazione, categoria alla quale si può ascrivere anche l'ambientazione in una solare e tranquilla cittadina di provincia. Concesso al regista quel che è del regista e sottolineata la prova professionalmente impeccabile da parte del cast tecnico, resta da dare un giudizio sugli attori che, ottimi nei ruoli secondari, segnano una notevole disparità di rendimento in quelli principali. Se Rosamund Pike, bionda come da comndamento hitchcockiano, fa di Amy una delle grandi dark ladies della storia del cinema riuscendo a rendere tutte le sfaccettature di una personalità complessa, al confronto Ben Affleck - che oltretutto ingrassa e dimagrisce da una scena all'altra senza motivo - ci fa la figura del paracarro.
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alexander 1986
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domenica 8 febbraio 2015
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lady bovary
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Nick (Ben Affleck) ed Amy (Rosamund Pike) sono sposati da cinque anni. Sono belli, intelligenti e innamorati; l'uno è un giornalista, l'altra una scrittrice. Improvvise difficoltà economiche li portano a trasferirsi da New York al Missouri, da dove lui proviene e spera di ripartire grazie all'aiuto di una sorella. Lei però fatica ad adattarsi a una vita così diversa dagli standard cui era abituata. Ciò crea una tensione sempre più evidente tra i coniugi. Una mattina Amy scompare e tutti gli indizi conducono a un omicidio. Il primo sospettato è proprio Nick, che però si dichiara innocente. Qual è la verità?
'Gone Girl' è forse il film con cui più di ogni altro David Fincher si propone al pubblico nelle vesti non tanto di regista quanto di autore vero e proprio.
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Nick (Ben Affleck) ed Amy (Rosamund Pike) sono sposati da cinque anni. Sono belli, intelligenti e innamorati; l'uno è un giornalista, l'altra una scrittrice. Improvvise difficoltà economiche li portano a trasferirsi da New York al Missouri, da dove lui proviene e spera di ripartire grazie all'aiuto di una sorella. Lei però fatica ad adattarsi a una vita così diversa dagli standard cui era abituata. Ciò crea una tensione sempre più evidente tra i coniugi. Una mattina Amy scompare e tutti gli indizi conducono a un omicidio. Il primo sospettato è proprio Nick, che però si dichiara innocente. Qual è la verità?
'Gone Girl' è forse il film con cui più di ogni altro David Fincher si propone al pubblico nelle vesti non tanto di regista quanto di autore vero e proprio. Forse l'esperienza alla direzione di 'Millennium' (2011) gli ha fatto conoscere meglio il cinema europeo. Poco americano è infatti il tema apparente della pellicola, ovvero il femminicidio; ancor meno lo è poi quello reale: il conflitto bovariano tra l'altezza delle ambizioni e la mediocrità dei propri mezzi, che nel personaggio di Amy si traduce nell'utilizzo di sé e del proprio corpo come armi di rivalsa verso suo marito e ciò che rappresenta. Il limite di 'Gone Girl' sta proprio nella riproposizione di un discorso che la cultura del nostro continente conosce e traspone da due secoli. E che quindi presso di noi non necessita di tutti quei preamboli ''ideologici'' che potrebbero andare bene al pubblico americano e di che coprono una buona metà della pellicola.
Ben Affleck sarà pure simpatico e quello che vogliamo, ma è poco credibile nel ruolo del presunto assassino di Amy. Lo spettatore non è neppure sfiorato dal pensiero che egli abbia davvero ucciso la donna. Rosamund Pike invece, complice forse una certa inespressività naturale, è pressoché perfetta nel ruolo dell'algida protagonista.
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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una storia affascinante e complessa
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Tratto dal romanzo omonimo di Gillian Flynn, “L'amore bugiardo - Gone Girl” racconta la storia del giornalista Nick Dunne e di sua moglie Amy e del loro difficile matrimonio. Quando l’uomo perde il lavoro, decide di trasferirsi da New York City alla sua città natale nel Nord Carthage, Missouri per aprire un bar. Nella piccola cittadina Amy non si sente a suo agio e il rapporto col marito diventa sempre più problematico e, per questo motivo, quando, nel giorno del loro quinto anniversario, la donna scompare, Nick diventa il sospettato numero uno.
Il nuovo film di David Fincher sembra in un primo momento il classico giallo in cui l’unico obiettivo dei poliziotti è collezionare un numero sufficiente di prove per incolpare Nick della scomparsa di Amy che, secondo le testimonianze di amici e vicini, incarna il ruolo di moglie devota e casalinga perfetta.
