erischnee
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venerdì 2 gennaio 2015
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poteva andare meglio
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Amy e Nick sono una coppia sposata da soli cinque anni, lei e bella e lui è Ben Affleck, lei ha i soldi e lui ha il senso dell'umorismo e una sorella gemella, Margot ( ve la ricordate Nora in The Leftovers?).
Il giorno del loro anniversario Amy sparisce, inscenando quella che apparentemente vuole essere una morte violenta e misteriosa, ma la verità è ben diversa e lo spettatore può immaginare il finale dopo trenta minuti di film, ma io vorrei potermi astenere dagli spoiler.
" Gone Girl " è una bugia, un ritratto irritante della società moderna governata dall'estenuante presenza morbosa dei mass media, la cronaca agghiacciante e demotivante di un matrimonio in crisi.
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Amy e Nick sono una coppia sposata da soli cinque anni, lei e bella e lui è Ben Affleck, lei ha i soldi e lui ha il senso dell'umorismo e una sorella gemella, Margot ( ve la ricordate Nora in The Leftovers?).
Il giorno del loro anniversario Amy sparisce, inscenando quella che apparentemente vuole essere una morte violenta e misteriosa, ma la verità è ben diversa e lo spettatore può immaginare il finale dopo trenta minuti di film, ma io vorrei potermi astenere dagli spoiler.
" Gone Girl " è una bugia, un ritratto irritante della società moderna governata dall'estenuante presenza morbosa dei mass media, la cronaca agghiacciante e demotivante di un matrimonio in crisi.
Chi è Amazing Amy? Semplicemente una psicopatica, né più e né meno, una donna con evidenti disturbi mentali che con un sorriso e un diario segreto riesce a far inginocchiare Barney Stinson, suo marito e un'intera nazione.
Il film incalza, non annoia, a tratti stupisce la sceneggiatura ma il finale non convince, così come non convincono i numerosi buchi nella trama ( come ha fatto Amy a far credere a tutti che era incinta? Perché chi le ha noleggiato l'auto non si è fatto due domande? Come fa Barney Stinson a essere così idiota? Perché i poliziotti non si scompongono per niente quando la donna è in evidente difficoltà a rispondere alle domande della detective durante l'interrogatorio? E perchè quel cretino di Ben Affleck decide di restare con quella sociopatica quando è evidente che il bambino non è suo?)
Ed è proprio questo finale a demolire in parte l'opera di Fincher ; non viene resa giustizia allo spettatore che per due ore e mezza di film avrebbe volentieri preso Amy Elliott a schiaffoni assieme all'intera caterva di personaggi ignoranti e stupidi ( fatta eccezione per la povera Margot e la detective ).
C'è da dire che probabilmente il finale deludente e amaro, un po' " forzato" e "teatrale", rappresenta la ragione primaria di questo film, l'essenza stessa della sua esistenza, ma la morale è debole e soprattutto non dice assolutamente nulla di nuovo.
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lucotti
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giovedì 15 gennaio 2015
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non basta essere perfetti
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Il giorno del loro quinto anniversario l’improvvisa ed inaspettata scomparsa di Amy Dunne (Rosamund Pike) rompe la consuetudine di un matrimonio che agli occhi di tutti sembrava perfetto. Ma niente è come sembra e l’ombra del dubbio si allunga sulla felicità della loro unione e sulla figura del marito, Ben Affleck.
Gli indizi si accumulano, si sospetta un omicidio, gli investigatori sono alla ricerca di un colpevole, i media alla disperata caccia di un capro espiatorio, e il puzzle piano piano si configura. L’ameno paesino di provincia americana con le case bianche e i vialetti ben curati che sonnecchiava in letargo si tinge di quelle tinte cupe che solo Fincher sa dare.
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Il giorno del loro quinto anniversario l’improvvisa ed inaspettata scomparsa di Amy Dunne (Rosamund Pike) rompe la consuetudine di un matrimonio che agli occhi di tutti sembrava perfetto. Ma niente è come sembra e l’ombra del dubbio si allunga sulla felicità della loro unione e sulla figura del marito, Ben Affleck.
