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donato prencipe
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lunedì 29 dicembre 2014
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un matrimonio da incubo...
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Il regista di Seven e Fight Club realizza una visione tutta drammatica e spietata sul matrimonio. David Fincher ci illustra una realtà che scoraggerebbe chiunque ad intraprendere una vita coniugale, se il prezzo da pagare fosse quello evidenziato nel film. Ben Affleck e Rosamunde Pike interpretano Nick ed Amy, due sposini del Missouri, entrambe scrittori, che svolgono una vita matrimoniale esemplare almeno all'apparenza, fino a quando quest'illusione del matrimonio perfetto viene scalzata dalla triste realtà, celata da menzogne ed inganni infami. La triste realtà emerge dal momento che la bella Amy scompare nel nulla, lasciando la loro casa in subbuglio e con la presenza di tracce di sangue in cucina.
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Il regista di Seven e Fight Club realizza una visione tutta drammatica e spietata sul matrimonio. David Fincher ci illustra una realtà che scoraggerebbe chiunque ad intraprendere una vita coniugale, se il prezzo da pagare fosse quello evidenziato nel film. Ben Affleck e Rosamunde Pike interpretano Nick ed Amy, due sposini del Missouri, entrambe scrittori, che svolgono una vita matrimoniale esemplare almeno all'apparenza, fino a quando quest'illusione del matrimonio perfetto viene scalzata dalla triste realtà, celata da menzogne ed inganni infami. La triste realtà emerge dal momento che la bella Amy scompare nel nulla, lasciando la loro casa in subbuglio e con la presenza di tracce di sangue in cucina. Il colpevole appare nell'immediato ed agli occhi di tutti, il marito, dipinto dai media come il solito uomo frustrato, che ha perso il lavoro e che sfoga la sua rabbia repressa contro la moglie inerme ed unica vittima della storia. A far ricadere ancor di più sul marito la colpevolezza della scomparsa o della presunta morte della moglie, è la notizia di una sua love story extra coniugale con una ragazzina, che sembra andare a comporre l'ultimo pezzo del puzzle su un classico episodio di femminicidio. La storia però è molto più complessa e intrigante, nonché diabolica, dai risvolti macabri e di una perfidia unica. Il detective incaricato di indagare sulla vicenda è Kim Dickens (Lui, lei e gli altri) che cerca di capire, malgrado tutto, il motivo di tutte quelle tracce, lasciate lì non da un omicida occasionale che agisce solo d'istinto, ma bensì, sembrerebbe da un'ipotetica altra persona, allo scopo di incastrare Nick Dunne. L'altro ruolo femminile è rappresentato da Carrie Coone che dopo il successo teatrale di “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, interpreta la sorella gemella di Nick, anch'ella sospettata della scomparsa di sua cognata. Un altro personaggio chiave del film è rappresentato da Neil Patrick Harris (How I met your mother) che veste i panni di un ex fidanzato ancora invaghito di Amy, che all'epoca dei fatti rimase talmente sconcertato dall'essere stato mollato da lei che tentò addirittura il suicidio. Come nei suoi precedenti film, Fincher, non lascia nulla al caso, e realizza un altro dramma dai contorni sinistri, che lascia gli spettatori con l'amaro in bocca e la paura di tuffarsi in una relazione sentimentale. Ancora una volta cerca di analizzare quali possano essere i motivi che spingono l'essere umano a compiere azioni così perverse e che non si discostano poi tanto dalla cronaca quotidiana. La durata del film può apparire una pecca dal momento che più di due ore e mezza possono sembrar troppe, ma è probabile che l'effetto fosse proprio quello di portare colui che visiona il film a sentire il peso e il logorarsi delle vicissitudini dell'intera odissea al fine di comprenderne appieno le emozioni di una storia firmata da un grande regista.