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Tratto dal romanzo omonimo di Gillian Flynn, “L'amore bugiardo - Gone Girl” racconta la storia del giornalista Nick Dunne e di sua moglie Amy e del loro difficile matrimonio. Quando l’uomo perde il lavoro, decide di trasferirsi da New York City alla sua città natale nel Nord Carthage, Missouri per aprire un bar. Nella piccola cittadina Amy non si sente a suo agio e il rapporto col marito diventa sempre più problematico e, per questo motivo, quando, nel giorno del loro quinto anniversario, la donna scompare, Nick diventa il sospettato numero uno.
Il nuovo film di David Fincher sembra in un primo momento il classico giallo in cui l’unico obiettivo dei poliziotti è collezionare un numero sufficiente di prove per incolpare Nick della scomparsa di Amy che, secondo le testimonianze di amici e vicini, incarna il ruolo di moglie devota e casalinga perfetta.
Il punto forte del film (e del libro) è però rappresentato dal colpo di scena posto esattamente a metà film e che darà origine a due storie parallele che non faranno diminuire la suspense neanche per un attimo e non permetteranno allo spettatore di distogliere lo sguardo dallo schermo neanche per un’istante.
“L'amore bugiardo - Gone Girl” è un film sapientemente diviso in due. La prima parte è un thriller meticoloso e ricco di follia, vendetta e cinismo, mentre nella seconda metà prende vita una commedia in pieno stile Hitchcock, ricca di colpi di scena ed episodi drammatici, in cui Amy, così come la Madeleine del Maestro, è una donne che vive due volte.
Il successo di quest’opera è dipeso da numerosi fattori. In primo luogo dalla scenografia, accuratamente realizzata dalla stessa autrice del libro da cui si ispira e, in secondo luogo, dalla regia essenziale e profonda di Fincher, la cui abilità e maestria ben si sposano con un genere come il thriller.
Ottima, poi, la scelta del cast. Ben Affleck è perfetto nel ruolo di Nick, un uomo affascinante e terrificante al tempo spesso. Ma è la bionda Rosamund Pike il vero asso vincente. La Pike ha interpretato con sapiente maestri il ruolo di Amy, una donna complessa e affascinante, inquietante e perversa.
“L'amore bugiardo - Gone Girl” può essere quindi considerato due film all’interno di un unico film, la rappresentazione complessa ma non per questo meno realistica, di un matrimonio infelice, una storia fatta di rabbia, vendetta e reazioni imprevedibili.
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eleonora panzeri
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domenica 15 novembre 2015
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l’amarezza della perfezione
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Un film che lascia scossi, sopresi e stupiti. Un thriller ben fatto, che centra in pieno il suo obbiettivo: inquietare e stupire allo stesso tempo. Una coppia interessante, al di sopra delle grette ed ordinarie coppie di città. Nic e Amy, bellissimi, intelligenti ed innamorati, vivono una realtà distante dallo stereotipo del sogno americano.
La perdita del lavoro, la malattia di un parente e la necessità di lasciare la metropoli per una vita ben più piatta e modesta, si assiste ad una storia vissuta a ritroso, raccontata dalle pagine di un diario che spiega e confonde. Dura la critica al sistema giudiziario/mediatico americano, in cui è il pubblico a decidere chi è innocente e chi colpevole.
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Un film che lascia scossi, sopresi e stupiti. Un thriller ben fatto, che centra in pieno il suo obbiettivo: inquietare e stupire allo stesso tempo. Una coppia interessante, al di sopra delle grette ed ordinarie coppie di città. Nic e Amy, bellissimi, intelligenti ed innamorati, vivono una realtà distante dallo stereotipo del sogno americano.
La perdita del lavoro, la malattia di un parente e la necessità di lasciare la metropoli per una vita ben più piatta e modesta, si assiste ad una storia vissuta a ritroso, raccontata dalle pagine di un diario che spiega e confonde. Dura la critica al sistema giudiziario/mediatico americano, in cui è il pubblico a decidere chi è innocente e chi colpevole. Un macabro ed inasperato reality, in cui non emergono veri vincitori, ma solo bravi attori. Fincher riesce ancora una volta a inscenare una raccapricciante caccia al tesoro, capace di creare angoscia e sgomento. D’effetto l’uso delle inquadrature: ampi spazi in forte contrasto con l’opprimente colonna sonora, claustrofobica ed ansiogena. A posteriori un po’ deludente l’epilogo, troppo aperto e caratterizzato da elementi poco chiari. Un lavoro che non può essere paragonato a Seven ma che fa comunque la sua figura.
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cassiopea
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mercoledì 14 gennaio 2015
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tensione crescente.