Gli indizi si accumulano, si sospetta un omicidio, gli investigatori sono alla ricerca di un colpevole, i media alla disperata caccia di un capro espiatorio, e il puzzle piano piano si configura. L’ameno paesino di provincia americana con le case bianche e i vialetti ben curati che sonnecchiava in letargo si tinge di quelle tinte cupe che solo Fincher sa dare. Ben presto l’interesse morboso della comunità su cui soffia l’attenzione ossessiva dei media solletica le violenze più latenti. Ma nulla è come sembra.
Si tratta di un film perfetto anche troppo. Fincher gioca con virtuosismo con i generi e i personaggi, invertendo più volte vittima e carnefice e, trasformando proporzionalmente ai colpi di scena, il registro della pellicola, che da thriller diviene Noir, per poi sfiorare l’Horror e terminare in una Dark Cmmedy graffiante sul matrimonio, descritto come luogo di manipolazioni e compromessi narcisistici, ma ancor di più sulle sproporzioni e sui non luoghi dell’intimità ormai cannibalizzati dalla ferocia delle regole dell’apparenza e dalle esigenze dei media.
Il film ha ritmo, una bellissima atmosfera, dialoghi intelligenti ed un estetica perfetta ma non coinvolge fino ino in fondo ed è quasi corrotto dalla stessa bravura e dalla vanità celebrale del suo regista che è la croce e la delizia di un’opera che lascia allibiti ma non emoziona che è indiscutibile ma non riesce a diventare un capolavoro.
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gianleo67
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domenica 18 gennaio 2015
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scene da un matrimonio...con delitto
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Sospettato di aver ucciso e fatto sparire, proprio nel giorno del loro quinto anniversario, la dolce e perfettina moglie Amy (Rosamunde Pike), con cui iniziavano i primi dissapori matrimoniali, l'aitante e volitivo Nick (Ben Affleck) inizia una personale indagine per riuscire a fugare da sè i sospetti e scampare il rischio di una sicura condanna capitale. Aiutato dalla sorella gemella Margo (Carrie Coon) e da un celebre legale specializzato in casi del genere (Tyler Perry), ingaggerà una lotta senza quartiere contro l'inevitabile diffidenza della polizia locale e l'ostracismo di un'opinione pubblica manipolata ad arte dal baraccone mediatico che si è venuto a creacre intorno alla vicenda. A quanto pare però, la realtà è molto diversa da come appare.
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Sospettato di aver ucciso e fatto sparire, proprio nel giorno del loro quinto anniversario, la dolce e perfettina moglie Amy (Rosamunde Pike), con cui iniziavano i primi dissapori matrimoniali, l'aitante e volitivo Nick (Ben Affleck) inizia una personale indagine per riuscire a fugare da sè i sospetti e scampare il rischio di una sicura condanna capitale. Aiutato dalla sorella gemella Margo (Carrie Coon) e da un celebre legale specializzato in casi del genere (Tyler Perry), ingaggerà una lotta senza quartiere contro l'inevitabile diffidenza della polizia locale e l'ostracismo di un'opinione pubblica manipolata ad arte dal baraccone mediatico che si è venuto a creacre intorno alla vicenda. A quanto pare però, la realtà è molto diversa da come appare.