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cesare premi
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martedì 30 dicembre 2014
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"scene da un matrimonio" in salsa americana
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La trama del film di base è semplice: una moglie famosa e affascinante scompare, gli indizi raccolti depongono per una morte violenta (pur in assenza del cadavere) e portano ad accusare il marito, contro il quale si scatena la potente macchina da guerra dei media che scandagliano il passato e il presente dell'uomo, scrutano ogni suo gesto o sorriso fuori posto per confermarne la colpevolezza. Su questo plot però il regista lavora molto di intreccio, con serie di flash back che ricostruiscono le tappe del rapporto tra Amy e Nick, dalla passione iniziale alla sorda ostilità di cinque anni più tardi quando Amy, esattamente in coincidenza col quinto anniversario di matrimonio, scompare.
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La trama del film di base è semplice: una moglie famosa e affascinante scompare, gli indizi raccolti depongono per una morte violenta (pur in assenza del cadavere) e portano ad accusare il marito, contro il quale si scatena la potente macchina da guerra dei media che scandagliano il passato e il presente dell'uomo, scrutano ogni suo gesto o sorriso fuori posto per confermarne la colpevolezza. Su questo plot però il regista lavora molto di intreccio, con serie di flash back che ricostruiscono le tappe del rapporto tra Amy e Nick, dalla passione iniziale alla sorda ostilità di cinque anni più tardi quando Amy, esattamente in coincidenza col quinto anniversario di matrimonio, scompare. Le vicende successive, scandite dal computo dei giorni a partire dalla scomparsa di Amy e dal progredire delle indagini, mentre da un lato aggravano la posizione di Nick dall'altro fanno emergere una diversa verità (non troppo inaspettata per essere sinceri) che rivela allo spettatore un altro volto di Amy, in stridente contrasto con l'immagine di moglie devota, di scrittrice di successo e di donna affabile che i media hanno costruito di lei. Un'altra serie di flash back ci fa ripercorrere nuovamente la serie dei giorni successivi alla scomparsa, ma con mutamento di focalizzazione poiché ora sulla scena è di nuovo Amy (mai morta, come sie era intuito) impegnata ad attuare con lucida follia la sua vendetta verso il marito fedifrago. Non mancano, nel prosieguo del film, altri colpi di scena, artificiosi nel loro accumularsi e che rivelano sempre più il profilo psicopatico di Amy e la morbosità della sua passione per Nick. Un film di livello discreto per chi ama il genere, ma non per cinefili puri. Due stelle e mezzo è la mia valutazione effettiva.
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fabiofeli
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domenica 11 gennaio 2015
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spiazzamenti progressivi per verità nascoste
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Nick (Ben Affleck) è un giovane ex-giornalista, riciclatosi proprietario di un bar, che al rientro a casa non trova ad attenderlo la moglie, Amy (Rosamund Pike), in passato “mitica Amy”, molto nota nell’editoria per l’infanzia ed ora disoccupata. Nick ha un comportamento ambiguo e sospetto: denuncia immediatamente la scomparsa della bella moglie e la investigatrice Boney (Kim Dickens) trova subito tracce di sangue in cucina, che i moderni metodi di indagine evidenziano in uno spargimento ben più ampio. Un maldestro tentativo di Nick di coprire un assassinio? Ma la vicenda scopre subito ulteriori carte con un ritorno ai giorni precedenti raccontando che Amy non è morta e che ha combinato una messinscena.