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Atmosfera, personaggi e storia che trasmettono una tensione sempre crescente, sin dalla prima inquadratura che mi ha ipnotizzata. Una trama non banale, ben architettata ed avvincente, purtroppo però non si evolve a regola d'arte, creando situazioni talvolta inverosimili e grottesche che avrei assolutamente evitato. Nonostante questi scivoloni la pellicola non perde il suo fascino, trasportando lo spettatore in una vicenda malata e ricca di colpi di scena, costringendolo a cambiare più volta idea sui personaggi che ha di fronte. Sembra facile all'inizio prendere una posizione, ma con l'evolversi dei fatti tutto cambia, e si comincia a guardare con occhi differenti. Cruda e decisa la polemica contro i media e la spettacolarizzazione del dolore, tematica che ci tocca da vicino.
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Atmosfera, personaggi e storia che trasmettono una tensione sempre crescente, sin dalla prima inquadratura che mi ha ipnotizzata. Una trama non banale, ben architettata ed avvincente, purtroppo però non si evolve a regola d'arte, creando situazioni talvolta inverosimili e grottesche che avrei assolutamente evitato. Nonostante questi scivoloni la pellicola non perde il suo fascino, trasportando lo spettatore in una vicenda malata e ricca di colpi di scena, costringendolo a cambiare più volta idea sui personaggi che ha di fronte. Sembra facile all'inizio prendere una posizione, ma con l'evolversi dei fatti tutto cambia, e si comincia a guardare con occhi differenti. Cruda e decisa la polemica contro i media e la spettacolarizzazione del dolore, tematica che ci tocca da vicino. In questo quadro di ordinaria follia è una gara a chi sa vendersi meglio davanti alle videocamere, mentre le emozioni reali si perdono dietro una maschera quasi teatrale.
Sarebbe stato un film da cinque in assenza delle precedentemente citate vicende inverosimili molto "all'americana".
Comunque assolutamente da vedere.
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cinebura
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mercoledì 28 gennaio 2015
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tutti i nodi tornano al pettine!
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Troppi significati, troppe verità, cela questo film! Grandissima storia, piena di originalità e di enigmi intriganti. La prima parte del film narra, della storia d'amore raccontata e diretta dalle parole di Amy (la sposa di Nik), la vicenda sembra portare ad un classico legal-thriller, con una accusa al marito e tutto quello che ne consegue. Invece con grande sorpresa la storia cambia completamente strada, con la rivelazione incredibile di Amy, il pubblico rimane impietrito e sconcertato.
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Troppi significati, troppe verità, cela questo film! Grandissima storia, piena di originalità e di enigmi intriganti. La prima parte del film narra, della storia d'amore raccontata e diretta dalle parole di Amy (la sposa di Nik), la vicenda sembra portare ad un classico legal-thriller, con una accusa al marito e tutto quello che ne consegue. Invece con grande sorpresa la storia cambia completamente strada, con la rivelazione incredibile di Amy, il pubblico rimane impietrito e sconcertato. Ecco che il caso di scomparsa diventa una caccia all'uomo. Certo rimane comunque per tutto il film la retroscena del processo e delle accuse ma in evidenzia appaiono tutti gli aspetti di questo amore bugiardo, pieno di tradimenti e di ossessioni. Davvero geniale la scelta dei personaggi che accompagneranno i due protagonisti per tutta la vicenda, alcuni aiutandoli (come l'avvocato di Nik) e altri rovinando o cambiando le loro strade (come la vicina di casa con il suo amico, che derubano Amy). Trama scorrevole e sempre ricca di colpi di scena e di suspance. Non riesco a comprendere il motivo della critica negativa nei confronti del finale (da parte di molti spettatori). Io lo ritengo adatto e molto inaspettato, un colpo di scena finale, riesce a far capire che entrambi i protagonisti hanno commesso errori, si sono traditi a vicenda e per punizione ora devono vivere insieme, con l'aggiunta di un bambino che, mi lascia sconcertato e con alcuni dubbi. Attori davvero bravi e con una fotografia eccezionale questo film riesce a farsi godere e merita di esser ricordato come un ottimo film. Molte altre cose sarebbero da citare e da analizzare in questa opera cinematografica, gonfia di situazione e realtà complicate.
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domenico maria
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giovedì 29 gennaio 2015
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la sorella(cattivissima)di norman bates.