Dal romanzo omonimo ('L'amore bugiardo' in italiano) di Gillian Flynn e sceneggiato dalla stessa autrice, questo fluviale thriller psicologico di David Fincher segue l'insolito canovaccio del dramma manipolatorio più prossimo alle mistificazioni allegoriche di Atom Egoyan che alle attitudini dell'action drama care all'autore di 'Seven' e Fight Club', rivelandosi alla lunga incapace di mantenere la tensione e l'ambiguità dei temi trattati (l'incomunicabilità e lo scontro tra i sessi, le barriere sociali, le insidie della mistificazione mediatica, l'ingannevole duplicità delle apparenze) nel perimetro di una credibile costruzione narrativa e finendo per cedere all'inevitabile tentazione di far rientrare il gioco al massacro di una novella 'Guerra dei Roses' nei ranghi della accomodante ipocrisia di una nolente riappacificazione familiare. Frutto di una interessante scansione degli eventi che riprocucono i percorsi paralleli (e convergenti) dei punti di vista sul 'break point' di una crisi di coppia che origina da un anniversario privato (quello matrimoniale) il giorno dopo quello collettivo (quel 4 Luglio che segna ironicamente l'indipendenza e l'autonomia di un orgoglio nazionalista a stelle e strisce), il film di Fincher segue passo passo la favoletta morale che sottende il racconto, nelle forme di una fiabesca e ingannevole 'histoire d'amour' frutto di una sensibilità femminile (quella dell'autrice come quella della sua protagonista) che nasconde, dietro l'apparenza di una infingarda sottomissione sociale, una spregiudicata e sociopatica volontà di dominio sull'universo maschile. Se è vero che il teatrino degli eventi mostra il compiacimento di una struttura romanzesca che non si risparmia un finale di esibità autoreferenzialità ('Scriveranno un libro, gireranno un film su di voi...è una catena') e se gli argomenti sembrano attraversati da una sottile vena di misoginia al femminile (come le donne vedono se stesse?: malissimo direbbe l'autrice), le responsabilità di una deriva morale familiare e collettiva sembrano equamente divise tra uomini deboli e fedifraghi e donne ciniche e spietate, riproducendo in un rocambolesco gioco delle parti i piccoli ed i grandi inganni che sono alla base di una pacifica convivenza tra i sessi, pronti però a scannarsi alla prima occasione buona. Rosamunde Pike è perfetta nel ruolo di una algida e lucida psicopatica manipolatrice che sa come tenere per le palle un uomo (il solito bellimbusto di un sornione Affleck) che aveva creduto di potersi disfare facilmente di lei. Scene da un matrimonio...con delitto.
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enrico danelli
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domenica 18 gennaio 2015
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fincher ama i bugiardi
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In "The Social Network" - altro film di Fincher - negli affari trionfa il protagonista senza scrupoli, arrivista e socialmente disadattato (un perfetto nerd). In "Gone Girl" nella vita trionfa la protagonista omicida, paranoica e asociale ("quella che si dice una perfetta stronza" senza neppure una amica). Senz'altro il messaggio è poco edificante, ma l'aderenza alla realtà è quasi totale: l'individuo, libero da remore morali (anche quelle laiche comunemente accettate) e tanto più dimentico di qualsiasi precetto religioso (totalmente assente qualsiasi riferimento al significato cristiano di matrimonio), riesce a dare il meglio di sè, ovviamente se dotato di una intelligenza sopraffina come i protagonisti di questi due ultimi film di Fincher.
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In "The Social Network" - altro film di Fincher - negli affari trionfa il protagonista senza scrupoli, arrivista e socialmente disadattato (un perfetto nerd). In "Gone Girl" nella vita trionfa la protagonista omicida, paranoica e asociale ("quella che si dice una perfetta stronza" senza neppure una amica). Senz'altro il messaggio è poco edificante, ma l'aderenza alla realtà è quasi totale: l'individuo, libero da remore morali (anche quelle laiche comunemente accettate) e tanto più dimentico di qualsiasi precetto religioso (totalmente assente qualsiasi riferimento al significato cristiano di matrimonio), riesce a dare il meglio di sè, ovviamente se dotato di una intelligenza sopraffina come i protagonisti di questi due ultimi film di Fincher. Se in "The Social Network" Zuckerberg scarica a più riprese i suoi soci di affari e arriva al trionfo che tutti conosciamo, Amy, la gone girl, risulta la perfetta individualista chiusa nella sua autostima e nel suo autocompiacimento: il povero marito, Nick, probabilmente scelto perchè "strafigo", non regge a lungo il livello intellettuale della moglie Amy. Non è un film sul matrimonio e sulla crisi di coppia: come nel precedente film (ma anche in "Fight Club" c'erano le prime chiare tracce), Fincher fa una storia sugli individui bugiardi e spregiudicati che in qualsiasi circostanza (negli affari come nel rapporto di coppia) riescono a farla franca in una società che non riesce a trovare nessun antidoto a tanta spregiudicatezza. La detective della polizia, alla fine la vera e unica antagonista di Amy, risulta impotente di fronte a tanta astuzia. Se questo è il messaggio, il film è riuscito perfettamente e lo spettatore viene intrattenuto per due ore e passa nella illusione che si tratti solo di uno dei tanti avvincenti thriller americani.