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Nick (Ben Affleck) è un giovane ex-giornalista, riciclatosi proprietario di un bar, che al rientro a casa non trova ad attenderlo la moglie, Amy (Rosamund Pike), in passato “mitica Amy”, molto nota nell’editoria per l’infanzia ed ora disoccupata. Nick ha un comportamento ambiguo e sospetto: denuncia immediatamente la scomparsa della bella moglie e la investigatrice Boney (Kim Dickens) trova subito tracce di sangue in cucina, che i moderni metodi di indagine evidenziano in uno spargimento ben più ampio. Un maldestro tentativo di Nick di coprire un assassinio? Ma la vicenda scopre subito ulteriori carte con un ritorno ai giorni precedenti raccontando che Amy non è morta e che ha combinato una messinscena. Ma a che scopo? Mentre telecamere e torme di curiosi, fastidiosi tafani “preoccupati” per la sorte di Amy, assediano Nick – ormai presunto assassino seppellito sotto numerosi indizi - quando torna a casa o ne esce, in parallelo vediamo un qualcosa di simile alla vicenda de “La donna che visse due volte” di A. Hitchcock, con la splendida Kim Novak che inganna James Stewart. Non appena si ha la sensazione che si tratti di una vicenda gialla su quella scia, si piomba in una atmosfera di verità non dette, dove tutti hanno qualcosa da nascondere: una situazione che rammenta appunto lo splendido “Caché” (Niente da nascondere) di Haneke, ma c’è anche anche una rapida puntata grandguignolesca, con assassino e vittima a generi rovesciati, sul più datato “Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (protagonista il grande Volonté per la regia di Petri). Spiazzamento dopo spiazzamento. Ma le sorprese e le giravolte della storia non sono finite. Si entra finalmente nel vero rapporto della coppia: una ricomposizione reciprocamente diffidente della stessa, nella quale i media inzuppano soddisfatti il biscotto e che tutti quelli che l’hanno seguita su giornali e Tv desiderano zuccherosa. Ma è un lieto fine o una amara e disilludente vicenda alla Ingmar Bergman ultima maniera sul rapporto di coppia?
Il collage di citazioni illustri che è stato fatto non tragga in inganno: il modo di filmare di Fincher, regista statunitense, è del tutto originale e profondamente concreto. Perfetta la scena finale. Recitazione e fotografia ottimi ed una sceneggiatura con i fiocchi dello stesso autore del romanzo, dal quale è tratta la pellicola, confezionano un film da non mancare.
Valutazione *** 1/2
FabioFeli
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mr.pink321
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martedì 30 giugno 2015
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gone girl - l'amore bugiardo
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ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER
David Fincher è di nuovo alle prese con una storia che sprofonda nella psiche dei suoi personaggi, all’insegna, come spesso nei suoi film, dell’inquietudine e della nevrosi, questa volta sfoggiando uno stile decisamente celebrale e verboso. Dialogo dopo dialogo, tesse una storia complessa che spesso sottintende critiche piuttosto aspre alla società contemporanea, cercando di assumere sempre la prospettiva di chi ne sa di meno. Ed è proprio questa sensazione (quella di non sapere nulla) che si respira in sala sempre più intensamente scena dopo scena alimentata da profonde alitate di stupore ad ogni colpo di scena. Il regista, infatti, si diverte più volte a rimescolare le carte in tavola.
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ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER
David Fincher è di nuovo alle prese con una storia che sprofonda nella psiche dei suoi personaggi, all’insegna, come spesso nei suoi film, dell’inquietudine e della nevrosi, questa volta sfoggiando uno stile decisamente celebrale e verboso. Dialogo dopo dialogo, tesse una storia complessa che spesso sottintende critiche piuttosto aspre alla società contemporanea, cercando di assumere sempre la prospettiva di chi ne sa di meno. Ed è proprio questa sensazione (quella di non sapere nulla) che si respira in sala sempre più intensamente scena dopo scena alimentata da profonde alitate di stupore ad ogni colpo di scena. Il regista, infatti, si diverte più volte a rimescolare le carte in tavola. La faccenda si complica ulteriormente quando, una volta fatta luce sul rapimento, le prospettive si moltiplicano e la trama si reinventa in un gioco di parti in cui i sentimenti si mischiano alla fredda metodica razionalità. Pellicola macchinosa ma tenuta lontana dal manierismo e dalla comicità involontaria da uno studio minuzioso dei personaggi tale da renderli coerenti con le proprie azioni, e così facendo sorreggere la trama dando (ir)ragionevoli giustificazioni ad ogni assurda mossa della partita a scacchi ricca di colpi bassi che va delineandosi sullo schermo. Se in altre grandi opere, come Fight Club, il regista aveva raccontato la psicosi con un linguaggio che puntava all’incisività e, diciamolo, con un certo compiacimento nel spettacolarizzare la violenza, sta volta l’atteggiamento sembra mutato, la stessa duplicità di punti di vista denuncia la volontà di ricercare un’analisi psicologica più minuziosa e realistica, riducendo la regia ad un ruolo quasi teatrale, ad incorniciare con pacata abilità e sapiente discrezione ogni scambio di battute. Ciò che ne deriva è un prodotto che parla più al cervello che alle emozioni, sicuramente più distaccato, serio, realistico, che si sviluppa per progressiva comprensione dei fatti avvenuti mettendo in luce, sul finale, l’ultimo, irrisolvibile interrogativo, destinato ad echeggiare nella mente dello spettatore durante i titoli di coda e dopo: il recupero della soggettiva iniziale ci riporta al primo piano del volto perfetto e a tratti inespressivo di Amy, che stavolta ci appare arricchito da un sostrato di diabolica genialità e ci invita, ancora una volta, a interrogarci su quali forze muovano i pensieri distorti di quella mente malata.