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Pellicola potente, per certi aspetti stimolantissima, che tuttavia se così si potesse dire esalta alla potenza massima non tanto le laceranti contraddizioni di questa nazione, gli Stati Uniti, quanto sembra proprio godere di un abbrutimento sociale, di un degrado assoluto, già visto in "America Oggi" di Altman, come in chiave beffardamente sarcastica nel "Truman Show". La bellissima e perversa Pilke, nata giocattolo pubblico per la crudeltà di genitori arrivisti e assetati di notorietà, in realtà resta sempre una eterna adolescente. Corteggiamento, matrimonio, vita sessuale e coniugale sono declinate con un ritornello ossessivo e degradante: il capriccio di un Narciso donna che certo risulta sempre arbitra della sua specialissima vita, perennemente dissonante, sopra le righe, morbosa fino all'autodistruzione.
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Pellicola potente, per certi aspetti stimolantissima, che tuttavia se così si potesse dire esalta alla potenza massima non tanto le laceranti contraddizioni di questa nazione, gli Stati Uniti, quanto sembra proprio godere di un abbrutimento sociale, di un degrado assoluto, già visto in "America Oggi" di Altman, come in chiave beffardamente sarcastica nel "Truman Show". La bellissima e perversa Pilke, nata giocattolo pubblico per la crudeltà di genitori arrivisti e assetati di notorietà, in realtà resta sempre una eterna adolescente. Corteggiamento, matrimonio, vita sessuale e coniugale sono declinate con un ritornello ossessivo e degradante: il capriccio di un Narciso donna che certo risulta sempre arbitra della sua specialissima vita, perennemente dissonante, sopra le righe, morbosa fino all'autodistruzione. Tuttavia, come in Norman Bates di "Psyco" di fondo agisce una compulsione adolescenziale, depravata e perversa, di un giovane schiacciato da una mamma vedova devastante e soffocante, che castra la crescita mentale e affettiva. Questi genitori, ovviamente cambiati tempi, usi e costumi sono sempre una versione variata quanto vi pare del "padre/padrone" e della "madre virago" che deformano e avvelenano l'intima essenza della loro figlia, dannatamente seducente a fascinosa, quanto condannata dalla sua stessa avvenenza fisica, fin da bambina, a essere "soggetto", personaggio pubblico. Davanti a questa giovane mantide, mi pare che Ben Affleck, a suo modo macho e dotato di un certo appeal, proprio come personalità soccombe. E' il solito corteggiatore/marito abbastanza interessante all'inizio, che poi sprofonda nel luogo comune più trito e bieco, con la giovinetta amante inconfessata, con rapporti intimi con la moglie pessimamente realizzati, nell'ottica dello sfogo del maschio e della donna che fa il palo(magari un bel palo) a assecondare gli istinti del coniuge non raggiungendo mai alcuna vera intesa fisica(banalissimo si dirà, ma anche deprimentissimo). A cosa si arriva per la paura della solitudine e per avere un fiato accanto, della stessa persona che credi di possedere! Tutta la pellicola è un inno a questo matrimonio avvelenato: anche la figura dell'ex raffinato e di fondo pazzo anche esso, aggiunge delirio a delirio. Salvo la figura dell'ispettore donna, coerente e di fondo sana, che riesce ancora a perseguire una logica raziocinante in un ambiente simile. Feroce contro la televisione e il potere dei giornalisti televisivi(in ciò la scelta del regista mi piace tantissimo) questo film svela, forse ancor meglio il "pasto" da dare all'americano medio, da un potere arido, avvelenato, perverso, perfido. I più sfacciati voltafaccia le menzogne più rivoltanti affidatele a una conduttrice di grido e saprà straziare e commuovere i cuori(di coniglio)di un intero popolo. Non è che poi da noi la situazione sia tanto meglio con la televisione. Diciamo che stiamo cominciando ad annegare, loro sono già sprofondati.Mi diceva Crialese che tutto sommato il cinema è ancora relativamente libero. Celentano, finito il ciclo di "Rockpolitik" diceva "adesso torniamo a dormire" alludendo alla televisione in generale, almeno alle grandi reti. Per fortuna che ci sta qualcosa di degno nel Digitale Terrestre.
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oliver twein
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sabato 8 agosto 2015
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missing amazing amy.
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Gone Girl svela i segreti di un matrimonio moderno.
Un vero e proprio capolavoro. Illude lo spettatore nei primi 30 minuti per poi sorprenderlo fino al finale. Un cast davvero convincente da Rosamund Pike (candidata all'Oscar) e Ben Affleck alle comparse come la migliore amica di Amy.
Con una colonna sonora coinvolgente in ogni scena, Fincher porta sul grande schermo un film di ben 143 minuti scorrevoli e mozzafiato.
Fa capire inoltre come, sotto la costante pressione di Polizia e Media, il ritratto di un'unione felice fatta da un uomo possa sgretolarsi. Basato sul best seller mondiale di Gillian Flynn e diretto da David Fincher vi presento L'AMORE BUGIARDO-GONE GIRL.
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