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aristoteles
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lunedì 26 ottobre 2015
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love love love
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Un prodotto originale e affascinante.
Una vendetta oltre ogni limite,confezionata con perfidia da una donna tradita e delusa e psicopatica quanto basta.
Lui non brilla per fedeltà ed i suoi errori li fa,ma piu' di una giustificazione ce l'ha con quella super super stro......con i fiocchi.
La sceneggiatura è ottima,con qualche falla,ma tutto sommato regge sebbene accompagnata da una falsità non troppo nascosta.
Discreta anche la parte sul potere mediatico che in fondo sposta con facilità equilibri reali e si trasforma in verità tramite l'opinione pubblica.
Credo che il regista sia riuscito nel suo intento di far riflettere coppie in crisi.
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Un prodotto originale e affascinante.
Una vendetta oltre ogni limite,confezionata con perfidia da una donna tradita e delusa e psicopatica quanto basta.
Lui non brilla per fedeltà ed i suoi errori li fa,ma piu' di una giustificazione ce l'ha con quella super super stro......con i fiocchi.
La sceneggiatura è ottima,con qualche falla,ma tutto sommato regge sebbene accompagnata da una falsità non troppo nascosta.
Discreta anche la parte sul potere mediatico che in fondo sposta con facilità equilibri reali e si trasforma in verità tramite l'opinione pubblica.
Credo che il regista sia riuscito nel suo intento di far riflettere coppie in crisi.
Probabilmente, uscendo dalla sala del cinema,la maggior parte delle donne avrà avuto un'aria soddisfatta per la performance di Amy,gli uomini avranno giurato eterna fedeltà.
Qualcuno,con la coscienza sporca,intimorito, sarà andato a comprare le "classiche" sigarette per non tornare mai più.
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great steven
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sabato 30 gennaio 2016
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suspense psicologica: ingrediente fondamentale!
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L'AMORE BUGIARDO – GONE GIRL (USA, 2015) diretto da DAVID FINCHER. Interpretato da BEN AFFLECK, ROSAMUND PIKE, NEIL PATRICK HARRIS, TYLER PERRY, CARRIE COON, KIM DICKENS, PATRICK FUGIT, EMILY RATAJKOWSKI, MISSI PYLE
Lo scrittore per riviste maschili Nick Dunn conosce ad una festa l’affascinante e suadente Amy Elliott, scrittrice anche lei, e fra loro scatta immediatamente un’attrazione positiva. Si sposano. I primi anni del matrimonio trascorrono felici, nonostante la coppia non voglia, soprattutto per volere di Nick, mettere al mondo dei figli. Ma quando Amy scopre che Nick ha una relazione extraconiugale neanche tanto seria, e specialmente che sta diventando troppo interessato al suo patrimonio economico e troppo distante a livello affettivo, la sua paranoia esplode: la donna si ingegna perfidamente per mettere in scena un finto omicidio, raccogliendo indizi a tutto spiano e facendo in modo che la colpa ricada sul marito quando lei improvvisamente scompare senza lasciare traccia.