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sir branco
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sabato 12 novembre 2016
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un film che non si adagia sugli allori
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Capita raramente che un film riesca a farmi cambiare idea in corso di visione e Gone Girl è uno di questi.
Perché l'incipit non è dei migliori. Sarà per la recitazione spesso troppo accademica dei comprimari, per la scarsa espressività di Ben Affleck o per la voce da meditazione guidata di Rosamund Pike. Sarà per la fotografia fatta di luci artificiali e fortemente filtrata. Sarà per la dinamica dei flashback intermittenti che sanno di già visto. Sarà per l'empatia pari a zero che proveremo per i personaggi. Sarà per il finale telefonato.
Se solo non fosse che ho iniziato il film senza sapere quanto durasse e quello che ritenevo potesse essere il finale era invece solamente metà lungometraggio.
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Capita raramente che un film riesca a farmi cambiare idea in corso di visione e Gone Girl è uno di questi.
Perché l'incipit non è dei migliori. Sarà per la recitazione spesso troppo accademica dei comprimari, per la scarsa espressività di Ben Affleck o per la voce da meditazione guidata di Rosamund Pike. Sarà per la fotografia fatta di luci artificiali e fortemente filtrata. Sarà per la dinamica dei flashback intermittenti che sanno di già visto. Sarà per l'empatia pari a zero che proveremo per i personaggi. Sarà per il finale telefonato.
Se solo non fosse che ho iniziato il film senza sapere quanto durasse e quello che ritenevo potesse essere il finale era invece solamente metà lungometraggio. Ed è da questo punto che Gone Girl comincia a catturarti. Capisci che il film si sta prendendo i suoi tempi per costruire qualcosa di diverso. Ed ecco che per esempio la mancata empatia per i personaggi si rivela una voluta costruzione di un universo animato da persone malate e bugiarde. Il film si crea una dimensione personale ma soprattutto differente dalla media.
Questa differenza è data principalemente da Gillian Flynn, che ha scritto il romanzo da cui questo film è tratto e che ne ha curato anche la sceneggiatura in prima persona. Sarà per via di una penna femminile, ma il ruolo della protagonista è differente dalla solita solfa. L'autrice tra l'altro sembra legata a ruoli femminili particolari, basti pensare che nel 2018 uscirà un film diretto dal regista britannico Steve McQueen e sceneggiato da lei dall'emblematico titolo "Vedove".
Comunque sia, mi perdonerete la ripetizione ma quest'è: Gone Girl è un film differente: differente dalla maggior parte degli altri film che possono vantare un budget tale. Niente di innovativo, ma prova strade alternative e atmosfere personali quando potrebbe adagiarsi sugli allori dei grandi nomi e della love story.
Una tirata d'orecchie all'edizione italiana. Dal titolo adattato leggermente spoiler all'adattamento dei sottotitoli che sono fastidiosamente edulcorati da vari "fucking" et similia. Sconsiglio questo film alle persone particolarmente infastidite dai buchi di trama. Per i restanti, cercate di farsi trascinare e date tempo al film di costruirsi una sua personale dimensione.