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L'AMORE BUGIARDO – GONE GIRL (USA, 2015) diretto da DAVID FINCHER. Interpretato da BEN AFFLECK, ROSAMUND PIKE, NEIL PATRICK HARRIS, TYLER PERRY, CARRIE COON, KIM DICKENS, PATRICK FUGIT, EMILY RATAJKOWSKI, MISSI PYLE
Lo scrittore per riviste maschili Nick Dunn conosce ad una festa l’affascinante e suadente Amy Elliott, scrittrice anche lei, e fra loro scatta immediatamente un’attrazione positiva. Si sposano. I primi anni del matrimonio trascorrono felici, nonostante la coppia non voglia, soprattutto per volere di Nick, mettere al mondo dei figli. Ma quando Amy scopre che Nick ha una relazione extraconiugale neanche tanto seria, e specialmente che sta diventando troppo interessato al suo patrimonio economico e troppo distante a livello affettivo, la sua paranoia esplode: la donna si ingegna perfidamente per mettere in scena un finto omicidio, raccogliendo indizi a tutto spiano e facendo in modo che la colpa ricada sul marito quando lei improvvisamente scompare senza lasciare traccia. La vicenda della sparizione di Amy arriva alle orecchie dei giornali e della televisione, e già tre giorni dopo l’accaduto Nick è assediato dai fotoreporter e viene sbattuto al centro di una polemica condivisa che vuole a tutti i costi dipingerlo come l’assassino della moglie. Da parte sua, l’uomo può contare sull’aiuto della sorella gemella Margot, molto impicciona ma in fondo affezionata tantissimo al fratello, e in seguito anche sull’appoggio dell’avvocato Tanner Bolt, autentico maestro nel disincastrare matasse giudiziarie ingarbugliate. Ma Amy non è morta: fuggendo dopo aver rubato al consorte le carte di credito e beandosi delle traversie che egli passa per colpa sua, la donna si trasferisce nel Nebraska, dove però il denaro le viene rubato e lei rimane vittima del suo stesso gioco al massacro. Quando rientra in scena Daisy, il primo amante di Amy, lei gli taglia la gola, e dopo è costretta ad arrendersi all’effettiva realtà delle cose e dunque ritorna, confusa e sanguinante, fra le braccia di Nick, il quale ha tuttavia compreso la sottile ma irrefrenabile tortura psicologica a cui la moglie lo ha sottoposto e pertanto non è più disposto a trattarla con benevolenza, ora che sa di aver sposato una vera e propria psicopatica. Thriller ad alto funzionamento che sa emozionare e tenere sul filo del rasoio, svantaggiato soltanto da due difetti: una durata troppo dilungata (centoquarantatre minuti, a conti fatti, pesano più del dovuto) e una sovrabbondanza di personaggi, almeno uno o due, nel senso che si poteva limare il cast togliendo qualche carattere che, ai fini della storia, la complica inutilmente o non compie azioni narrativamente rilevanti. Ma per il resto questo film d’autore dice la verità sull’amore e sul matrimonio, se intesi entrambi nella loro accezione più devastatrice ed egoistica: fanno male, e l’uno danneggia l’altro, quando subentra la sofferenza e gli obiettivi proposti sull’altare non vengono poi raggiunti nel corso della vita condivisa. La trama è molto avvincente e non perde di vista nessun particolare, per quanto risulti a tratti astrusa e difficile da seguire; eppure questo gioco ad incastri fa aumentare la suspense sequenza dopo sequenza, e rende la pellicola quasi un film d’amore hitchcockiano. In un primo momento, i sentimenti sono analizzati nella cifra quotidiana, e poi vengono messi sotto esame anche dal punto di vista dei mass media, dipinti fedelmente e veridicamente come infiltrati indesiderati e ficcanaso imperdonabili. È anche un’opera capace di raccontare non solo i rapporti amorosi, ma anche quelli professionali e di reciproca dipendenza: a questo proposito, appaiono molto esemplificativi il giureconsulto occhialuto di carnagione scura che utilizza la propria micidiale eloquenza per trarre d’impaccio il protagonista e l’irriducibile ed efficiente detective che sembra non credere alla versione dei fatti fornita da Nick Dunn, almeno fin quando le prove non dimostrano la sua innocenza per quanto concerne il presunto omicidio. Bel cast di attori affiatati e ben preparati, fra cui primeggia un B. Affleck molto in forma e più controllato del solito, tenuto a briglia stretta e costantemente sotto le righe. Accanto a lui, R. Pike (candidata all’Oscar 2015 come miglior attrice) è una furiosa, feroce e cinica donna affetta da psicosi cronica che vuole vendicarsi, più che nei confronti del marito, di tutto il genere maschile che sembra averla fatta a pezzi e verso il quale nutre un rancore che va ben al di là della semplice antipatia o dell’odio primordiale. Il regista dirige il traffico abbinando i contributi tecnici a quelli artistici con la perizia che gli si attribuisce ormai come rodata e allenata, visto che Fincher ha ormai alle spalle un allegro e positivo ventennio di carriera. Il suo lavoro di limatura, la sua attenzione alla verosimiglianza dell’intreccio e il suo memorabile interesse per l’occulto del cervello umano sono ammirevoli e in questo prodotto fanno la differenza, decretando un successo strutturale di tutto rispetto.
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noia1
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mercoledì 13 aprile 2016
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famiglia e angoscia.
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Un uomo un giorno torna a casa, il tavolino del salotto è distrutto, in cucina c’è del sangue e la moglie è scomparsa.
Un thriller con un’infinità di chiavi di lettura pur senza dire quasi niente. Sta allo spettatore giudicare il grosso e rimbambito marito con l’insoddisfatta moglie. Un film dove c’è sempre qualcosa sotto, sotto la rassegnazione, sotto la disperazione, sotto i sentimenti quasi puri.
La via scelta è quella dell’angoscia, dei silenzi, degli ambienti cupi. Tutto ha un aspetto inquietante ed è spiazzante come venga a galla la secchezza delle persone sempre e comunque, persino una storia d’amore perfetta deve fare i conti con la realtà.
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Un uomo un giorno torna a casa, il tavolino del salotto è distrutto, in cucina c’è del sangue e la moglie è scomparsa.
Un thriller con un’infinità di chiavi di lettura pur senza dire quasi niente. Sta allo spettatore giudicare il grosso e rimbambito marito con l’insoddisfatta moglie. Un film dove c’è sempre qualcosa sotto, sotto la rassegnazione, sotto la disperazione, sotto i sentimenti quasi puri.
La via scelta è quella dell’angoscia, dei silenzi, degli ambienti cupi. Tutto ha un aspetto inquietante ed è spiazzante come venga a galla la secchezza delle persone sempre e comunque, persino una storia d’amore perfetta deve fare i conti con la realtà.
Un’analisi del rapporto familiare attraverso un noir claustrofobico, dove i sentimenti delle persone hanno senso solo se sono condivisibili, sentimenti usa e getta, sentimenti egoisti, falsi.
Una storia tanto ben costruita da essere intrigante persino a carte scoperte e, anche al quel punto, anche il cattivo – nella sua follia – ha un motivo ampiamente condivisibile (anche se le conseguenze sono le più sbagliate).
Un’analisi dell’odio dietro la morbosità, dell’egoismo, della piattezza e dell’insensatezza nel voler assolutamente appoggiarsi al tempo, a quanto condiviso e a quanto provato come cuscino della coscienza.
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siper
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giovedì 19 gennaio 2017
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una perfetta trappola psicologica
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Una giovane coppia un tempo perfetta ora attraversa un periodo di crisi. Nick (Ben Affleck) e Amy (Rosamund Pike) erano stati felici nel loro agiato periodo newyorkese ma, dopo essersi trasferiti nella tranquillità del Missouri, la loro passione sembra essersi spenta. E' in questo scenario emotivo che irrompe in maniera drammatica la sparizione di Amy. Apparentemente un rapimento che, però, in breve tempo prende le forme di un delitto annunciato ed efferato con un solo responsabile designato dai fatti, dalla rete sociale e, soprattutto dai mass media: Nick, il marito. E' la spiegazione più facile al mistero della scomparsa, alla cui conferma manca un solo tassello rappresentato dal corpo della vittima.