P.S.: Sto sperimentando con Youtube, se volete supportarmi in questo esperimento visitate youtube.com/watch?v=Z6uj4mVFDYQ per vedere il video dedicato a "Gone Girl" aiutandomi con un "mi piace", un’iscrizione o anche solo con una visualizzazione e se possibile fatemi sapere cosa ne pensate. Vi ringrazio :)
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luca scialo
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domenica 13 dicembre 2020
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fincher ripropone un film dilatato e freddo alla zodiac
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Adattamento cinematografico del romanzo L'amore bugiardo, scritto nel 2012 da Gillian Flynn da parte di David Fincher, autore di cult anni '90 come Seven e Fight club. O altri successi anni 2000 come Zodiac e Il curioso caso di Benjamin Button. Nella fattispecie, propone una sorta di analisi lunga 2 ore e mezza sul potere mediatico capace di plasmare le cose, e sull'apparenza della vita patinata. Sebbene i concetti siano immancabilmente estremizzati come comanda il cinema hollywoodiano e come è nello stile del regista. Sebbene occorra aggiungere che la sceneggiatura del film sia stata curata anche dalla stessa autrice del romanzo. Gli attori protagonisti, Ben Affleck e Rosamund Pike, ben si prestano nel ruolo dei personaggi che sono stati chiamati ad interpretare.
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Adattamento cinematografico del romanzo L'amore bugiardo, scritto nel 2012 da Gillian Flynn da parte di David Fincher, autore di cult anni '90 come Seven e Fight club. O altri successi anni 2000 come Zodiac e Il curioso caso di Benjamin Button. Nella fattispecie, propone una sorta di analisi lunga 2 ore e mezza sul potere mediatico capace di plasmare le cose, e sull'apparenza della vita patinata. Sebbene i concetti siano immancabilmente estremizzati come comanda il cinema hollywoodiano e come è nello stile del regista. Sebbene occorra aggiungere che la sceneggiatura del film sia stata curata anche dalla stessa autrice del romanzo. Gli attori protagonisti, Ben Affleck e Rosamund Pike, ben si prestano nel ruolo dei personaggi che sono stati chiamati ad interpretare. Maritino belloccio ed invidiato il primo, ragazza perfetta ma con tanti scheletri nell'armadio la seconda. Impegnata soprattutto a difendere la propria reputazione di fronte ai media e al pubblico di lettori, anche a costo di gesti estremi e scelte assurde. Intrigante la storia, ma alla lunga risulta eccessivamente dilatata e ridondante. Soprattutto l'ultima mezz'ora. Tanto da sembrare più un insieme di puntate di una Serie tv riassunte nel giro di 2 ore e mezza. Ma Fincher ci ha abituati a pellicole lunghe, anche se questa si avvicina più alla lentezza e freddezza di Zodiac, che al calore e al coinvolgimento de Il curioso caso di Benjamin Button o Millennium - Uomini che odiano le donne. Dunque, immancabilmente finisce per stancare. Anche se il messaggio finale riesce ad arrivare allo spettatore.
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dandy
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sabato 6 marzo 2021
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mitica amy....
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Dal romanzo di Gillian Flynn,un noir di indubbia competenza dove il regista rinnova la classica stituazione moglie scomparsa-marito sospettato.Tratteggia bene ogni personaggio e mette in scena con durezza inusitata non solo un autentico mostro manipolatore(tant'è che in patria si sono levate accuse di misoginia)ma anche l'umanità circostante dove tutti,dai parenti agli amici ai vicini sono mossi da falsità e cinismo anche laddove si tratta di inconsapevoli vittime di un piano prestabilito.E i media assumono più che mai il ruolo di sciacalli millantatori,onnipresenti e sempre pronti a cambiare puno di vista a seconda degli eventi("Vado dove mi portano le mie storie" dice l'odiosa giornalista Ellen Abbott).