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Una giovane coppia un tempo perfetta ora attraversa un periodo di crisi. Nick (Ben Affleck) e Amy (Rosamund Pike) erano stati felici nel loro agiato periodo newyorkese ma, dopo essersi trasferiti nella tranquillità del Missouri, la loro passione sembra essersi spenta. E' in questo scenario emotivo che irrompe in maniera drammatica la sparizione di Amy. Apparentemente un rapimento che, però, in breve tempo prende le forme di un delitto annunciato ed efferato con un solo responsabile designato dai fatti, dalla rete sociale e, soprattutto dai mass media: Nick, il marito. E' la spiegazione più facile al mistero della scomparsa, alla cui conferma manca un solo tassello rappresentato dal corpo della vittima. Una spiegazione che diventa sempre più complicata e articolata, cui si aggiungono numerose sfumature della vita di coppia e della personalità dei due coniugi. Ne viene fuori un thriller psicologico dalle tinte drammatiche che tiene lo spettatore incollato allo schermo fino ai titoli di coda. Un costante aumento della tensione e della curiosità dettato, ovviamente, dalla volontà di scoprire se Nick è effettivamente colpevole e, che lo sia o meno, come sono andate le cose e perchè.
David Fincher firma così un altro capolavoro della propria già ricca e varia collezione (Fight Club, Seven, Zodiac, Il curioso caso di Benjamin Button ecc.) ma lo fa mostrando un'altra grande sfaccettatura del proprio sconfinato talento cimematografico, ovvero la capacità di entrare con la stessa sapienza nella psiche di un personaggio femminile straordinario come Amy (reso ancor più misterioso e interessante dalla pazzesca interpretazione di Rosaund Pike) e del marito Nick. La bravura di Fincher sta nel raccontarli facendo immedesimare in maniera quasi asfissiante lo spettatore a turno nelll'uno e nell'altro personaggio, prendendone le parti. Il risultato è elettrizzante perchè si finisce per provare empatia per l'uno o l'altro, per poi d'improvviso odiarlo, rivalutarlo senza mai sapere se il proprio giudizio è destinato a cambiare ancora. La sofferenza di Amy e la kafkiana situazione giudiziaria di Nick (azzeccata la scelta di Ben Affleck che dimostra di aver maturato una ottima sensibilità attoriale nel corso del tempo) sono solo le tappe in cui la mente e l'anima di chi guarda questo film si fermano nel corso di un percorso tortuoso ma che vale la pena percorrere. Un film di oltre due ore e mezza che scivola via in un unico respiro ansimante e che neanche il sorprendente finale riesce a far tornare alla propria regolarità.
Gone Girl è uno di quei film al termine del quale è impossibile non interrogarsi su ogni singolo passaggio, sulle motivazioni dietro ogni minimo gesto e battuta. Ma qualsiasi sia la domanda che ci si pone, il genio di Fincher, ci ha già fornito una risposta esauriente e sensata nello svolgimento del film. Provate a coglierlo in castagna, non ci riuscirete.
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mario nitti
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mercoledì 24 dicembre 2014
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ottimo film che poteva essere un capolavoro
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Un uomo torna a casa, sua moglie è sparita e in casa ci sono segni di violenza. Cosa è successo? Il lungo, ma densissimo, film del regista David Fincher che esce nelle sale nella settimana di Natale di natalizio ha davvero poco. E’ un intricato thriller in cui molti temi si incastrano tra loro: c’è il protagonista con le sue domande e gli errori che man mano emergono, c’è la ricerca della polizia, c’è la presenza invadente e continua dei media che vogliono sapere e sono pronti ad esprimere i loro giudizi ben prima della conclusione delle ricerche.
Nulla è scontato e continui elementi vengono aggiunti con l’effetto di modificare ogni volta la prospettiva e fornire nuove chiavi di lettura agli eventi.
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Un uomo torna a casa, sua moglie è sparita e in casa ci sono segni di violenza. Cosa è successo? Il lungo, ma densissimo, film del regista David Fincher che esce nelle sale nella settimana di Natale di natalizio ha davvero poco. E’ un intricato thriller in cui molti temi si incastrano tra loro: c’è il protagonista con le sue domande e gli errori che man mano emergono, c’è la ricerca della polizia, c’è la presenza invadente e continua dei media che vogliono sapere e sono pronti ad esprimere i loro giudizi ben prima della conclusione delle ricerche.