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Dal romanzo di Gillian Flynn,un noir di indubbia competenza dove il regista rinnova la classica stituazione moglie scomparsa-marito sospettato.Tratteggia bene ogni personaggio e mette in scena con durezza inusitata non solo un autentico mostro manipolatore(tant'è che in patria si sono levate accuse di misoginia)ma anche l'umanità circostante dove tutti,dai parenti agli amici ai vicini sono mossi da falsità e cinismo anche laddove si tratta di inconsapevoli vittime di un piano prestabilito.E i media assumono più che mai il ruolo di sciacalli millantatori,onnipresenti e sempre pronti a cambiare puno di vista a seconda degli eventi("Vado dove mi portano le mie storie" dice l'odiosa giornalista Ellen Abbott).La durata non pesa,il cast è ottimo a cominciare dalla Pyke(candidata all'Oscar),la confezione è di lusso e certi momenti espliciti spiazzano nella narrazione sobria,ricordando il Cronenberg di "A history of violence".Ma non tutti i colpi di scena funzionano.Il ritorno finale in particolare,soprende ma è piuttosto inverosimile.La conclusione aperta invece funziona,lascia il giusto alone di ambiguità in una vicenda che una soluzione definitiva(e punitiva-moralista)avrebbe sicuramente affossato.Gran successo di pubblico ovunque.
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carloalberto
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mercoledì 23 giugno 2021
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niente d più che un buon thriller
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Dal regista di Seven forse ci si sarebbe aspettati qualcosa di più. Il film è soltanto un buon thriller. Affleck e Pike fanno il loro mestiere ma non comunicano niente, i loro personaggi sono freddi e stereotipati, quelli di contorno, la sorella del presunto uxoricida, il detective donna, l’avvocato difensore esperto di femminicidi, sono appena abbozzati. L’imprevedibile finale è irrealistico. Tuttavia la mancanza del lieto fine, almeno, non rende la pellicola un banale tv movie, al quale si avvicina pericolosamente per lo stile delle riprese e la sceneggiatura leggera adeguata alla recitazione senza spessore umano e senza pathos del cast. I continui flashback risultano pedissequi ed appesantiscono il ritmo inutilmente con la descrizione di particolari ininfluenti rispetto al racconto e scorrono paralleli rispetto al tema principale.
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Dal regista di Seven forse ci si sarebbe aspettati qualcosa di più. Il film è soltanto un buon thriller. Affleck e Pike fanno il loro mestiere ma non comunicano niente, i loro personaggi sono freddi e stereotipati, quelli di contorno, la sorella del presunto uxoricida, il detective donna, l’avvocato difensore esperto di femminicidi, sono appena abbozzati. L’imprevedibile finale è irrealistico. Tuttavia la mancanza del lieto fine, almeno, non rende la pellicola un banale tv movie, al quale si avvicina pericolosamente per lo stile delle riprese e la sceneggiatura leggera adeguata alla recitazione senza spessore umano e senza pathos del cast. I continui flashback risultano pedissequi ed appesantiscono il ritmo inutilmente con la descrizione di particolari ininfluenti rispetto al racconto e scorrono paralleli rispetto al tema principale. Nonostante tutto il film si lascia vedere intrattenendo senza coinvolgere più di tanto
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ladyorchid
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sabato 20 dicembre 2014
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frustrazione e ipocrisia di una coppia in bilico
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La versione noir e cinematografica di ciò che accade continuamente nelle nostre vite, soffocate dalla routine sentimentale, dall'ipocrisia delle persone che ci circondano, dal perverso accanimento per i social network, e dalo svago che cerchiamo nelle braccia di qualcun'altro, a volte inutilmente e senza riuscire a sconfiggere il mostro della frustrazione.Se l'intento di Fincher era quello di tenerci incollati allo schermo fino al 145' minuto di "Gone Girl", mettendoci a nostro agio grazie ad una trama che sentiamo "nostra", direi che ci è riuscito. Una storia d'amore iniziale come tante altre; progetti, passione, loro sono belli..belli da annegare nella noia di un matrimonio che, purtroppo, come spesso accade, uccide la magia e l'illusione dell'amore.