Nulla è scontato e continui elementi vengono aggiunti con l’effetto di modificare ogni volta la prospettiva e fornire nuove chiavi di lettura agli eventi.
Un film recitato benissimo da un cast in gran forma, diretto da un ottimo regista e con una sceneggiatura di alto livello. Avrebbe potuto essere un film straordinario, di quelli memorabili, ma le ultime evoluzioni della storia sono anche le meno convincenti così l’edificio della narrazione, fino a quel punto solidissimo, improvvisamente scricchiola e non convince fino in fondo.
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[+] poteva essere un capolavoro...
(di ilotrab)
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mardou_
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mercoledì 24 dicembre 2014
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la crisi di mezz'età di david fincher
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C'è stato un momento in cui David Fincher ha deciso di prendersi una pausa dalla sua indagine ossessiva ed ossessionante sulla violenza e sulla paura, regalandoci Il Curioso Caso di Benjamin Button e The Social Network, titoli che per motivi diametralmente opposti hanno però segnato entrambi la storia del cinema del terzo millennio.
Fino al 2007, infatti, il regista statunitense si era impegnato a sviscerare i lati più oscuri e remoti dell'animo umano in modo straordinario, tanto che poco più di cinque pellicole, su tutte cult assoluti come Seven e Fight Club, erano bastate per farlo entrare di diritto nella top ten dei miei registi preferiti di sempre.
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C'è stato un momento in cui David Fincher ha deciso di prendersi una pausa dalla sua indagine ossessiva ed ossessionante sulla violenza e sulla paura, regalandoci Il Curioso Caso di Benjamin Button e The Social Network, titoli che per motivi diametralmente opposti hanno però segnato entrambi la storia del cinema del terzo millennio.
Fino al 2007, infatti, il regista statunitense si era impegnato a sviscerare i lati più oscuri e remoti dell'animo umano in modo straordinario, tanto che poco più di cinque pellicole, su tutte cult assoluti come Seven e Fight Club, erano bastate per farlo entrare di diritto nella top ten dei miei registi preferiti di sempre.
Se l'attesa per il definitivo ritorno nel mondo del crimine era stata soddisfatta solo in parte con Uomini Che Odiano Le Donne, primo capitolo di una trilogia ancora da compiere e comunque versione americana di una trasposizione cinematografica svedese, il momento tanto atteso è arrivato sul finire del 2014 con Girl,Gone, rivelandosi ahimè un'autentica delusione.
La prima cosa che infastidisce è il taglio terribilmente televisivo della narrazione e dei dialoghi, spesso esageratamene lunghi ed inutili, per non parlare della fotografia le cui sfumature cerulee potevano funzionare per i climi freddi di Millenium, ma qui rendono il Missouri e New York ambientazioni posticce.
Dov'è finita la tensione ininterrotta di Seven? Dove le atmosfere sporche ed inquietanti di Zodiac?
Se da un lato bisogna riconoscere a Fincher una critica intelligente ad una certa televisione d'inchiesta che non vede l'ora di sbattere il mostro in prima pagina ed uno sguardo acuto sul rapporto matrimoniale che dovrebbe farci riflettere tutti, questo unito alla giusta dose di sangue al momento opportuno non basta a risollevare il film dalla noia e dalla prevedibilità.
Il secondo elemento problematico è senza dubbio la scelta di Ben Affleck come protagonista, ruolo di cui evidentemente non è stato in grado di farsi carico, confermando la mia convinzione per cui il suo vero ed unico talento sia quello dietro la macchina da presa.
La mono espressione usata indistintamente per provare rabbia, frustrazione, sorpresa, dolore ed orgasmo ci ricorda che il suo successo di attore si è costruito negli anni col sostegno di comprimari di razza che nel fim di Fincher sono venuti totalmente a mancare: Rosamunde Pike, Carrie Coon e Kim Dickens, rispettivamente moglie, gemella e detective sono infatti nomi e volti poco conosciuti la cui celebrità durerà poco oltre i 149 minuti di questa pellicola da dimenticare.
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