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La versione noir e cinematografica di ciò che accade continuamente nelle nostre vite, soffocate dalla routine sentimentale, dall'ipocrisia delle persone che ci circondano, dal perverso accanimento per i social network, e dalo svago che cerchiamo nelle braccia di qualcun'altro, a volte inutilmente e senza riuscire a sconfiggere il mostro della frustrazione.Se l'intento di Fincher era quello di tenerci incollati allo schermo fino al 145' minuto di "Gone Girl", mettendoci a nostro agio grazie ad una trama che sentiamo "nostra", direi che ci è riuscito. Una storia d'amore iniziale come tante altre; progetti, passione, loro sono belli..belli da annegare nella noia di un matrimonio che, purtroppo, come spesso accade, uccide la magia e l'illusione dell'amore. Lui senza rendersene conto trascura lei, e lei, amante dei castighi gliela fa pagare...con gli interessi. Abile manipolatrice (fantastica Rosamund Pike, rivelazione!) è pur sempre una donna..e noi donne quando riusciamo a cambiare un uomo e a plasmarlo a nostro piacimento ci stufiamo. I giochi psicologici ad Amy piacciono soltanto se è lei a farli agli laltri, e l'idea di essere in trappola non la entusiasma affatto...così arriva a sporcarsi le mani di sangue. Tornerà a casa Amy, e la giustizia chiuderà il caso rendendo impossibile una sua condanna da parte di Nick che, dal canto suo, è consapevole di averla tradita e questo senso di colpa lo renderà ancora vittima della sua potenziale carnefice..non andrà in galera, ma firmerà la sua condanna all'ergastolo.
Mi piacerebbe un seguito, mi piacerebbe sapere se i nostri protagonisti, legati insieme dai sensi di colpa, riusciranno a trovare una loro identità psicologica e un equilibrio mentale, o se uno dei due soccomberà. Ottima l'interpretazione della Pike, Affleck qui mi è piaciuto un po' meno: come fa un uomo che rischia la galera ad essere così apatico e poco convincente?!
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flyanto
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lunedì 22 dicembre 2014
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quando un matrimonio non è come sembra
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Film in cui si racconta di un uomo (Ben Affleck) che un giorno denuncia alla polizia la scomparsa improvvisa da casa della propria moglie (Rosamund Pike). Da qui partiranno le indagini assai complicate che porteranno alla soluzione finale del tutto inaspettata.
Quest'ultima opera di David Fincher, tratta dall'omonimo romanzo di Gillian Flynn, qui i n veste anch edi sceneggiatore, è un thriller molto ben fatto in quanto è ben costruito in ogni sua parte, dotato di un ritmo incalzante ed avvincente, ricco di continui colpi di scena (alcuni forse un poco realistici), e molto ben interpretato dai due protagonisti principali, Ben Affleck e Rosamund Pike, nel ruolo dei due coniugi.
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Film in cui si racconta di un uomo (Ben Affleck) che un giorno denuncia alla polizia la scomparsa improvvisa da casa della propria moglie (Rosamund Pike). Da qui partiranno le indagini assai complicate che porteranno alla soluzione finale del tutto inaspettata.
Quest'ultima opera di David Fincher, tratta dall'omonimo romanzo di Gillian Flynn, qui i n veste anch edi sceneggiatore, è un thriller molto ben fatto in quanto è ben costruito in ogni sua parte, dotato di un ritmo incalzante ed avvincente, ricco di continui colpi di scena (alcuni forse un poco realistici), e molto ben interpretato dai due protagonisti principali, Ben Affleck e Rosamund Pike, nel ruolo dei due coniugi. La grandezza di questo film sta nell'indurre lo spettatore ad immaginare in un primo tempo un colpevole ed una certa motivazione e farlo poi ricredere e continuamente sorprendere con continue scoperte sconcertanti. In talune scene non è riscontrabile una certa attinenza alla realtà, ma nel complesso la vicenda e le situazioni in sè funzionano alla perfezione e sono talmente ben incastrate da risultare alla fine persino credibili. Il finale è cinico e quanto mai sorprendente ed a questo punto, direi, perfettamente in linea con lo spirito del film.
Il cast degli attori è stato da Fincher molto accuratamente scelto e tra tutti spiccano, ripeto, Ben Affleck e Rosamund Pike che rendono credibili i propri ruoli, influenzando man mano che la vicenda si snoda la simpatia o meno e la comprensione minore o maggiore dello spettatore nei loro confronti.
Altamente consigliabile e per nulla pesanti risultano le due ore mezza di proiezione.
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